«UNA COSA MAI VISTA».
Con ogni evidenza, spiega il penalista, Esposito «ha anticipato qualcosa che è maturata in camera di consiglio. Questo dobbiamo ritenere, sempre che quello che lui ha detto corrisponda all’orientamento del collegio».
Ma se questo sia effettivamente il parere del collegio e non piuttosto il pregiudizio di un singolo giudice, l’Italia lo saprà solo dopo la pubblicazioni delle motivazioni.
Quel che è certo, insiste Coppi, è che «non si è mai visto un presidente del collegio che anticipa la motivazione di una sentenza», tanto meno «mentre c’è uno dei cinque giudici che sta scrivendo la motivazione».
«SENTENZE DEFINITIVE NON SEMPRE GIUSTE». Un verdetto della Cassazione è definitivo «nel momento in cui viene letto il dispositivo», ricorda infine Coppi al
Corriere.
È dunque pacifico che «questo fatto non ha nessuna incidenza sul contenuto della sentenza».
Ciò però «non significa che la sentenza definitiva sia anche una sentenza giusta. Che abbia indovinato la verità. Molto spesso le sentenze sono subìte da persone condannate ingiustamente».
Basta «con questa ipocrisia secondo cui “le sentenze vanno rispettate”», per il professore esse invece «possono essere criticate come qualsiasi prodotto dell’ingegno umano».
Qualcuno dovrebbe ricordarlo anche al segretario del Pd Guglielmo Epifani, che intervistato a sua volta dal
Corriere della Sera identifica «il principio di legalità» con una specie di dogma dell’infallibilità delle toghe: «Le sentenze vanno rispettate ed eseguite», dice Epifani, e questo «principio di legalità non può mai essere discusso», cascasse il mondo e cascasse pure il governo, poiché «il principio di legalità in uno Stato democratico viene prima di qualsiasi valutazione politica».
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Berlusconi, intervista di Esposito manda in crisi giustizia | Tempi.it
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