Il MAGA nasce come un movimento politico per riconquistare la libertà che gli Stati Uniti hanno perduto
e nel momento stesso in cui l’America ha deciso di separarsi da tale apparato,
è stata inevitabile la guerra tra Trump e il mondo sionista, che si è combattuta sin dal primo istante,
soprattutto servendosi dell’arte della dissimulazione.
Trump conosce la storia degli Stati Uniti e soprattutto conosce meglio di ogni altro gli ambienti ebraici.
A New York, non si costruiscono sfavillanti grattacieli senza avere a che fare con i signori del mercato immobiliare e della finanza,
che sono in larghissima parte di origini ebraiche.
Se c’è qualcuno che conosce la potenza di questi mondi, e quali ambienti orchestrarono l’omicidio di Kennedy,
inviso sin dal primo momento a Israele, quello è certamente Donald Trump.
Trump sa anche molto bene che l’intera stampa è fedele allo stato ebraico,
e allora era meglio dal suo punto di vista mascherare i suoi veri sentimenti verso Israele attraverso la collaudata dissimulazione,
che si manifesta attraverso tiepide dichiarazioni di stima verso Tel Aviv,
ma che nella pratica porta al divorzio della politica estera americana da quella israeliana,
fino a lasciare solo il governo Netanyahu nelle sue folli guerre alla disperata ricerca della Grande Israele.
Se è vero che Trump e Netanyahu raramente si sono attaccati in pubblico,
salvo quando il primo ministro israeliano ha riconosciuto Joe Biden come presidente nonostante la frode,
in privato gli scontri sono stati durissimi,
e l’ultimo della serie riguarda lo sconsiderato attacco di Israele al Qatar, alleato americano,
per il quale il presidente americano è a dir poco furioso.
Sembra impossibile non notare che il ritorno di Trump e il suo allontanamento da Israele
siano coincisi con una escalation terroristica senza precedenti negli Stati Uniti.
Appena Trump ha vinto le elezioni,
l’America è stata travolta da una violenta ondata della strategia della tensione
iniziata con gli attentati di New Orleans eseguiti da Shamsud-Din Bahar Jabbar, membro dell’ISIS, sostenuta da Israele,
e già militare della caserma di Fort Bragg, dove si praticano non pochi programmi di controllo mentale
per addestrare assassini da usare in missioni suicide.
Si è assistito ad un vero e proprio diluvio di sparatori solitari negli ultimi sei mesi,
che sembrano tutti essere stati vittime del famigerato programma MK Ultra,
e che si attivano per colpire, guarda caso, prevalentemente i cristiani.
Si parla tanto negli organi di stampa della cosiddetta “emergenza antisemita”,
eppure non una sinagoga viene colpita da un attentato, come ha ricordato lo stesso Trump.
A finire nel mirino sono stati i cattolici della scuola cattolica dell’Annunciazione di Minneapolis,
i fedeli della chiesa di Wayne, uccisi subito dopo la fine della guerra di Israele contro l’Iran,
oppure i 40 cristiani del Congo, massacrati brutalmente dalla solita ISIS,
che si muove sempre e solo contro i fedeli cristiani, e mai contro gli israeliani, nemmeno sfiorati con un dito da tali tagliagole.