Siria: Intelligence Tedesco, “Il 95% dei ribelli sono stranieri”
9 ottobre 2012 |
Autore
Redazione |
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BERLINO- L’intelligence del Servizio federale tedesco (Bundesnachrichtendienst, BND) ha dimostrato che solo il 5% degli uomini armati in Siria sono siriani e il resto è costituito da elementi di origine straniera.
In effetti, il quotidiano tedesco “Die Welt”, ha annunciato che il servizio di intelligence federale ha a disposizione una relazione dettagliata ufficiale sulla nazionalità dei ribelli in Siria, così come i luoghi in cui sono distribuiti in Siria. Secondo il rapporto, la maggior parte di questi uomini armati di origine straniera la cui adesione ad Al Qaeda è “probabile”. Il rapporto stima a 14.800 il numero di ribelli in Siria. Si noti che uno dei comandanti dei ribelli armati è stato ucciso nel sud-ovest della Siria, durante gli scontri tra lui stesso ed uomini armati a Deraa, durante la divisione del bottino rubato e gli aiuti finanziari inviati dai paesi occidentali. Secondo i media “alternativi” , 5.000 terroristi devrebbero essere inviati in Siria, in virtù di un “accordo segreto” tra l’Occidente e l’Arabia Saudita. L’accordo prevede come capo di questo esercito di terroristi,
Tariq al-Fadhli, un leader del ramo yemenita di Al Qaeda, un gruppo indicato come terrorista da Washington. Questo leader terrorista, un compagno di Osama bin Laden, sarà il responsabile del comando dei “5000 jihadisti” che provengono dalle città yemenita di Zinjibar e Ja’ar del sud dello Yemen. Ciò spiegherebbe il “ritiro improvviso di uomini armati dalla regione dello Yemen Abyan” , hanno segnalato i media citati, le cui informazioni sono state riprese dal canale Russia Today. Il quotidiano The New York Times ha recentemente ricordato che al-Fadhli “è uno dei più pericolosi terroristi del Yemen.
La Turchia tenta di provocare una guerra contro la Siria
2012
Aurora
La Turchia spara sulla Siria dopo che degli sconosciuti hanno attaccato una città di confine turca
Tony Cartalucci,
Land Destroyer, 3 ottobre 2012
Dopo aver ospitato terroristi stranieri e sostenuto le loro operazioni lungo tutto il confine siriano-turco per oltre un anno, la Turchia, membro della NATO, ha sostenuto di aver risposto militarmente contro “obiettivi” in Siria, per un presunto attacco al territorio turco che essa attribuisce al governo siriano. Nonostante le organizzazioni terroristiche pesantemente armate che operano in gran numero su entrambi i lati del confine turco, con l’esplicita approvazione e il supporto logistico della Turchia, il governo di Ankara sembra aver escluso la possibilità che queste forze terroristiche, non l’esercito siriano, siano responsabili dell’attacco con dei colpi di mortaio, che i militanti armati sono noti usare ampiamente.
Immagine: i terroristi che operano in Siria posano accanto a un grande mortaio. I mortai di ogni calibro sono i favoriti dai terroristi, che operano in Siria per attuare, per conto della NATO, un cambiamento violento del regime. I mortai che hanno sparato in territorio turco probabilmente potrebbero provenire dalla Turchia, che finanzia, arma e accoglie i terroristi per conto delle a lungo pianificate macchinazioni della NATO. A differenza del governo siriano, i terroristi, la Turchia, e di conseguenza la NATO, hanno una motivazione reale per lanciare l’attacco iniziale che giustificherebbe la Turchia nel reagire e prevedibilmente nel chiedere alla NATO di intervenire.
Il
New York Times, nel suo articolo intitolato “
L’artiglieria della Turchia spara su obiettivi siriani in rappresaglia per la morte di civili”, ammette che: “
Non si sa se i proiettili di mortaio siano stati sparati dalle forze governative siriane o dai ribelli che combattono per rovesciare il governo del presidente Bashar al-Assad. La risposta turca sembrava dare per scontato che il governo siriano ne sia responsabile”. L’immediato atto ingiustificato di aggressione militare della Turchia, insieme all’istintiva condanna degli Stati Uniti, ha tutte le caratteristiche di un evento orchestrato, o per lo meno, di un tentativo di cogliere opportunisticamente un caso isolato per far avanzare in modo infido l’agenda geopolitica collettiva dell’Occidente. La Siria non ha evidentemente alcun interesse a minacciare la sicurezza della Turchia, né alcun motivo di attaccare il territorio turco, cosa che fonirebbe sicuramente la scusa che si cerca per poter intervenire direttamente a fianco dei fallimentari terroristi fantocci della NATO.
La Turchia desidera ardentemente un pretesto per avviare la seconda guerra con la Siria
E’ stato precedentemente riportato che la Turchia è stata designata dalla NATO e, più specificamente, da Wall Street e Londra, a guidare gli sforzi per ritagliare “zone franche” nel nord della Siria, e di farlo tramite una falsa forza “umanitaria” o un falso pretesto per la “sicurezza”. Ciò è stato confermato dal
Brookings Institution, un think-tank sulla politica estera degli Stati Uniti, finanziato da
Fortune-500, che ha stilato i progetti per il cambiamento di regime in Libia così come in Siria e Iran. Nella sua relazione “
Valutazione delle opzioni di un cambio di regime” si afferma: “
Un’alternativa agli sforzi diplomatici su come concentrarsi per porre fine alle violenze e avere accesso umanitario, come si sta facendo sotto la guida di Annan. Ciò potrebbe portare alla creazione di zone franche e corridoi umanitari che dovrebbero essere sostenuti da un limitato potere militare. Ciò, naturalmente, non raggiunge gli obiettivi degli Stati Uniti per la Siria, in cui Assad potrebbe conservare il potere. Da questo punto di partenza, però, è possibile che una vasta coalizione con un mandato internazionale possa aggiungere ulteriori azioni coercitive ai suoi sforzi“. Pagina 4, ‘Valutazione delle opzioni per il cambiamento di regime’, Brookings Institution.