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La proposta della multinazionale franco-italiana
è stata presentata ai sindacati come una “opportunità”:
stipendio pieno invece della cassa integrazione, più un’indennità giornaliera.


Ma dietro questa facciata si cela una realtà sconcertante.

Lo stabilimento serbo, ex Zastava, ha un disperato bisogno di manodopera per accelerare la produzione,
tanto da aver già reclutato operai dal Marocco e persino dal Nepal.

Stellantis sta letteralmente importando e trasferendo manodopera, inclusa quella italiana,
per far funzionare una fabbrica all’estero,
mentre a Mirafiori regna lo spettro della solidarietà e la produzione è ridotta al lumicino.
 
Non dimentichiamo che il gruppo è controllato dai francesi...........
e tutto risulta ben limpido e chiaro.

Si preferisce creare un hub produttivo altrove, sostenendone i costi e le difficoltà logistiche,
piuttosto che investire con decisione su ciò che già esiste, perfino trasferendo i lavoratori,
anche se questo posto puzza di instabilità e di temporaneità lontano un chilometro.

La trasferta proposta agli operai torinesi non è un’opportunità.

È un esilio forzato, un umiliante riconoscimento del fatto che, per qualche oscuro motivo,
produrre in Italia è diventato un ostacolo.

Qualcuno, a Roma , iniziarà a rispondere a questa domanda?

E se la motivazione fosse solo una idiosincrasia di Stellantis,
non sarebbe ora di pensare a una casa automobilista nazionale?
 

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