La contraddizione è crudele:
Se un cittadino dimentica di pagare due bollette, riceve solleciti, sanzioni e persino pignoramenti.
Se un centro sociale non paga la Tari per quattordici anni consecutivi,
accumulando oltre 800mila euro di arretrati, viene trattato con pazienza infinita,
come se l’occupazione potesse trasformarsi in un contratto implicito.
Ma questo schema non riguarda solo il Leoncavallo.
È un vizio sistemico che si ritrova ovunque in Italia.
Si pensi alle occupazioni abusive di alloggi popolari:
anziché ristabilire la legalità restituendo le case agli aventi diritto,
si finisce spesso per chiedere agli occupanti un canone ridotto,
di fatto premiando chi si è introdotto senza titolo.
Stesso copione per i mercati abusivi:
i comuni preferiscono regolarizzare con tariffe minime, fingendo di “incassare qualcosa”
in luogo di difendere i commercianti onesti che pagano regole, permessi e imposte.
Lo stesso vale per gli abusi edilizi:
costruire senza permesso non significa più rischiare la demolizione,
bensì attendere l’ennesimo condono, pagando un obolo per trasformare l’irregolare in regolare.
È la stessa mentalità vista al Leoncavallo: lo Stato non elimina l’abuso.