SOLITAMENTE SEGUO UNO SCHEMA:

«Sono questi vuoti d’aria.
Questi vuoti di felicità.
Queste assurde convinzioni.
Tutte queste distrazioni.
A farci perdere.
Sono come buchi neri.
Questi buchi nei pensieri.
Si fa finta di niente.
Lo facciamo da sempre.
Ci si dimentica.
Che ognuno ha la sua parte in questa grande scena.
Ognuno ha i suoi diritti.
Ognuno ha la sua schiena.
Per sopportare il peso di ogni scelta.
Il peso di ogni passo.
Il peso del coraggio…» (“Il peso del coraggio” Fiorella Mannoia).

Credevo fino a poco tempo fa che tra un obbligo vaccinale a scopo diagnostico,
un limite di 15 minuti per un rapporto sessuale,
l’obbligo di mascherine antisalutari all’aperto,
guanti che trasportano infezioni,
proposte di apertura delle scuole alle 7.00,
le parole di Ennio Flaiano sulla situazione politica italiana “grave ma non seria”,
fossero appropiate.

Purtroppo ora assistiamo a qualcosa di mostruosamente spaventoso; parole che non avrei mai pensato di commentare.

Lo scorso 5 luglio, il nostro pallido, improvvido e impreparato ministro della salute rilascia la seguente dichiarazione:

«Sto pensando a un Trattamento Sanitario Obbligatorio per delimitare il contagio».

Purtroppo sono in buona compagnia: prezzolati conduttori televisivi sostengono
questo obbrobio culturale, scientifico, etico, umano e giuridico per i contagiati dal virus.

Se Vygotskij ha connesso il pensiero al linguaggio, questo lessico e questa grammatica
così culturalmente e umanamente miserevole impone una riflessione sui valori fondanti di questa scienza.

Una barbarie assoluta cui si sta dirigendo il nostro paese determinando un gravissimo danno di salute nella nostra popolazione
e la perdita di ogni diritto costituzionale; ed è questa la catastrofe che verrà insieme a quella economica.


Le statistiche epidemiologiche italiane sono quelle che desumiamo dai dati dell’Istat e dell’Iss.

L’epidemia ha coinvolto 1/3 del paese, e si è sviluppata prevalentemente al chiuso, in ambiente sanitario e nelle Rsa, colpendo le persone più fragili.

Nel 2019 ci sono stati, in un periodo di 41 giorni (1° gennaio – 10 febbraio),
paragonato al periodo più drammatico scelto dall’Istat (20 febbraio – 31 marzo) per il 2020, 89.593 morti:

un numero di appena l’1,5% inferiore a quello del 2020.

Il numero dei morti nei primi 3 mesi del 2020 è simile a quello del 2015,
ed è addirittura inferiore a quelli del primo trimestre 2017.

La mortalità complessiva del primo trimestre 2020 (188.684) è assolutamente entro le normali variazioni annuali (192.045 nel 2017).



Questo non significa che non ci sia stato il problema epidemico; un problema che non sottovalutiamo, ma non nuovo;
diverso sì nella diffusiblità e nella concentrazione dei contagi.

Tuttavia ancora si leggono statistiche, come quelle di alcune società scientifiche,
dove i contagiati sono considerati solo coloro risultati positivi al tampone che, divisi per i decessi, danno un tasso di mortalità del 14%;

neanche un qualsiasi virologo televisivo diffonderebbe questi numeri.


Il metodo clinico, ormai in disuso, ci fa ragionare tenendo in mente lo stato complessivo di salute dei pazienti, senza alcuna preclusione ideologica.

Questo maledetto Sars-Cov-2 e le altre malattie infettive, molte nosocomiali, non vanno sottovalutate:

50.000 decessi ogni anno solo per le infezioni ospedaliere.

La mortalità iatrogena (per cause connesse all’esercizio della medicina), secondo “Jama”, è la terza causa di morte nei paesi occidentali.

Da anni assistiamo a focolai di polmoniti interstiziali nei nostri reparti e nelle nostre terapie intensive;
forse questa patologia è divenuta per noi la più frequente.

Tuttavia in questi mesi abbiamo assistito ad un drammatico peggioramento delle condizioni di salute fisica e mentale dei nostri pazienti.


Bambini mentalmente devastati, costretti a vivere isolati;
persone che camminano e corrono nei parchi con mascherine antisalutari,
persone con guanti che trasportano infezioni,
anziani isolati da mesi che non riescono ormai neanche più ad uscire;
distanziamenti sociali,
sospensione dei diritti umani e costituzionali.

Tutto questo per delle misure che non hanno alcunché di scientifico;
come non c’è alcunché di scientifico e di epidemiologicamente serio
che mostri come un lockdown rigido come il nostro abbia avuto effetto sulla diffusione dell’infezione;

Johan Giesecke, del Karolinska Institutet, lo descrive bene nella lettera inviata al “Lancet” il 30 maggio.

Le previsioni dei virologi per fortuna non si sono mai realizzate;
la biologia del mondo reale ha delle variabili e delle dinamiche che non si riescono a prevedere.

Il paradigma sanitario occidentale era cosi fragile che è crollato su un virus realmente mai isolato, dalle dimensioni microscopiche di 120 micron.

Il mondo e tutti i ragionamenti epidemiologici sono bloccati su un test, la Pcr,
che non è riconosciuto correntemente come uno standard di correlazione clinica.

Pcr e dosaggi anticorpali non hanno una minima validazione scientifica.

Il tampone (Rt-Pcr per Sars-Cov-2) ci indica solo la presenza di quel determinato virus.

Non ci può indicare la sua quantità, per i limiti insiti al test.

Non ci può informare se l’ipotetico agente ritrovato abbia il ruolo di patogeno od una presenza innocua.



Il meningococco è frequentemente presente sulle mucose del naso-faringe della popolazione (in media nel 10% dei casi)
spesso in simbiosi senza dare alcuna malattia.

Corman e coloro che tra i primi hanno preparato il test Rt-Pcr hanno affermato:

«Noi ci siamo proposti di sviluppare e schierare una metodologia diagnostica robusta senza avere il materiale virale a disposizione».

Hanno avuto la sequenza genica via internet e su quella hanno lavorato.


A distanza e sulla fiducia.

Questo test non amplifica il virus intero, ma lo fa con una o due piccole sequenze nucleotidiche considerate peculiari di quel virus.

Il numero di cicli utilizzati è importante: più alto è il loro numero più facilmente darà positività, e viceversa.

I kit presentati per l’approvazione della Fda prevedono un numero di cicli differente (da 35 a 45).

Anche qui nessuna standardizzazione.

Sono state poi isolate alcune piccole sequenze nucloetidiche (100-200 nucleotidi) caratteristiche di tutti i Coronaviridae ed alcune peculiari del Sars-Cov-2.


Il test non è binario (negativo/positivo) e presenta un limite di positività arbitrario.

La quantità di Rna non è correlata alla malattia.

Se negativo significa non infetto, se positivo infetto; le persone passano da infette a non infette e viceversa, anche più volte nella stessa giornata.

Stephen Bustin, esperto di Rt-Pcr, ha dichiarato che i cicli dovrebbero probabilmente essere limitati a 35.

Le linee guida Miqe (Minimum Information for Publication of Quantitative Real-Time Pcr-Experiments) per l’uso e la segnalazione di Rt-Pcr, avvertono che

«i valori Cq (ciclo PCR) > = 40 sono sospetti»,

a causa della bassa efficienza implicita e generalmente dovrebbero essere segnalati; in particolare avvertono del rischio di falsi positivi.

Sono stati utilizzati come limite superiore a volte valori di 37 altre di 40;

un lavoro pubblicato dall’ospedale tedesco Charite Berlin ne ha posto il limite a 45 cicli.

Anche i test di Altona Diagnostics e Vitassay raccomandano 45 cicli.

Una revisione di tutti i test approvati in base all’autorizzazione di emergenza dalla Fda degli Stati Uniti ha mostrato
che ciascun test ha stabilito dei limiti non uniformi (da 30 a 39 cicli) 12 consigliano meno di 40 e uno 43 ed un altro 45;

una Babele.


Fino ad ora il nostro governo non ha preso alcun provvedimento per una prevenzione reale,
se non ridurre le libertà personali per chi risulti positivo ad un tampone.


Avremmo bisogno di corridoi alternativi in ambito sanitario, accessi separati nei pronto soccorsi,
un edilizia ospedaliera finalizzata al contenimento delle infezioni, reparti dedicati; non di questi assurdi provvedimenti.

Cari virologi veterinari, cari componenti del comitato tecnico scientifico, sembra che vi manchino i fondamentali;

non si sente mai parlare di sistema immunitario;

non esiste solo la risposta anticorpale, in alcuni casi potenzialmente deleteria;

esiste anche un’immunità cellulo-mediata con cui si può guarire dalle infezioni;


leggetevi lo studio del Karolinska Institutet e del Karolinska University Hospital di Stoccolma (Svezia).

La maggior parte delle persone sviluppa un immunità che è difficile da rilevare
ma molto più potente di quella rilevata dai test sierologici, che hanno dei grandi limiti.

Lo studio mostra che molte persone malate di Covid-19 in modo lieve o asintomatico,
e che dunque non hanno sviluppato sintomi, hanno sviluppato la cosiddetta “immunità mediata da cellule T” a Sars-Cov-2,
anche se non risultano positivi agli anticorpi nei test sierologici.


In una revisione della letteratura che facemmo prima dell’approvazione della legge Lorenzin sui 10 vaccini obbligatori,
nel 2017 esisteva una sola review sul sistema immunitario dei neonati; un territorio pressoché sconosciuto;
tuttavia abbiamo preso delle decisioni legislative improvvide.

Diceva Friedrich Nietzsche che

«è meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui»;

i nostri politici fanno i saggi con le decisioni di altri, personaggi le cui false idee sulla medicina hanno già prodotto catastrofi sanitarie.

Non possiamo permettere tutto questo;
non possiamo permettere che lo Stato usi la violenza della repressione per affermare un concetto di salute e di sanità drammaticamente fuorviante.

Ci vorrebbe più rispetto.

Ci vorrebbe più attenzione.

Se si parla della vita.

Se parliamo di persone.

Siamo il silenzio che resta dopo le parole.

Siamo la voce che può arrivare dove vuole.

Siamo il confine della nostra libertà.

Siamo noi l’umanità.

Siamo il diritto di cambiare tutto e di ricominciare.

Ricominciare….

Per sopportare il peso di ogni scelta.

Il peso di ogni passo.

Il peso del coraggio.

Medico: miserabili, hanno trasformato il Covid in catastrofe
 
Come era largamente prevedibile, Luca Palamara, per difendersi davanti alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura,
nell’udienza fissata per il prossimo 21 luglio, ha indicato ben 133 testimoni a discolpa.

Dico subito cosa accadrà, senza bisogno di attendere il 21 di luglio:

la sezione disciplinare non ne ammetterà neppure uno.

E ora dico perché.

...

È ora di fare una riflessione seria sull’indipendenza della magistratura
e di apportare qualche correzione ad un principio costituzionale da sempre ritenuto intangibile.

....

La legge non è il testo pubblicato, ma il prodotto della elaborazione giurisprudenziale, che non ammette letture alternative.

Chiunque mi conosca, sa che queste cose le dico da anni: le ho ripetute fino alla noia, le ho scritte fino ad essere deriso come un visionario.

Ora le sapete anche voi.

Ma è tardi.

Ma, quindi, dobbiamo ritenere che questo sfortunato paese debba sottostare per sempre a questa magistratura deviata, onnipotente ed eversiva ?
Se così fosse, l'Italia sarebbe da equiparare alle peggiori oligarchie dittatoriali del terzo mondo.

Altro che stato civile e democratico !
Altro che Costituzione più bella del mondo !
Che pena !
 
Che sia chiaro quando la gente capirà definitivamente di essere finiti in mano agli incapaci,
incoscienti come da vocabolario dell’italiano, potrà succedere di tutto
e a poco serve ricordare la pazienza inenarrabile di un popolo che tende a sopportare sempre e comunque.


Mai infatti nella storia del paese si è corsi dritti dritti verso il baratro come ora, è inutile girarci intorno,
cercare di illudere, posticipare, sperare che lo stellone piuttosto che l’europa coi suoi aiuti tutti da vedere,
possano salvarci se l’Italia resta in mano ai giallorossi.


Da una crisi tanto gigantesca, eccezionale, si può uscire infatti solo a certe condizioni,
perché l’economia non è il monopoli da fare in compagnia e senza idee, competenza e strategia,
senza soldi e coscienza della gravità, saltare in aria diventa una realtà.


Parliamoci chiaro in America c’è la Fed,
in Inghilterra la banca centrale come in Giappone e come in Cina,
da noi in Europa c’è la Bce che non è paragonabile alle altre,
perché la Ue non è uno stato sovrano e Francoforte non stampa moneta a piacimento
ma è legata al suo statuto e alle decisioni di 28 stati diversi in tutto per esigenze e salute economica sociale.


Insomma non prendiamoci in giro, l’autonomia totale della Bce è fantasia,
lo stiamo vedendo tutti i giorni da quando è esplosa la pandemia,
perché dietro il bazooka sbandierato c’è il frutto di estenuanti mediazioni, discussioni,
compromessi e concessioni, dei paesi più forti a partire dalla Germania.


Per farla breve tutto il sistema di finanziamento, erogazioni, acquisizioni e quanto altro,
non solo non è diretto ma il frutto complicato da limiti e incastri nel consesso europeo che lo condizionano
e obbligano a misure che per le vere banche di ultima istanza non esistono.


Tanto è vero che nella precedente crisi dei sub prime, diversa e meno imponente di questa da covid,
ci volle tutta la capacità di Draghi, in aperto contrasto coi frugali e con Jens Weidmann,
per porre in essere strumenti di finanziamento non convenzionali, indiretti e non previsti.


È questa la ragione per cui in Europa sui finanziamenti si vive di sigle strane, di trattati sul credito comune, di acronimi nati come funghi,
fateci caso se in America, in Inghilterra, in Giappone oppure in Cina succeda altrettanto sulle sigle, i nomi e i tempi del finanziamento, ovviamente no.


Una vera banca centrale di fronte ad un’emergenza tale da far saltare il banco dell’economia, insomma del sistema,
interviene e su semplice richiesta dello stato, stampa e basta, fornisce liquidità immediata per quanto necessario, immensa che sia la dimensione, punto.


Del resto nella crisi devastante dovuta al crollo di borsa nel 29 in America se Roosevelt non avesse avuto la fed dietro le spalle, addio new deal,
insomma se poco poco gli usa fossero stati come la Ue e la Fed come la Bce, oltreoceano altro che furore di Steinbeck sarebbe accaduto.


Tutto questo che vuol dire?

Ebbene vuol dire che in Europa, per quanto faccia la Bce, molto dipende sia dalla situazione economica di partenza dei vari paesi
e sia dalla strategia di contrasto individuale alla crisi che mettono in campo, perché da sola la Bce non basterà mai.


Inutile dire che da noi non solo la situazione di partenza, cioè allo scoppio del virus era già complicata,
ma con l’impreparazione, l’incoscienza e l’ignoranza giallorossa, sempre da vocabolario, è diventata oggi drammatica per non dire terminale.


In questi mesi infatti per via di provvedimenti scriteriati il conte-bis ha bruciato 85 miliardi senza che la curva del pil se ne accorgesse,
tanto è vero che Confindustria, autonomi, artigiani, commercianti, agricoltori, ristoratori e albergatori sono furibondi e vicini alla rivolta,
per non dire delle centinaia di migliaia di posti pronti a saltare e di milioni di cittadini che non riescono più a campare.


In questi mesi il Conte-bis anziché mettere allo sgobbo ministri e consulenti per revisionare la spesa eliminando l’inutile,
lo spreco di decine e decine di miliardi, per indirizzarlo verso il sostegno alla produzione, ai consumi e all’occupazione non virtuale,
ha continuato ad elargire costi da sceicco, bonus ridicoli, assistenza clientelare, statalismo elettorale autostrade compresa.


In questi mesi conte anziché mettere al lavoro la sua squadra per elaborare un piano straordinario da avviare subito,
di recupero interno di risorse, shock fiscale, burocratico, infrastrutturale, ha messo insieme una task force per il pianeta,
una passerella a villa pamphili sull’universo mondo, emanato dpcm da odissea, celebrato conferenze di successi inesistenti,
mentre il pil tende al meno 12, il debito al 170 percento, l’Inps al collasso di liquidità e le casse al fondo del barile.


Qui non si tratta di pessimismo cosmico, di antagonismo per i cattocomunisti e i grillini,

si tratta di numeri, di realtà, di verità, qui ci giochiamo il paese mica la pizza,
ecco perché diciamo basta coi giallorossi e basta subito, ora, adesso.


Al paese serve prima di tutto uno shock democratico che solo il voto gli può dare, elezioni,
per mettere un governo vero con una maggioranza vera con un programma vero pronto a scattare,
serve un governo coeso e forte che sappia mettersi sulle spalle l’Italia per portarla fuori dall’imbuto drammatico nel quale i giallorossi l’hanno cacciata.


Serve un esecutivo sostenuto da una maggioranza ampia e armonica che abbia una strategia per l’economia,
l’occupazione, il rilancio della produzione, insomma serve una scossa e un cambiamento tale che solo il voto democratico può dare,
altrimenti finisce male e si rischia veramente di saltare.
 
Che poi - e lo dico con molta tristezza - se andiamo alle elezioni e forza italia dovesse prendere anche solo il 6%
con quei voltafaccia che ci sono nel partito - e che ci sono sempre stati - da alfano a fini alla lorenzin a quell'altro ancora
ed ancora ed ancora, mi sa che "la maggioranza armonica" ce la sognamo.
 
Quand’anche fosse (e non lo sarà, nel tempo) il migliore affare della storia repubblicana,
il ritorno dello Stato nella gestione della rete autostradale è la prova che, per pentastellati e piddini,
il modello di riferimento è sempre il solito: quello comunista.


Siete comunisti. Basta dirlo.


(Della serie: non essendo in grado di gestire come si deve una concessione, ci prendiamo tutto e mettiamo in piedi un altro bel carrozzone.
Proprio come Alitalia. Avanti così.)
 
In questi giorni – come fossero dei rigattieri ideologici – molti brigano
per accaparrarsi la chincaglieria ideale appartenuta al fu Partito Comunista di Enrico Berlinguer.


Non si capisce per quale strano motivo questo nostro benedetto Pase debba vivere con il torcicollo.

È come se delle problematiche economiche e sociali dei giorni nostri ce ne impipassimo
onde poi metterci a correre come dei furetti sulla ruota quando si parla di fascismo, comunismo e ninnoli vari che tanto ci piacciono.

Siamo dei tombaroli degli ideali, degli accumulatori seriali di ideologie antiche.

Ed infatti i risultati si vedono: un Paese senza opinioni sul futuro ma con tantissime cose da dire sul passato.


Non cadremo anche noi nella dissertazione su Enrico Berlinguer e sugli anni Settanta/Ottanta
anche perché il debito pubblico è lì sotto gli occhi di tutti a dimostrare che, se non ci fosse stata la pressione dell’allora Partito Comunista
– che agitava le piazze chiedendo spesa pubblica – forse il pentapartito non avrebbe accumulato tutto questo debito
per arginare la pressione elettorale della sinistra piazzaiola.

Non c’è molto da gioire delle cosiddette conquiste sociali degli anni passati perché esse sono state elargite con i soldi delle nuove generazioni.


Ma questo ai nostalgici non puoi dirlo perché rischieresti di farli incazzare.

Loro sono cristallizzati a quell’era glaciale e non vedono nulla.

Il muro di Berlino è caduto?

Quella era solo una applicazione distorta di un imperituro ideale.

Berlinguer?

Non lo nominare nemmeno perché era un santo e basta.

Le conquiste sociali di cui paghiamo le conseguenze?

Colpa della Democrazia Cristiana, il Pci ha solo difeso i lavoratori e il progresso sociale (in realtà al progresso sociale ci ha pensato Marco Pannella).


Loro sono fermi a “bella ciao”, alla piazza, alla sana protesta di popolo, a tutti gli sfigati della terra
(avessero mai fornito una soluzione per aiutarli), al Compagno Fidel che ha combattuto l’imperialismo
(non ditegli che è morto e che Cuba sta diventando un grande villaggio turistico-imperialista).


Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno loro usano sempre gli stessi arnesi retorici, sempre le stesse argomentazioni,
sempre gli stessi riti da comizianti, sempre le stesse riunioni che somigliano ai vecchi “comitatidelotta”, sempre gli stessi cineforum,
sempre lo stesso atteggiamento tra l’emaciato e l’intimista depresso.

Anche sempre le stesse ipocrite e sguaiate sparate di piazza: da un lato si invoca la libertà e la democrazia
e dall’altro si impedisce all’avversario di esercitare quella stessa libertà e democrazia
.


Lo abbiamo visto con le Sardine che impedivano a Matteo Salvini di tenere comizi,
lo vediamo oggi con Susanna Ceccardi che non ha potuto parlare liberamente a Livorno
perché contestata dai fascistissimi antifascisti e lo abbiamo visto in mille altri casi.


Voi pensate che sia sofisticata guerriglia urbana che resiste solo nei grandi centri?

Sbagliate, perché in un paese di diecimila anime in provincia di Taranto – Lizzano – quasi sconosciuto alle cartine geografiche, è successa una cosa simile:

la parrocchia locale ha organizzato un rosario contro “le insidie che minacciano la famiglia tra cui la legge sull’omotransfobia”.

Che sia una bella cosa o una pessima cosa, i fedeli volevano incontrarsi per invocare l’aiuto del Santissimo
contro una legge che – a esclusivo parer loro – è una iattura per l’umanità.

La cosa si è resa problematica perché le solite bandiere arcobaleno, i soliti pacifisti a corrente alternata,
hanno pensato bene di manifestare (schiamazzare) impedendo di fatto che ognuno professasse le proprie cavolo di convinzioni.


Cioè, se io voglio una legge arcobaleno sono una specie di intoccabile a tutela del quale valgono anche i reati di opinione (se ne parli male, ti becchi una denuncia).

Se invece tu vuoi farti un incontro di preghiera per scongiurare una legge (a tuo avviso) sciagurata, io farò di tutto per impedirtelo.

Qualcuno chiama i carabinieri, i quali giungono sul posto e cominciano a prendere le generalità degli arcobaleni schiamazzanti.

Interviene a questo punto Antonietta D’Oria – il sindaco – la quale elargisce un sonoro cazziatone ai carabinieri, rei di aver preso le generalità dei manifestanti.

“Cosa state facendo”, esclama, “l’Italia non è il Vaticano, manifestare è un diritto dei cittadini e non esiste giustificazione alcuna all’identificazione”.

I carabinieri rispondono che stanno identificando i manifestanti per ragioni di pubblica sicurezza.

“Iniziate allora con l’identificare quelli che sono in chiesa”, esclama il sindaco.

Quelli in chiesa, quelli non omologati, quelli che volevano pregare in santa pace senza dare fastidio a nessuno,
possono anche essere identificati (sulla scorta di quale reato non si capisce).

Quelli che fanno baccano in piazza invece no.

In altri termini, quello che dici tu non mi piace e quindi non puoi dirlo.

Quello che dico io ti deve piacere e lo professerò con l’aggressività di chi evidentemente si trova a dover imporre idee per giunta deboli.

Qui non ci interessa chi abbia torto o chi abbia ragione o il contenuto della Legge arcobaleno.

Se i fatti sono andati così come riportati dagli organi di stampa locali,
qui siamo di fronte alla solita prepotenza di chi si professa democratico solo a parole.
 
Ieri si è venuto a sapere di una truffa colossale, a livello globale, che ha coinvolto Bitcoin e numerosi account twitter legati a VIP imprenditori e politici di caratura internazionale.

I sospetti truffatori hanno violato gli account Twitter di persone molto note, compresi quelli di Joe Biden, Bill Gates, Elon Musk, Jeff Bezos e Kanye West,
cercando di truffare gli utenti attraverso le criptovalute.

Il primo ad essere colpito è stato Elon Musk, che twittava affermando di essere disposto a regalare enormi somme in Bitcoin a chi gliene avesse inviati prima.


I post di Musk sono stati presto seguiti da offerte simili di Gates, West, Bezos e Biden.

Anche gli account di Mike Bloomberg e una manciata di aziende, tra cui Apple, sono state coimvolte nella truffa.


Non è chiaro come gli hacker abbiano avuto accesso ad un numero così elevato di account di persone note,
e Twitter ha affermato che stanno”indagando e prendendo provvedimenti per risolverlo”.


We are aware of a security incident impacting accounts on Twitter. We are investigating and taking steps to fix it. We will update everyone shortly.

— Twitter Support (@TwitterSupport) July 15, 2020




Pare che la truffa abbia fruttato oltre centomila dollari hai criminali che, a quanto pare, si muovono fra la Nigeria e diversi altri paesi in via di sviluppo.

Ci sono comunque forti sospetti che i truffatori abbiano dei contatti anche interni a Twitter.

È evidente che la società di social media, sotto accusa anche per le proprie posizioni politiche fortemente di sinistra,
abbia dei grossi problemi di sicurezza perfino negli account dei vip, solitamente certificati è strettamente controllati.


Comunque difendersi da queste truffe è molto semplice: quando qualcuno vi invita a mandare dei soldi in cambio di donazioni
non bisogna farlo punto nessuno regala niente, soprattutto se appartiene alla lista di queste persone famose che spesso lo sono diventate sulla pelle degli altri.

Se fossero stati così generosi non sarebbero mai diventati dei miliardari.
 
L’endorsement di De Benedetti a Berlusconi si accompagna a quello fatto qualche giorno fa dal suo amico di vecchia data Romano Prodi
(ricordiamo bene di quando Prodi cercò di privatizzare la Sme cedendola a De Benedetti ad un quinto del suo prezzo di mercato).

Il magnate della stampa italiana, durante un intervista di Cerasa per Il Foglio di ieri,
si dichiara disposto a vedere Berlusconi al governo, con l’obiettivo dichiarato di sostituire Conte con Draghi.



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Un secondo obiettivo, non dichiarato ma altrettanto evidente, è quello di portare Prodi alla Presidenza della Repubblica
con l’aiuto del cavaliere, realizzando il tal modo l'”ultimo desiderio” espresso domenica scorsa da Scalfari.


Il De Benedetti che parla con tanto senso di potere, dichiarandosi addirittura disposto a “trangugiare” Berlusconi al governo,
(come se lui avesse in qualche modo potere di scelta nella composizione del governo del paese)
non è soltanto un grosso imprenditore svizzero pieno di sè che ha beneficiato forse più degli altri delle privatizzazioni del 1992.


Teniamo bene a mente il fatto che parliamo del proprietario di Cir, holding finanziaria che controlla il gruppo editoriale Gedi,
a sua volta proprietario di Repubblica, La Stampa, Huffington Post, Secolo XIX, L’espresso, Business Insider, Micromega, Limes, Radio DJ, Radio Capital e molti altri.


Insomma parliamo di un "magnate" della finanza profondamente convinto delle tesi liberiste ed europeiste nonché massimo esponente della stampa mainstream italiana.



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Se prima ne avevamo sospetto adesso abbiamo la certezza che una parte consistente dell’establishement italiano
si sta muovendo verso la direzione descritta da Scalfari.


La cosa peggiore e che con l’endorsement di Beppe Grillo (sul quale certa finanza può fare cieco affidamento)
questo scenario avrebbe i numeri per realizzarsi.
 
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E adesso emerge sempre più la ‘’complessità’’ con cui Arturo Nattino, con Investire SGR,
ha venduto ai Benetton (suo socio nella SGR) il gigantesco e storico palazzo di piazza Augusto Imperatore, destinato ad ospitare il nuovo Hotel Bulgari.

Come racconta oggi Dagospia,

“il cambio di destinazione, con l’amministrazione grillina della Raggi, è avvenuto a tempo record,
incomparabile agli anni che necessitano ai comuni mortali: in sei mesi."

Ma chi è l’uomo che ha montato e gestito la transazione?

Si chiama Mauro Montagner, architetto veneziano, dal 2018 a capo del colosso immobiliare del Gruppo Benetton”.

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Montagner ha portato a casa,

“con la connivenza di Nattino, un tesoro ai suoi datori di lavoro: il palazzo è stato pagato 150 milioni,
la nuova proprietà deve fare 50 milioni di lavori, e si arriva a 200 milioni; il canone è 15 milioni
e quindi il 7.5%; un palazzo del genere, con un inquilino così prestigioso dovrebbe avere un canone del 3.5% del valore, quindi vale 428 milioni dopo i lavori”.


Le domande finali ora sono due:

come mai Nattino per vendere questo palazzo pubblico, unico a Roma, non ha fatto un’asta internazionale trasparente e pubblica
invitando tutti i grandi operatori che anelano ad avere un hotel 5 stelle a Roma?

Hyatt, Mandarin, Peninsula, Armani, Four Season avrebbero offerto certo di più dei 150 milioni pagati dall’immobiliare dei Benetton.

Secondo, che fine ha fatto il resto del patrimonio pubblico affidato a Investire Sgr di Nattino una decina di anni fa?

A chi è finito?

A che prezzi?
 
Qual’è l’unico potere stabile in Europa?

La BCE.

L’unico che effettivamente sta operando per superare una crisi economica talmente forte da far saltare l’area euro come il tappo di una bottiglia di champagne.

Invece la sua capacità è quella di mantenere stabile una politica espansiva vera, l’unica cosa pro crescita fatta sinora dalla UE.

Non poco, ma non abbastanza.

Ecco qui il bollettino della BCE


Alla riunione odierna il Consiglio direttivo della BCE ha adottato le seguenti decisioni di politica monetaria:


(1) Il tasso di interesse sulle principali operazioni di rifinanziamento e i tassi di interesse sui prestiti marginali
e sui depositi rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, 0,25% e -0,50%.

Il Consiglio direttivo si aspetta che i tassi di interesse chiave della BCE rimangano ai loro livelli attuali o inferiori
fino a quando non ha visto le prospettive di inflazione convergere saldamente a un livello sufficientemente vicino,
ma inferiore al 2%
nel suo orizzonte di proiezione, e tale convergenza è stata costantemente riflessa nella dinamica dell’inflazione sottostante.



(2) Il consiglio direttivo continuerà i suoi acquisti nell’ambito del programma di acquisto di emergenza di pandemia (PEPP)
con una dotazione totale di 1.350 miliardi di euro.
Questi acquisti contribuiscono a facilitare la posizione generale della politica monetaria,
contribuendo così a compensare lo spostamento
al ribasso legato alla pandemia nel previsto percorso dell’inflazione.
Gli acquisti continueranno a essere condotti in modo flessibile nel tempo, attraverso le classi di attività e tra le giurisdizioni.
Ciò consente al Consiglio direttivo di evitare efficacemente i rischi per la trasmissione regolare della politica monetaria.
Il Consiglio direttivo effettuerà acquisti netti di attivi nell’ambito del PEPP almeno fino alla fine di giugno 2021

e, in ogni caso, fino a quando non giudicherà che la fase di crisi del coronavirus sia terminata.
Il Consiglio direttivo reinvestirà i pagamenti principali dalla scadenza dei titoli acquistati nell’ambito del PEPP fino almeno alla fine del 2022.
In ogni caso, il futuro roll-off del portafoglio PEPP sarà gestito per evitare interferenze con l’appropriata posizione di politica monetaria.


(3) Gli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attivi (APP) proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro,
insieme agli acquisti nell’ambito della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno.

Il Consiglio direttivo continua ad aspettarsi che gli acquisti netti mensili di attivi nell’ambito dell’APP durino il tempo necessario
per rafforzare l’impatto accomodante dei suoi tassi ufficiali e per terminare poco prima di iniziare ad aumentare i tassi di interesse chiave della BCE.
Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, i pagamenti principali derivanti dalla scadenza dei titoli acquistati nell’ambito dell’APP
per un periodo di tempo prolungato oltre la data in cui inizia a innalzare i tassi di interesse chiave della BCE,
e comunque per il tempo necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.



(4) Il consiglio direttivo continuerà inoltre a fornire ampia liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento.
In particolare, l’ultima operazione della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO III)

ha registrato un assorbimento molto elevato di fondi, a sostegno dei prestiti bancari a imprese e famiglie.
 

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