Solo politica

  • Creatore Discussione Creatore Discussione Stic@zzi
  • Data di Inizio Data di Inizio
Sulle partecipazioni detenute da Armani in EssilorLuxottica, pari a circa il 2%,
si prevede che il 40% vadano a Dell'Orco e per il 60% ai familiari.

Lo stilista ha poi conferito
100mila azioni a Michele Morselli,
7.500 azioni ciascuno a Daniele Balestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli.
 
Non vorrei essere nei panni dell'altra sorella che non avrà lo yacht........


Cosa c'è scritto nel testamento sullo yacht Main

Lo yacht è di proprietà de L'Immobiliare srl, come le case dello stilista,
la cui maggioranza appartiene ora come da testamento alla sorella Rosanna
e ai due nipoti del defunto, Silvana Armani e Andrea Camerana.

Giorgio Armani, però, ha disposto
che l'imbarcazione venga noleggiata per quattro settimane all'anno da Leo Dell'Orco
e per due settimane all'anno dall'amico Michele Morselli.

Il contratto prevede una spesa di 1,5 milioni fino al 5 febbraio 2045 per posto barca + 2 auto + box: circa 6 mila euro al mese.

La barca, che in bilancio risulta al costo di 50 milioni, è stata svalutata di 14.
 
....e neppure le case.......

Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare,
la società L’Immobiliare Srl – che possiede dimore a Saint Tropez, Antigua, Broni e Pantelleria –
è stata divisa tra la sorella Rosanna e i nipoti Silvana e Andrea, con Dell’Orco che ne detiene l’usufrutto.

A lui è andato anche l’usufrutto a vita del celebre palazzo di via Borgonuovo, a Milano,
residenza storica dello stilista, con la precisa indicazione che arredi e opere restino al loro posto,
a eccezione di un Matisse e di una fotografia di Rayman.

Ma il testamento entra nel dettaglio anche sulla gestione delle proprietà e dei beni personali.

Roberta Armani e il compagno Paolo Berizzi potranno usufruire, su richiesta,
delle residenze di New York, Parigi, Broni e di una casa scelta tra Saint Tropez, Antigua o Pantelleria.

Il documento disciplina, inoltre, la suddivisione di oggetti e arredi, dai mobili ai soprammobili.
 
....e per finire. Questa gliela ha intestata subito all'acquisto.

La villa a Forte dei Marmi, la "capanna sul mare" arredata con gusto sobrio negli anni Ottanta,
non apparteneva allo stilista ma a Dell’Orco, di cui Armani era solo usufruttuario.

Con la sua morte, il diritto d’uso si estingue e la proprietà resta al compagno.
 
Sempre peggio ......

Il cimitero di Castello si prepara ad accogliere una nuova area:
uno spazio dedicato alle sepolture secondo il rito islamico.

Il Comune ha dato il via libera definitivo al progetto con la delibera di giunta dello scorso 4 settembre,
aprendo così la strada a un'iniziativa che risponde alle esigenze della comunità musulmana locale.

L'idea nasce dalla necessità di garantire sepolture che rispettino i precetti della religione islamica,
attualmente incompatibili con le modalità standard di inumazione praticate nei cimiteri cittadini.

Il progetto prevede la creazione di un'area ben delimitata all'interno del cimitero di Castello,
progettata per rispettare le tradizioni islamiche nei limiti imposti dalla normativa italiana:
  • Sepolture individuali: ogni defunto avrà un posto dedicato in campo comune
  • Orientamento verso La Mecca: tutte le sepolture saranno posizionate secondo la direzione della città santa
  • Profondità adeguata: le fosse saranno scavate ad almeno due metri di profondità quando possibile
  • Ossario comune: sarà realizzato uno spazio per i resti dopo la scadenza del periodo di sepoltura
  • Rispetto delle usanze: sarà consentito gettare simbolicamente terra sulla bara e inserire citazioni religiose sulle lapidi
Il protocollo operativo approvato dal Comune specifica che, pur rispettando le tradizioni islamiche,
sarà necessario attenersi alle norme sanitarie vigenti.
Non sarà quindi possibile l'inumazione diretta nel terreno senza bara, come previsto originariamente dalla tradizione religiosa.


Nulla in contrario, ma contrario al fatto che all'interno dell'area cimiteriale CRISTIANA
venga inserita un'area MUSSULMANA.
Comprino un terreno e se lo facciano lì, il "loro"cimitero.
 
Accade spesso che al Palio di Siena vinca la contrada che era data per perdente, anzi, per sicura perdente.
È il bello del Palio.

E nella corsa tra Rocca Salimbeni - sede storica della banca più antica del mondo -
e i salotti buoni della finanza milanese, ha trionfato il fantino su cui nessuno avrebbe scommesso un euro:

una banca quasi fallita,
un marchio su cui nessuno voleva più puntare
e che era stata offerta senza successo ai compratori di mezza Europa.

Il Monte dei Paschi è risorta dalle sue ceneri
fino al punto da mettere le mani sui mammasantissima della finanza italiana,
Mediobanca e con buona probabilità, in primavera, anche Generali.

Facendo un altro paragone - prendendolo stavolta dal calcio - è come se il Sassuolo si fosse comprato la Juventus.

Questo è però l’esito della battaglia che si è combattuta da sette mesi a questa parte,
quando a inizio anno Luigi Lovaglio, l’amministratore delegato di Montepaschi,
un banchiere settantenne con un lungo passato (44 anni) in Unicredit e poi al Credito Valtellinese,
annunciava l’intenzione di Siena di lanciare un’Opas (l'offerta di acquisto, ndr) su Mediobanca.

 

In molti pensarono a uno scherzo.

La banca che nel 2016 fu la peggiore d’Europa per solidità patrimoniale,

che “osava” dare l’assalto ai primi della classe,

o che si sentivano ancora i primi della classe,

quel mondo abituato a “pesare le azioni e non a contarle”,

come diceva il suo fondatore Enrico Cuccia,

quel mondo in cui le relazioni tra i maggiorenti

– le grandi famiglie del capitalismo buono italiano,

quelle che si spartivano proprietà di giornali, squadre di calcio e parentele -

contavano molto di più degli azionisti e del valore delle loro azioni.

 
L’operazione Mediobanca dà soprattutto il segno che sono finite le vecchie logiche,
quelle in cui a far da padrone nelle grandi banche d’affari e nella superfinanza non erano i “padroni”
(si perdoni il gioco di parole) ossia gli azionisti, anche i principali, quelli che avevano investito molto denaro,
ma un board di top manager che una volta nominati facevano il bello e il cattivo tempo.

Al massimo gli azionisti assistevano dalla prima fila alle scelte che comunque decidevano altri con i loro soldi.

Una situazione che poteva funzionare fin quando il grande capitalismo italiano era in mano a pochi, tutto in Italia,
ma che nell’epoca delle multinazionali ad azionariato e proprietà diffusa non poteva reggere.

Forse non è un caso che la notizia della conquista di Mediobanca da parte di Mps
arrivi nel giorno in cui si è venuti a sapere che John Elkann, nipote dell’avvocato Agnelli,
andrà dieci mesi ai servizi sociali a svolgere lavori di pubblica utilità in un istituto di beneficenza.
 
Ahahahahahah

La giornalista de La Stampa Francesca Del Vecchio
era stata inizialmente invitata a seguire la missione:
un’occasione per raccontare dall’interno il percorso della Flotilla, con una rubrica quotidiana.
Arrivata a Catania, dove si teneva la fase di addestramento,
la cronista ha documentato l’atmosfera e le regole imposte:
consegna dei telefoni, controlli di sicurezza, divieto di scendere nei dettagli.

Ha rispettato le consegne, cercando di attenersi a ciò che era consentito.


Nonostante ciò, i rapporti con alcuni membri del direttivo si sono rapidamente incrinati.

Del Vecchio è stata accusata di aver diffuso “informazioni sensibili”
e, dopo una serie di confronti sempre più accesi,
rimossa dalle chat, privata del passaporto e infine accompagnata fuori dal porto.


La motivazione ufficiale: sarebbe una “giornalista pericolosa”.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto