02-03-11
BCE: IL BANCOMAT DI TRICHET AL CAPOLINEA MA TASSI FERMI A 1% (IL PUNTO)
(ASCA) - Roma, 2 mar - Domani la Banca Centrale Europea lascera' per il 22* mese consecutivo i tassi di interesse fermi al minimo storico dell'1%. E' l'opinione generale degli economisti degli uffici studi delle banche ed anche del mercato. Basta guardare l'andamento dei tassi interbancari a termine (eonia/swap), che rappresentano i migliori indicatori delle aspettative sul costo del denaro.
Per trovare un livello dell'eonia superiore a quello della Bce (1%) bisogna proiettarsi a marzo dell'anno prossimo, dove si viaggia all'1,22%, un livello compatibile con un rialzo dei tassi all'1,25%, ma soltanto nel marzo del 2012.
Forse il mercato pecca di ottimismo. Diversi esperti hanno un orizzonte piu' corto e prevedono un aumento del costo del denaro nella seconda parte del 2011. Questa prospettiva sarebbe giustificata dalle spinte inflazionistiche che giungono dal petrolio e dalle altre materie prime.
Nell'Eurozona, l'inflazione e' salita al 2,4% nel mese di febbraio, il top da oltre 2 anni, un livello superiore al target di medio termine del 2% fissato dalla Bce.
L'aumento dei prezzi al consumo e' pero' alimentato dalle componenti piu' volatili, quali energia e alimentari freschi, variabili che le banche centrali escludono dalla valutazione sui pericoli inflazionistici. Il vero rischio arriva dal ''second-round effect'', che si determina quando gli aumenti dei prezzi si trasmettono a salari e stipendi sganciandoli dagli incrementi di produttivita'.
''Una prospettiva molto remota, il mercato del lavoro dell'Eurozona e' ben lontano dalla piena occupazione'', osserva Alessio Fontani, responsabile Ufficio Studi Analisi e Mercati Finanziari della Crf.
A febbraio il tasso di disoccupazione dell'Eurozona e' sceso al 9,9% dal 10%, ma resta a ridosso dei massimi storici dall'introduzione dell'euro (1999). Questo scenario non frenera' il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet dal parlare con accenti da ''falco''. Certamente sara' ribadita la persistenza di rischi sui prezzi al consumo e l'assoluta determinazione di Francoforte a spezzare, preventivamente, qualsiasi disancoraggio delle aspettative inflazionistiche.
Contro la prospettiva dell'immediato aumento del costo del denaro pesano anche le vicende del mercato dei cambi, dove l'euro e' salito ai massimi dell'anno sul dollaro (1,3865).
Alzando i tassi di interesse si rischia un ulteriore corsa della valuta europea che potrebbe penalizzare le esportazioni dell'Eurozona. ''Probabile che Trichet cambi qualcosa nella comunicazione accentuando la graduale predisposizione a ridurre le operazioni non convenzionali di politica monetaria che stanno fornendo liquidita' illimitata al sistema bancario'', conclude Fontani.
''Nel meeting dello scorso dicembre, il comitato escecutivo della Bce aveva gia' discusso una nuova sforbiciata alle misure non convenzionali, rimandando poi le decisioni alla riunione di marzo. Questa volta dunque potrebbe fare un passo in piu' dichiarando la formale conclusione delle operazioni di finanziamento con durata trimestrale '', spiega Jens Sondergaard, economista di Nomura.
Insomma il numero uno dell'Eurotower potrebbe usare ''parole nuove'' o decidere ''misure concrete'' per dire che il ruolo di Francoforte come Bancomat Centrale Europeo sta arrivando al capolinea.
Uno sbocco piu' ''restrittivo'', senza aumento dei tassi, non pregiudicherebbe le prospettive di crescita economica, per il 2011 l'Eutotower vede il Pil dell'Eurozona a +1,6%, per il 2012 a +1,7%.
C'e' anche l'ipotesi, circolata nei giorni scorsi, secondo cui l'Eurotower starebbe pensando gestire i bisogni di liquidita' del sistema bancario su due livelli (two-tier liquidity).
''Nei fatti, per scoraggiare aumenti indesiderati di base monetaria, le banche con liquidita' in eccesso sarebbero costrette a pagare delle penalita' pecuniarie'', conclude Sondergaard.
Una possibilita' da non sottovalutare. L'abbondanza di liquidita' e' ben registrata dalla media dei tassi di interesse overnight che stanno allo 0,60% contro l'1% del tasso con cui la Bce finanzia il sistema bancario.
Sfortunatamente non e' tutto oro quel che brilla. Ad esempio, i prestiti giornalieri d'emergenza della Bce, dove gli istituti di credito pagano l'1,75% invece dello 0,60% o dell'1%, viaggiano sui 15 miliardi di euro, sui massimi dall'estate del 2009.
In questo scorcio del 2011 erano sempre stati molto bassi, da un minimo di 240 mila euro a un massimo di 1,2 miliardi.
Poi dallo scorso 17 febbraio sono volati a 16 miliardi per poi stabilizzarsi a quota 15. Forse c'e' qualche banca in difficolta'.
men/mcc/ss