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Secondo gli organizzatori,
la presenza della giornalista avrebbe potuto compromettere la sicurezza dell’intera missione, attirando attenzioni indesiderate.

Secondo Del Vecchio, invece,
la vera ragione del suo allontanamento è un’altra: il suo racconto non era “allineato” all’immagine che la Flotilla voleva dare di sé.


La stessa giornalista in queste ore ha commentato:

“Per me è una sconfitta, non solo personale. È sempre stonato quando un giornalista diventa parte della storia, anziché narratore di esperienze altrui. Ma credo che la vicenda meriti di essere conosciuta per quanto ci dice sul ruolo del giornalismo e dei suoi compiti, sulla percezione della professione. Anche da parte di chi si definisce libertario”.
 
Fatto sta che la vicenda mette in luce un paradosso.

Una missione che si presenta come simbolo di trasparenza, non violenza, legittimità morale,
e che vorrebbe luci e voci sull’iniziativa,
nel momento in cui incontra lo sguardo e il taccuino di un cronista, per di più una donna,
reagisce con diffidenza e chiusura.



Definire “pericolosa” una giornalista significa trasformare un testimone potenzialmente utile,
nell’opportunità di una cassa di risonanza non indifferente, in un nemico da espellere.


È una scelta che non solo indebolisce la credibilità della Flotilla,
ma rischia di oscurarne le stesse finalità umanitarie.
 
"Vengo da una comunità politica che spesso è tata accusata di diffondere odio,
guarda un po' dagli stessi che festeggiano e giustificano l'omicidio intenzionale di un ragazzo
che aveva la colpa di difendere con coraggio le sue idee.


Allora noi dobbiamo immaginare pene inferiori per chi spara a esponente di destra?

Credo che sia arrivato il momento di chiedere conto alla sinistra italiana di questo continuo giustificazionismo,
perchè il clima anche in Italia sta diventando insostenibile".
 
Poveretto. Ridotto sempre peggio.

Il 27 del mese esce su Dagospia un articolo che annuncia la futura disfatta del centrodestra nelle Marche,
segnale di allarme per la maggioranza.
Fdi, dice il sito di Roberto D'Agostino, registra "un calo di 6 punti rispetto alle europee"
e sull'Adriatico si potrebbe assistere alla "prima sconfitta dell'armata BrancaMeloni".
Acquaroli viene dato sotto di 2 punti rispetto al candidato del "campo largo" il dem Ricci,
con la "possibilità di un 4-1 per il centrosinistra".

Tutto si basa sul "primo sondaggio (riservato)", sbandierato da Dagospia senza indicazioni di fonti, metodo e dettagli vari.

Antonio Baldelli il 28 agosto scrive un esposto al Garante per le comunicazioni
denunciando il presunto sondaggio che non rispetta nessuna delle regole per dirsi tale
e sparge fango senza alcuna base.

La pec è indirizzata per conoscenza anche a Roberto D'Agostino
e, mentre l'Agcom comunica che sta accertando i fatti,
dall'altra parte si studia il modo per evitare sanzioni.

L'unico è la rimozione e Dagospia, che ha 48 ore per pubblicare fonti, dati e informazioni richieste,
neppure prova a difendere il suo "sondaggio", preferisce farlo scomparire dal sito.

Per FdI è la prova che dati falsi erano stati messi insieme per colpire e turbare la campagna elettorale marchigiana.

"Dagospia ammette che il sondaggio era falso, lo definiva "riservato", ma era inventato.
Quasi due settimane è rimasto visibile, quindi il danno l'ha fatto, eccome".

Alla fine Agcom, accertata la rimozione dell'articolo sul sito, archivia il caso, tutto è ormai chiaro.


Giusto ieri i giornali pubblicano quelli veri, di sondaggi.
Per Ipsos, sul Corriere della Sera, è favorito il centrodestra, Acquaroli è al 50,1% e Ricci al 44,8,
mentre FdI (25%) batte il Pd (21,6), Fi (7,3%) è sopra la Lega (5,9) e Avs (6,9) davanti a M5S (6,5).

Sulla stessa linea il Giornale con il sondaggio EMG Different, che vede tra i due contendenti un 52- 46%,
con un vantaggio di 6 punti di Acquaroli e FdI primo partito.
 

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