FTSE Mib Futures solointraday - Cap. 1

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
swap) un triste primato europeo. Italia...coi Derivati (Credit default swap) un triste primato europeo.

Scritto da carloscalzotto Martedì 03 Maggio 2011 22:53
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Trader & Passion - News & Macroeconomia

ITALIA …........ n° contr. Attivi 7.415
SPAGNA...........n° contr. Attivi 7.168
FRANCIA …....n° contr. Attivi 4.724
GERMANIA.....n° contr. Attivi 2.956
Aggiornati al 25 aprile 2011 - fonte (ISDA)
Il mercato mondiale dei derivati vale 582.655 miliardi di dollari e sta tornando sui volumi pre-crisi. Ecco perché le banche, le istituzioni, ma soprattutto i governi non rinunciano a prodotti finanziari messi all’indice, almeno a parole, un paio di anni fa. E sull’Italia, che ha giocato coi derivati guadagnandoci 8 miliardi di euro in dieci anni, a oggi ci sono attivi quasi 7.500 contratti di Credit default swap, le assicurazioni contro il fallimento di un asset. Nessun Paese è più bersagliato di noi, con 25,8 miliardi di dollari di scommesse contrarie. E' di pochi giorni fa, l'annuncio da parte di Bruxelles, di un'inchiesta su un presunto cartello dei CDS.
Sono stati fra i principali imputati per la crisi subprime. Sono stati considerati delle “armi finanziarie di distruzione di massa”. Sono stati ripudiati dai governanti. Eppure, sono ancora più vivi che mai. I derivati finanziari stanno vivendo un nuovo momento d’oro. Un esempio sono i Credit default swap, cioè le assicurazioni contro il fallimento di un asset: quelli scambiati la scorsa settimana sono stati pari a 28.527 miliardi di dollari. In pratica, quasi 13 volte il Pil italiano. A certificarlo è la Depository trust and clearing corporation (Dtcc), la principale unità di controllo mondiale di questi strumenti. Nel 2006 le transazioni erano di poco superiori ai 24.000 miliardi. In realtà la cifra complessiva di derivati in circolo è ben più elevata.
Per restare a casa nostra, guardando al mercato dei cross-currency swap (accordo di scambio tra due parti straniere per gli aspetti di scambio (cioè il capitale e / o interesse pagamenti) di un prestito in una valuta per gli aspetti equivalente di un pari in valore attuale netto del prestito in un'altra valuta) e degli interest-rate swap(contratto swap più diffuso, con il quale due parti si accordano per scambiarsi reciprocamente, per un periodo di tempo predefinito al momento della stipula, pagamenti calcolati sulla base di tassi di interesse differenti e predefiniti, applicati ad un capitale nozionale) i dati sono poco confortanti. Secondo Banca d’Italia gli enti locali sono esposti per quasi 50 miliardi di euro. Di contro, il Tesoro dal 1998 al 2008 ha guadagnato oltre 8 miliardi, proprio grazie ai derivati.
Lo scandalo che ha portato alla luce il rapporto fra nazioni e derivati ha origine con l’escalation della crisi greca. La banca d’affari statunitense Goldman Sachs ha intrattenuto una serie di transazioni con il Tesoro di Atene al fine di procrastinarne i debiti. Il tutto, tramite i cross-currency swap, derivati con cui due parti si scambiano flussi di cassa in differenti valute per fare arbitraggio. In questo modo, la Grecia ha potuto migliorare sensibilmente l’appeal dei propri bilanci pubblici. Peccato che l’agenzia di statistica europea Eurostat si sia accorta di alcune discrepanze. Di qui, la reazione a catena che ha portato alla revisione di tutte le ultime stime di finanza pubblica.
In ITALIA utilizzare questi swap ora è illegale, ma nel 1996 vennero usati anche da noi, al fine di garantirci una miglior entrata nella moneta unica. Lo ricordò il senatore Mario Baldassarri ai tempi della querelle greca. Tuttavia, anche oggi i governi usano i derivati. In prevalenza si tratta di interest rate swap, cioè scambio di flussi derivanti da crediti, ma ci sono casi in cui sono stati comprati Collateralized debt obligation, bond strutturati garantiti da asset.
Un report di Morgan Stanley, datato 15 maggio 2010, ha evidenziato come Francia, Germania, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna e gran parte dei paesi baltici abbiano avuto accesso ai mercati Otc. Del resto, è noto che nello scorso febbraio Eurostat ha chiesto ragguagli al ministero dell’Economia per tutti i contratti swap accesi nel decennio 1998-2008. Tutte operazioni che hanno fruttato alle casse del Tesoro circa 8 miliardi di euro, lo 0,5 per cento di Pil. Importanti le perdite degli ultimi due anni presi in esame: 337 milioni di euro nel 2007, 392 nel 2008. Nel complesso, l’ultimo rapporto di Banca d’Italia sui derivati scambiati nel nostro Paese ha lasciato poco spazio all’ottimismo. Cinque gli operatori (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare, Ubi Banca), rappresentativi del 90 per cento del mercato; oltre 10mila miliardi di euro i volumi negoziati a fine 2009. Per l’anno in corso le aspettative sono uniformi a Piazza Affari: saranno superati i livelli toccati 12 mesi fa. Quello che preoccupa maggiormente è che sul nostro Paese a oggi ci sono attivi quasi 7.500 contratti di Cds. Nessun Paese è più bersagliato di noi, con 25,8 miliardi di dollari di scommesse contrarie.
Molti Enti locali tra cui Milano, Torino, Rimini, Acqui Terme: sono soltanto i più celebri Comuni italiani ad essere entrati nel vortice dei derivati. Alcuni, come la cittadina fra Piemonte e Liguria, hanno condotto una dura battaglia contro Unicredit, ritenuta colpevole di truffa da molti acquesi. Nel complesso, come abbiamo visto, le ultime cifre diramate dalla Banca d’Italia parlano di circa 50 miliardi di euro di perdite provenienti dai derivati, su 110 complessivi per gli enti locali italiani. Numeri analoghi a quelli dell’Associazione bancaria italiana. E ora è fuga dagli swap per Comuni, Province e Regioni. Dalla metà del 2008 ad oggi sono, secondo le stime del Tesoro, oltre 130 i Comuni che hanno preferito chiudere le proprie posizioni sugli swap. Si tratta però di un gioco che non giova alle pubbliche amministrazioni, in alcun caso. Palazzo Koch ha infatti sottolineato che i debiti continuano la loro ascesa
La BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali promuove la cooperazione monetaria e finanziaria tra le banche centrali) nella sua ultima indagine conoscitiva sui derivati, pubblicata alcune settimane fa, ha evidenziato come nel mondo i volumi scambiati stiano rapidamente tornando ai livelli del 2006. Solo sul mercato valutario ogni giorno avvengono transazioni per oltre 4.000 miliardi di dollari. Sul fronte dei mercati più liquidi, come quello monetario, il valore è doppio. Analogo discorso se si guardano tutti i mercati Otc che, complice una regolamentazione assente, hanno la possibilità di opacizzare i propri giri d’affari. Ci sono poi le dark pool, piattaforme interbancarie detenute dagli stessi istituti di credito, volte a migliorare la liquidità sistemica. In questo caso è però quasi impossibile capire il valore totale degli scambi, dato l'anonimato degli operatori. La conseguenza è che i rischi di controparte e credito aumentano di pari passo al leverage utilizzato.
Non sono molte le istituzioni finanziarie che possono accedere ai mercati Otc. La Dtcc (The Depository Trust & Clearing Corporation) ha reso noti i nomi dei 17 protagonisti per il segmento dei Cds: Bank of America-Merrill Lynch, Barclays, Bnp Paribas, Calyon, Citibank, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Hsbc, JPMorgan, Morgan Stanley, Natixis, Nomura, Royal Bank of Scotland, Société Générale, Ubs e UniCredit. Sono questi i principali operatori, a cui fanno seguito quelli secondari, come hedge fund o fondi di fondi. Rimane invariato però il compito ufficiale da collocatori che rivestono le diciassette società. E come tali hanno sempre l’irrisolto dilemma dell’asimmetria informativa nei confronti dei clienti. Non c’è MiFID che tenga, quando si parla di derivati sono in pochi a capirne realmente.
Dal fallimento di Lehman Brothers a oggi le proposte per regolamentare la finanza derivata sono state svariate. Il G20 di Seoul doveva essere l’occasione cruciale. Il risultato è stato un buco nell’acqua. La colpa forse deriva dall’assunto iniziale, cioè che i derivati siano il male assoluto. Ma dietro a un Cds o uno swap c’è sempre una persona. «Non è lo strumento a essere malvagio, ma il suo utilizzo», è solito commentare il finanziere George Soros. Forse solo cambiando l'idea di base si arriverà a una soluzione realmente in grado di ridurre i rischi sistemici di mercati che valgono quasi 600mila miliardi di dollari. La strada è ancora lunga. (fonte) Linkiesta

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Moody’s è una società indipendente americana con sede a New York e gestisce circa il 40_ del business del rating, [/IMG][/URL]


dondiego, occhio che non è indipendente per niente
moody's è praticamente di buffet
guarda l'azionariato
http://www.ilsole24ore.com/art/Sole...6f-11df-b160-dce348480905&DocRulesView=Libero
Il primo azionista di Moody's, con il 13,4% del capitale, risultava a fine
dicembre del 2009 secondo rilevazioni Reuters, Warren Buffett, il guru di
Omaha con il suo fondo Berkshire Hathaway. Al secondo posto con il 10,5%
ecco comparire Fidelity uno dei più grandi gestori di fondi del mondo. E poi
è un florilegio di gente che di mestiere compra e vende titoli: si va da
State Street a BlackRock a Vanguard a Invesco a Morgan Stanley Investment.
Insomma i più grandi gestori di fondi a livello mondiale sono azionisti di
Moody's. E guarda caso lo stesso copione si riproduce in Standard&Poor's:
ecco nell'azionariato comparire in evidenza, a fine 2009, i nomi di
Blackrock, Fidelity, Vanguard
 
Ultima modifica:
dondiego, occhio che non è indipendente per niente
moody's è praticamente di buffet
guarda l'azionariato
Moody's, S & P e Fitch Ecco chi comanda  nelle agenzie di rating - Il Sole 24 ORE
Il primo azionista di Moody's, con il 13,4% del capitale, risultava a fine
dicembre del 2009 secondo rilevazioni Reuters, Warren Buffett, il guru di
Omaha con il suo fondo Berkshire Hathaway. Al secondo posto con il 10,5%
ecco comparire Fidelity uno dei più grandi gestori di fondi del mondo. E poi
è un florilegio di gente che di mestiere compra e vende titoli: si va da
State Street a BlackRock a Vanguard a Invesco a Morgan Stanley Investment.
Insomma i più grandi gestori di fondi a livello mondiale sono azionisti di
Moody's. E guarda caso lo stesso copione si riproduce in Standard&Poor's:
ecco nell'azionariato comparire in evidenza, a fine 2009, i nomi di
Blackrock, Fidelity, Vanguard

questa storia ora non finirà mai , unica soluzione il FALIMENTO ECONOMICO RISTRUTURARE COME TANGO BOND :-o
 
usd sopra 74 tnote sopra 122 euro 1,455 gold sotto di 100 dollari dai massimi di due giorni fa brent scende audyen si riaffaccia verso 85 ( a 88 24 ore fa)
beh, tutto sembrerebbe portare verso un open in downgap domani nonostante il rimbalzo folle dopo il ns close
vediamo se sarà così. comunque vediamo dopo se daranno modo allo spoore di crossare sul daily il macd chiudere sotto la ema8 e confermare il sell già in essere sul cci
in caso contrario vedrò di chiudere lo short spoore e dax di un'ora e mezza fa prima del close
1304618460stockchartspoore.png
 
Ultima modifica:
passasse con gli INSORTI.?!? E se il Vice Presidente di Unicredit passasse con gli INSORTI.?!?

Scritto da carloscalzotto Mercoledì 06 Aprile 2011 16:06
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Trader & Passion - News & Macroeconomia
La situazione libica è sotto gli occhi di tutti.
Tutti sanno che il Gruppo Unicredit è di gran lunga il maggior Gruppo Bancario made in Italy.
A Genova si dice: “Ghe un paciugo però”...Che tradotto letteralmente “C'è un pasticcio però”.
Il Vice Presidente non chè il maggiore azionista del Gruppo è un certo Farhat Omar Bengdara, governatore della Banca Centrale Libica, con una quota complessiva di capitale che raggiunge il 7,5% del capitale Unicredit. Ora, si dice che (causa di forza maggiore) il Sig. Farhat Omar fosse irrintracciabile e che le preoccupazioni fossero molto forti. Ora già in un mio vecchio post http://inoixor-traderpassion.blogspot.com/2011/03/unicredit-e-il-fallimento-libico.html parlai dei problemi che la Banca di Piazza Cordusio poteva avere dietro l'evolversi della situazione libica, confermata anche da quest'altro post http://inoixor-traderpassion.blogspot.com/2011/03/unicreditinchiesta-quota-libica.html dove un'inchiesta della procura di Roma voleva vederci chiaro sulla quota libica detenuta da Unicredit.

Dall'archivio di Repubblica si legge cheFarhat Omar Bengdara "secondo ricostruzioni attendibili'', sarebbe riuscito a ''lasciare Tripoli e a passare alla causa degli insorti''.
A questo la domanda sorge spontanea! Cosa succederà alla quota libica se cadrà Gheddafi?
Come si risolverà un'eventuale cambio al vertice della Banca Centrale Libica?
Il Il sole24ore in un suo articolo scrive: Quote libiche: Italia pronta al blocco. Frattini: sì a tutte le sanzioni che Onu e Ue decideranno - Ieri il comitato di sicurezza finanziaria.

Purtroppo il caso Libia non fa certo bene al titolo che (con alti e bassi) continua a soffrire in Borsa.
 
Il Grande Complotto

Scritto da vulcan900 Giovedì 05 Maggio 2011 09:29
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Accademia di Borsa - Guida agli strumenti

Attenzione, sto per farvi una rivelazione che vi sconvolgera’ l’esistenza e non solo il vostro approccio al trading; so gia’ che questo post mi creera’ dei nemici...
Sappiamo tutti che i mercati sono manipolati e che c’e’ un gruppo che li guida dove vogliono: io vi diro chi sono!
Ma non solo, se mi leggerete fino in fondo vi svelero’ un segreto noto solo agli addetti ai lavori, un segreto che riguarda la previsione dei corsi futuri non solo delle azioni ma anche dei tassi e delle commodities.
Argento, oro, indici azionari; nulla sfugge al loro controllo.
Dalla crisi Lehman e sub prime al boom dell’oro e dell’argento, dal prezzo del petrolio alle variazioni dell’S&P: tutto diventera’ molto piu chiaro.
Ma prima mi dovrete seguire in una piccola digressione.



Una piccola digressione
Perche’ questo post ricevera’ molte piu’ visite dei miei post didattici?
Perche le storie ci piacciono, soprattutto se raccontate bene e con una trama interessante: la maggior parte di noi preferisce leggere un romanzo piuttosto che un saggio (e ancora di piu’ preferiscono guardare la TV...).
Prima di parlare di mercato dobbiamo fare un discorso piu’ generale
Di complotti ce ne sono tanti e non solo recenti, addirittura certi proseguono da piu’ di 200 anni.
Uno dei piu’ famosi e’ quello dei protocolli dei savi di Sion, riportato alla ribalta nell’ultimo libro di Umberto Eco “Il cimitero di Praga” che ne racconta la genesi (finta).
Nello specifico i Protocolli partivano dai sentimenti antiebraici esistenti nel mondo occidentale e attribuivano agli ebrei un piano per la conquista del mondo tramite il controllo della finanza dell’informazione etc. Ancora oggi gli arabi estremisti considerano veri i Protocolli e scie le vediamo anche nell’attribuire a Goldman Sachs il ruolo di burattinaio della finanza (fino al 2008 anche Lehman veniva citata per via del nome ebraico...)
Questo e’ importante perche’ rappresenta l’archetipo del complotto, innestare una teoria su una base di credenze gia’ diffuse e confermare credenze popolari.
Anche la finanza comportamentale cita la cognizione selettiva tra le sue basi: quando abbiamo una posizione cerchiamo notizie che confermano la nostra ipotesi. Se siamo lunghi sul mercato leggeremo con interesse i commenti di chi la vede come noi e le notizie macroeconomiche positive, allo stesso modo tenderemo a scartare le idee di chi la vede diversamente da noi e a considerare le brutte notizie come incidenti di percorso.
Una buona teoria del complotto non deve essere falsificabile e possibilmente essere complessa; quindi i fatti devono essere solo un pretesto; la segretezza diventa il pilastro della storia.
Dimostrare che la cospirazione non esiste (ovvero falsificare la teoria) diventa impossibile e questo rende tali teorie non-scientifiche.
Elencare le molte teorie esistenti porterebbe via molto spazio, se proprio volete vederne un elenco quardate QUI oppure, (in maniera meno seria) QUI .

I complotti e il mercato
In mezzo alla miriade di complotti non potevano certo mancare quelli sui mercati finanziari, ultimo in ordine di tempo quello che vuole JPM impegnata a manipolare il mercato dell’argento (oltretutto perdendoci un sacco di soldi visto che si sarebbe fatta trovare corta di un quantitativo che non so nemmeno con quanti zeri si scrive su un mercato che e’ triplicato...).
Sui mercati finanziari esistono una miriade di operatori (dai trader privati, ai fondi di investimento, hedge funds, banche etc.) che hanno un solo obiettivo: ottenere un profitto dalle loro operazioni. Nonostante quello che si dice nessuno di questi operatori e’ cosi grande da poter influenzare il mercato in una misura e per un tempo significativo.
Esiste un solo mercato dove ci sono degli operatori che non hanno come scopo il profitto ed e’ soggetto a manipolazioni: il mercato dei cambi. Questi operatori sono le banche centrali che detengono riserve valutarie in monete diverse da quelle che loro emettono e che possono essere soggette ad un controllo di tipo politico (ad esempio gli acquisti di dollari da parte della banca centrale cinese); inoltre capita che gli sbilanci valutari vengano risolti a livello politico (il Plaza nell’87 etc.) e in quel caso vi sono interventi coordinatoi delle banche centrali che spingono il mercato nella direzione desiderata (ma non sempre, alle volte il mercato riporta i cambi ai livelli precedenti gli interventi).
Le banche centrali non intervengono sui mercati azionari e solo raramente sul mercato dei bond; quando gli interventi sono massicci e’ perche’ diventano strumenti di politica monetaria (il quantitative easing della FED) ma in questi casi sono annunciati in anticipo perche’ cosi ottengono un effetto amplificato.
La politica monetaria messa in atto da Bernanke era sta gia tutta scritta e annunciata in un discorso pubblico tenuto nel novembre del 2002 (Discorso Bernanke).


Ed ecco la rivelazione...
Di fronte ad eventi imprevisti cerchiamo sempre una razionalizzazione e se la spiegazione ci mette di fronte ad una cospirazione creata da forze occulte e molto potenti ci sentiamo in qualche modo sollevati dalle nostre responsabilita’.
E adesso e’ venuto il momento che ho promesso vi diro’ chi e’ che guida il mercato, sono solo duele forze in gioco e hanno un nome molto semplice da ricordare, si chiamano domanda e offerta, solo nel punto di incontro di questi elementi si trova il punto di equilibrio.
Immagino la delusione di chi si aspettava qualcosa di piu’ clamoroso ma purtroppo i complotti, i comitati Bildenberg etc. prendiamoli per quello che sono: esercizi di fantasia.
Se proprio vogliamo cimentarci con delle teorie dovremmo passare alla seconda rivelazione: come si prevedono i prezzi futuri?
La risposta semplice (che darebbe anche Taleb del “cigno nero”) dovrebbe essere: non si possono prevedere, pero’ e’ nella natura umana cercare di trovare una risposta. L’unica soluzione e’ quella di cercare di anticipare quelle che saranno la domanda e l’offerta.
Ma l’unico mercato dove domanda ed offerta sono in qualche modo misurabili e’ quello che forse meno ci si aspetta: le commodities. Nel medio periodo le forze dominanti delle commodities sono proprio l’offerta (tramite produzione) e la domanda (i consumi).
Per gli altri investimenti non si possono prevedere i prezzi, ma solo cercare di capire il valore di quello che si compra.
 
passasse con gli INSORTI.?!? E se il Vice Presidente di Unicredit passasse con gli INSORTI.?!?

Scritto da carloscalzotto Mercoledì 06 Aprile 2011 16:06
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La situazione libica è sotto gli occhi di tutti.
Tutti sanno che il Gruppo Unicredit è di gran lunga il maggior Gruppo Bancario made in Italy.
A Genova si dice: “Ghe un paciugo però”...Che tradotto letteralmente “C'è un pasticcio però”.
Il Vice Presidente non chè il maggiore azionista del Gruppo è un certo Farhat Omar Bengdara, governatore della Banca Centrale Libica, con una quota complessiva di capitale che raggiunge il 7,5% del capitale Unicredit. Ora, si dice che (causa di forza maggiore) il Sig. Farhat Omar fosse irrintracciabile e che le preoccupazioni fossero molto forti. Ora già in un mio vecchio post http://inoixor-traderpassion.blogspot.com/2011/03/unicredit-e-il-fallimento-libico.html parlai dei problemi che la Banca di Piazza Cordusio poteva avere dietro l'evolversi della situazione libica, confermata anche da quest'altro post http://inoixor-traderpassion.blogspot.com/2011/03/unicreditinchiesta-quota-libica.html dove un'inchiesta della procura di Roma voleva vederci chiaro sulla quota libica detenuta da Unicredit.

Dall'archivio di Repubblica si legge cheFarhat Omar Bengdara "secondo ricostruzioni attendibili'', sarebbe riuscito a ''lasciare Tripoli e a passare alla causa degli insorti''.
A questo la domanda sorge spontanea! Cosa succederà alla quota libica se cadrà Gheddafi?
Come si risolverà un'eventuale cambio al vertice della Banca Centrale Libica?
Il Il sole24ore in un suo articolo scrive: Quote libiche: Italia pronta al blocco. Frattini: sì a tutte le sanzioni che Onu e Ue decideranno - Ieri il comitato di sicurezza finanziaria.

Purtroppo il caso Libia non fa certo bene al titolo che (con alti e bassi) continua a soffrire in Borsa.
sai che mi ero dimenticato che i libici hanno il 7% di ucg? :D

adesso devono ammazzare pure gheddafi, se fanno la pace e gli sbloccano i patrimoni, quello inc.. to come è con berlusca vende il 7% e si mette short per un altro 7%. e quello che incassa lo usa a garanzia per uno short su finmeccanica e eni
 
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Previsioni di PIMCO (il più grande di tutti)

Scritto da carloscalzotto Giovedì 07 Aprile 2011 00:14
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"Quando si compra per tenere in portfolio, come minimo deve avere valore. Abbiamo visto un migliore rapporto altrove ", ha detto il Ceo egiziano El-Erian in un colloquio presso la sede Thomson Reuters a New York. Recentemente Pimco ha sconvolto il mercato, quando ha rivelato che il ​​mese scorso aveva svuotato il suo fiore all'occhiello di 237 miliardi dollari Pimco Total Return Fund del debito pubblico degli Stati Uniti.
Mentre il signor El-Erian ha osservato che il debito pubblico americano è sempre comunque il più economico, ha citato tre ragioni per cui un rimbalzo, non è probabile nel breve termine.
In primo luogo, la Federal Reserve è stata la più grande acquirente di titoli del Tesoro degli Stati Uniti sotto la QE1 e QE2. "Chi sarà l'acquirente a questi prezzi quando smettono di comprare a giugno?"
In secondo luogo, il signor El-Erian non vede politici statunitensi muoversi molto velocemente verso una soluzione alla situazione fiscale del governo.
E, infine, vede l'inflazione al rialzo e "l'inflazione è il peggior nemico dei titoli di Stato."
Inoltre se non si ha una visione per risolvere le situazioni di bilancio, il problema diventerà peggiore per il mondo intero", ha detto il Ceo di Pimco !
Il fatto che il dollaro è diminuito nel corso degli ultimi mesi, nonostante le calamità, le guerre, una dichiarazione forte del signor El-Erian suggerisce che non si sente particolarmente ottimista al riguardo di una qualsiasi delle tre principali valute mondiali. "Il dollaro, l'euro e lo yen, tutte e tre hanno dei problemi".
In termini di scegliere quale delle tre possa reggere meglio delle altre, ha paragonato il dilemma di una decisione di armadio su un viaggio di lavoro prolungato. "È necessario determinare qual'è la più pulita tra le camicie sporche. Questo è quello che le tre maggiori valute sono diventate ".InvestmentNews

E se queste affermazioni le fanno quelli di PIMCO....credo che per il futuro, come minimo bisogna tenerle presenti.
 
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