Riportiamo immediatamente alcune delle argomentazioni presenti nell’
abstract iniziale perché riassumono bene quanto esposto nel documento.
Sicurezza nazionale e privacy
“Una nazione prudente dovrebbe stare alla larga da uno strumento
che permette a terroristi o avversari di
spegnerci da remoto le luci”
(perché ogni
device intelligente è attaccabile, argomento generale su cui ci riproponiamo di tornare).
“Lo
Smart Meter permette di
monitorare il consumo elettrico ad intervalli di 30 minuti,
informazione che può essere utilizzata dal fornitore di energia o dai governi”.
Questo secondo aspetto è particolarmente interessante, in quanto permette allo Stato “etico” (che ci vuole virtuosi)
di controllare se utilizziamo la lavatrice nelle ore prescritte (ed eventualmente imporcelo).
Diritti fondamentali
Ma riportiamo alla lettera le affermazioni del ricercatore:
“La raccolta di questi dati ha portato una Corte dei Paesi Bassi a sentenziare che
il loro utilizzo
potrebbe essere contrario alla Convenzione europea sui Diritti Umani”
(C Cuipers, BJ Koops,
“Het wetsvoorstel ‘slimme meters’: een privacytoets op basis van art. 8 EVRM”, Universiteit van Tilburg 2008).
Ma c’è altro:
“esiste la possibilità tecnica che i governi
decidano tagli di fornitura mirati come misura coercitiva
che imponga i risparmi di corrente desiderati,
o anche perseguire obiettivi politici mirati, quali punire i dissidenti”.
La profilazione degli utenti
La quantità di dati raccolta o che si può raccogliere tramite questi dispositivi è impressionante.
Il professor Anderson fa l’esempio di una
utility Usa, la
Austin Energy (Texas).
Con una base installata (ai tempi) di 500.000 contatori intelligenti e un
sampling rate di 4 letture/ora (una ogni 15 minuti)
la società raccoglieva dati per circa 200 Terabyte/anno, pari a poco meno di 4 GByte per ogni famiglia.
O se preferite 11 Megabyte a nucleo familiare al giorno.
Decisamente una radiografia accurata dei nostri comportamenti.
Con alcuni semplici modelli computerizzati è possibile infatti ricavare un
profilo completo delle famiglie utenti:
a che ora vengono consumati i pasti,
quando viene guardata la televisione
(e quali programmi, nel caso delle le nuove
“smart tv”),
quando ci sono persone in casa e quando no,
l’ora della sveglia…
E naturalmente anche
eventuali comportamenti non virtuosi,
quali azionare la lavatrice alle 19 di sera
(o magari andare a letto troppo tardi, indugiando inopportunamente sulla
Playstation, o su altro…).
Quote emissioni familiari
Lasciando al lettore il piacere di leggere l’intero
white paper del professore
(
disponibile in pdf;
qui un ulteriore studio),
terminiamo segnalando una interessante proposta emersa già nel 2006:
“Alcuni governi, pressati dal desiderio di tagliare le emissioni CO2
hanno proposto l’idea di fornire a ciascun nucleo familiare una carta di credito specifica
da usare ogni qualvolta si faccia il pieno, si paghi una bolletta elettrica o si prenoti un volo aereo”,
in modo da controllare le emissioni nel quadro di un piano di razionamento nazionale.
Idee pericolose
Quindi, vero, tramite questi contatori potranno
imporci di limitare i consumi.
Ma forse non è il male peggiore ed in realtà non serve nemmeno tanta tecnologia.
In Francia pare deciso di operare abbassando la tensione da 220 a 203
volt:
una misura democratica che funziona anche per chi ancora ha il contatore nero con la
rotellona stile disco volante.
Ci rendiamo conto che questo articolo potrebbe indurre idee pericolose a qualche politico ignaro di questi studi
(o che avesse – non sia mai – poca domestichezza con l’inglese).
Ma d’altra parte speriamo contribuisca a far ben comprendere quali strumenti di controllo
potrebbero essere messi in campo nei prossimi anni:
una cosa da tenere presente, quando ci recheremo domenica alle urne.