Quando scadrà l'ultimo bond che ha autorizzato,
Lloyd Blankfein, amministratore delegato di Goldman Sachs, avrà 106 anni. A quel punto saremo nel novembre 2060, data in cui giungerà a maturazione il prestito obbligazionario che la banca americana ha collocato ieri, con pieno successo, sul mercato. La notizia colpisce perché questo bond - a differenza della maggior parte dei bond perpetui o a lunghissima distanza pensati e scambiati tra investitori istituzionali come assicurazioni e fondi pensione - è stato impacchettato per piccoli risparmiatori.
Il prestito di 1,3 miliardi di dollari è stato infatti suddiviso in 52 milioni di titoli dal valore unitario di 25 dollari. Il rendimento? 6,125% annuo, ripartito in tre pagamenti annui. L'unica condizione: per i primi cinque anni non è possibile smobilizzare l'investimento. Il rating (giudizio sulla solvibilità del debto) è A1 / A / A+ (delle tre principali agenzie Moody's, Standard & Poor's e Fitch).
Che piaccia o no questo prestito, Goldman Sachs non è l'unica grande banca ad aver allungato le scadenze delle ultime emissioni. Recentemente lo ha hanno fatto anche
Lloyds Banking che ha emesso bond per 750 milioni di dollari in 40 anni con cedole del 7,75 per cento. A inizio mese
Jp Morgan ha raccolto 1,25 miliardi di dollari attraverso un prestito trentennale con cedola al 5,5 per cento. L'offerta, però, è stata rivolta a investitori istituzionali.
In ogni caso, si tratta di bond di breve durata se paragonati ai
bond perpetui o
all'emissione a 100 anni di fine agosto da parte della societa di trasporti statunitense
Norfolk Southern. Il rating è più "rischioso" rispetto a quello di Goldman Sachs (Baa1 secondo Moody's e BBB+ a parer di Standard & Poor's e Fitch). Scade fra 100 anni anche il prestito obbligazionario richiesto a fine agosto dall'istitito di credito olandese
Rabobank (350 milioni con cedola pari al, 5,8% annuo).
Cosa spinge gli istituti ad aumentare l'emissione dei "Matusalemme bond"? «Gli emittenti cercano di sfruttare l'opportunità attuale offerta dal mercato con tassi particolarmente bassi per finanziarsi a costi inferiori rispetto alla media storica - spiega Nicola Trivelli, direttore investimenti di Sella Gestioni -. Basta pensare che oggi il bund tedesco a 10 anni paga il 2,25% mentre a inizio anni '90 pagava il 9% e a metà '90 il 7,5 per cento.
Solo per fare un esempio di quanto in questa fase siano eccezionalmente bassi i tassi».