Val
Torniamo alla LIRA
L’Italia è da settantacinque anni un Paese satellite del sistema politico statunitense.
Ma, con l’indebolimento del potere economico americano e la caduta del sistema politico tradizionale (dal 1992 ad oggi),
pian pianino il Belpaese è finito sotto l’egida degli investimenti cinesi: sappiamo che questi ultimi detengono più del cinquanta per cento del debito pubblico Usa.
Questa condizione di doppia dipendenza, politica dall’Occidente tradizionale ed economica dall’Oriente,
ha generato una classe politica capace di vivere abilmente alla giornata e, soprattutto, poco convinta delle proprie idee.
Il fenomeno del vivere alla giornata era già emerso nei governi di centrodestra e centrosinistra della Seconda Repubblica (negli anni ‘90)
ma oggi ha toccato il suo acme con la prassi amministrativa targata 5 stelle.
Ne deriva che il potere non risiede più nelle aule parlamentari né in Regioni ed enti locali vari,
ma in soggetti esterni al momento democratico (aule e ministeri) ma capaci d’esercitare azione coercitiva sul premier e sull’esecutivo tutto.
Questi soggetti esterni alla politica, ma ben radicati in banche (assicurazioni, società multinazionali di certificazione, sicurezza varia) e gruppi di pressione,
sono il regolatore dei rapporti anche tra magistratura (vedasi sentenze pilotate nei Tar, Consigli di Stato e tribunali vari) e governo:
affermazione gravissima, e lo scrivente se ne assume tutte le responsabilità.
Ne deriva che il Paese è totalmente bloccato, che l’amministrazione non muove passo se non su impulso di quel nugolo di soggetti esterni al sistema democratico.
Questa situazione, sconveniente per la maggior parte degli italiani, dà i suoi benefici al governo Conte.
Infatti, la poltrona del premier è stabile per via del fatto che, al momento, Usa e Cina lo considerano loro arbitro.
Ma anche perché a nessun partito politico italiano pare oggi convenga andare ad elezioni, rischiando di vincere e poi caricarsi sulle spalle una nazione fallita,
i cui patrimoni sono ormai nella lista della spesa consegnata a Vittorio Colao dai grandi investitori tedeschi e olandesi.
Non conviene a Silvio Berlusconi che Conte vada a casa, e perché deve ancora perfezionare (e come lui altri ultimi grandi imprenditori) la fuga delle sue aziende in Europa,
sotto l’egida d’una legislazione probabilmente olandese, seguendo il sentiero tracciato anni fa dalla Fiat.
Ne deriva che Conte oggi ha dalla sua l’intero Palazzo, Matteo Renzi lo supporta internamente e Berlusconi esternamente,
mentre Lega e Fratelli d’Italia fanno solo rumore per fingersi opposizione.
Berlusconi è di fatto l’ago della bilancia d’una opposizione consensuale, anche detta “responsabile”.
Questo perché è stato rinnovato tra Forza Italia e Pd il “patto del Nazareno”,
e sappiamo bene quanto quest’architettura sia tenuta in piedi da Gianni Letta e Goffredo Bettini.
Questo stato di stallo economico-amministrativo conviene al potere (sia esterno che interno al palazzo)
e potrà mutare solo in funzione degli equilibri internazionali: per esempio, se dovesse essere confermato Donald Trump alla Casa Bianca
verrebbe ridotta l’influenza cinese e Conte dovrebbe cambiare strategia.
Diversamente, se le elezioni Usa venissero vinte da Joe Biden, la linea Conte verrebbe protetta sino al 2023, e con eventuale proroga:
in questo secondo caso verrebbe anche accelerata la cessione d’ingenti patrimoni italiani ai gruppi tedeschi e olandesi,
nonché l’entrata della proprietà cinese in cinque porti italiani (il porto di Genova è già cinesizzato) e nel sistema autostradale.
E i problemi del popolo, della gente comune?
Sfatiamo la leggenda che in Parlamento si preoccupino dei soliti problemi di chi ha perso il lavoro o di chi chiude l’attività.
Di fatto chi ha responsabilità di governo spera in un lockdown che duri almeno un decennio, se non per sempre.
L’Italia bloccata conviene a chi deve organizzare la grande svendita (governo ed alta dirigenza).
Del resto il Paese era già economicamente bloccato anche prima dell’arrivo del Coronavirus: era bloccato l’ascensore sociale, bloccato il credito,
bloccati permessi e autorizzazioni varie, erano bloccati gli appalti, erano bloccate le assunzioni nel pubblico e nel privato.
Il Covid-19 ha solo aperto gli occhi ai più, facendo emergere come questa situazione di blocco preconizzi la morte d’una società, d’una civiltà.
Ed è naturale che Conte debba mantenere il punto, confermando lo stato d’emergenza (col suo carico di decreti e leggi speciali) sino a fine 2020.
Anzi è presumibile che stato d’emergenza e lockdown vengano applicati anche nel 2021 ed oltre.
E perché il premier è stato allertato dai servizi di sicurezza circa l’intolleranza di circa dieci milioni d’italiani al blocco delle attività economiche ed amministrative.
Rammentiamo che lo Smart working degli uffici pubblici ha bloccato più del settanta per cento degli atti amministrativi,
congelando tra illegalità ed abusivismo la metà delle attività artigianali, agricole, commerciali ed ambulanti in attesa di rinnovi ed autorizzazioni.
In pratica milioni di lavoratori che vorrebbero mettersi in regola, ma sono costretti a vivere abusivamente per colpa degli uffici chiusi
e degli iter burocratici computerizzati (tipici dello Smart working).
Di questo loro stato d’illegalità ne approfittano le ormai potentissime “polizie locali” (gli ex vigili urbani)
che quotidianamente verbalizzano per milioni d’euro e denunciano, in qualche caso anche arrestano:
così diventano pregiudicati gran parte di artigiani, commercianti, contadini, allevatori.
Una situazione che non interessa granché a Conte, che anzi deve scongiurare che l’Italia riprenda a produrre.
Perché l’aumento del prodotto interno lordo significherebbe ricchezza disponibile, certezza che vengano liquidati i mille miliardi di debiti che l’Italia ha con gli investitori esteri.
Invece il blocco economico garantisce che il sistema Italia non riesca a far fronte alle pressioni dei creditori esteri
che, ob torto collo, si vedranno costretti ad accettare in pagamento beni come asset di grandi aziende pubbliche e patrimoni immobiliari ed artistici.
Quindi abbiamo capito come al potere convenga il lockdown, e che Conte è la migliore garanzia per mantenere in stallo l’Italia.
Ovviamente quei dieci milioni d’italiani che non ci stanno potrebbero insorgere, mobilitarsi,
a loro ha risposto una settimana fa il prefetto Luciana Lamorgese (ministra dell’Interno)
affermando che le forze di polizia sarebbero già pronte ad affrontare il popolo nelle piazze.
Particolare non secondario è che oggi la situazione politica è diversa dal G8 genovese del 2001:
se venti anni fa il sistema condannava le violenze in danno dei no-global,
oggi per eventuali rivoltosi uccisi nelle piazze dalla polizia non si leverebbe alcuna solidarietà da parte della politica.
Lo ha ammesso la capogruppo di Forza Italia Mariastella Gelmini che, dando solidarietà alla Lamorgese,
ha chiarito che Fi è col Palazzo e non col popolo in rivolta.
E se i beni pubblici verranno ceduti in pagamento dei debiti,
per i privati dal 2021 scatterà la cessione dei crediti (contenzioso Agenzia delle entrate) al sistema europeo:
i pignoramenti europei saranno inesorabilmente eseguiti in osservanza ad Eurojust e con gli apparati di guardia di finanza di Europol.
Necessita non avere debiti, ridurre ogni esposizione, avere la forza e le scorte per superare un lunghissimo inverno.
Saranno tante le razzie prima che si ristabilizzi la pace finanziaria, e che Usa e Cina ridisegnino i propri confini, anche iniziando un lungo periodo di “Guerra fredda”.
Ma, con l’indebolimento del potere economico americano e la caduta del sistema politico tradizionale (dal 1992 ad oggi),
pian pianino il Belpaese è finito sotto l’egida degli investimenti cinesi: sappiamo che questi ultimi detengono più del cinquanta per cento del debito pubblico Usa.
Questa condizione di doppia dipendenza, politica dall’Occidente tradizionale ed economica dall’Oriente,
ha generato una classe politica capace di vivere abilmente alla giornata e, soprattutto, poco convinta delle proprie idee.
Il fenomeno del vivere alla giornata era già emerso nei governi di centrodestra e centrosinistra della Seconda Repubblica (negli anni ‘90)
ma oggi ha toccato il suo acme con la prassi amministrativa targata 5 stelle.
Ne deriva che il potere non risiede più nelle aule parlamentari né in Regioni ed enti locali vari,
ma in soggetti esterni al momento democratico (aule e ministeri) ma capaci d’esercitare azione coercitiva sul premier e sull’esecutivo tutto.
Questi soggetti esterni alla politica, ma ben radicati in banche (assicurazioni, società multinazionali di certificazione, sicurezza varia) e gruppi di pressione,
sono il regolatore dei rapporti anche tra magistratura (vedasi sentenze pilotate nei Tar, Consigli di Stato e tribunali vari) e governo:
affermazione gravissima, e lo scrivente se ne assume tutte le responsabilità.
Ne deriva che il Paese è totalmente bloccato, che l’amministrazione non muove passo se non su impulso di quel nugolo di soggetti esterni al sistema democratico.
Questa situazione, sconveniente per la maggior parte degli italiani, dà i suoi benefici al governo Conte.
Infatti, la poltrona del premier è stabile per via del fatto che, al momento, Usa e Cina lo considerano loro arbitro.
Ma anche perché a nessun partito politico italiano pare oggi convenga andare ad elezioni, rischiando di vincere e poi caricarsi sulle spalle una nazione fallita,
i cui patrimoni sono ormai nella lista della spesa consegnata a Vittorio Colao dai grandi investitori tedeschi e olandesi.
Non conviene a Silvio Berlusconi che Conte vada a casa, e perché deve ancora perfezionare (e come lui altri ultimi grandi imprenditori) la fuga delle sue aziende in Europa,
sotto l’egida d’una legislazione probabilmente olandese, seguendo il sentiero tracciato anni fa dalla Fiat.
Ne deriva che Conte oggi ha dalla sua l’intero Palazzo, Matteo Renzi lo supporta internamente e Berlusconi esternamente,
mentre Lega e Fratelli d’Italia fanno solo rumore per fingersi opposizione.
Berlusconi è di fatto l’ago della bilancia d’una opposizione consensuale, anche detta “responsabile”.
Questo perché è stato rinnovato tra Forza Italia e Pd il “patto del Nazareno”,
e sappiamo bene quanto quest’architettura sia tenuta in piedi da Gianni Letta e Goffredo Bettini.
Questo stato di stallo economico-amministrativo conviene al potere (sia esterno che interno al palazzo)
e potrà mutare solo in funzione degli equilibri internazionali: per esempio, se dovesse essere confermato Donald Trump alla Casa Bianca
verrebbe ridotta l’influenza cinese e Conte dovrebbe cambiare strategia.
Diversamente, se le elezioni Usa venissero vinte da Joe Biden, la linea Conte verrebbe protetta sino al 2023, e con eventuale proroga:
in questo secondo caso verrebbe anche accelerata la cessione d’ingenti patrimoni italiani ai gruppi tedeschi e olandesi,
nonché l’entrata della proprietà cinese in cinque porti italiani (il porto di Genova è già cinesizzato) e nel sistema autostradale.
E i problemi del popolo, della gente comune?
Sfatiamo la leggenda che in Parlamento si preoccupino dei soliti problemi di chi ha perso il lavoro o di chi chiude l’attività.
Di fatto chi ha responsabilità di governo spera in un lockdown che duri almeno un decennio, se non per sempre.
L’Italia bloccata conviene a chi deve organizzare la grande svendita (governo ed alta dirigenza).
Del resto il Paese era già economicamente bloccato anche prima dell’arrivo del Coronavirus: era bloccato l’ascensore sociale, bloccato il credito,
bloccati permessi e autorizzazioni varie, erano bloccati gli appalti, erano bloccate le assunzioni nel pubblico e nel privato.
Il Covid-19 ha solo aperto gli occhi ai più, facendo emergere come questa situazione di blocco preconizzi la morte d’una società, d’una civiltà.
Ed è naturale che Conte debba mantenere il punto, confermando lo stato d’emergenza (col suo carico di decreti e leggi speciali) sino a fine 2020.
Anzi è presumibile che stato d’emergenza e lockdown vengano applicati anche nel 2021 ed oltre.
E perché il premier è stato allertato dai servizi di sicurezza circa l’intolleranza di circa dieci milioni d’italiani al blocco delle attività economiche ed amministrative.
Rammentiamo che lo Smart working degli uffici pubblici ha bloccato più del settanta per cento degli atti amministrativi,
congelando tra illegalità ed abusivismo la metà delle attività artigianali, agricole, commerciali ed ambulanti in attesa di rinnovi ed autorizzazioni.
In pratica milioni di lavoratori che vorrebbero mettersi in regola, ma sono costretti a vivere abusivamente per colpa degli uffici chiusi
e degli iter burocratici computerizzati (tipici dello Smart working).
Di questo loro stato d’illegalità ne approfittano le ormai potentissime “polizie locali” (gli ex vigili urbani)
che quotidianamente verbalizzano per milioni d’euro e denunciano, in qualche caso anche arrestano:
così diventano pregiudicati gran parte di artigiani, commercianti, contadini, allevatori.
Una situazione che non interessa granché a Conte, che anzi deve scongiurare che l’Italia riprenda a produrre.
Perché l’aumento del prodotto interno lordo significherebbe ricchezza disponibile, certezza che vengano liquidati i mille miliardi di debiti che l’Italia ha con gli investitori esteri.
Invece il blocco economico garantisce che il sistema Italia non riesca a far fronte alle pressioni dei creditori esteri
che, ob torto collo, si vedranno costretti ad accettare in pagamento beni come asset di grandi aziende pubbliche e patrimoni immobiliari ed artistici.
Quindi abbiamo capito come al potere convenga il lockdown, e che Conte è la migliore garanzia per mantenere in stallo l’Italia.
Ovviamente quei dieci milioni d’italiani che non ci stanno potrebbero insorgere, mobilitarsi,
a loro ha risposto una settimana fa il prefetto Luciana Lamorgese (ministra dell’Interno)
affermando che le forze di polizia sarebbero già pronte ad affrontare il popolo nelle piazze.
Particolare non secondario è che oggi la situazione politica è diversa dal G8 genovese del 2001:
se venti anni fa il sistema condannava le violenze in danno dei no-global,
oggi per eventuali rivoltosi uccisi nelle piazze dalla polizia non si leverebbe alcuna solidarietà da parte della politica.
Lo ha ammesso la capogruppo di Forza Italia Mariastella Gelmini che, dando solidarietà alla Lamorgese,
ha chiarito che Fi è col Palazzo e non col popolo in rivolta.
E se i beni pubblici verranno ceduti in pagamento dei debiti,
per i privati dal 2021 scatterà la cessione dei crediti (contenzioso Agenzia delle entrate) al sistema europeo:
i pignoramenti europei saranno inesorabilmente eseguiti in osservanza ad Eurojust e con gli apparati di guardia di finanza di Europol.
Necessita non avere debiti, ridurre ogni esposizione, avere la forza e le scorte per superare un lunghissimo inverno.
Saranno tante le razzie prima che si ristabilizzi la pace finanziaria, e che Usa e Cina ridisegnino i propri confini, anche iniziando un lungo periodo di “Guerra fredda”.