Situazione Ucraina

buono a sapersi , anche se mi pare strano! pure la gruber e mentana ?
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La situazione è complessa, forse fluida.
 
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Non ci sono più le folle di una volta... anzi, forse il problema è che le folle sono quelle di un'altra volta?
 
ento 15 gg dovrebbe anche rispondere alla parole criminale
che i due beota Usa e Italia giornalistica (stampa in primis) gli sparano contro mentre nella stanza accanto c'erano i tavoli delle trattative:ci hanno detto
 
Care Amiche, cari Amici,
mi scuserete la brevità di queste poche righe, ma è davvero una giornata particolare. Debbo difendermi da una convergenza di emergenze pubbliche, professionali e familiari. Da qui la stringatezza.
Diceva il divo Giulio (Andreotti) che a pensar male si fa peccato ma spesso ci s’indovina. Temo avesse ragione. Da mesi il governo Biden, che attraverso la NATO controlla l’intera Europa, si trova in una condizione straordinariamente difficile: debito pubblico e internazionale, base di consenso vacillante, generale impoverimento della società civile americana, caduta vertiginosa del già declinante ruolo “imperiale” del suo paese. Il presidente è palesemente inadeguato alla situazione e tallonato da una vice ambiziosa e prepotente.
In casi come questi, la storia c’insegna che un leader in posizione interna difficile tenta di riguadagnare prestigio distogliendo l’opinione pubblica del suo paese verso la situazione internazionale, magari anche con la creazione di un grave incidente (addirittura una guerra).
Vorrei sbagliarmi, ma la piega presa dagli ultimi avvenimenti ucraini e il precipitare della situazione alla fine del febbraio scorso (overreach ucraino nel Donbass, overreaction russa) ha determinato una crisi che oggi sembra sempre più irreversibile a meno che la diplomazia delle parti in causa non faccia uno sforzo e dimostri un coraggio e una responsabilità indispensabili ma improbabili. Da mesi Biden insiste sulle difficoltà interne di Putin e sulla crescente difficoltà del suo rapporto con gli “oligarchi”: che in un modo o nell’altro saranno certo legati al leader russo, ma ancora di più lo sono al sistema della globalizzazione da cui dipendono anche le loro fortune. Biden è debole: ma i Signori di Davos restano fortissimi, e forse le forze NATO dipendono più da loro che da lui.
La crisi ucraina, avviata con impudenza e irresponsabilità dalle provocazioni e dalle prevaricazioni del governo Zelensky sul Donbass, ha ormai l’aria di essere stata una trappola, una bomba a mano lanciata fra le gambe di Putin che ha forse sottovalutato l’ampiezza e la profondità del tranello. Ora si trova dinanzi ad atti di guerra sostanziali (l’invio di armi agli ucraini da parte degli europei) senza poter rispondere: l’alternativa sarebbe un proclamato casus belli. Non può però nemmeno tornare indietro: perderebbe prestigio davanti ai suoi.
Bisogna disinnescare questa bomba, cioè neutralizzare la combine di Biden. C’è un solo modo: una tregua militare (non dico armistizio e nemmeno pace: per ora basta una tregua di alcune settimane) che permetta alla diplomazia internazionale di riprendere fiato. Per questo è necessario che Putin si veda offrire, nel pacchetto delle trattative, quel che ormai vuole di più ma non può chiedere: una sostanziosa diminuzione del carico sanzionistico, a fronte della sua rinunzia a mandar avanti le operazioni fino alla caduta del governo Zelensky. Guadagniamo qualche settimana di persistente ambiguità: è la bombola di ossigeno della quale il mondo ha bisogno per “passà ’a nuttata”, come dicono a Napoli.
(Franco Cardini)
 

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