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Com'è quel proverbio del pensar male? Stranamente gli usa trovano sempre da rognare dove c'è petrolio


The Wall Street Journal recently published an article titled “U.S. Eyes Striking Venezuelan Military Targets Used for Drug Trafficking.” Here’s a summary:

The Trump administration has identified Venezuelan military sites allegedly tied to drug trafficking as potential airstrike targets. The USS Gerald R. Ford carrier group has been sent to the Caribbean, signaling a possible escalation. If approved, strikes would aim to pressure President Nicolás Maduro to step down and cripple the nexus between his regime and drug gangs. Trump has vowed to curb narcotics entering the U.S., deploying heavy military power to the region. Secretary of State Marco Rubio called Venezuela a “narco-state” and “the al Qaeda of the Western Hemisphere.” Analysts warn strikes could either fracture Maduro’s military support or strengthen nationalist resistance. Venezuela’s Russian-supplied air defenses, including S-300 systems and Igla-S missiles, pose potential risks to U.S. operations.


Now consider this:

U.S. proven oil reserves are 47 billion barrels or approximately 140 barrels per capita.

By contrast, Venezuelan proven oil reserves are 303 billion barrels (the largest in the world) or approximately 10,800 barrels per capita.

Still think this is about narcotics or “narco-trafficking”? We didn’t think so.

For reference, the proven oil reserves of Europe—excluding Ukraine and Russia—total no more than 15 billion barrels, or roughly 23 barrels per capita at best. By contrast, Russia’s proven oil reserves are at least 80 billion barrels, or roughly 550 barrels per capita. Finally, Iran’s proven oil reserves per capita are 2,250 barrels. These figures also speak for themselves, don’t they?

And we haven’t even begun talking about natural gas yet.

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Si può essere di idee politiche diverse, ma i casi che vediamo tutti i giorni sui media dovrebbero essere illuminanti sullo stato della magistratura italiana. Una élite di intoccabili, una casta, al di sopra di chiunque e qualunque regola. Possono fare e disfare a piacimento di questo o quel giudice. Chiunque abbia avuto a che fare, in un modo o un'altro con la magistratura, non può che concordare che la ns magistratura fa sch.... È ora di cambiare

 
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La tregua e le terre rare
 
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"Il referendum normalmente significa affidare l'ultima parola al popolo,
quindi quando si esprime, si prende atto di quello che ha deciso il popolo.
Il problema è far capire bene di cosa si sta parlando.
Io non penso che questa riforma contenga nulla di negativo".

"In Paesi democratici, penso alla Spagna, penso alla Francia, penso alla Germania,
il sistema giudiziario è completamente diverso, perché ad esempio i pubblici ministeri in questi tre Paesi sono sotto l'esecutivo.
In Italia questo non avviene, rimarranno liberi di esercitare senza alcuna influenza dall'esecutivo,
l'unica cosa che si fa è togliere alle correnti il Consiglio Superiore della Magistratura,
ma non mi pare che sia un elemento che può in qualche modo influenzare il rapporto tra la magistratura e il suo lavoro
e non penso che dividere in due la magistratura giudicante da quella inquirente sia un problema".

"E' un tema più politico che reale, nessuno tocca la giustizia,
anzi secondo me cerca di ricostruire le condizioni perché la giustizia diventi giustizia con la G maiuscola,
cioè capace di garantire tutti"
 
Con l’adesione alla UE e all’euro,
a noi cittadini è stata preclusa qualunque possibilità di incidere sulle dinamiche economiche e politiche
perchè per questi despoti della UE i popoli non contano nulla.


Colpire le economie, con una moneta unica, in un generale quadro di “decrescita felice”,
ha messo in ginocchio la Vecchia Europa.

Non serve essere economisti per capire che questa UE è una mostruosa creatura artificiale
scaturita dai deliri di onnipotenza di bankster che da sempre ci stringono al collo il cappio dell’usura
e ci sotterrano sotto debiti e valanghe di tasse, comprese le nuove generazioni.



E’ in questa UE che si annida il vero nemico,
in questa cloaca di UE non c’é salvezza.
 
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Chi sono, davvero, “i giuristi”?

Dire “casta dei giuristi” è utile a provocare attenzione,
ma per capire la natura del problema bisogna distinguere.

Non sono tutti giudici, né tutti pubblici ministeri.

Non sono tutti professori di diritto costituzionale o consiglieri di Stato.

E nemmeno tutti funzionari ministeriali che scrivono decreti in ombra.

Il mondo dei giuristi è ampio, interclassista, articolato: include

chi interpreta,

chi scrive,

chi applica e

chi suggerisce la norma.


Eppure, in momenti storici particolari,
queste figure diverse tendono a convergere in una stessa postura:

quella del tecnico che,

nella confusione della politica,

alza la voce per dire

cosa è legittimo,

cosa è sbagliato,

cosa “non si può fare”.
 
Quando questa tecnica pretende di valere anche come fondamento del comando,
quando il sapere si fa sovrapporre alla decisione politica, allora abbiamo un problema.

Il giurista tecnico, che dovrebbe stare al fianco del decisore per chiarire limiti e strumenti,
si trasforma in giurista-governatore:

qualcuno che non amministra, ma giudica chi amministra.
E se necessario, lo squalifica, lo blocca, lo neutralizza.


Succede così che il giurista, da servitore del diritto,
diventi garante di una propria visione del mondo, spesso mascherata da neutralità.

In nome della legalità, interpreta.

In nome dell’uguaglianza, suggerisce.

In nome della dignità, impone.


Eppure, quello che accade dietro le quinte è che il giudizio tecnico si innesta in una scelta valoriale.
Non si tratta più di dire “questo è vietato dalla legge”,

ma

“questo non è coerente con la lettura evolutiva della Costituzione”,

oppure

“questa norma non risponde ai parametri internazionali dei diritti umani”,

oppure ancora

“questa politica è priva di razionalità, quindi illegittima”.


Siamo passati dalla legalità
alla giurisprudenza creativa,
e dalla giurisprudenza creativa
a una forma di potere diffuso senza investitura.
 

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