Tagli 2011: I politici fanno causa allo stato

Istat: gli stipendi con l'aumento più alto
sono quelli di Palazzo Chigi

Spetta ai dipendenti della Presidenza del Consiglio la palma d'oro dei 'travet' con l'aumento di stipendio più alto nel 2010

MILANO - Spetta ai dipendenti della Presidenza del Consiglio la palma d'oro dei 'travet' con l'aumento di stipendio più alto nel 2010. Il dato emerge dalle tabelle dell'Istat sulle retribuzioni contenute nell'annuario statistico pubblicato oggi. Dai dati risulta che i dipendenti di Palazzo Chigi, tra il 2009 e il 2010, hanno visto aumentare la loro retribuzioni contrattuali del 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie), staccando di gran lunga tutte le altre categorie, sia pubbliche che private. Al secondo posto i servizi a terra negli aeroporti (+5,2%), seguiti dai giornalisti, per i quali l'incremento è stato del 4,7%. Sotto il 4% gli aumenti delle retribuzioni di categorie come i portuali, gli impiegati nel settore delle tlc e nella ricerca (+3,7% per tutti). Non si suona la stessa musica in altri settori del pubblico impiego: ad esempio, nei ministeri, l'aumento tra il 2009 e il 2010 rilevato dall'Istat è stato solamente dello 0,7%, come anche nelle agenzie fiscali e nei monopoli. Per le Forze dell'ordine l'aumento è stato dello 0,9%, nella Pubblica Istruzione dello 0,6% mentre per i Vigili del fuoco l'aumento delle retribuzioni non è andato oltre lo 0,4%.

16 dicembre 2011 | 12:31
 
ECCO I SACRI-FICHI DEL PARLAMENTO - PERCHÉ I BEN PASCIUTI DIPENDENTI DELLE CAMERE SONO STATI GRAZIATI DALLA MANOVRA LACRIME E SANGUE DELL’UOMO DEL MONTI? - A PALAZZO MADAMA, SI VIVE CON LE CHIAPPE AL CALDO: GLI STENOGRAFI GUADAGNANO PIU’ DI NAPOLITANO, LE SEGRETARIE PIU’ DI UN PRIMARIO DI CHIRURGIA - A MONTECITORIO UN BARBIERE ARRIVA A INTASCARSI 9 MILA € AL MESE E UN CONSIGLIERE 24 MILA - REGALO DI NATALE: GRAZIE A FINI E SCHIFANI MANTERRANNO EMOLUMENTI, RICCHE INDENNITÀ E CORPOSE DIARIE…



Primo Di Nicola per "l'Espresso"

Le ricche prebende dei parlamentari per ora sono al riparo. Spinto dalla crisi e per fare cassa, il presidente del Consiglio Mario Monti ha provato a tagliarle per decreto, il famoso salva-Italia. Grazie all'intervento dei presidenti di Camera e Senato, deputati e senatori sono però riusciti a mantenere i loro emolumenti, le ricche indennità, le corpose diarie, i vitalizi da nababbi e gli altri privilegiatissimi compensi che hanno sinora accompagnato la loro elezione.

Ma solo per il momento. Entro la fine del prossimo gennaio, stando all'impegno solennemente preso da Gianfranco Fini e Renato Schifani, sui trattamenti degli eletti dovrà calare comunque la mannaia imposta dai vincoli di bilancio per allinearli ai più magri livelli in vigore nel resto d'Europa. Un passo storico, certamente. Ma anche la fine di tutti i privilegi che allignano in Parlamento?

Neanche per sogno. All'ombra di Montecitorio e Palazzo Madama, nonostante gli annunci di riforma e tagli degli uffici di presidenza, continuano infatti a prosperare i ricchissimi trattamenti di cui gode il piccolo esercito di dipendenti che, tra una voce e l'altra della busta paga e i connessi sistemi previdenziali porta a casa retribuzioni e pensioni in grado di suscitare l'invidia persino del presidente della Repubblica. Un'esagerazione?

Dati alla mano, Giorgio Napolitano incasserà quest'anno un appannaggio complessivo di circa 239 mila euro. Un bello stipendio, senza dubbio, soprattutto se confrontato con le ristrettezze e le ambasce dei comuni cittadini ai quali Monti sta chiedendo sacrifici e imponendo tagli dolorosi persino ai trattamenti pensionistici più bassi.

Solo che il compenso di Napolitano impallidisce di fronte ai 259 mila euro lordi che può arrivare ad incassare ogni anno un semplice stenografo parlamentare, uno di quelli che si vedono alla tv mentre trascrivono i lavori delle assemblee o degli altri organi; e miseramente si inchina al confronto dei 370 mila euro percepiti da un consigliere parlamentare all'apice della carriera.

E non si tratta dell'unico paradosso che spunta dalle tabelle retributive di Montecitorio e Palazzo Madama. Scorrendole, si scopre pure che i commessi possono portare a casa più dei magistrati e le segretarie (8 mila netti mensili) quasi il doppio (4.500 netti) del primario di un reparto di neurochirurgia del Sistema sanitario nazionale. Naturale che grazie a questi munifici compensi i livelli di spesa riportati nei bilanci di Camera e Senato per il personale abbiano raggiunto livelli da allarme rosso. Ed è altrettanto naturale che grazie ad essi i trattamenti pensionistici dei lavoratori parlamentari, anche a causa dei bizantinismi del regolamento e delle sorprendenti regalìe collezionate negli anni, abbiano toccato poi livelli di privilegio che pochissimo hanno da invidiare ai famigerati vitalizi riscossi da deputati e senatori.

Qualche cifra: a Palazzo Madama, per il personale di ruolo e quello in quiescenza si spendono complessivamente (dati 2011) 236 milioni di euro l'anno. Di questi, 136 se ne vanno per pagare gli stipendi dei dipendenti in servizio (in carico ne risultano 940, 120 in meno del 2006 grazie al blocco del turn-over) e più di 97 milioni per fare fronte alle pensioni degli ex. Cifre sorprendenti se confrontate con quelle relative ad altri capitoli di spesa del bilancio di Palazzo Madama.

Passando al setaccio tabelle e allegati si scopre infatti che, rispetto ai dipendenti, per i senatori e le loro attività si spende molto meno: 196 milioni in totale, di cui 96 elargiti per le indennità, le diarie e gli altri compensi di quelli in carica; 61 milioni per i vitalizi e ulteriori 38 per i gruppi parlamentari. Ancora più costoso si rivela il personale della Camera (1.642 persone) che, nello scorso anno, ha assorbito 256 milioni per le retribuzioni e oltre 204 per le pensioni. Ma attraverso quali meccanismi questi dipendenti arrivano a guadagnare così tanto? Come sono organizzati?

Cominciamo da Montecitorio e dalle sue varie fasce retributive (vedere tabella). Chiarito che gli stipendi sono onnicomprensivi (sommano straordinari e lavoro notturno) e pagati per 15 mensilità, e ricordato che nei ranghi parlamentari si accede solo per concorso, si parte dalla categoria più bassa degli operatori tecnici (operai, barbieri, autisti) che iniziano con uno stipendio di 2 mila 300 euro lordi per arrivare a 9.461 euro all'apice della carriera con 35 anni di anzianità.

Un gradino sopra ci sono gli assistenti (commessi e addetti alla vigilanza) che, pur iniziando con una paga mensile di 2.600 euro, finiscono poi con la stessa retribuzione degli operatori (e vai a capire perché). Seguono i collaboratori tecnici (2.319 euro il primo stipendio, quasi 11 mila al top della carriera), quindi i consiglieri, che entrano nei ruoli con 5 mila euro e finiscono con la bellezza di 23.825 euro lordi al mese.

Al top, ovviamente, il segretario generale con i suoi 28.152 euro mensili. Tutto qui? Macché: accanto allo stipendio, a chi svolge ruoli dirigenti viene riconosciuta un'indennità di funzione che si traduce in altri 410 euro netti mensili per l'assistente superiore, 1.198 per il consigliere caposervizio,1.450 per il vicesegretario e ben 2.207 euro per il segretario generale.

Una pacchia, insomma, moltiplicata dalle indennità integrative speciali, dagli assegni di anzianità e da tutti gli altri strani automatismi (a cominciare dall'astrusa "indennità pensionabile pari al 2,5 per cento delle competenze lorde annue dell'anno precedente") che garantiscono agli stipendi una spinta propulsiva sconosciuta in ogni altro comparto del pubblico impiego.

Questo a Montecitorio. E a Palazzo Madama? Al Senato, per funzioni pressoché identiche, i dipendenti guadagnano ancora di più. Gli assistenti parlamentari (compiti manuali e di vigilanza) arrivano a riscuotere quasi 10 mila euro lordi al mese; i coadiutori (segreteria e archivistica) circa 12 mila; i segretari (ricerca e progettazione) più di15 mila; gli stenografi oltre 17 mila, i consiglieri ben 24.672 che, in un anno, fanno 13 mila in più rispetto ai colleghi della Camera.

Se gli stipendi sono da favola, i trattamenti pensionistici dei dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama risultano altrettanto allettanti. In Parlamento, infatti, i trattamenti di anzianità, prima della riforma voluta dagli uffici di presidenza delle due Camere (contributivo pro-rata per tutti; età minima di 66 anni e 67 su richiesta), sono stati elargiti con sconcertante generosità. E con criteri altrettanto favorevoli. Prendiamo la Camera dei deputati. Fino a pochi giorni fa regnava questa situazione.

Gli assunti a partire dal 2009, i più "penalizzati", avevano un sistema contributivo (trovava applicazione per soli 35 dipendenti) che consentiva di riscuotere la pensione di vecchiaia a 65 anni (uno in meno rispetto ai 66 pretesi dal ministro del Lavoro Elsa Fornero per i comuni lavoratori) e quella di anzianità pure a "quota 97" che, con 36 anni di versamenti, voleva dire incassarla anche a 61 anni (l'età media di pensionamento per il 2010 è stata di 58 anni e di 59,9 nel 2011).

Gli assunti in epoca precedente, invece, potevano eludere ancora più facilmente i rigidi criteri già in vigore per il resto dei lavoratori: a costoro bastava avere 35 anni di contributi e 57 anni di età (invece di 60-61) per andare in pensione. E non basta: utilizzando tutte le scappatoie del regolamento, potevano anticipare ancor più l'agognato riposo. Bastava avere 20 anni di servizio effettivo a Montecitorio (il cosidetto "calpestìo") e pagare una penalizzazione del 2 per cento per ogni anno mancante ai 57.

Mentre aggiungendo i riscatti universitari, quelli per il servizio militare e soprattutto i bienni contributivi concessi in occasione di particolari ricorrenze (la presa di Porta Pia, per esempio) era addirittura possibile sfiorare il limite dei 50 anni. E con criteri di conteggio dell'assegno rigorosamente retributivo e in grado di far raggiungere alla pensione quasi il 100 per cento dell'ultimo stipendio riscosso (gli altri lavoratori pubblici si sono sempre fermati all'80 per cento). Adesso la mannaia potrebbe calare anche su questi trattamenti. Ma chissà fino a che punto. E in ogni caso varrà solo per chi sarà assunto da oggi in poi.
 
Lombardo (Sicilia): "Dovrei guadagnare almeno il triplo"

di: WSI-Rainews Pubblicato il 20 dicembre 2011| Ora 11:35



Palermo - "Se dobbiamo rapportare il mio stipendio al lavoro che faccio, come minimo dovrebbero triplicarlo. Siccome quello che faccio non lo faccio per denaro, non so quanto guadagno e quanto mi rimane in tasca. Comunque sono disposto anche ad avere metà di quello che percepisco".

Lo ha detto il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, rispondendo ai giornalisti sulla sua indennità, da tempo al centro di polemiche perché superiore, fra l'altro a quella dei colleghi delle altre Regioni italiane.

Dal primo settembre scorso, dopo un taglio del 10% delle indennità dei componenti della giunta regionale, Lombardo percepisce 16.650 euro netti al mese.

"Non faccio una vita di lussi - ha aggiunto Lombardo a margine di un convegno a Palermo - non bevo, non fumo, non prendo caffé e non ho distrazioni. Ho solo le tasche bucate".

Lombardo si è poi detto favorevole a una candidatura a sindaco di Palermo del magistrato antimafia Antonio Ingroia: "E' una cosa di cui si è parlato già un mese e mezzo fa - spiega - ma l'interessato ha escluso ogni volontà di candidatura. Per me è un'ipotesi gradita perche' e' una persona molto affidabile".
 
CASTA CHE TI PASSA - LA CRISI IMPERVERSA E A VOI CHIEDONO DI PAGARE SEMPRE PIÙ TASSE? COMUNI, REGIONI E PROVINCE SE NE SBATTONO E SOVVENZIONANO QUALUNQUE COSA: DAL LIBRO SULLA CADUTA DEL MURO CHE SI SCOPRE COPIATO, AI GIORNALI RADIO REGIONALI (DI EMITTENTI PRIVATE), FINO A RENATONA POLVERINI CHE SOSTIENE LA “RIEVOCAZIONE STORICA DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO” E LA “SAGRA DEL CARCIOFO” DI SEZZE - IL GOVERNATORE SICULO LOMBARDO FINANZIA DI TUTTO: DAL SUBBUTEO AL TWIRLING, FINO AL WUSHU KUNFU (ALZI LA MANO CHI SA COS’È)…


Primo di Nicola per "l'Espresso" (hanno collaborato Cristina Cucciniello, Fabrizio Geremicca, Marco Guzzetti, Thomas Mackinson, Matteo Muzio, Luigi Serenelli)
ROBERTO FORMIGONI NEL SUO VIDEO PROMOZIONALE
Se quella del debito pubblico non fosse una tragedia nazionale, si potrebbe anche sorridere. L'Italia ha le casse vuote? In Provincia di Trento festeggiano sovvenzionando fiction televisive. E così 196 mila euro finiscono nel bilancio di "Sposami". Nel Lazio fa ancora meglio Renata Polverini, con 2 milioni a pioggia a favore di amministrazioni locali e pro loco per eventi strapaesani che vanno dall'Infiorata alla festa dell'uva di Genzano.
roberto formigoni e franco nicoli cristiani Pochi e grossi sprechi, poi, si mescolano a una miriade di piccoli stanziamenti. Presi uno per uno possono anche sembrare minori, ma da Nord a Sud quei soldi prelevati dai bilanci a fine anno diventano milioni di euro. In provincia di Terni, ad esempio, si organizza a Monte Campano la Sagra della Fregnaccia, kermesse con i migliori piatti della tradizione contadina. A pagare non sono solo gli abitanti del paesello, ma la Regione Umbria con un finanziamento pubblico di 3 mila euro.
raffaele lombardo02 lap Si spende senza problemi anche in Lombardia, come nel caso dell'associazione culturale Luogo ideale: per la finale regionale del festival musicale "La bella e la voce", l'associazione riceve dal governatore Roberto Formigoni una sovvenzione di 3 mila euro. Ma secondo i promotori ne vale la pena: al vincitore viene infatti assegnato un contratto discografico con l'Accademia del giornalista Cesare Lanza, "tra gli autori di Sanremo".
raffaele lombardo Musica dispendiosa per le casse statali anche in Campania, dove l'associazione Danza in lirica ha avuto 8 mila euro dalla Provincia di Napoli.
La ragione? I concerti che organizza all'università Parthenope, creata e guidata per un quarto di secolo dal professore Gennaro Ferrara, attuale vicepresidente della giunta provinciale. Ferrara è stato rettore fino a un paio di anni fa e tuttora è di fatto il timoniere della Parthenope, dove insegnano la moglie, la figlia e il marito della figlia. Tutto in famiglia, dunque.
La crisi imperversa ma le sovvenzioni facili e gli sprechi pubblici continuano a correre. Con regioni, province e comuni che spendono per le iniziative più strampalate e inutili. Denaro pubblico che potrebbe essere risparmiato e che viene invece dilapidato per soddisfare i sollazzi delle clientele elettorali e accrescere la fortuna degli eletti. Come considerare infatti i 50 mila euro destinati dal Comune di Lecce alla Delta Concerti per le esibizioni di Zucchero, Jovanotti e Modà?
O dei 12 mila elargiti dalla Regione Val d'Aosta al "Diving Center Mont Blanc" di Nus per una spedizione subacquea in Bolivia, al lago Titicaca, per sfidare il record mondiale delle immersioni di profondità ad alta quota? Per non parlare dei 30 mila euro dei fondi per il terremoto elargiti dalla provincia dell'Aquila al Comune di Trasacco per un improbabile festival cinematografico intitolato alla memoria di Pietro Taricone; o della pioggia di contributi che si abbatte su Marcianise per eventi come il festival musicale Archè, il carnevale o le altre iniziative della pro loco solo perché è la città natale del presidente della provincia di Caserta Domenico Zinzi.
raffaele lombardo gov sicilia lap Tutti soldi che potevano essere impiegati meglio insieme al resto delle sovvenzioni più singolari e stridenti con le esigenze della finanza pubblica e che continuano a proliferare in ogni angolo della Penisola. "L'Espresso" ha fatto un viaggio nei bilanci e nelle delibere di regioni, province e comuni. Ecco le spese più singolari nel mare magnum dei finanziamenti.
RE NATA POLVERINI CONTESTATA La Valle d'Aosta è una delle regioni più ricche d'Italia. Non c'è da stupirsi dunque se regala computer a tutti. Dal primo ottobre al 31 dicembre, a prescindere dal reddito, le famiglie residenti con figli nati dopo il 1991 possono infatti chiedere un contributo di 450 euro per l'acquisto di un pc.
Ricca, ma non solo. Ama infatti anche l'avventura, tanto da finanziare con 10 mila euro i soci dell'Aero Club per la partecipazione ai campionati del mondo di aeromodellismo svoltisi in estate in Australia; il teatro, come dimostrano i 4 mila euro spesi per due serate in vernacolo calabrese nel cuore del capoluogo; e stravede per la musica, come insegnano i 348 mila euro andati al Premio Mogol organizzato dal paroliere di Battisti, una kermesse conclusasi amaramente con la beffa di una messa in onda sulla Rai mai avvenuta. Infine, la comunicazione, curata a tal punto da commissionare uno studio da 40 mila euro per individuare il carattere tipografico migliore da utilizzare nei comunicati.
RE NATA POLVERINI CONTESTATA RENATA POLVERINI In Piemonte non si è invece andati per il sottile con le celebrazioni dell'Unità d'Italia. Alla fine di una lunga ricognizione la giunta regionale ha affidato a Lorenzo Del Boca un incarico da 75 mila euro per "l'individuazione delle scelte strategiche migliori" per festeggiare i 150 anni. Salvo accorgersi a cose fatte che Del Boca aveva già scritto un saggio sul tema, ma di segno contrario alle esigenze celebrative, visto che nel suo "Indietro Savoia! Storia controcorrente del Risorgimento" ha più che altro criticato i padri dell'Unità.
Non sono mancate però altre elargizioni contrastate, come i 7 mila euro della Provincia di Torino per il "Gran ballo risorgimentale" in piazza d'armi con 300 danzatori preziosamente vestiti; il corso d'inglese pagato a un proprio dirigente dalla provincia di Novara; il Raduno internazionale dello spazzacamino foraggiato da Verbania. Tra i Comuni brillano Monferrato con i contributi alla Corsa delle botti, Fossano con la giostra dell'oca; Piea con la Fiera della zucca; Carmagnola con la sagra del peperone.
LUCA ZAIA luca Zaia DSC Il pallino della comunicazione sembra assalire anche la Lombardia. Una vocazione che trasforma l'ente quasi in un benefattore: 130 mila euro li investe per la produzione di giornali radio regionali affidata a Novaradio; 400 mila per la pubblicazione del settimanale "Lombardia Notizie 7", organo della giunta; 1 milione e mezzo per la realizzazione del piano di informazione curato dall'agenzia Rti Ab Comunicazione srl. Ma l'ansia di comunicare a volte non conosce nemmeno i confini della regione.
Per contribuire al Meeting di Cl di Rimini, di cui il governatore Roberto Formigoni è ospite fisso, per esempio, la giunta lombarda eroga 84 mila euro, mentre altri 20 mila li spende per un convegno sui vent'anni della caduta del Muro di Berlino. La ragione? Sicuramente il fatto che ad organizzarlo è la Fondazione Craxi, think tank che tra gli animatori conta, oltre all'ex sottosegretario Stefania Craxi, gli ex ministri berlusconiani Maurizio Sacconi, Renato Brunetta e Franco Frattini.
Dalla comunicazione alla musica, molto amata dalla Provincia di Milano, che si improvvisa addirittura talent scout alla stregua di "Amici". Il presidente Guido Podestà patrocina infatti con 146 mila euro "Mincanto", gara tra giovani talenti, mentre con altri 35 mila sovvenziona la Fondazione Giorgio Gaber.
ROBERTO COTA Elargizioni criticate anche quelle del Comune di Milano, dove il sindaco Giuliano Pisapia ha appena concesso un contributo di 20 mila euro alla festa dei Carabinieri e un altro di 30 mila all'Arcivescovado per festeggiare tre beati.
ROBERTO COTA Finanziamenti discussi anche nel Veneto del governatore leghista Luca Zaia. Libri, per cominciare, come un volume sulla caduta del Muro, curato da Andrea Guglielmi, militante del Pdl. È costato 15 mila euro ma si è scoperto frutto di un copia-incolla di testi trovati su Internet. Oppure come "La strada dell'asparago bianco di Cimadolmo" (9 mila euro); la "Storia illustrata dei sette comuni, nazione indipendente sorta nel 1310 nell'attuale zona geografica compresa tra le Provincie di Vicenza e Trento"; e quello "Sulle origini ed evoluzioni del fossato di guardia delle antiche mura di Cittadella risalente al 1222" (1.500 euro), tutte opere di cui si poteva fare tranquillamente a meno.
Ma non basta. In Veneto si spende anche per la Sagra nazionale degli aquiloni, la Rievocazione medievale "la Marciliana", il premio "Donne eccellenti" e persino per la squadra di rugby Ercole Monselice (4 mila euro) e per il gemellaggio culturale-sportivo con le isole Fiji. Da segnalare pure le centinaia di migliaia di euro spesi dalla Regione per il traduttore modello Google dal Veneto all'inglese e viceversa e i 34 mila euro investiti dalla Provincia di Padova per pensionare il vecchio stemma araldico per adottarne uno nuovo con una "P" a nove colori.
Zucchero ggssmm01 giulio rapetti mogol Degni di nota in Trentino i 10 mila euro spesi per il "Sipario d'oro", un festival nazionale di teatro amatoriale, e per "Religion Today", film-festival per la promozione del film religioso. Così come vanno ricordati i 282 mila euro spesi nel 2011 per finanziare i costumi di bande e cori. Ma grande attenzione c'è anche per la musica (premio bandistico internazionale "Filicorno d'oro" di Riva del Garda) e per ricerche di stampo agreste, come dimostra il contributo al Centro studi Judicaria (5.700 euro) per la ricerca "Voci della terra" dedicato alla "memoria individuale e collettiva legata alla coltivazione dell'ulivo dell'alto Garda e della conca lacustre".
Scoiattoli e vegetali impazzano invece tra i finanziamenti pubblici in Liguria. Il governatore Claudio Burlando ha stanziato 79 mila euro per la protezione dell'ululone dal ventre giallo, 40 mila per gli scoiattoli rossi e 90 mila per sostenere le piante grasse. Poi ci sono le manifestazioni popolari e le feste di genere vario. La Provincia di Genova foraggia (6 mila euro) la sagra del Bagnun (piatto di acciughe al pomodoro); quelle del fuoco (due serate pirotecniche in cui si sfidano a suon di fuochi d'artificio sette quartieri di Recco), della "Fugassa utri in ciassa" (focaccia di Voltri in Piazza) e della patata quarantina.
Mogol Seguono le bande musicali finanziate in ogni angolo della regione (da Rapallo a Cogoleto, da Arenzano a Camogli); gli eventi culturali come "Intrecci e nodi", (tecniche di intreccio e tessitura di fili giapponese Kumihimo) o "Vedere l'invisibile, la scienza ottocentesca oltre il percepibile". Non mancano neanche i finanziamenti a concerti vip (Niccolò Fabi), associazioni sportive (come la Shimata), eventi e feste all'estero come quella nel quartiere della Boca, a Buenos Aires.
Una predilezione per l'estero sembrano avercela anche le Marche che, per la promozione del turismo, hanno scelto come testimonial Dustin Hoffman, fotografato da Bryan Adams. Già l'anno scorso l'attore aveva girato uno spot per la regione costato 1 milione 785 mila euro. Una scelta criticata e non solo per i i costi. Non era infatti piaciuto l'accento straniero con cui Hoffman leggeva il testo de "L'infinito" di Leopardi, mentre quest'anno le polemiche fioriscono perché le foto ad Hoffman non sono state scattate nelle Marche, ma negli 5th & Sunset Studios a West Hollywood.
MAURIZIO SACCONI Tra le altre iniziative che hanno goduto di finanziamenti pubblici, da segnalare il Carnevale di Fano; la cena all'aperto promossa dalla Pro Loco di Cartoceto e finanziata dal comune e dalla provincia di Pesaro e Urbino; la "Festa della cipolla" organizzata dal Comune di Castelleone di Suasa.
Molto generosa nel Lazio anche la governatrice Renata Polverini che, solo per sagre e feste, nel 2011 ha speso oltre 2 milioni (370 gli eventi beneficiati). Tra questi la "Rievocazione storica della battaglia di Lepanto" a Sermoneta; il "Carosello storico dei rioni" e il "Latium festival" di Cori; la "Sagra del carciofo" di Sezze. In provincia di Frosinone, la festa patronale di San Giovani Battista di Pontecorvo; nel Viterbese, il "Trasporto della macchina di Santa Rosa" e poi, la Sagra del pizzutello di Tivoli, quella dei cecapreti e della bufaletta (spezzatino di carne di bufala) nel frusinate.
MAURIZIO SACCONI Con bando pubblico annuale, inoltre, la Polverini ha assegnato contributi ad eventi e società sportive come la Polisportiva Libertas San Saba per il secondo forum delle donne nello sport; il Roller Running 2010 "Giovani senza rotelle"; il trofeo Lazio di danza; il torneo di tennis "Uno smash per i diritti".
Dal Lazio alla Campania, dove la giunta regionale spende più di mezzo milione di euro per le sue pro loco. Soldi che se ne vanno per ricorrenze religiose, sagre e feste musicali. Ma tra le manifestazioni più rilevanti c'è sicuramente la mostra su Roberto Benigni e la moglie Nicoletta Braschi, "Bob e Nico", che si svolgerà a Napoli, nel convento di San Domenico Maggiore, dal prossimo gennaio. Ebbene, per questa manifestazione, il Comune dovrebbe spendere 122 mila euro, la Regione altri 288 mila.
MAURIZIO SACCONI Per il resto, a fare la parte del leone sono le sovvenzioni delle province. Napoli finanzia manifestazioni come Arriva la Befana; Innamorarsi a Napoli e il premio di architettura promosso dall'ordine degli architetti di cui è tesoriere Francesco Cesaro, il figlio del presidente della giunta provinciale Luigi. Benevento elargisce fondi per la sagra del cinghiale di Dugenta; la Ruzzola del formaggio di Pontelandolfo; la sagra del Ciammarruchiello di Buonalbergo; l'elezione di Miss Benevento.
PODESTà E LA MOGLIE NOEVIA ZANELLA Sui finanziamenti a pioggia si polemizza in Puglia per quelli concessi dalla Regione alla Fondazione Moschettini per il convegno Le Sante, al Montessori day e gli altri destinati alle edizioni Kurumuny per una iniziativa dedicata a principi, fate e folletti nel magico mondo delle fiabe. Nell'occhio del ciclone anche i 4 mila euro elargiti per Le vie Oronziane e il culto di Sant'Oronzo patrono di Lecce. Ma soprattutto destano scalpore i 50 mila destinati dal Comune di Lecce alla Delta Concerti per le esibizioni di Zucchero, Jovanotti e i Modà.
Sorprendenti anche i contributi erogati dalle amministrazioni provinciali pugliesi per eventi come il Festival dei sensi (Taranto), la "Ricerca e scrittura del libretto tetrale-musicale legato alle Veneri di parabita" (Lecce) o quelli destinati alla libreria-caffé "La Maria del porto" di Trani (ben 80 mila euro).
PODESTA Dalla Puglia alla Calabria, dove grazie ai finanziamenti pubblici è tutto un imperversare di eventi come la sagra del caciocavallo di Cimino; quella della caldarrosta di Oppido Mamertima o l'altra del vitello organizzata a Belvedere di Spinello. C'è poi il finanziamento alla Transumanza dell'area grecanica, un percorso a cavallo dell'Aspromonte finanziato dalla provincia di Reggio Calabria, e quelli ad una serie di premi lettarari, tra i quali spicca quello a "Pierre Teilahard de Chardin", umanista francese, finanziato dal Comune di Platì e vai a capire perché.
Guido PODESTA Per finire, la Sicilia. La Gazzetta ufficiale regionale dello scorso 3 marzo è destinata a finire negli annali dello sperpero: ha per oggetto gli interventi a favore dello sport e spiega come vengono spesi gli 11 milioni di euro che la Regione mette a disposizione del settore. Il governatore Raffaele Lombardo finanzia di tutto, le discipline più popolari tipo calcio, volley e rugby, come le specialità di nicchia quali il subbuteo, il kumite (versione del karate), il twirling (disciplina ginnica) e il wushu kunfu che pochi conoscono.
Diecimila euro li dilapida pure sul tavolo verde dei biliardi, mentre altri 10 mila li distribuisce alla lunga serie di bocciofile regionali. Rilevanti anche i fondi impiegati per il campionato mondiale di scherma di Catania (7,5 milioni di euro) e il Sicilian Jumping Tour (rassegna equestre, 2 milioni di euro).
Quanto agli altri sovvenzionamenti, la provincia di Palermo ha realizzato da sola più di 800 microeventi con una spesa di 1,8 milioni di euro. Finanziamenti destinati ad appuntamenti imprescindibili come la sagra della salsiccia di Marineo o quella del ficodindia di Roccapalumba. Un sostegno prezioso trovano anche le competizioni di briscola, le selezioni della miss provinciali e persino le valorizzazioni degli animali, come l'asino, al cui cui valore il comune delle Madonie ha dedicato persino un impegnativo convegno.
 
29.12.2011

La Casta ha Fatto Putsch
La Casta ha Fatto Putsch | La Casta ha Fatto Putsch


Che le misure per la famosa «crescita» debbano assolutamente cominciare dalla liberalizzazione dei taxisti e dei farmacisti, è cosa che sfida il ridicolo e offende l’intelligenza. Eppure è questo che il governo Monti, detto «dei tecnici», sta facendo. Ci dicono che il taxi costerebbe meno a noi risparmiatori: ma anche fosse, quanto incide la spesa dei taxi nel bilancio di una famiglia? Quanto farebbe crescere l’economia, un risparmio di questo genere? Certo, per le persone normali i caro-taxi incide assai meno che i raddoppio dell’ICI, il rincaro dei carburanti e l’aumento dell’IVA, che si riflette duramente in rincari di tutte le merci. Lo stesso vale per la liberalizzazione degli avvocati o delle farmacie: d’accordo, vanno fatte, ma non sono certo queste le misure che innescheranno il «rilancio» e faranno tornare l’economia a crescere.

Molto più efficace sarebbe, poniamo:

O ridurre i cosiddetti «rimborsi elettorali ai partiti» che in realtà sono finanziamento pubblico (vietato da un referendum del ‘93, quindi illegale) e che oggi superano enormemente le spese effettivamente sostenute, tanto più che i partiti stessi se li aumentano ad ogni elezione. E costano miliardi, come mostra la tabella estratta dalla Corte dei Conti:

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casta_parassita.jpg



In queste tabelle sono riportati i contributi statali attribuiti al complesso dei partiti a partire dal 1994, nelle varie tornate elettorali

O ridurre i sussidi pubblici per le energie rinnovabili (che spesso nascondono favori fatti ad amici degli amici) e che ci costano circa 8 miliardi l’anno. Solo il sussidio ai «produttori di energia elettrica a metano» è costato ai cittadini, fino ad oggi, 40 miliardi di euro. Quanti taxisti, avvocati e commercialisti bisogna liberalizzare, per compensare un simile spreco?

Per un vero rilancio dell’economia, più che disciplinare i taxisti, servirebbe la tempestività dei pagamenti che il settore pubblico deve ai privati: in Germania e Francia Stato, comuni, enti pubblici in genere devono pagare i fornitori, obbligatoriamente, a 30 giorni. In Italia, dopo 9-18 mesi che gli imprenditori non vedono i soldi dovuti, pressati dalle banche e da Equitalia (che esige l’IVA su quei pagamenti ancora non realizzati) finisce che si suicidano. È un danno per la famosa crescita.

Piuttosto che frustare i privati perchè siano «più competitivi», il governo dovrebbe porsi il problema della «competività» della Regione Sicilia: pagare 22 mila euro mensili netti ogni deputato siciliano rende la Sicilia più o meno «concorrenziale sui mercati globali»? Regalargli una pensione di 3 mila euro mensili a 50 anni dopo una sola legislatura, e – se non viene rieletto – un 90 mila euro per «il reinserimento nella vita civile» quasi fosse un carcerato, rappresenta o no un peso sulla famosa «crescita»?

D’accordo «liberalizzare le professioni». Ma che ne dite di ridurre le spese per auto-blu a Brindisi, dove costano mezzo milione di euro l’anno? O liberalizzare Potenza, dove per le 2 auto-blù sono stati assunti 95 addetti? O i 500 mila che in Italia campano direttamente di cosiddetta politica, ossia di parassitismo pubblico, senza contare i milioni di dipendenti pubblici, un certo numero dei quali sono sicuramente parassiti?

Dopotutto, se in trent’anni la quota di spesa pubblica sul PIL è passata dal 29% al 54%, pare che proprio lì – più che nella liberalizzazione degli avvocati – si potrebbe tagliare e alleggerire, in nome della competitività, dell’efficienza e dei minori costi. Secondo la Corte dei Conti (strapagata anche quella: 450 mila euro di stipendio per ogni consigliere) la corruzione della pubblica amministrazione costa agli italiani 60 miliardi di euro l’anno: quanto due o tre finanziarie. Perchè non stroncare – con le cattive, con licenziamenti in tronco – questo «costo», sicuramente non-competitivo?

Vedete, la materia c’è. Materia per di più nelle dirette competenze di un governo, che ha le mani sulle leve della funzione pubblica. Lì c’è sicuramente il grasso in sovrappiù, il grasso che cola da tagliare. Perchè il governo Monti invece sente così urgente privatizzare i privati? La cosa sembra assurda.

Ma l’assurdità viene meno, quando si prende atto della seguente, folgorante verità: che col governo Monti, sono le Caste pubbliche che hanno preso il potere. Non il Bilderberg, non Goldman Sachs – o meglio, «anche» quelle entità – ma soprattutto, i parassiti pubblici come corpo sociale, come blocco unitario. Quando si dice che l’attuale governo configura una sospensione della democrazia, si prenda coscienza di questo: che è la Casta ad avere fatto il putsch. Per mantenere i suoi innumerevoli privilegi.

Allora tutto diventa più chiaro, tutto si spiega. Il governo «dei tecnici» è stato voluto e selezionato dal primo membro della Casta, quell’inquilino del Quirinale che ci costa (a noi contribuenti) 12 volte di più di quanto la monarchia britannica costa ai contribuenti inglesi. I nuovi ministri sono per lo più professori universitari, ossia dipendenti pubblici che in tutta la loro vita non si sono mai esposti al «mercato». Non replicate che alcuni vengono da università formalmente private, come Monti presidente della Bocconi: il Monti suddetto – come appare da una ricerca sul web – ha al suo attivo solo 13 pubblicazioni nella sua intera vita, e solo una volta (1 volta) le sue produzioni sono state citate da una rivista internazionale. Un caso unico, un economista di chiara fama, che nessuno dei suoi pari nel mondo riconosce come tale. «Com’è che è diventato rettore della Bocconi? Come ha fatto a passare il concorso a cattedra?» se lo chiede il professor Giuseppe Sandro Mela (medico, con 352 citazioni, di cui 141 su Lancet) autore dello spulciamento.

Le competenze del professor Monti non stanno nel suo spessore come economista (inesistente) ma in qualche altra cosa: quella cosa in cui le Caste parassitarie sono magistrali. Chiamatele raccomandazioni, conoscenze e cooptazioni da parte di altri parassiti di potere. Chiamatele «ammanicamenti» e «maniglie». Anche internazionali, s’intende. Lo stesso dicasi per gli altri ministri, alcuni della Cattolica, o dirigenti pubblici (un generale alla Difesa, un ambasciatore agli Esteri): in ogni caso, esponenti e rappresentanti di qualche Casta.

E chi sostiene questo governo? La casta dei parlamentari, destra e sinistra unite in un sol blocco, i quali hanno un solo scopo evidente: evitare il voto, perchè molti non sarebbero rieletti, ed in ogni caso con elezioni anticipate perderebbero lo stipendio da parassiti di 15 mila euro al mese. Questi parlamentari si sono ribellati persino a qualche loro capo-partito, pur di non perdere il seggio («Ho il mutuo da pagare», ha anche detto qualcuno). Alcuni di questi partiti, poi, esistono solo come rappresentanti di qualche clientela pubblica. E non parliamo dei sindacati e dei sindacalisti, che per lo più difendono solo i pubblici dipendenti, avendo abbandonato gli operai (che infatti sono i meno pagati d’Europa). Un blocco che vale, con le famiglie, almeno 10 milioni di elettori.

Gente che i soldi dallo Stato li prende (e tanti) e che per questo è avversa alla popolazione che i soldi allo Stato li dà, perchè a suo giudizio non ne dà mai abbastanza.

Il nucleo della «lotta politica» in Italia è tutto qui. Rozzo, semplificato, ma reale. È una lotta di classe sui generis – sfruttatori contro sfruttati – di cui però la popolazione generale, i produttori, quelli che aumentano la ricchezza del Paese, non si rende conto. Il che vuol dire: gli sfruttati sono divisi su questioni «politiche» spesso false, indotti a combattere per scopi diversi e divisivi in ordine sparso, mentre gli sfruttatori agiscono come blocco sociale unitario, per uno scopo che a loro è ben chiaro: mantenere i loro privilegi, eternizzare i loro stipendi indebiti.

Ecco perchè abbiamo il «governo tecnico». Posti di fronte alla necessità di ridurre la spesa e il debito pubblici, dunque di ridurre i loro emolumenti e privilegi, gli esponenti delle Caste hanno – semplicemente e puramente – preso il potere per scongiurare la loro epurazione, anche parziale.

Cominciate a pensare in questi termini, e tutto vi diventerà chiaro. Anche le decisioni apparentemente assurde di questo governo di cosiddetta emergenza.

L’ipertassazione, invece del taglio degli sprechi. La fantomatica «lotta all’evasione fiscale» anzichè alla corruzione e allo spreco pubblico. La mano pesante contro i tassisti e i notai, contro i pensionati e i commercianti (hanno liberalizzato il piccolo commercio al dettaglio) contro i coltivatori (per i quali l’aumento dell’ICI rappresenta un costo quadruplicato, dal momento che dispongono di immobili di grandi dimensioni, le case coloniche che devono avere grandi spazi per immagazzinare ed allevare animali) e la mano leggerissima contro i sostenitori pubblici di questo governo: basti dire che il Parlamento s’è rivoltato alla sola ipotesi di tagli «Spetta a noi, siamo sovrani!») e il Senato s’è tagliato da solo le spese di 3,6 milioni: un po’ pochino, dato che il Senato ci costa ogni anno 700 milioni. Il Senato si taglia senza farsi male – lo 0,5% della spesa. La famiglie, i pensionati e i privati in genere sono richiesti di tagliarsi il 10%, il 15%.

Così si spiega perchè si eccita una campagna contro la Chiesa perchè paghi l’ICI, ma si tace che anche i sindacati non pagano l’ICI, nè nessun’altra imposta, dato che loro possono evitare di pubblicare i bilanci, insomma possono evita di spiegare come spendono il miliardo annuo che estraggono da buste-paga e pensioni.

Si spiega come mai, alla minima proposta di eliminare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (un fantasma che non interessa nè i milioni di dipendenti di piccole imprese, nè i 5 milioni di lavoratori a contratto, precari o partite IVA) sono scesi in sciopero non lavoratori del privato, ma i dipendenti pubblici, anzitutto di bus e metropolitane – ossia di coloro che hanno il privilegio del posto fisso, e salari superiori del 15% ai pari-grado privati: l’articolo 18 garantisce l’illicenziabilità dei fancazzisti, e alla peggio l’obbligo di reintegro del fancazzista licenziato, per ordine della Casta giudiziaria.

Tutto diventa chiaro. Siccome si tratta di ridurre un poco l’immane debito pubblico che l’ha nutrita e ingrassata, la casta ha preso il potere totale per far pagare la riduzione del debito ai normali cittadini: oltre le tasse di prima, mettendo più tasse per il «risanamento».

Naturalmente, non viene intrapresa l’altra strada, quella di un taglio agli emolumenti pubblici intrapresa in Spagna e Portogallo. I mercati si sono accorti del trucco, e difatti con Monti il nostro spread s’è alzato oltre i 500 punti, mentre col nuovo governo spagnolo lo spread dei bonos è sceso vistosamente. Ma la Casta se ne frega, perchè a non accorgersi del trucco è l’opinione pubblica interna, quella degli sfruttati.

Questi piegano la testa: «sacrifici», fate più sacrifici!, ordina il Quirinale (che sacrifici non ne ha fatti). Se ci sono tagli pubblici da fare, vengono tagliati gli appalti: e le aziende appaltatrici, private, devono licenziare camerieri (al Senato) e personale viaggiante (vagoni letto). Sono sempre i privati a pagare il conto, anche dei «risparmi» della spesa pubblica.

La austerità e l’iper-tassazione mostruosa del settore privato provoca recessione; la recessione rende meno sostenibile la pretesa di poter servire il debito pubblico. Ma alla Casta non importa. Per «rilanciare l’economia», frusta i privati, onde producano più reddito da surtassare. Esige ed impone per legge «trasparenza», da loro e non da se stessa.

Uno dei più ridicoli provvedimenti della finanziaria che siamo obbligati a chiamare «Salva-Italia» (invece che salva-parassiti) è la liberalizzazione del piccolo commercio al dettaglio: adesso si può aprire una panetteria a 50 metri da una panetteria già esistente. Così, secondo l’economista senza-pubblicazioni Monti, si dovrebbe creare la «competizione» travolgente che rimetterà a galla l’economia? Con i supermercati e iper-mercati che nascono dappertutto, e targati Auchan, Carrefour e Lidl tedesca?

Fateci caso: tagli ai sussidi alla stampa di partito, ed è giusto. I giornalisti vanno liberalizzati, i loro stipendi tagliati. Ma il nuovo governo ha rinnovato il regalo da 7 milioni annui a Radio Radicale, un regali mascherato da «servizio pubblico», in quanto la Radio di Pannella manda in onda le sedute parlamentari. C’è un piccolo conflitto di interessi: una radio di partito non può fare «servizio pubblico». Di fatto, se volete sentire una diretta parlamentare, vi tocca sorbirvi tonnellate di propaganda radicale e di sproloqui di Pannella, soggetto di deplorevole longevità. Ma la Casta riconosce i suoi; sa chi punire, e chi premiare. Sa quali parassiti devono morire, e quali devono trionfare.

L’aggravio strangolatore dell’ICI devasta la piccola proprietà, e soprattutto ha paralizzato il mercato immobiliare, già messo alle corde dal fatto che le banche non concedono mutui: di fatto, i piccoli proprietari dovranno pagare la supertassa su «valori» che hanno perso valore. Ma le Caste non pagano nulla, non pagano mai.

La strana ossessione contro i taxisti, a ben pensarci, deriva dallo stesso blocco di potere. Chi usa molto i taxi? Le Caste, quando non dispongono di auto-blu (come i parlamentari, ad esempio). È ovvio che si accorgano che in Italia i taxi «costano troppo», e vogliano pagar meno questo servizio. Vogliono far diventare i taxi come in America, dove i taxisti sono guidati da nigeriani e congolesi di prima emigrazione, che sperano nelle mance perché la paga non la ricevono. Sono loro, sono le Caste.

Le caste hanno preso il potere. Prendiamone atto. Hanno vinto loro: gli sfruttatori. È il loro governo quello che si arrroga di fare «trasparenza, competitività, equità» e per giunta «crescita». Ed adesso ci tolgono anche la pelle, a noi sfruttati. E abbiamo la colpa di non capire qual è la vera lotta di classe, la vera primordiale realtà politica in Italia: quelli che i soldi dallo Stato li prendono, contro quelli che allo Stato li danno, i produttori sottopagati.)
 
Lombardo (Sicilia): "Dovrei guadagnare almeno il triplo"

di: WSI-Rainews Pubblicato il 20 dicembre 2011| Ora 11:35



Palermo - "Se dobbiamo rapportare il mio stipendio al lavoro che faccio, come minimo dovrebbero triplicarlo. Siccome quello che faccio non lo faccio per denaro, non so quanto guadagno e quanto mi rimane in tasca. Comunque sono disposto anche ad avere metà di quello che percepisco :eek:".

un discorso del genere in una azienda privata equivale ad essere licenziati in tronco
 
roma

La carica dei dipendenti di Roma: sono 62 mila e crescono ancora
Corriere della Sera 29 Dicembre 2011

Tra Comune e municipalizzate, la Capitale supera ENEL o Finmeccanica. Dal bilancio consolidato 2010 di Atac emergono 701 milioni di perdite «portate a nuovo» e 319 milioni di perdita d'esercizio. All'estero Acea controlla Aguazul Bogotà e Acea Dominicana. Mentre Ama ha tentato di raccogliere i rifiuti di Dakar: buco milionario. Da quando si è insediata l'amministrazione guidata da Gianni Alemanno le assunzioni sono andate avanti a passo di carica

ROMA - C' è un' azienda locale che quanto a occupati se la gioca con le più grandi imprese nazionali pubbliche e private. È il Comune di Roma. Dall' alto dei suoi 62 mila dipendenti (stima per difetto) non teme confronti con colossi bancari del calibro di Intesa San Paolo, che ne occupa 70 mila entro i confini nazionali, e arriva a guardare dall' alto perfino la Finmeccanica, che tocca i 45 mila. Per non parlare dell'ENEL. I 37.383 dipendenti che il gruppo elettrico ha in Italia eguagliano il numero di quelli (37 mila secondo una valutazione contenuta nel sito internet di Roma Capitale) che lavorano nelle società controllate o partecipate dal Campidoglio. Una cifra già di per sé sbalorditiva, ma che va ad aggiungersi ai 25.141 stipendi pagati direttamente dal Comune.

Resta il dubbio se a questa cifra si debbano poi sommare le 1.409 persone che nel 2008 risultavano «fuori ruolo»: in tal caso si andrebbe ben oltre il totale di 62 mila. Che è comunque un numero enorme. Per avere un' idea, sono gli abitanti di una città come Viterbo. Vero è che in base alla pianta organica il solo Comune dovrebbe retribuire oltre 5 mila persone in più. Ma è altrettanto vero che il numero dei dipendenti del Campidoglio, escludendo ovviamente quelli delle società partecipate, risulta nettamente superiore alla media nazionale. Secondo l'Ifel, il centro studi dell'Associazione dei Comuni, in tutta Italia i dipendenti comunali sono 459.591, con una proporzione di 7,59 per ogni mille abitanti.

A Roma ce ne sono invece 9,10. Si potrà ribattere che stiamo parlando della capitale del Paese, con esigenze certamente non paragonabili a quelle dei piccoli centri. E che, per fare il caso di un' altra grande città, i dipendenti del Comune di Milano non sono meno dei romani, in proporzione agli abitanti. Al 30 settembre del 2010 erano 16.097, cioè 12,15 per ogni mille abitanti. Ma con una differenza, in confronto al Campidoglio. Perché in quattro anni i dipendenti comunali di Milano sono diminuiti di quasi 1.500 unità. Mentre a Roma, al contrario, gli organici hanno continuato a gonfiarsi. Soprattutto nelle municipalizzate.

Il Comune di Roma ha 21 partecipazioni dirette in società e altri organismi. Ma il portafoglio è molto più grosso. Perché attraverso le proprie società il Campidoglio detiene altri 140 pacchetti azionari. In una galassia tanto vasta c' è posto per tutto. Perfino per una compagnia assicurativa: la Adir, Assicurazioni di Roma. Caso unico in tutta Italia, dove anche lo Stato ha abbandonato questo settore da un bel pezzo. E poteva allora mancare una società costituita appositamente per capire quello che succede nelle municipalizzate?


12.817 - Sono i dipendenti dell'Atac, l'azienda del trasporto pubblico. Nel 2008 erano 12.133

7.840 - Sono i lavoratori della società per i servizi ambientali, l'Ama. Nel 2008 erano 1.518 in meno

6.822 - Sono i dipendenti Acea, la società per l'acqua e l'energia. Cresciuti di 435 dal 2008

565 - I lavoratori di Risorse per Roma, la società per l'edilizia pubblica che nel 2008 ne aveva 338 in meno

62.000 - È il totale degli stipendi pagati in modo diretto o indiretto dal Comune di Roma, pari a quelli di una città di medie dimensioni. E molti di più di quelli del colosso elettrico ENEL, che ha «soltanto» 37mila dipendenti. Secondo l'Ifel, il centro studi dell'Anci, la media in Italia è di 7,59 dipendenti per ogni mille abitanti. A Roma sono 9,10

25.141 - Sono i dipendenti in forza direttamente al Comune di Roma, che dunque incidono per meno della metà degli stipendi pagati ogni mese. A dispetto dell'austerità, la tendenza negli ultimi anni non sembra al ribasso: tre anni fa, nel 2008, i dipendenti del Campidoglio erano infatti 24.702

37.000 - La parte maggiore degli stipendi che fanno capo al Comune di Roma viene pagata, appunto, nelle società controllate: 37mila. Il Comune ha 21 partecipazioni dirette in società e altri enti. Ma contando le partecipazioni delle controllate, Roma è presente in ben 140 pacchetti azionari. C' è persino un' assicurazione,
l'Adir


È stata creata nel 2005 (sindaco Walter Veltroni) con il compito di analizzare i documenti e i programmi aziendali. Ragion per cui al suo amministratore Pasquale Formica, già capo dello staff dell'ex assessore al Bilancio Maurizio Leo, difficilmente può essere sfuggito quanto accaduto in questi ultimi anni. Da quando si è insediata l' amministrazione guidata da Gianni Alemanno le assunzioni sono andate avanti a passo di carica. Le cronache dei giornali si sono a lungo soffermate sulla «parentopoli», com' è stata battezzata la stagione che ha visto approdare nelle società della Capitale stuoli di congiunti, amici o colleghi di politici e sindacalisti. Senza che però sia mai stata fatta realmente chiarezza sulle dimensioni di un fenomeno, di cui quella «parentopoli» era solo l' aspetto più patologico, che ha distinto negli anni della crisi il Comune di Roma come l' unica grande azienda italiana che assumeva a quei ritmi.

Altro che blocco del turnover nel pubblico impiego: porte sbarrate (o quasi) nei ministeri, porte spalancate nelle società per azioni comunali. Si può calcolare che il personale delle aziende che fanno comunque capo al Campidoglio sia cresciuto dal 2008 al 2010 di almeno 3.500 unità. Alla fine dello scorso anno l'Atac aveva 12.817 dipendenti: numero paragonabile a quello dell'Alitalia. Rispetto a due anni prima ce n'erano 684 in più, e a dispetto di una situazione economica da far accapponare la pelle. Dal bilancio consolidato 2010 emergeva chiaramente un buco dell'ordine di grandezza di un miliardo di euro. A 701 milioni di perdite «portate a nuovo», cioè accumulate negli anni precedenti e mai ripianate, si sommava una perdita d'esercizio di 319 milioni.
E questo a fronte di un capitale sociale di 300 milioni. I dipendenti dell'Ama, l' azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, erano invece 7.840.

In due anni l' incremento è stato del 24%: fra il 2008 e il 2010 gli organici sono aumentati di 1.518 unità. Nel bilancio dello scorso anno figuravano crediti verso utenti e aziende per la tassa sui rifiuti non pagata per la bellezza di 743 milioni di euro: poi svalutati a «soli» 436 milioni. I debiti con le banche toccavano 620 milioni, che per un' azienda che non si occupa dello smaltimento finale e non ha quindi il problema degli investimenti relativi non è certamente uno scherzo. Sempre al 31 dicembre del 2010 i dipendenti della Roma Multiservizi, quasi tutti operai precari, erano diventati 3.683, ovvero 68 in più del 2008.

È una società che ha in appalto alcuni servizi particolari, come la pulizia delle scuole. Il Comune di Roma ne controllava attraverso l'Ama il 36%, in società con due soggetti privati. Si tratta della Manutencoop (Lega delle cooperative) e della Veneta, ciascuna titolare del 32%. Ma secondo il sito della società, consultato ieri, la quota del Campidoglio sarebbe ora salita al 51%. I posti di lavoro sono aumentati anche all'Acea, l'azienda dell'elettricità e dell'acqua, l'unica quotata in Borsa e ancora controllata dal Comune di Roma. Alla fine del 2010 erano 435 in più a confronto con il 2008.

La società amministrata da Marco Staderini, ex presidente dell'Inpdap stimatissimo dal leader dell'UDC Pier Ferdinando Casini, paga 6.822 stipendi. Non tutti in Italia. Qualcuno a Santo Domingo, dove ha sede l' Acea dominicana, qualche altro in Colombia, dove si trova il quartier generale di Aguazul Bogotà... Anche se il motivo per cui una municipalizzata controllata dal Comune di Roma debba andare a investire dall'altra parte dell'Oceano Atlantico continua a rimanere uno dei più grandi misteri del nostro tempo.

Del resto, anche l'Ama non aveva forse tentato l'avventura internazionale, andando incontro a una disfatta in Senegal, dove la raccolta dei rifiuti nella capitale Dakar è costata svariati milioni ai contribuenti romani? Soltanto considerando le tre principali aziende del Comune, Atac, Ama e Acea, si totalizzano 27.479 posti di lavoro: 2.637 in più rispetto al dicembre del 2008. La crescita è del 10,6%. Nessuna società, però, ha battuto il record inarrivabile di Risorse per Roma. È l'«advisor», testuale dal sito internet aziendale, «dell'amministrazione capitolina nelle attività di supporto per la realizzazione dei progetti di pianificazione territoriale urbanistica, rigenerazione urbana e valorizzazione immobiliare, promozione dello sviluppo locale e marketing territoriale...». Ebbene, per svolgere questa missione cruciale ha a libro paga 565 persone. Ben 338 (il 148,9%) più di quante ne avesse nel 2008, quando i dipendenti erano 227.

Sergio Rizzo
 
i politici sono ladri: ecco la prova

Piemonte: consigliere derubato del suo Pc in aula
Lunedì 02 Gennaio 2012 01:06

TORINO 2 gen (Però Torino) - Un consigliere del “parlamento” piemontese derubato del proprio computer proprio dentro l'aula del Consiglio Regionale. E' ciò che è successo, a Torino, a Paolo Tiramani della Lega Nord (nella foto), oltretutto nel giorno in cui si è discusso sul bilancio della Regione. L'ha spiegato lo stesso esponente del Carroccio sulla sua pagina facebook: "Può capitare che ti rubino il Computer....però che ti succeda dentro l'aula del Consiglio Regionale è surreale. Ho dovuto sporgere denuncia ma spero vivamente che qualcuno lo faccia saltare fuori...non ho parole!".

Lo status dello sfortunato consigliere. E non c'è da biasimarlo, nessuno si aspetterebbe di essere derubato all'interno di una sede istituzionale: è probabile che Tiramani abbia lasciato il suo portatile incustodito proprio per questo. In virtù del clima di sospetto che grava intorno ai politici, sono stati gli stessi amici di Tiramani a suggerirgli gli indiziati: "Che sia stato qualche collega consigliere?". In effetti si parla di abolire i vitalizi dei “poveri” consiglieri, i quali devono cominciare sin da subito ad escogitare qualche espediente per poter continuare a sbarcare il lunario: anche rubare un pc e poi rivenderlo potrebbe essere una soluzione. La nostra, ovviamente, è ironia. Ci pensa lo stesso Tiramani a chiarire di non aver alcuna intenzione di accusare i colleghi: "Tengo a precisare che non voglio accusare nessuno specialmente dei colleghi. E' già accaduto in passato, nello specifico ad un consigliere è stato rubato l'iphone e si scoprì che era un esterno, un addetto alle pulizie".
Anche se anomalo, è la verità. In Consiglio Regionale ci saranno pure gli uscieri e i controlli all'ingresso, ma all'interno dell'aula possono avere accesso in tanti: curiosi, giornalisti anche non accreditati,cooperative di pulizie esterne e così via. Certo, è difficile capire come si possa farla franca, fatto sta che chi ha rubato il portatile a Tiramani c'è riuscito, portandosi via anche i file salvati dal consigliere: "Fortunatamente nel pc ho salvato poche cose, e nessun segreto di Stato. Ma spero di tornarne in possesso".
 

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