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Chissà quando le uscirà tutta l'aria che ha in corpo .....ahahahahahah

Francesca Albanese lascia lo studio di In Onda mentre parla Giubilei:​

"Cito Liliana Segre e si alza, scena vergognosa".​

 
Quindi, anche per questi "scappati di casa", paghiamo sempre NOI ?
Tajani, fai pagare il costo ai tuoi amici berlusca.

"Partiranno con un volo charter per Atene - spiega il ministro degli Esteri Tajani -.
Saranno assistiti dalla nostra ambasciata sia alla partenza e poi in Grecia nel trasferimento verso l'Italia".
 
"Leggo che in questi giorni è stata imbrattata a Roma la statua di Papa Wojtyla.

I vandali che hanno compiuto il gesto hanno scritto con la bomboletta "fascista" sulla statua del Papa polacco.

Il gesto, di per sé inqualificabile e indegno di attenzione (praetor non curat de minimis),
è rivelativo di quella funesta tendenza che va sotto il nome di cancel culture:
espressione la cui traduzione consigliata non è cultura della cancellazione, bensì cancellazione della cultura.

Imperterriti archeologi della rimostranza, gli araldi della cancel culture vogliono correggere se non abolire il passato,
riscrivendolo alla luce del presente e delle sue sensibilità.

Abbattono le statue di Cristoforo Colombo, riscrivono i testi di Kant e, dulcis in fundo,
imbrattano volgarmente le statue dei personaggi storici.

L'obiettivo di fondo, come ricordavo, consiste nella cancellazione del passato,
rimpiazzato dall'eterno presente e dalla sua visione generale:
come ricordava Michael Ende nel suo capolavoro, "La storia infinita", chi non ha più un passato, non ha neppure un avvenire.

E questo sembra essere il destino dell'odierna società tecnonichilista,
condannata a vivere in un eterno presente sconnesso dal passato della tradizione
e dal futuro del progetto, simile a una "stasi frenetica" (Hartmut Rosa) in cui tutto corre veloce rimanendo sempre fermo.

Anziché apprendere la lezione del passato, gli araldi della cancel culture pretendono di dare una lezione al passato,
sul fondamento fondamentalista dell’imperialismo presentista.

Per non parlare, poi, dell'etichetta di "fascista", ormai utilizzata disinvoltamente per denigrare e ostracizzare tutto e tutti,
in maniera del tutto destoricizzata e decontestualizzata
:

a tal punto per cui oggi fascista non significa più sostenitore del regime mussoliniano,

ma sic et simpliciter difforme rispetto all'ordine mentale
di completamento dell'ordine mondiale funzionale al dominio del sinedrio liberal-finanziario."
 
Cosa si combina pur di riuscire a stare a galla. Ahahahahahahah

Non è una barzelletta, giuro.
Saverio Tommasi, paladino del web e cocco etico di Fanpage, è tornato.

Dopo aver veleggiato con lo spirito in crociera e poi naufragato, dice lui, nel mare agitato della Terra Santa.

Una vacanza da frate benedettino col portafoglio degli altri: tutto spesato, tutto raccontato, tutto indignato.


Secondo il nostro eroe barbuto, là non lo hanno accolto come un profeta ma come un peluche da prendere a schiaffi.

Roba da scriverci sopra una Bibbia 2.0.

Dice di essere stato colpito “alla schiena e alla testa”, ma più che Gerusalemme pareva una rissa in parrocchia.

Nessun segno, zero referti. E allora? Mazzate mistiche o manate da caserma?


La perla arriva col soprannome che gli avrebbero affibbiato.

Lui non lo capisce, ( e ci mancherebbe altro) non lo sa pronunciare, ma ne deduce l’insulto.

“Imbecille” o “stupido”, a scelta.
Forse era solo un “ciao” in dialetto locale,
ma Saverio ha la verità tatuata sulla pelle: non servono traduzioni quando ti senti il messia del web.


Eppure eccolo, più fresco di un mojito a Tel Aviv. Nessuna cicatrice, solo parole. Tante. Dettagliate.
Profonde come un tweet alle 3 di notte.

Il mondo deve sapere che è stato trattato “come una scimmia”.

Ma che vuol dire, esattamente?
Banane negate? Gabbia senza vista?


Il vero mistero non è il livido mancante.

È il dramma costruito con la stessa cura
con cui si monta
una story su Instagram.

Amen.
 
Ahahahahahahah
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La Giovanna d’Arco del clima s’è imbarcata su una flottiglia carica di attivismo, retorica e qualche slogan stampato male,
ed è finita dritta nelle mani della macchina israeliana.

Dice che si rifiuta di farsi espellere in fretta.

Vuole il processo.

Vuole la scena.


Greta non è sprovveduta.
Sa che il vero potere è nello sguardo della telecamera.

Rifiuta la scorciatoia, si butta nel melodramma giudiziario,
fa il pieno di visibilità mentre il conflitto miete vittime vere.

D’altronde, lo show deve continuare.


La flottiglia era piena di idealisti e di personaggi ambigui, alcuni accusati di simpatie pro-Hamas.

E Greta ci si butta dentro a testa alta, o forse a occhi chiusi.

Chi scegli come compagni dice più di mille discorsi.


Domani si va in aula.

Show garantito.

Ma la verità?

Quella, come sempre, resta ostaggio di chi grida più forte.
 
Nel bombardamento a tappeto di resoconti sulla questione di Gaza
– scioperi, agitazioni, sfilate, inziative, blocchi, controblocchi –
è passata praticamente sepolta una vicenda sintomatica del tempo e brutto tempo che ci stritola.

È quella della ragazzina appena maggiorenne di origini del Bangladesh residente a Rimini
con la famiglia che la tortura, la droga, la rispedisce nel Paese d'origine per farle sposare un connazionale assai più anziano,
secondo regola islamica.


La adolescente si è salvata fingendo di accettare le condizioni parentali
per poi essere presa in consegna dalla polizia una volta tornata in Italia.

È stata tolta ai genitori aguzzini e portata in una località segreta,
costretta a vivere come una collaboratrice di giustizia,
perché a quanto pare il rischio di una nuova Saman è fondato.

Con il che non si capisce la ragione dell'omertà informativa.
 

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