Siete pronti per il referendum?

tontolina

Forumer storico
Giustizia: Matteoli; andiamo avanti, sinistra difende status quo Dowjones
ROMA (MF-DJ)--"Le reazioni contrarie alla proposta di riformare il sistema giudiziario italiano, reintroducendo fra l'altro l'immunita' parlamentare e modificando l'attuale normativa sulle intercettazioni, dimostrano ancora una volta che la sinistra difende a spada tratta lo status quo. Lo fa adducendo la scusa che mancherebbe il clima politico giusto e che le riforme, governando Berlusconi, sono solo ad personam. Si rivede lo stesso film a cui assistiamo da circa vent'anni".
Lo dichiara il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli attraverso una nota.
"La sinistra - ha aggiunto - non vuole cambiare e preferisce farsi dettare, anche stavolta, l'agenda da altri a scapito della propria autonomia politica. Il centrodestra ed il governo, a maggior ragione, devono proseguire l'azione di cambiamento affrontando con decisione le riforme della giustizia e quelle economiche che sono correlate ed entrambe essenziali. C'e' in gioco il futuro del Paese e la sua necessita' di modernizzarsi, diversamente, se vincesse la tendenza tipica della nostra sinistra a lasciare tutto immutato, con la scusa che mancherebbe il clima giusto si rischia il declino e di tradire le aspettative degli elettori". red/cat
(END) Dow Jones Newswires
February 22, 2011 09:25 ET (14:25 GMT)



[ame]http://www.youtube.com/watch?v=pzrFsp3gzt0[/ame]
 
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ma sì
se il parlamento deciderà di andare al cesso una volta al giorno facciamo un referendum pure su queste coercizioni intestinali
 
ma sì
se il parlamento deciderà di andare al cesso una volta al giorno facciamo un referendum pure su queste coercizioni intestinali
sempre il solito "signore"


qui si vuole sottolineare come Metteoli che ha sempre predicato l'onore e l'amore per la patria


ora è pronto a ricredersi

vuole calpestare proprio tutti quei principi che lo vedevano un convinto difensore...


ma mi faccia il piacere.....

VENDUTOOOOOOOOOOOOOOOO


non questione di destra o di sinistra me di dignità
 
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Perché l'Italia non si rivolta
di Massimo Fini - 22/02/2011





Perché non ci ribelliamo? In Italia la disoccupazione giovanile è al 29%, la più alta d'Europa. Tutti noi genitori abbiamo il problema dei figli, quasi sempre laureati, che non trovano lavoro o che devono accettare ingaggi precari molto al di sotto del loro titolo di studio, senza nessuna prospettiva per il futuro (questo è stato uno degli elementi scatenanti della rivolta tunisina innescata da un ingegnere costretto a fare il venditore ambulante e, impeditagli anche la bancarella, si è dato fuoco).

Tutti gli scandali più recenti, dal "caso Mastella" in poi fino al "Rubygate", ci dicono che la classe dirigente italiana, intesa come mixage di politici, amministratori pubblici, imprenditori, finanzieri, speculatori, esponenti dello star system, piazzano i propri figli, nipoti, generi, amici degli amici, in posti di lavoro ben remunerati e sicuri. Del resto nemmeno un chirurgo, nel nostro Paese, può fare il chirurgo se non ha gli agganci giusti con questa o quella banda di potere. Perché il sistema clientelare di Mastella non è il "sistema Mastella" è il sistema dell'intera classe dirigente italiana. Se non altro Mastella ha lo spudorato coraggio e la spudorata onestà di non farne mistero.

I ceti popolari sono stati espulsi da Milano e mandati nell'hinterland, in "non luoghi" direbbe Biondillo, che hanno il nome di paesi ma non sono paesi, perché non hanno una piazza, una chiesa, un cinema, un luogo di aggregazione.
Le deportazione dei ceti popolari ha distrutto Milano,
città interclassista dove nei quartieri del centro, Brera, Garibaldi, Pirelli abitava accanto al suo operaio, il primo, naturalmente, in un palazzo di Caccia Dominioni, il secondo in una casa di ringhiera.
Questa interfecondazione dava alla città una straordinaria vivacità che è andata inesorabilmente perduta.
Oggi una giovane coppia non può trovar casa a Milano, né in affitto né tantomeno in proprietà nemmeno con mutui che impegnino tre o quattro generazioni. Quando ci si lamenta che certe zone periferiche, come viale Padova, sono state occupate più o meno illegalmente dagli immigrati, si sbaglia perché se non altro hanno restituito un po' di vita, e in particolare una vita notturna a una città che non ne ha più se non in quei quattro o cinque bordelli di lusso, a tutti noti, che ogni tanto vengono chiusi per eccesso di escort e di droga.
In questi posti senti uomini fra i quaranta e i sessanta fare discorsi di questo tipo: «Domani parto per New York, poi faccio un salto a Boston e ritorno in Italia via Tailandia dove mi fermerò una decina di giorni». Se per caso ti capita di parlargli e gli chiedi: «Scusi, lei che lavoro fa?», le risposte son vaghe. In genere si dicono finanzieri, intermediari, immobiliaristi.

Quando agli inizi degli anni '70 era già cominciata la deportazione dei milanesi verso l'hinterland, lo Iacp, Istituto Autonomo Case Popolari, non dava i suoi appartamenti alla povera gente, ma a politici, amministratori locali, giornalisti, in genere socialisti perché, prima del ribaltone della Lega, Milano, è stata governata da sindaci del Psi (Aniasi, Tognoli, Pilliteri, gli ultimi).
Oggi con il PDL e la LEGA non è cambiato niente, basta sentire dello scandalo del Pio Albergo Trivulzio


È ovvio che il centro di Milano, depauperato dei suoi ceti popolari, sia abitato oggi solo dai ricchi. Noi milanesi le case di piazza del Carmine, di via Moscova, di via della Spiga, di via Statuto possiamo solo sfiorarle e occhieggiarne i lussuosi androni. Meno ovvio è che il Pio Albergo Trivulzio, la Baggina come la chiamiamo noi, che ha accumulato un ingente patrimonio immobiliare, grazie a dei benefattori che intendevano, con ciò, non solo alleviare la condizione dei vecchi soli e invalidi ma anche che i loro quattrini avessero un utilizzo sociale, svenda questo patrimonio, con affitti o vendite "low cost" come si dice elegantemente oggi, a politici, amministratori, manager, immobiliaristi, speculatori, modelle, giornalisti, che di questo "aiutino" non avrebbero alcun bisogno, sottraendo risorse a chi il bisogno ce l'ha.

Io bazzico bar frequentati da impiegati, da piccoli manager, da lavoratori del terziario e un'antica piscina meneghina, la Canottieri Milano, dove si sono rifugiati, come in uno zoo per animali in estinzione, i cittadini di una Milano che fu, gente anziana. Tutti schiumano rabbia impotente di fronte a queste storie dei figli delle oligarchie del potere che hanno il posto assicurato o delle case del centro occupate "low cost" da queste stesse oligarchie o dai loro pargoli (nello scandalo del Pio Albergo Trivulzio c'è un nipote di Pilliteri, una figlia di Ligresti). Queste cose li colpiscono più dei truffoni di Berlusconi perché toccano direttamente la loro carne.

Schiumano rabbia ma non si ribellano.
Perché?
Le ragioni, secondo me, sono sostanzialmente due.
In questo Paese il più pulito c'ha la rogna.
Quasi tutti hanno delle magagne nascoste, magari veniali, ma ce l'hanno. Non che sia gente in partenza disonesta.
Ma, com'è noto, la mela marcia scaccia quella buona.
Se "così fan tutti", tanto vale che lo faccia anch'io.
Così ragiona il cittadino.
Per resistere a quel "tanto vale" ci vuole una corazza morale da santo o da martire o da masochista.

La seconda ragione sta in una mancanza di vitalità.
Basterebbe una spallata di due giorni, come quella tunisina, una rivolta popolare disarmata ma violenta disposta a lasciare sul campo qualche morto per abbattere queste oligarchie, queste aristocrazie mascherate che, come i nobili di un tempo, si passano potere e privilegi di padre in figlio, senza nemmeno avere gli obblighi delle aristocrazie storiche. Ma in Tunisia l'età media è di 32 anni, da noi di 43. Siamo vecchi, siamo rassegnati, siamo disposti a farci tosare come pecore e comandare come asini al basto. Solo una crisi economica cupissima potrebbe spingere la popolazione a ribellarsi. Perché quando arriva la fame cessa il tempo delle chiacchiere e la parola passa alla violenza. La sacrosanta violenza popolare. Come abbiamo visto in Tunisia e in Egitto, come vediamo in Libia o in Bahrein (in culo al colossale Barnum del Circuito di Formula Uno, che è, in sé, uno schiaffo alla povera gente di quel mondo).

Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=37383
 

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