Di giorno in giorno, l’Italia appare in preda a un clima di crescente intimidazione.
Una tensione che, in larga parte, si rivolge direttamente o indirettamente contro il Governo in carica,
con effetti potenzialmente lesivi per l’ordine pubblico e la convivenza civile.
La memoria riporta al non lontano passato in cui si sono verificati la contestazione studentesca del 1968
e l’autunno caldo sindacale del 1969, entrambi seguiti dagli esecrabili anni di piombo
che si sono protratti dal 1970 fino agli Anni Ottanta inoltrati
e dal tentativo di rilancio tra le fine del Secondo Millennio e l’inizio del Terzo.
Come notato da ponderati osservatori vicini sia alla maggioranza governativa sia all’opposizione,
la situazione politica-economica-sociale di oggi è diversa da quella di allora.
Permane, tuttavia, il fatto che nel contesto della conflittualità non convenzionale
– la quale esula tanto dalla contesa democratica, civile e ordinata quanto dal classico campo di battaglia –
l’agitazione sovversiva è spesso propedeutica al terrorismo,
che può manifestarsi come un occasionale strumento nel corso della stessa agitazione sovversiva
o, in modo pervasivo, quale stadio successivo.
Per via di numerosi indicatori il clima di intimidazione di oggi
è palesemente assimilabile all’agitazione sovversiva
e rispecchia un modus operandi comprensivo di violenza verbale e materiale.