SOLO UNA MENTE EDUCATA PUO' CAPIRE UN PENSIERO DIVERSO DAL SUO SENZA LA NECESSITA' DI ACCETTARLO

Crédit Agricole detiene l’82,3% del capitale sociale di FriulAdria.

Questo, però, non bastava al gruppo di Montrouge.

Così pochi giorni fa i francesi hanno lanciato un’offerta pubblica di acquisto volontaria sul restante 17,2% dell’istituto.

Intanto, l’obiettivo di Cai è quello revocare la quotazione su Hi-Mtf (in pratica togliere il titolo dalla Borsa)
e integrare l’istituto entro la fine del 2022.

Per “completare l’integrazione” i francesi sono disposti a pagare parecchio.

“Il prezzo offerto è di 40 euro per azione, di cui 35 subito e gli altri 5 dopo tre anni,
a condizione che l’aderente all’offerta mantenga determinati requisiti”.

Così si legge nel comunicato stampa ufficiale.


Facendo due conti, questa operazione costerà al gruppo guidato ai cugini d’oltralpe fino a 166 milioni di euro.

Il gruppo prevede di “portare a compimento l’offerta” entro il terzo trimestre di quest’anno.

La strada, inutile dirlo, è in discesa.

Giampiero Maioli (l’ad di Cai) ha giocato bene le sue carte.

Così, dopo Creval, un’altra banca italiana farà parte del circuito di Crédit Agricole.


L’istituto nasce nel 1911 con la denominazione sociale di Banca Cooperativa Popolare di Pordenone.

All’inizio il cda (se così si può chiamare) era composto dai membri del consiglio comunale.

Le cose rimasero così per decenni anche se c’era una gran voglia di espandersi.

Nel 1999, tutto cambia.

FriulAdria entra a far parte del gruppo Intesa.

Nel 2007 quest’ultima, in seguito alla fusione con Sanpaolo Imi,
dovette cedere ai francesi sia la banca friulana che Cariparma per evitare di finire nelle maglie dell’Antitrust.


Arriviamo così ai giorni nostri, l’istituto ha retto bene l’impatto della pandemia e ha chiuso il 2020 con un utile netto di 51,3 milioni.

Queste almeno sono le cifre fornite da Milano Finanza che sottolinea tutti i vantaggi dell’aggregazione con i francesi.

Quindi nessuno dovrebbe lamentarsi se il gruppo d’oltralpe completa l’acquisizione.


Non possiamo, certo, trascurare le rassicurazioni del presidente di Crédit Agricole Italia Ariberto Fassati.

A detta di quest’ultimo “l’operazione rappresenta non solo un’opportunità per tutti i soci di valorizzare le azioni di cui sono in possesso,
ma anche un contributo rilevante alla crescita sostenibile del gruppo stesso, creando valore aggiunto per imprese, famiglie e stakeholder”.


Bisogna fidarci?


Certo, come quando chiediamo all’oste se il vino è buono
.


La questione fondamentale è che (e non solo su FriulAdria)
Crédit Agricole ha saputo sfruttare a suo vantaggio le fragilità del nostro sistema creditizio.

Questo non è avvenuto solo nel 2007.

Dieci anni dopo, i francesi estendono la loro presenza in Italia rilevando, per 130 milioni di euro,
il 95% del capitale di Cassa di Risparmio di Rimini, Cassa di Risparmio di Cesena e Cassa di Risparmio di San Miniato.

E poi c’è opa sul Credito valtellinese a cui avevamo già accennato.


D’altra parte il colosso francese nasce e si sviluppa come da una rete di Casse locali e regionali.

Questa strategia si è rivelata vincente non solo in Francia (è la terza banca per capitalizzazioni) ma anche in Italia.


Anzi solo da noi.


Il gruppo di Montrouge farebbe fatica a farsi strada in Germania. Solo questo dovrebbe farci riflettere.
 
Povera selvaggia, povera di tutto.



"Ho imparato da piccola che la stupidità va ignorata, altrimenti fa male.

Ma a volte, anche se provi ad ignorarla fa male lo stesso",

"Per la prima volta in vita mia, sento il bisogno di rispondere: rispondo alla Signora Lucarelli.

Giornalista meschina, violenta, inacidita da una vita che evidentemente non va come avrebbe sperato, giornalista vuota e arrabbiata".


"Le rispondo per rispetto dell’ingiusta guerra che devono combattere due meravigliosi genitori,
rispondo per rispetto di Michele, rispondo anche nel rispetto dei miei sentimenti e della persona che sono.
Un ragazzo di 28 anni non c’è più, un amico, un figlio, un compagno di viaggio meraviglioso
e lei è così meschina da aspettare con la bava alla bocca la prima occasione per dire qualcosa,
riducendo questa assenza incolmabile in due righe di acidità?

Ma è possibile che nessuno le abbia mai detto che qualche volta è meglio stare zitti? Sono allibita e arrabbiata".


"Non starò a giustificarmi con lei per qualcosa che sto - stiamo - vivendo,
perché lei non si merita un secondo in più della mia giornata. Ma la invito a vergognarsi.

Si vergogni perché andare in giro a giudicare in modo meschino e triste come è solita fare,
DEVE avere un limite, e toccare con questa superficialità, con questo livore e con questa ignoranza
una giornata come quella di ieri, lo supera di parecchio".


"Si vergogni e chieda scusa a chi la legge e ai giornalisti perbene per essersi permessa di parlare di un momento così difficile
solo perché non è in grado di sospettare che le persone si vogliano bene e si supportino a vicenda".
 
Le primarie a Roma sono state divertentissime e dimostrano come i numeri siano opinioni
e che, come diceva lo zio Giuseppe Baffone l’importante non è contare i voti, ma quelli che contano i voti.


Andiamo per ordine:

Letta proclama la vittoria perché hanno votato poco meno di 48 mila iscritti,
di cui poco meno di 3000 comodamente da casa, online, e , curiosamente, con risultati completamente diversi da quelli nei seggi :



fb-roma.png



I dati complessivi invece sarebbero i seguenti, come riportati da Youtrend che riprende.. i dati RAI,.
che avrà pubblicato un comunicato stampa del PD:


Primarie a #Roma, risultati definitivi (fonte: @RaiNews)#
Gualtieri 28.561 voti, 60,6%#Caudo 7.388 voti, 15,7%#Ciani 3.372 voti, 7,2%#Battaglia 2.987 voti, 6,3%#Fassina 2.625 voti, 5,6%#Zevi 1.663 voti, 3,5%#Grancio 497 voti, 1,1%
Voti validi 47.093
Votanti 48.624
— YouTrend (@you_trend) June 21, 2021




Come fa notare Dagospia pare che questo miracolo di moltiplicazione dei pani e dei pesci sia avvenuto ieri presso il PD:

nel 2016 “allora i votanti furono 47.317, poi ulteriormente ridotti a 44.501 dopo un riconteggio delle schede bianche.
E ieri sera nel giro di mezzora a Roma si è passati da 37 mila votanti a 40 mila, sino ai 45 mila finali.”


Un miracolo che ha permesso a Letta di chiamare alla riscossa , perché non si è assistito ad un calo rispetto alla tornata precedente.



Questo è vero, infatti Youtrend ci dice :


L'affluenza alle #primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco a #Roma è più che dimezzata rispetto al 2013 (quando vinse Marino) ma leggermente superiore a quella del 2016 (quando vinse Giachetti) pic.twitter.com/VIkH8ZLvF3
— YouTrend (@you_trend) June 21, 2021







Quindi il PD si è stabilizzato al livello del 2016 (compresi 3 mila voti comodi comodi online),
cioè si è stabilizzato sull’anno in cui usciva dallo scandalo di Buzzi e “Mafia capitale” per dire,
e che si trasformò in una clamorosa batosta per il PD, che si fermò ad un risultato del 24%,
con un candidato ben più conosciuto ed amato rispetto a Gualtieri e contro la “Corazzata”,
in quel momento, pentastellata.

Ora, con gli elettori dei M5s in una sorta di “Liberi tutti”, una vittoria è rischiare di ripetere una batosta simile al 2016.

Contento Letta, contenti tutti!



Sempre che i voti siano stati veramente 48 mila, perché per il candidato di Richetti, arrivato secondo,
ma vicinissimo nel voto online, i voti sono stati solo 37 mila.

Però Gualtieri ha vinto e non poteva essere diversamente con il PD che, ufficialmente, aveva sostenuto il candidato,
tanto da diffondere santini delle schede pre segnate...


Alla faccia della democrazia interna.
 
Il Green Deal alla prova del voto svizzero viene messo in soffitta, anzi mandato a quel paese.


Nell’unico paese in cui i cittadini sono chiamati ad esprimersi direttamente sulle politiche energetiche e le cosiddette politiche climatiche,


questi mandano al diavolo i partiti e bocciano una legge già scritta dal parlamento.


Concretamente, gli elettori hanno respinto tutte e tre le parti di una legge con votazioni separate:

sulla CO2,

sui pesticidi

e sull’acqua potabile.


Il voto ha respinto la misura con una maggioranza non ampia, ma sufficiente, 48% a 52%, e, per un certo verso,
è stato il riproporsi del voto della città, o meglio delle ZTL progressiste, contro il voto della campagna.

Non si può però parlare di un voto dei vecchi contro i giovani, anzi è l’esatto opposto:

il 60% 70% degli elettori fra i 18 ed i 34 anni ha votato contro tutte e tre le parti della legge ecologica.


Questo voto è molto indicativo.

Nelle ultime elezioni politiche i verdi avevano avuto un risultato lusinghiero per un partito quasi nuovo,
con oltre il 13%, ma un conto è votare i Verdi perché sono di moda o parlano in generale di ambiente,
una cosa diversa è accettare i sacrifici economici che le loro politiche vengono a comportare.


Quando si è trattato di votare una tassa sui combustibili fossili e sui biglietti aerei
gli elettori hanno mandato il cambiamento climatico a quel paese.


Inoltre il voto è stato ben lucido e mirato e non alla carlona contro il governo:

due iniziative, la prima per dare maggiori poteri al governo federale per combattere la crisi economica post Covid,

ed il secondo per maggiori poteri alla polizia contro il terrorismo, hanno avuto l’approvazione di una larga maggioranza dei votanti.



Tra l’altro la Svizzera comporta solo lo 0,1% delle emissioni di CO2 mondiali,

mentre è arcinoto che qualsiasi accordo senza India, Cina ed i paesi del Sud Est asiatico

sia solo una perdita di tempo e di denaro.


Il voto è importante perché è l’unica volta in cui un paese europeo ha liberamente votato su questi temi,

portati in palmo di mano dai governanti, soprattutto se non devono rispondere direttamente al corpo elettorale.



Potrebbe anche essere indicativo di un certo atteggiamento nelle prossime elezioni tedesche.


Il verde piace finché è retorica, ma nessuno gradisce che gli mettano le mani nel portafoglio.
 
Taiwan Semiconductor, TMSC, è in questo momento la regina mondiale dei semiconduttori
e, attraverso questo straordinario business, letteralmente comanda diversi settori industriali,
dall’elettronica di consumo al settore auto, ora in crisi proprio per la carenza di microchip.

La carenza mondiale di questi prodotti ha reso questa singola società,
su un’isola abitata da poco più di 23 milioni di abitanti di abitanti, di un’importanza strategica a livello mondiale.

Ora TSMC ha fatto notizia per il suo aver deciso di espandere la produzione negli Stati Uniti,
riuscendo a differenziarsi in un’area strategicamente più sicura.


I chip di TSMC sono in “miliardi di prodotti”, inclusi iPhone, computer e automobili, scrive il Wall Street Journal in un nuovo profilo dell’azienda.

La società è lentamente diventata l’undicesima azienda più preziosa al mondo,
TSMC1.png

con una capitalizzazione di mercato di circa 550 miliardi di dollari.

La società ha registrato un utile di 17,6 miliardi di dollari lo scorso anno su un fatturato di circa 45,5 miliardi di dollari.

TSMC produce “circa il 92% dei chip più sofisticati al mondo”, afferma il rapporto.


Cina USA ed Europa hanno cercato in ogni modo di acquisire quote di mercato della TSMC
che sono talmente grandi che difficilmente possono essere superate nel breve medio periodo.

Gli Stati Uniti, ad esempio, rappresentano solo il 12% della produzione mondiale di chip, rispetto al 37% del 1990.


Gli analisti non sono sicuri che ci sarà una catena di fornitura di semiconduttori più diversificata “in qualunque momento presto”.

Lo attribuiscono alla “dura cultura competitiva ” e alle “tasche profonde” di TSMC.

Il settore dei chip è diventata così complesso che una volta che un produttore resta indietro, diventa difficile recuperare il ritardo.


E sarà ancora più difficile per la concorrenza recuperare il ritardo se TSMC inizia ad espandersi negli Stati Uniti

Dopo anni di investimenti in ricerca e sviluppo dalla fondazione dell’azienda nel 1987,
TSMC ha finalmente “sfondato” quando ha iniziato a produrre in serie chip per telefoni cellulari per la Mela:

“Un momento cruciale è arrivato nel 2013, quando TSMC ha iniziato a lavorare
sulla produzione di massa di chip per telefoni cellulari per Apple, ora il suo più grande cliente.
Prima di allora, Samsung, che aveva i suoi smartphone, era stato il fornitore esclusivo di microprocessori per iPhone.

Per soddisfare il primo ordine di Apple, TSMC spese 9 miliardi di dollari,
con 6.000 persone che lavorano 24 ore su 24 per costruire una fabbrica a Taiwan in 11 mesi record.
TSMC è ora il fornitore esclusivo per i principali processori degli iPhone.”


Meno di un decennio dopo e appena 30 anni dopo la sua fondazione,
TSMC è la forza dominante nel mondo globale dei semiconduttori.


Abbiamo anche riferito il mese scorso che TSMC sta “valutando i piani per pompare decine di miliardi di dollari in più
nelle fabbriche di chip all’avanguardia nello stato americano dell’Arizona rispetto a quanto precedentemente rivelato”,
ha rivelato un’esclusiva Reuters.


La società aveva già detto che avrebbe investito da $ 10 a $ 12 miliardi in Arizona.

Ora, la società sta rimuginando su un impianto per la produzione di chip a 3 nanometri più avanzati
che potrebbe costare tra i 23 ed i 25 miliardi di dollari, affermano le fonti.


La mossa metterebbe TSMC in diretta concorrenza con Intel e Samsung per i sussidi del governo degli Stati Uniti.

Il presidente Joe Biden ha proposto un finanziamento di 50 miliardi di dollari per la produzione interna di chip,
una proposta su cui il Senato potrebbe agire già questa settimana.

Intel si è anche impegnata in due nuovi stabilimenti in Arizona
e Samsung sta pianificando una fabbrica da 17 miliardi di dollari ad Austin, in Texas.


TSMC ha anche affermato che i colloqui in Europa sull’espansione sono andati “molto male”,
aumentando la probabilità che il gigante dei chip si concentri maggiormente sugli Stati Uniti.


L’europa, per l’ennesima volta, ha perso un’occasione d’oro, ma ormai, nel settore tecnologico c’è abituata.
 
I negoziatori iraniani a Vienna confermano che intendono continuare a premere verso un accordo
dopo il fine settimana delle elezioni presidenziali iraniane, che ha visto emergere vittorioso
il capo della magistratura ultraconservatore Ebrahim Raisi:
“abbiamo raggiunto un testo chiaro su tutte le questioni e ciò che rimane richiede la decisione di tutti parti.
Non è improbabile che il prossimo round di colloqui sia l’ultimo”, ha affermato ottimisticamente il ministero degli Esteri.

Ma questo è stato il ritornello costante per settimane, ancora senza una fine definitiva in vista.

Ma con un tono più pessimista, l’Occidente avverte che non c’è nulla di ‘aperta’ sui colloqui:

“I funzionari occidentali hanno avvertito Teheran domenica che i negoziati per rilanciare il suo accordo nucleare
non potrebbero continuare indefinitamente, dopo che le parti hanno annunciato una pausa in seguito all’elezione del un nuovo presidente in Iran”, secondo Reuters.

Nell’ultimo mese si sono intensificate le previsioni su quale sarà l’impatto di un “affare fatto” – se le cose a Vienna finalmente arriveranno –
sui prezzi globali del petrolio, che vedrebbero immediatamente almeno 2,5 milioni di barili di greggio iraniano al giorno che tornano a inondare il mercato.


Da un mese si canta all’accordo raggiunto, peccato che l’accordo non ci sia ancora…


Domenica in un momento i negoziatori hanno aggiornato un sesto round di incontri ma ancora senza un accordo raggiunto, ha osservato Bloomberg,
“Il petrolio ha tenuto vicino a $ 72 al barile mentre i colloqui nucleari inconcludenti tra le potenze mondiali e l’Iran
– che ha eletto un nuovo presidente della linea dura – hanno sopito le prospettive per una rapida ripresa delle esportazioni di greggio della Repubblica islamica”.

Fino a lunedì mattina è ancora in salita, con il Brent Crude che si aggira appena sotto i 73,5 dollari al barile.



2021-06-21.png



De resto facciamoci una domanda:

l’approvazione dell’accordo con l’Iran avrebbe veramente il potere di abbassare il prezzo del greggio sui mercati internazionali?


Teniamo conto di quattro fattori:
  1. il fatto che comunque l’Iran impiegherebbe un certo periodo di tempo ad aumentare la produzione;
  2. il fatto che, comunque, finora, Teheran ha venduto comunque il suo greggio, sottobanco, alla Cina;
  3. il fatto che dopo il lockdown i consumi sono in ripresa;
  4. il fatto che le grandi società occidentali stanno tagliando gli investimenti nei combustibili fossili, limitando quindi lo sviluppo della produzione, il tutto per l’attuale “Attivismo verde”.

Quindi fattori congiunti spingeranno la domanda di petrolio verso l’alto, probabilmente verso i 100 dollari al barile,

ed anche in tempi abbastanza ristretti, tranne che OPEC+ non aumenti in modo consistente l’offerta

o che il prezzo non si riveli una prova troppo aurdua per una crescita ancora debole.
 
L'Italia è un paese dominato da IGNORANTI.
Questo è il mio personale pensiero.

E gli ignoranti si fanno condizionare dai DEMENTI.
Ed in questo caso sono "quasi" TUTTI i comunicatori.

Si fa un gran parlare in questi giorni, dell'abolizione della mascherina all'aperto.

MA LA MASCHERINA ALL'APERTO NON E' MAI STATA UN OBBLIGO.
Questo è il mio pensiero, perchè leggo quello che è stato scritto. Non interpreto.

Leggete bene cosa dice il Decreto Legge dell' 8 ottobre 2020 :


Emana
il seguente decreto-legge:

Art. 1

Misure urgenti strettamente connesse con la proroga della
dichiarazione dello stato di emergenza da COVID-19

1. All'articolo 1 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35,
sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, le parole: «15 ottobre 2020» sono sostituite dalle seguenti: «31 gennaio 2021»;

b) al comma 2, dopo la lettera hh) e' aggiunta la seguente:

«hh-bis) obbligo di avere sempre con se' dispositivi di protezione delle vie respiratorie,

con possibilita'

di prevederne l'obbligatorieta' dell'utilizzo nei luoghi al chiuso

diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all'aperto

a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto,

sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi,


e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le

attivita' economiche, produttive, amministrative e sociali, nonche' delle linee guida per il consumo di cibi e bevande,

restando esclusi da detti obblighi:

1) i soggetti che stanno svolgendo attivita' sportiva;

2) i bambini di eta' inferiore ai sei anni;

3) i soggetti con patologie o disabilita' incompatibili con
l'uso della mascherina, nonche' coloro che per interagire con i
predetti versino nella stessa incompatibilita'.».


Pertanto l'OBBLIGO è quello di avere sempre con sè la mascherina.

Non quello di indossarla.

E lo scrivono. "possibilità di prevederne l'obbligatorietà" e non "obbligo di indossarla".

Infatti tutti i negozi hanno all'entrata il cartello con l'obbligo di indossare la mascherina,
perchè "ne prevedono l'utilizzo", ma se siete all'aperto, se state camminando da soli
o con i Vostri congiunti, se non parlate con nessuno, NON ESISTE OBBLIGO DI INDOSSARLA.
 
Ultima modifica:
La Rai è finita nel mirino di Nicola Porro per i commenti di Claudio Marchisio
sui calciatori della nazionale italiana che hanno deciso di non inginocchiarsi per la causa del Black Lives Matter
prima del fischio d’inizio del match di Euro 2020 con il Galles.

In particolare il conduttore di Quarta Repubblica se l’è presa con Claudio Marchisio,
che in diretta ha sgridato chi non si è inginocchiato.

“Mi sono saltati i nervi guardando la partita dell’Italia. Tra l’altro dei sei azzurri che si sono inginocchiati
vorrei sapere quanti sanno davvero cos’è successo e che cos’è il Black Lives Matter”.


Io me ne strafotto del conformismo multiculturale - ha dichiarato -
quei sei azzurri sono liberi di inginocchiarsi per quello che gli pare.
Anche se prima urlano ‘siam pronti alla morte’ per l’Italia
e poi si inginocchiano per una questione tra neri americani e poliziotti americani.
Questa roba non ci riguarda minimamente”.

Le critiche più feroci sono però tutte per la Rai e per Claudio Marchisio:

“Ex centrocampista e quasi candidato del Pd, si è indignato da solo, senza contraddittorio.
A quelli che non si sono inginocchiati ha detto che hanno fatto male”.
 
Che gran porcheria.
..... 30 secondi vicino a un folle che brandisce il coltello in quel modo... sarei curioso di sapere come la si pensa dopo...


La procura di Roma che ha aperto un’inchiesta, ipotizza l’eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi.

L’agente di polizia che ha sparato è stato iscritto sul registro degli indagati,
una misura di garanzia indispensabile a svolgere una serie di accertamenti che conducano alla verità dei fatti.


Il fascicolo è affidato al pm Nadia Plastina.

Ahmed Brahim, 44enne pregiudicato ghanese, colpito all’inguine dallo sparo
è piantonato al policlinico Umberto I in stato di arresto per minacce e resistenza a pubblico ufficiale
e porto abusivo d’arma impropria. È anche accusato di tentato omicidio.


L’inchiesta ruota attorno alle immagini della sparatoria.

In uno dei filmati girati si vede un uomo tenuto sotto mira da alcuni poliziotti in divisa.
L’uomo impugna un coltello.
D’un tratto lo si vede cadere a terra, colpito.

Ora i magistrati acquisiranno quelle immagini più le altre riprese dalle telecamere della zona.
 
Porcheria due.
Sei trans ? E chi se ne frega.
Tu sei nato uomo, hai la muscolatura da uomo, gareggi con gli uomini.
Così è troppo facile.

olimpiadi trans



Il tema della concorrenza delle atlete trans rispetto alle atlete donne irrompe anche alle Olimpiadi di Tokyo.

Ai Giochi che si aprono il 23 luglio, infatti, parteciperà anche Laurel Hubbard, 43enne neozelandese,
passata alla nuova identità quando, 35enne, aveva già alle spalle una carriera sportiva da uomo.

Per altro Hubbard partecipa in una disciplina in cui la forza fisica è determinante sui risultati: il sollevamento pesi.


Difesa dai fautori degli imperativi gender in ogni campo e dalla Nuova Zelanda nel nome dell’«inclusione»,
la partecipazione di Hubbard alle Olimpiadi, in realtà, più che dal giubilo per “il traguardo nel campo dei diritti”,
come direbbe qualcuno, è stata accolta dalle polemiche, sollevate dalle atlete donne e da alcuni Comitati olimpici nazionali.

In sostanza, l’obiezione che pongono (e che si è posta anche nei precedenti casi di competizioni tra donne e atlete trans)
è che, a differenza di quanto previsto dai regolamenti del Cio, non bastano i 4 anni dal cambio di sesso
e un successivo anno di cure ormonali con livello di testosterone sotto i 12 nanomoli per litro
per far sì che le prestazioni di un atleta nato uomo possano essere equiparate a quelle di un’atleta donna.

Il vantaggio fisico dettato dal sesso di nascita, insomma, è permanente, anche se c’è stata una transizione completa.


Scrive il Post: «Hubbard prima di aver completato il suo percorso di transizione
nel 2013 aveva gareggiato nelle categorie maschili senza particolari successi».

Da una rapida scorsa del suo palmares pare che da quando gareggia con le donne la sua carriera abbia avuto una svolta.


E anche in vista delle Olimpiadi di Tokyo c’è chi la vede già proiettata sul podio.

«Siamo tutti a favore della parità di diritti, ma se si autorizza un soggetto di 43 anni
biologicamente maschio a vincere le Olimpiadi, quanti uomini in futuro cambieranno genere per rubare il podio a noi donne?
Sarebbe più corretto assegnare due medaglie»,

ha spiegato l’ex sollevatrice di pesi e olimpionica Tracey Lambrechs, anche lei neozelandese.


«Sono consapevole che la cornice legale per la partecipazione dei transgender è molto difficile da individuare,
perché le situazioni potenziali sono infinite. Ma chiunque abbia praticato questo sport ad alti livelli
sa questa specifica situazione è ingiusta per lo sport e per le atlete»,
ha detto poi la sollevatrice di pesi belga Anna Van Bellinghen, medaglia di bronzo agli ultimi europei,
nei quali Hubbard vinse un oro, parlando della circostanza di Tokyo come di una «barzelletta di cattivo gusto».

Fra le voci contrarie alla partecipazione di Hubbard fra le donne,
poi, anche quelle di diversi Comitati olimpici nazionali
nei cui Paesi la possibilità che atleti nati uomini gareggino contro le donne non è contemplata.
 

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