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un diamante è per sempre

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anche qui appare il diamond. caratteristiche comuni i sono i volumi in calo nelle giornate di rialzo e il il fatto che il cci/ma è ancora short

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CASINO': LAS VEGAS FA LE VALIGIE, DIREZIONE CINA
di WSI
Il posto simbolo degli eccessi e del gioco d'azzardo sta ancora subendo gli effetti negativi della recessione e dello scoppio della bolla immobiliare. Tanto che uno dei principali gruppi di casino' ha deciso di installarsi a Macau.

Steve Wynn, una delle persone che ha contribuito maggiormente alla creazione della Las Vegas come la conosciamo oggi, ha annunciato una decisione che ha del clamoroso. L'imprenditore americano ha intenzione di spostare la sede della sua azienda di casino' nell'enclave cinese del gioco d'azzardo.

Secondo il Wall Street Journal il gruppo di casino' potrebbe infatti presto spostare la propria sede da Las Vegas a Macau, in Cina, entro quattro anni. L'idea e' che in quella regione ci sara' il centro della futura crescita della societa', diversamente dalle prospettive che offre la capitale americana della tavola verde e delle slot machine.

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La decisione della persona che creo' vere e proprie icone del casino' come il Mirage e il Bellagio, tra i principali autori della enorme espansione della Las Vegas Strip in Nevada, nel corso degli anni '90, e' percepita da molti come un simbolico colpo durissimo ad una localita' che sta ancora facendo i conti con la coda degli effetti negativi della recessione e della crisi immobiliare.
 
IL LEADER IRANIANO INTERVIENE ALLA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE
Il Pentagono: abbiamo 5.113 testate Ahmadinejad: via le armi dall'Italia
Il presidente di Teheran: «Via da Europa le testate Usa. Medioriente minacciato dal regime sionista»

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Ahmadinejad all'Onu (Reuters)NEW YORK - Lunedì è stata una giornata combattuta sul tema della non proliferazione nucleare alla conferenza delle Nazioni Unite. Mentre gli Usa hanno rivelato in serata, per voce del Pentagono, che sono 5.113 le testate nucleari a disposizione della difesa Usa, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejadil chiede che si tolgano le armi nucleari americane dall'Europa, in particolare quelle «in Italia» e in Paesi come la Germania e l'Olanda. Si è così subito infiammata la conferenza di riesame del trattato di non proliferazione con le dichiarazioni di Ahmadinejad, unico capo di Stato presente al summit apertosi lunedì a New York. L'attacco è rivolto soprattutto agli Stati Uniti che «usano la minaccia nucleare contro altri Paesi, compreso l'Iran». «L'utilizzo di armi nucleari da parte degli Usa ha scatenato una corsa al nucleare». In segno di protesta, le delegazioni occidentali - compresa quella italiana - hanno lasciato l'aula. Poi Ahmadinejad ha chiesto la sospensione degli Stati Uniti dall’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea). Il leader ultraconservatore è poi tornato sul dossier nucleare, asserendo che «non c'è una sola prova credibile» che il regime di Teheran stia sviluppando armi nucleari.
AIEA - L'Iran «ha accettato la proposta di scambio» di combustibile nucleare proposta dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), ha dichiarato Ahmadinejad senza fornire altri particolari a riguardo, ma si è limitato ad aggiungere che ora l'Iran «ha passato la palla ad altri». Ahmadinejad è quindi tornato ad attaccare Israele per il suo arsenale nucleare. «Il regime sionista continua a rappresentare una minaccia per gli Stati della regione» con le sue armi atomiche.

OBAMA E LA CLINTON CONTRO AHMADINEJAD - Con chiaro riferimento all'Iran e alla mancata collaborazione della repubblica islamica alle richieste dell'Aiea, ma senza mai fare il nome dell'Iran, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha dichiarato che «i Paesi che non onorano i loro obblighi sulla non-proliferazione si troveranno ad essere meno sicuri». Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha invece osservato che Mahmoud Ahmadinejad non riuscirà nel suo tentativo di far naufragare il Trattato di non proliferazione nucleare: «Il presidente iraniano è arrivato qui non con l'intenzione di valorizzare il Trattato» ha detto la Clinton ma è arrivato con l'intento di distrarre l'attenzione dal fatto che il suo governo non osserva gli obblighi internazionali, di eludere alla responsabilità di aver sfidato la comunità internazionale e di minare l'impegno comune a rafforzare il Trattato. Ma non ci riuscirà».

Redazione online
03 maggio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
LA BORSA DI ATENE E QUELLE UE SONO DEBOLI, MA PESANO ANCHE STRETTE MONETARIE DELLA CINA
Draghi: «Ci sono altri paesi a rischio»
Due giorni di sciopero in Grecia
Si fermano da martedì i dipendenti pubblici di Adedy «contro le «crudeli e brutali misure senza precedenti»

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Un momento dei violenti scontri di sabato scorso davanti al ministero degli esteri ad Atene (Ansa) MILANO - La crisi greca è il primo campanello, ma l'allarme suona anche per altre nazioni, dove la crisi economica potrebbe degenerare. E' questo l'avvertimento lanciato da Mario Draghi: «Ci sono altri paesi nel mondo che, senza misure di aggiustamento precauzionale, sono esposti a un simile rischio». Il governatore della Banca d'Italia lo ha detto in un intervento alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in qualità di presidente del Financial Stability Board. Draghi ha poi detto che è opportuno rivedere il Patto di Stabilità, rendendolo «più incisivo» e «rafforzare il governo economico dell'Unione». Sono queste le priorità messe in luce dal Governatore, alla luce della crisi e in particolare del crac della Grecia.
CONFLITTO SOCIALE - Intanto in Grecia cresce il conflitto sociale: il sindacato dei dipendenti pubblici Adedy ha annunciato 48 ore di sciopero a partire da martedì, invece delle 24 previste per mercoledi, contro le «crudeli e brutali misure senza precedenti» annunciate domenica dal governo in cambio di 110 miliardi di aiuti Ue-Fmi. Mentre lunedì scioperano contro il piano di austerità da 30 miliardi in 3 anni i dipendenti municipali, il Consiglio esecutivo di Adedy invita i Greci a «rispondere con forza» da martedì al «saccheggio dei redditi e dei diritti dei lavoratori sia nel settore pubblico che privato». Mercoledi 5 maggio lo sciopero di Adedy confluirà in quello generale, il terzo contro il piano di austerità , cui partecipano anche il sindacato del settore privato Gsee e quello comunista Pame. Resterà paralizzato in tale occasione il traffico aereo, a causa della protesta dei controllori di volo, quello terrestre, sia urbano che nazionale, e marittimo. Saranno inoltre chiusi ospedali, scuole e uffici pubblici. Il premier Giorgio Papandreou ha affermato che le nuove misure sono l'unico modo «per salvare il paese dalla bancarotta». Sindacati e opposizione lo accusano invece di spingere il paese verso una «profonda recessione» e una «esplosione sociale» con i duri tagli salariali e pensionistici per i dipendenti pubblici, interventi normativi nel settore privato e aumenti delle tasse.

IL PIANO DI AUSTERITA' -A fronte degli aiuti ricevuti, Atene si è impegnata a varare altre misure di austerità su più fronti, de cui punta di rimpinguare di 30 miliardi di euro il bilancio sui prossimi due anni, con strette particolarmente drastiche sui trattamenti salariali degli statali. Allo stesso tempo il governo greco prevede ora una recessione economica più acuta quest’anno, mentre si sono riaccese le tensioni sul fronte sindacale sulle misure di austerità. A metà giornata la Borsa di Atene cala dell’1,27 per cento. Deboli anche le maggiori Borse europee, mentre le piazze asiatiche oggi aperte (non Tokyo) avevano accusato ribassi dopo che la Cina ha deciso ulteriori aumenti delle riserve obbligatorie a carico delle banche commerciali. Una manovra restrittiva contro i rischi di surriscaldamento dell’economia nel paese che finora ha fatto da locomotiva alla ripresa globale, e che suscita incognite sulle prospettive dei prossimi mesi. Oltre Atlantico i futures sui maggiori indici di Wall Street risultano volatili dopo che United e Continental Airlines hanno ufficializzato la decisione di procedere alla fusione, una operazione stimata a 3 miliardi di dollari da cui nascerà la prima compagnia aerea globale.

BCE - Intanto dopo che domenica Unione europea e Fondo monetario internazionale hanno impartito il via libera a un meccanismo di sostegni da 110 miliardi di euro a favore del paese mediterraneo nell’arco di tre anni, lunedì a questo intervento si è aggiunta un’altra manovra di sostegno da parte della Banca centrale europea, che ha esentato i bond ellenici dai requisiti di rating necessari per poterli utilizzare come garanzia nelle sue aste di rifinanziamento. Indipendentemente dalle valutazioni delle agenzie, potranno continuare ad essere dati in garanzia per ottenere fondi della Bce fino a nuovo ordine.


LE BORSE - Seduta sofferta ma alla fine positiva per le Borse europee all'indomani del piano di salvataggio per la Grecia, che prevede aiuti per 110 miliardi di euro per i prossimi tre anni. Al termine della seduta le principali piazze del Vecchio Continente hanno segnato un rialzo in media dello 0,3% (Stxe 600), mentre a guidare i rialzi sono state Francoforte (+0,5%) e Parigi (+0,3%). Debole Atene che ha perso circa 1 punto percentuale. Chiusura con il segno più anche a Piazza Affari, al termine di una seduta che si era aperta in terreno negativo. L'indice Ftse Italia All-Share ha fatto segnare nel finale un +0,30%.

Redazione online
03 maggio 2010
 
GRECIA: FITCH, AIUTO RIDUCE RISCHIO A BREVE MA NON ASSICURA SOLVIBILITA'
di Asca

(ASCA) - Roma, 3 mag - Il piano di salvataggio da 110 miliardi di euro predisposto da Fmi ed Eurozona per la Grecia ''materialmente riduce il rischio di credito a breve termine'' verso il paese ellenico. Lo spiega una nota di Fitch che analizza il piano di salvataggio partorito ieri. Per l'agenzia di rating, gli impegni di Atene per ridurre il deficit pubblico anche con l'implementazione di riforme strutturali sono dei passi nella giusta direzione ma con un prezzo da non sottovalutare: ''Quello di una lunga e prolungata recessione che rende vulnerabile'' il profilo di credito del paese. ''L'obiettivo della solvibilita' non e' ancora raggiunto'', spiega Fitch.
 
LA CONSOB CHIAMA A RAPPORTO LE PRIME CINQUE BANCHE ITALIANE
di WSI-IL SOLE 24 ORE
È la clamorosa iniziativa resa nota dall'autorità di vigilanza nei confronti di UniCredit Banca, Intesa Sanpaolo, Mps, Banca Popolare di Verona e Bnl. La richiesta è quella di convocare i Cda per rivedere le procedure di vendita...

Le esigenze dei budget aziendali hanno prevalso sugli interessi dei clienti e la Consob chiede alle prime cinque banche italiane di convocare i propri Cda per rivedere le procedure di vendita dei servizi finanziari.

È la clamorosa iniziativa resa nota ieri dall'autorità di vigilanza nei confronti di UniCredit Banca, Intesa Sanpaolo, Mps, Banca Popolare di Verona e Bnl.

I cinque istituti, sommati assieme, dispongono di una rete di oltre 15mila sportelli sui circa 34mila dell'intero sistema creditizio. Rappresentano, insomma, oltre la metà del mercato. Ebbene, nella sua attività di vigilanza la Consob ha accertato che le politiche commerciali adottate dalle cinque banche per la selezione dell'offerta di servizi ai clienti e le politiche di incentivazione del personale «sono risultate in larga parte imperniate su logiche di prodotto (quantitativi di prodotti da vendere, di norma di raccolta propria o del gruppo) anziché di servizio reso nell'interesse della clientela».

Tutto questo, a giudizio della commissione, «non è idoneo a contenere i potenziali conflitti d'interesse tra banca e cliente» poiché il personale «può essere indotto a collocare i prodotti, spesso quelli sviluppati dalla casa, secondo criteri a budget, indipendentemente dall'adeguatezza degli investimenti per la clientela».

In sostanza non sarebbe stato rispettato uno dei caposaldi della direttiva Mifid sui servizi d'investimento che impone agli intermediari di «servire al meglio gli interessi dei clienti».

Come aveva fatto in precedenza sugli stessi temi nei confronti della Banca Popolare di Milano, di Banca Generali e Banca Network, la Consob non ha avviato un iter sanzionatorio ma ha preferito utilizzare gli strumenti di vigilanza preventiva previsti da Testo unico della Finanza che gli consentono di convocare gli organi amministrativi delle società per modifica pratiche considerate pregiudizievoli per gli investitori.

La novità sta, piuttosto, nella scelta di indicare i nomi degli istituti oggetto dell'iniziativa. In precedenza la Consob aveva preferito invece mantenere coperta l'identità delle società oggetto delle sue reprimende (peraltro successivamente "scoperte" dalla stampa) per evitare una sorta di sanzione reputazionale.

Il tema è delicato. Ciò che la Consob considera un potenziale conflitto d'interesse tra banca e cliente potrebbe essere anche considerato il normale incontro tra domanda ed offerta di prodotti (o servizi) finanziari.

Con la sua iniziativa l'autorità di vigilanza sottolinea il fatto che i clienti rappresentano comunque il "soggetto debole" del contratto e che il principio della Mifid (a servirli al meglio) è «prioritario». Più in dettaglio la commissione ha riscontrato che, nel promuovere la vendita di determinati prodotti, la verifica della "adeguatezza" «è risultata talvolta disattivata attraverso il ricorso ad una presunta "iniziativa del cliente" difficile da dimostrare specie in presenza di una campagna "direzionale"».

Anche in questo caso c'è una problematica che va chiarita. L'intermediario che consiglia un prodotto ad un cliente – stabilisce la Mifid – deve dimostrare che questo fa al caso suo, è cioè "adeguato". Ma niente può essergli rimproverato se è invece il cliente ad agire su sua iniziativa.

La Consob ha poi rilevato che in alcuni casi i prodotti collocati non erano risultati congruenti con la durata dell'investimento connesso alla tipologia del cliente.

Per il momento tutte le banche coinvolte hanno evitato commenti. La Consob ha comunque fatto presente che gli istituti «hanno già intrapreso iniziative volte a colmare le carenze riscontrate».


La commissione di vigilanza ha ieri reso nota anche un'altra iniziativa "preventiva" rivolta alla Bnl e Banca Infrastrutture, Innovazione e sviluppo (gruppo Intesa Sanpaolo) per come le due banche stanno gestendo i derivati fuori mercato (otc, over the counter) collocati agli enti locali.

In coerenza con la comunicazione della stessa Consob sugli strumenti "illiquidi" (come sono i derivati otc) gli intermediari devono sottoporre a «sistematico scrutinio» le posizioni aperte e «proporre, nell'interesse dei clienti, anche eventuali interventi di ristrutturazione delle operazioni». Ciò che, evidentemente, non è sempre avvenuto.

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