Tagli 2011: I politici fanno causa allo stato

IL CASO
Sconto-senatori in trattoria
pranzo completo a 20 euro

Via da Palazzo Madama dopo i rincari. Il parlamentare promotore dell'iniziativa: "I soldi non si buttano, a Roma abbiamo già forti spese"

di CARMELO LOPAPA
Sconto-senatori in trattoria pranzo completo a 20 euro - Repubblica.it
ROMA - È la "dura" vita dei senatori. Avranno pure l'indennità più alta d'Europa, ma è "crisi" anche per loro. Ora che i prezzi al ristorante di Palazzo Madama sono quasi triplicati, hanno lanciato la caccia al risparmio a tavola. E hanno vinto la sfida. Tre antipasti caldi e un primo a base di pesce, vino, acqua e caffè: tutto a 20 euro. 2012, fuga dal Senato.

La convenzione è stata stipulata con un ristorante a due passi da Piazza del Collegio romano. Si chiama "Sapore di Mare", almeno altri tre offrono sconti in zona. Ma la singolare gara "bandita" dal senatore Valerio Carrara per conto dei colleghi, se l'è aggiudicata il locale in via del Piè di marmo. Gli onorevoli esibiscono tesserino, et voilà, il pranzo a base di pesce a prezzo stracciato è garantito. E presto, busseranno agli stessi locali anche i loro colleghi della Camera, dato che da ieri, alla ripresa dei lavori, i deputati si sono imbattuti negli aumenti nel loro ristorante: pranzo completo che tocca anche i 30 euro.

La mail è stata inviata dal senatore Carrara (eletto col Pdl ora nel gruppo di Coesione nazionale) alla casella di posta elettronica dei colleghi. "Cari, sperando di fare cosa gradita, mi sono permesso di richiedere ad alcuni ristoranti vicino al Senato delle convenzioni da tenere in considerazione in alternativa al nostro ristorante. Questa di seguito è molto interessante". E via col menù del locale prescelto. "Tre antipasti tra questi sotto elencati: involtino di melanzana con gamberi radicchio e basilico, pesce spada panato grigliato, dentice gratinato, bruschetta seppe e cicoria o bruschette verza e mazzancolle o bruschette con calamaretti, soutè di cozze". Per proseguire: "Tre primi di questi elencati: risotto alla crema di scampi, orecchiette con ricciola pachino olive e basilico, paccheri allo scorfano, bambolotti alla pescatora, pennette pomodorino pachino gamberi pecorino e basilico". E infine: "Vino, acqua, caffè". Tutto, come precisa Carrara nell'oggetto della mail, "a 20 euro".

Il senatore bergamasco con un passato dipietrista, è uomo spiccio, con trascorsi da dirigente d'azienda. Spiega: "I soldi non li deve buttare via nessuno. Qui a Roma abbiamo già certe spese. E pagare 50 euro per pranzare al Senato fa un certo effetto anche quando l'indennità è alta. Abbiamo sondato una serie di ristoranti in zona che possano garantirci soprattutto un pranzo veloce. E certo anche economico, che non fa male". Elena, seduta alla cassa del "Sapore di Mare", conferma: "Sì, da qualche settimana abbiamo avuto un incremento dei clienti a pranzo, i senatori prendono i nostri cinque antipasti caldi e il primo di pesce, col caffè, acqua e vino e pagano solo 20 euro. È una promozione. In questi giorni c'è stato un calo, speriamo sia stato solo perché erano via per le feste". Francesco Pardi, Idv, racconta di altri arrangiatisi diversamente. "A me l'offerta della mail non interessa. Torno a pranzo a casa. Ma so di colleghi che per fuggire al caro prezzi del Senato vanno a mangiare al ristorante della Camera. Ma la protesta, dopo il primo pranzo post vacanze ad alto costo, ieri è scattata anche a Montecitorio. "Non sapevo degli aumenti e ho pure offerto ai colleghi, ignaro. Spendevo meno fuori" dice Amedeo Laboccetta (Pdl). E il democratico Gero Grassi: "Non vado più, è diventato un salasso, risotto alla pescatora, salmone con quattro patate lesse accanto, 20 euro".
(11 gennaio 2012)
 
ladri

1- FERMI TUTTI! IL SIMPATICO TESORIERE DELLA MARGHERITA LUIGI LUSI HA FATTO UN USO POLITICO, OLTRE CHE PERSONALE, DEI 13 MILIONI CHE IL PARTITO-ZOMBIE ACCAPARRAVA - 2- MOLTO PRIMA DELLE INCHIESTE, AVEVA PRODOTTO UNA POLEMICA FURIBONDA, UNA SCENA MADRE, E PERSINO UN GIALLO SULLE PRIMARIE TRA DARIO FRANCESCHINI E BERSANI - 3- LUSI, MESSO SPALLE AL MURO DA PARISI, GIUSTIFICAVA UNA VOCE DEL SUO BILANCIO COSÌ: “HO DATO 4 MILIONI DI EURO A FRANCESCHINI PER LA SUA CAMPAGNA DA SEGRETARIO” - 4- QUANTO COSTÒ DAVVERO A BERSANI E FRANCESCHINI LA CAMPAGNA DELLE PRIMARIE? CHI LA FINANZIÒ? E, VISTO CHE NON SONO ANDATI A FRANCESCHINI, COME SONO STATI IMPIEGATI QUEI 4 MILIONI? E PERCHÉ NESSUN DELLA EX MARGHERITA SI POSE IL PROBLEMA DEL MODO IN CUI VENIVA AMMINISTRATO UN PATRIMONIO DI MILIONI DI EURO?



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Luca Telese per "il Fatto Quotidiano"
luigi lusi La truffa di Luigi Lusi non è stata un fulmine a ciel sereno. Il partito-Zombie che accaparrava fondi senza rendere conto a nessuno, sopravvivendo di tre anni alla fine della legislatura, aveva prodotto - molto prima delle inchieste - una polemica furibonda, una scena madre, e persino un giallo sulle primarie tra Dario Franceschini e Pierluigi Bersani.
L'allora tesoriere della Margherita, infatti, messo spalle al muro da Arturo Parisi, giustificava una voce del suo bilancio così: "Ho dato 4 milioni di euro a Franceschini per la sua campagna da segretario". Lo scandalo inizia il 20 giugno del 2011, a via del Nazzareno c'è l'assemblea della Margherita che deve approvare il bilancio.
DARIO FRANCESCHINI "QUANDO FINIRÀ IL FINANZIAMENTO?"
I 300 dirigenti della ex Margherita dovevano approvare i conti di un partito ufficialmente morto ma finanziariamente floridissimo. La seduta iniziò malissimo, non più di 15 persone in sala. Nessuno dei partecipanti aveva ricevuto una copia del consuntivo. "Come pensi - aveva detto Parisi a Lusi - che noi si possa approvare un bilancio a scatola chiusa?".
Era scoppiato un finimondo. Un altro dirigente, l'umbro Luciano Neri: "Fra un anno il finanziamento finirà: che cosa facciamo di questi soldi? La cosa più logica, per me, sarebbe dividere i fondi tra organizzazioni sociali: Emergency, La Caritas, Medici senza Frontiere".
PIER LUIGI BERSANI Parisi torna alla carica: "La seduta va aggiornata per dar modo ai dirigenti di visionare il testo e chiedere chiarimenti, oppure la votazione perde qualsiasi legittimità politica". A questo punto Lusi esplode, cancellando l'immagine del dirigente tecnico compassato e pignolo: "Adesso basta! Non posso accettare di essere trattato in questo modo". Estrae dalla borsa un fascicolo che sbatte sul tavolo: "Il bilancio è qui. Non c'è nessun segreto: ma se queste proteste vogliono suggerire che io non faccio bene il mio lavoro, non ho problemi a rimettere il mio mandato!". Cala il gelo.
FRANCESCO RUTELLI Oltre ai due "contestatori" - Parisi e Neri - ci sono Francesco Rutelli, Paolo Gentiloni, Giuseppe Fioroni, Enzo Bianco, Giulio Santagata. La riunione si interrompe. Lusi si alza. Fioroni media. Parisi chiede di visionare il fascicolo. Lusi accetta che il professore guardi, ma non gli da una copia del testo. Parisi non ha una preparazione contabile, ma l'occhio gli cade su una voce: "Attività politica, 4 milioni di euro". Allora chiede a bruciapelo: "Scusa Lusi, cosa vogliono dire questi denari, nel 2011, per un partito che ha cessato l'attività politica?".
La risposta del tesoriere: "Lo scorso anno ci sono state le primarie tra Bersani e Franceschini. Quella voce indica il nostro contributo al candidato che veniva dalla Margherita". Parisi trasecola: "Ma come? Il tetto di spesa prescritto dal regolamento interno del Pd, era di 250 mila euro!".
Arturo Parisi - Copyright PIzzi LO STRANO DIVORZIO DAL CAPO
Il problema che Parisi si pone, non sospettando truffe, è quindi tutto politico: lo stesso Franceschini aveva più volte lamentato la spesa enorme sostenuta da Bersani per la sua visibilissima campagna. A chi scrive, nell'anticamera dell'Infedele di Gad Lerner, solo sei giorni prima del voto aveva detto: "Io i soldi per affiggere e stampare una manifesto nazionale non li ho mai avuti!".
Torniamo per un attimo al 20 giugno 2011. "La riunione - raccontaNeri-fuaggiornata alla sera, per dare tempo ai pontieri di ricucire lo strappo. Il bilancio, malgrado le nostre proteste fu approvato con la scusa che si era oltre il termine massimo. Lusi pro-mise solennemente che lo avremmo ricevuto a casa. Non arrivò mai". I dirigenti, ancora una volta pressati da Parisi e Neri, prendono l'impegno di convocare un comitato per decidere cos afare dei soldi quando, dopo il 2011, il finanziamento sarà finito.
PAOLO GENTILONI L'assemblea non si riunirà mai. Si arriva a settembre. Dopo la scissione dell'Api, sorprendendo tutti, Lusi sceglie di non seguire Francesco Rutelli. Rimane senatore del Pd, parte dell'Area democratica che fa capo proprio a Franceschini. La Margherita, come soggetto giuridico, continua a stipendiare una decina di funzionari e a occupare una parte della sede del Pd. Per fare cosa? Mistero.
Quando chi scrive era venuto a conoscenza della polemica, chiede a Franceschini (diventato capogruppo del Pd) come sia possibile che Lusi giustificasse una spesa così ingente con un finanziamento a lui. Questa la risposta dell'ex segretario del Pd: "Ho sentito anche io questa voce! E' una menzogna vergognosa e priva di qualsiasi fondamento. Primo: non avevo realmente un euro a disposizione. Secondo: non avrei mai accettato di ricevere una cifra di questa entità perché lo avrei ritenuto immorale, per una primaria. Terzo, c'era un regolamento che lo vietava".
senato16 giuseppe fioroni Obiezione, allora perché Lusi dice di aver stanziato quella cifra?. Franceschini è netto: "Non lo so. Sono solo certo che non può essere che una balla. E voglio anche io andare fino in fondo". Lusi, cercato dal sottoscritto su tema, si è sempre negato.
Il bilancio della Margherita viene pubblicato, su Europa, con le voci di spesa raggruppate e poco comprensibili. Oggi Parisi dice: "Avevo individuato voci opache, ma il sospetto di corruzione o di appropriazione indebita nonloavevoavuto,altrimenti avrei denunciato tutto ad un magistrato. Quello che io sospettavo - aggiunge Parisi - era un uso, discrezionale sicuramente, forse clientelare,edicertoimpropriodidenaro pubblico. Ho ripetuto la mia protesta e i miei dubbi in ogni sede, ma non ho ricevuto nessuna risposta e nessuna spiegazione".
ENZO BIANCO LE DOMANDE SENZA RISPOSTA
Lusi amministrava la Margherita con un rigore quasi arcigno: non pochi, in quella sede, ricordano le ramanzine impartite ai dipendenti anche per un semplice rimborso taxi, e i contributi negati alle tante richieste. Certo che la vicenda lascia aperti non pochi dubbi: quanto costò davvero a Bersani e Franceschini la campagna delle primarie? Chi la finanziò? Dove sono i rendiconti?
E perché nessun dirigente della ex Margherita si pose il problema del modo in cui veniva amministrato un patrimonio di milioni di euro? E soprattutto: Lusi ha fatto un uso politico, oltre che personale, di parte di quei fondi che amministrava con disinvoltura ed arroganza? E, visto che non sono andati a Franceschini, come sono stati impiegati quei 4 milioni?
 
1- ALTRO CHE 13 MILIONI: DOVE SONO FINITI I 223 MILIONI CHE IL SENATORE DEL PD LUIGI LUSI HA AMMINISTRATO COME TESORIERE UNICO DALLA NASCITA DELLA MARGHERITA FINO A IERI? - 2- TENETEVI FORTE! SESSANTA MILIONI DI EURO RICEVUTI DAL PARTITO CHE NON ESISTE PIÙ DAL 2007! E NELL'ULTIMO BILANCIO DEL PARTITO-FANTASMA SI SCOPRONO 10MILIONI DI SPESE: 944MILA EURO CIRCA DI “SPESE VIAGGI, TRASFERTE, RIMBORSI SPESE, AUTOMEZZI”, UN GRAN VIA VAI PER UN PARTITO CHE NON ESISTE. POI 637MILA EURO PER SPESE POSTALI, FOTOCOPIE E SPESE DI RAPPRESENTANZA (MA QUALE?). E ALTRI 868MILA EURO DI UTENZE TELEFONICHE, CHISSÀ TRA CHI VISTO CHE LA MARGHERITA NON HA ELETTI NÉ MILITANTI - 3- SE SI DIGITA Margheritaonline.it, IL SITO DELL'EX PARTITO ORMAI DEFUNTO, VIENE FUORI UNA PAGINA VUOTA. EPPURE IL TESORIERE LUSI CERTIFICA NEL BILANCIO 533.891 EURO DI “SPESE PER SITO INTERNET”. PER UN SITO CHE NON VA? MISTERI DA LUSI (E ABUSI)



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Paolo Bracalini per Il Giornale
Duecentoventitre milioni di euro, centone più centone meno, in buona parte andati ad un partito che non esiste più dal 2007. Uno zombie ma affamato, la Margherita, sciolta nel dicembre di oltre 4 anni fa per confluire nel Pd, ma ancora viva come partito fittizio percettore di rimborsi pubblici. Tutti gestiti, fino all'altroieri, proprio dal «Sen. Avv. Luigi Lusi», quello dei 13 milioni sottratti alle casse del partito, senza che nessuno se ne fosse accorto, da Rutelli in giù.

I bilanci della Margherita degli ultimi anni sono tutti firmati e certificati da lui, il tesoriere dei novanta bonifici alla sua società TTT srl, della casa da 1,9 milioni in centro a Roma e della villa del '600 a Genzano, dove Lusi risiede, comprati in toto o in parte (il senatore del Pd dice di aver fatto un mutuo per l'acquisto della casa romana) con i fondi della Margherita, cioè del finanziamento pubblico. La domanda è inevitabile: i 223 milioni di euro incassati dal partito di Rutelli negli ultimi dieci anni, sono stati gestiti e spesi con la stessa allegra finanza dal tesoriere Lusi?
Nei bilanci della Margherita si trovano risposte parziali, perché le assemblee di approvazione dei rendiconti, specie degli ultimi anni, sono virtuali, i delegati approvano in busta chiusa quello che il tesoriere documenta, com'è successo anche nell'ultima movimentata assemblea della Margherita, nel giugno del 2011. Ma, sorpresa nella sorpresa, pur essendo un partito-zombie, che esiste solo sulla carta, la Margherita virtuale ha un sacco di spese, come se fosse un partito reale.

Nell'ultimo bilancio depositato (ovviamente firmato da Lusi) ne leggiamo un bel po': 3.825.809 euro per «spese per attività di comunicazione, informazione e propaganda politica». Ma quale propaganda e comunicazione dovrà mai fare un partito defunto? Mistero. Ma non basta, ci sono 1.634.277 euro di «spese collaboratori, consulenze contabili e amministrative, revisori, legali, notarili e consulenze per riorganizzazione delle strutture». Un milione e mezzo di euro per pagare consulenti della revisione contabile che non si sono accorti della sparizione di 13 milioni di euro?
Poi abbiamo 944mila euro circa di «spese viaggi, trasferte, rimborsi spese, automezzi», un gran via vai per un partito che non esiste. Poi la bellezza di 637mila euro per spese postali, fotocopie e spese di rappresentanza (ma quale?). E altri 868mila euro di utenze telefoniche, chissà tra chi visto che la Margherita non ha eletti né militanti.
Se si digita Margheritaonline.it, il sito dell'ex partito ormai defunto, viene fuori una pagina vuota. Eppure il tesoriere Lusi certifica nel bilancio 533.891 euro di «spese per sito internet». Per un sito che non va? Mistero. Poi ci sono le spese per pulizia e manutenzione della sede nazionale della Margherita, «solo» 749mila euro. Ma da chi se la fanno pulire? In tutto, nell'ultimo anno messo a bilancio (2010) ci sono 9,6 milioni di spese.
Meno male che, a fronte di tante uscite (anche per un partito fantasma), ci sono i rimborsi pubblici. Partiamo dall'inizio. Le elezioni politiche del 2001 assicurano a Rutelli e Lusi circa 35 milioni di euro in rimborsi elettorali. Il successivo incasso record è per le Europee del 2004: altri 30 milioni di euro. Poi si arriva alle politiche del 2006, dove la Margherita ottiene un buon risultato (Rutelli diventa ministro e vicepremier) che tradotto in euro vale 56 milioni.
Dal 2001 fino al suo scioglimento nel 2007, il partito prende complessivamente 159 milioni di euro. Ma con la fine della Margherita nel Pd, non finisce un bel niente. Il partito resta, e restano anche i rimborsi: in totale più di 60 milioni di euro dallo Stato.
Solo Rutelli e gli altri dirigenti della ex Margherita, con l'aiuto della banca cui si appoggiano per i depositi del partito, possono rispondere alla domanda inevitabile: è stato sottratto qualcosa da quei 223 milioni di euro versati dallo Stato alla Margherita del tesoriere Lusi?
 
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A statuto speciale i politici sprecano meglio
Sicilia, Sardegna, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, nelle cinque regioni a statuto speciale i privilegi sono ancora più ampi rispetto al resto d'Italia
Cinque regioni e altrettanti trattamenti di favore: centinaia di milioni di euro a disposizione, gestiti senza alcun vincolo Nord, Sud e isole è (quasi) sempre la stessa musica. Chi paga è comunque il cittadino

SICILIA – IL CONSIGLIO PIÙ AFFOLLATO E RICCO D’ITALIA

Venti milioni l’anno solo per le pensioni dei consiglieri

Dalla prossima legislatura i deputati dell’Ars, l’assemblea regionale siciliana, saranno 70, 20 in meno rispetto agli attuali 90. Si tratta del primo segnale di austerity da parte del consiglio regionale più affollato e ricco d’Italia. Per mantenere la casta di Palazzo dei Normanni ogni siciliano spende cinque volte più dei lombardi, 33 euro l’anno, per una spesa complessiva di 167, 5 milioni. Anche vitalizi e retribuzioni del personale sono in testa alla classifica degli sperperi: l’Ars ha stanziato per le pensioni dei consiglieri – in Sicilia “deputati” – 20, 5 milioni di euro, tre volte tanto in confronto alla Lombardia che, pur avendo più dipendenti (296 contro 248) spende per i suoi funzionari la metà dei 40, 4 milioni di euro che sborsa l’Ars. Questo perché i salari del personale della regione a statuto speciale sono parametrati a quelli del Senato.

Anche altre voci di bilancio fanno impallidire: nell’anno appena iniziato solo la buvette dell’Ars costerà oltre 925 mila euro, 77 mila euro al mese, mentre le spese di rappresentanza ammontano a 342 mila euro, dieci volte in più della Puglia e trenta volte in più dell’Emilia Romagna. Solamente per le divise dei 120 commessi la Regione paga 360 mila euro, mentre per il noleggio e la gestione delle 13 auto blu in dotazione 425 mila euro. Entrare a lavorare all’Ars rappresenta il sogno di ogni siciliano. Palazzo dei Normanni, infatti, garantisce stipendi e pensioni impensabili per qualsiasi altro dipendente pubblico. Un segretario generale, con 24 anni di anzianità, ha uno stipendio netto pari a 13. 145 euro al mese in 16 mensilità. Un suo pari del Consiglio regionale della Lombardia guadagna 6. 590 euro netti in sole 13 mensilità. Con 35 anni di anzianità, sempre un segretario generale ha garantita una pensione di 12. 263 euro netti al mese, mentre un consigliere parlamentare con incarico di direttore con 24 anni d’anzianità guadagna 9. 257 euro netti al mese (3. 790 in Lombardia). I 120 commessi, con 24 anni di lavoro alle spalle, arrivano a guadagnare 3. 736 euro netti al mese e possono contare su una rendita pensionistica di 3. 439 euro. I soldi dei cittadini siciliani vengono sprecati anche in Europa. La regione ha rescisso il contratto d’affitto per la vecchia sede di rappresentanza e ne ha acquistata per 3, 1 milioni di euro una nuova a Bruxelles dove lavorano appena tre persone, tra cui un giornalista che costa 16 mila euro al mese per gestire una newsletter. La ristrutturazione dell’ufficio regionale oltralpe è costato 400 mila euro, mentre altri 80 mila se ne vanno ogni anno per spese condominiali e bollette. Questa XV legislatura detiene un altro triste record: 27 parlamentari su 90 hanno guai con la giustizia. Concorso in associazione mafiosa, falso in bilancio, truffa, voto di scambio, concussione, peculato, abuso d’ufficio, bancarotta, associazione a delinquere e altri reati minori.

TRENTINO ALTO ADIGE – PRESIDENTI DI PROVINCIA PIÙ PAGATI DI OBAMA

La carica dei 333 sindaci e le comunità di valle

Lorenzo Dellai guadagna 21. 000 e il suo omologo Luis Durnwalder arriva a 25. 620. Siamo nelle ricche province di Trento e Bolzano dove il 90 % delle tasse riscosse sul territorio resta nelle casse provinciali. Dove grazie allo statuto di autonomia si legifera su sanità, scuola, università e trasporti e dove anche i presidenti di Provincia, che sono a tutti gli effetti equi-parati a quelli delle regioni, sono i più ricchi d’Italia. Oltre ai due organi provinciali composti da 35 consiglieri per il Trentino e altri 35 per l’Alto Adige, esiste anche la Regione, il cui consiglio è costituito dagli stessi rappresentanti delle province mentre la presidenza spetta a rotazione una volta a Trento e l’altra a Bolzano. In questo sistema ci vive appena un milione di persone. Certo anche il reddito pro capite è tra i più alti d’Italia, con una media di 32 mila euro (dati del 2009) ma i costi della politica del Trentino Alto Adige non possono lasciare indifferenti. Se il presidente degli Stati Uniti si ferma a 23 mila euro lordi al mese e la cancelliera Angela Merkel non supera i 20 mila, il vice di Durnwalder, Hans Berger di euro ne prende 24 mila, mentre il presidente del Consiglio sfiora i 20. Ma a difendere a spada tratta l’autonomia dell’Alto Adige è lo stesso Durnwalder: “Noi prendiamo l’indennità in base alle leggi esistenti. In questa legislatura abbiamo ridotto spontaneamente gli stipendi del 20 %. I nostri politici pensano al bene della propria terra. Se di Obama avessi i cuochi e i sarti, due aerei privati e 4 miliardi per la propaganda elettorale, allora potrei abbassare lo stipendio, perché non mi servirebbero più i soldi. In altre regioni hanno meno competenze e stipendi più alti. Noi abbiamo tante competenze e per questo ci servono più dipendenti pubblici”.

Già le competenze altra nota dolente. Fermo restando che i tagli ai costi della politica non hanno superato i 290 euro mensili non bisogna dimenticare che anche i sindaci dei 217 comuni della provincia di Trento e quelli dei 116 della provincia di Bolzano non se la passano male. Il primo cittadino di Proveis in provincia di Bolzano, 270 anime, guadagna 2. 041 euro, quello di Massimeno (Trento) invece, che conta 124 abitanti, arriva a 1. 140 euro di indennità, importi che resteranno invariati fino al 2015. Insomma il mondo dell’assurdo se si pensa che su di un territorio così piccolo ci sono in tutto 333 comuni che costano ogni anno milioni di euro. A questo bisogna aggiungere che, nella provincia di Trento esistono anche le cosiddette Comunità di valle, in tutto sono 16, e sono una sorta di entità territoriale a livello intermedio tra i comuni e la Provincia, danno da lavorare a 564 persone con una spesa di un milione e 600 mila euro all’anno. Una novità introdotta nel 2006 e che ha iniziato ad operare nel 2010 suscitando dure critiche da parte della Lega nord che le vuole abolite (sono state raccolte le firme per un referendum). Anche l’Italia dei valori ha proposto di abolirle, ma non solo, anche di accorpare 30 i comuni, come spiega il consigliere Bruno Firmani: “Così si risparmierebbero in un anno almeno 20 milioni di euro. Quando ho presentato questa proposta in Consiglio però tutti hanno votato contro, anche il centrosinistra”.

SARDEGNA – I SISTEMI INFORMATICI DA 85 MILIONI DI EURO

Il cardiologo dell’Udc nominato alla Sanità

Nei mesi scorsi ha ridotto la sua indennità di presidente della Regione a un euro. Ma il governatore Ugo Cappellacci è pur sempre stato eletto consigliere regionale. E in Sardegna non è un lavoro mal retribuito, anche per chi non ha incarichi extra. Ecco cosa compariva in una busta paga del 2011: indennità consigliare 9362, 91 euro e diaria consiglieri 4003, 11 euro per un totale lordo di 13. 366, 02. A questo compenso vanno sottratte le ritenute così da portarlo a 7. 796 euro netti. Per il presidente del consiglio regionale invece bisogna aggiungere l’indennità di carica di 4. 038, 67 (2. 302, 04 netti). All’indennità però vanno aggiunte poi le spese di segreteria e rappresentanza (3. 352 euro) e quelle di documentazione, aggiornamento, stampa e strumentazioni tecnologiche (9. 026 euro l’anno) e ancora gli eventuali emolumenti relativi agli altri ruoli ricoperti in Consiglio. Se un consigliere, ad esempio, viene nominato segretario o presidente di commissione avrà 1. 926, 51 euro lordi in più al mese. Qualche passo verso il risparmio la Regione Sardegna lo ha fatto. Ad esempio ha abolito il vitalizio, ha ridotto il numero dei consiglieri da 80 a 60, le indennità e i finanziamenti ai gruppi risparmiando, dice il presidente del consiglio Claudia Lombardo, oltre 1 milione e 300 mila euro. Dalla prossima legislatura, si intende. Ma alla Regione ci sono ben altre spese più consistenti. Come ad esempio quelle per la gestione dei sistemi informatici regionali. Acronimi e sigle dietro cui si celano spese per milioni di euro: il SI-BAR dell’Amministrazione Regionale, il SISAR della sanità, il SIRA dell’ambiente e il SIL del lavoro.

Secondo il consigliere Sel, Luciano Uras, nei prossimi tre anni si spenderanno almeno 85 milioni di euro. Per il sito della Regione e per il sistema informatico per la pianificazione territoriale si spendono circa 2 milioni di euro l’anno e 5 milioni e 700 mila per quello sanitario. Il Sibar costa 2 milioni di euro, stesso dicasi per il sito del lavoro. Uno smacco per il popolo sardo afflitto da sempre dalla piaga della disoccupazione che attende da sei anni un nuovo piano occupazionale. Finora si sono spese per l’informatizzazione della Regione centinaia di milioni di euro. Solo Sibar e Sisar sono già costati alle casse della Regione quasi 100 milioni di euro. E sul fronte sanitario, che è poi quello che grava maggiormente sul bilancio, ora compare anche uno stipendio d’oro. È quello di un medico cardiologo di 70 anni, ex proprietario di una casa di cura privata e candidato Udc alle regionali 2009. Per dirigere per tre anni l’Agenzia Regionale della Sanità (l’organismo tecnico-scientifico della Regione che supporta l’Assessorato Igiene e sanità e l’assistenza sociale) riceverà un compenso di 130 mila euro.

VALLE D’AOSTA – 1300 DIPENDENTI SU 128 MILA ABITANTI

Il regno incontrastato dell’Unione Valdotaine

La casta in Valle d’Aosta è una cosa seria, la politica è ovunque: un potentissimo Consiglio regionale di 35 membri, 74 consigli comunali, 8 Comunità montane, 10 Aziende pubbliche di promozione turistica, un consorzio Bim (bacini imbriferi montani), una Cva (Compagnia valdostana acque), un Consiglio permanente degli Enti locali (con tanto di Consorzio Enti locali come “braccio operativo”) che riunisce i 74 sindaci (quasi tutti dell’Union Valdotaine) deputato a “favorire l’integrazione dei comuni con la politica della Regione (ovviamente a guida Unione Valdotaine) più uno svariato arcipelago di partecipate. Conti alla mano, fanno circa 1. 300 persone (senza contare l’indotto di portaborse e collaboratori) che vivono di politica. Non male per una Regione di appena 128 mila abitanti. Senza considerare i costi esorbitanti: tra diaria e indennità, un consigliere regionale “base” sfiora i 10 mila euro al mese. A cui si aggiungono i vari aumenti in relazione alle “funzioni”: il presidente del Consiglio regionale prende 5. 771, 40 in più (come il presidente della Regione), l’assessore somma 4. 040, 54 euro all’indennità di consigliere. E se non è tra gli eletti, attenzione, in Val d’Aosta hanno introdotto l’indennità da assessore “tecnico”: ovvero chi è chiamato da fuori a gestire un settore della politica valdostana prende il 75 % dell’indennità da consigliere, la “paga” da assessore, due terzi della diaria, più un rimborso forfettario delle spese di viaggio. In totale fanno quasi 12 mila euro ogni 30 giorni. Ma non è facile che qualcuno si indigni per gli scandali: le mani dell’Union Valdotaine (tolta la redazione locale de La Stampa) si allungano fino all’informazione. La sede aostana dell’Ansa (totalmente indipendente da quella piemontese) riceve finanziamenti dalla giunta regionale e dall’assessorato al turismo. Quanto alla sede Rai (ovviamente un monocolore rossonero), riceve ogni anno 2 milioni di euro circa grazie a una convenzione con la Presidenza del Consiglio per la produzione di 110 ore di programmi televisivi e 78 ore di trasmissioni radio all’anno in lingua francese. Una Convenzione fondata sulla legge 103 del 1975 a tutela del bilinguismo; peccato che in Valle d’Aosta il francese lo parli lo 0, 9 % della popolazione.

FRIULI VENEZIA GIULIA – TREMILA EURO AL MESE PER RAGGIUNGERE TRIESTE DA PORDENONE

L’emendamento per sfuggire ai tagli “romani”

Un consigliere regionale in fondo prende 5. 500 euro al mese”. Per il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, che di euro al mese netti se ne porta a casa 7. 327 (secondo i dati forniti dal sito parlamentiregionali. it), si tratta in fondo di soldi sudati e guadagnati. Per ora, anche in questa regione a statuto speciale, di riduzioni, reali, ai costi della politica non se ne sono viste. Nel frattempo i politici regionali, oltre alle indennità, si portano a casa anche un rimborso vitto di 735 euro per 21 giorni di lavoro, più quello per l’uso della macchina che, a seconda della provincia di residenza, varia dai 533 euro per i triestini – sempre per tre settimane ma le settimane di presenza in Consiglio sono quasi sempre due – ai 3. 210 per chi arriva da Pordenone e deve farsi 117 chilometri. Gli stessi che intasca l’ex presidente del Consiglio regionale, il leghista Eduard Ballaman, dopo aver scorrazzato, a spese dei contribuenti per quasi due anni (dal 2008 al 2010), con l’auto blu per viaggi di piacere con la propria compagna.

E poi ancora altri 1. 300 euro di indennità di funzione. Tutti ovviamente esentasse. Mentre in attesa di una risposta da Roma, resta sulla carta, e forse entrerà in vigore dalla prossima legislatura, cioè dal 2013, la proposta di tagliare i consiglieri portandoli dagli attuali 59 a 49. Finora, quello che è riuscito a partorire il Consiglio regionale è solo il passaggio del vitalizio dal sistema retributivo a quello contributivo a partire però sempre dalla prossima legislatura.

Ma ci sarebbe una buona notizia: visto che le indennità dei consiglieri sono agganciate a quelle dei parlamentari e per la precisione corrispondono al 70 % di quanto guadagna un deputato, per forza di cose – considerati i tagli in vista – anche la loro busta paga sarà, per così dire, più magra. E invece no, perché grazie ad una mossa astuta, un emendamento inserito nella legge finanziaria 2012 e votato a novembre trasversalmente da tutti, con esclusione dell’Italia dei Valori, le indennità dei consiglieri sono state “blindate” e fissate a quanto loro stessi percepivano a gennaio dello scorso anno. Insomma, come ha denunciato il consigliere dell’Idv Alessandro Corazza, si è trattato di “una “messa in sicurezza” da nuovi tagli nazionali dell’indennità”, ma non solo anche dei soldi a disposizione dei gruppi Consiliari.

Ma c’è di più: “L’aver slegato l’indennità dei consiglieri da quella dei parlamentari e averla definita all’importo in vigore al 1 gennaio 2011, ha un effetto diretto anche sui vitalizi di chi è già in pensione e di chi ancora deve andarci, evitando che anche questi siano adeguati ai tagli romani”. E ad essere a rischio è anche il referendum proposto dal Comitato guidato da Giovanni Ortis e ora al vaglio del Tribunale, che chiede di abolire i vitalizi e la cosiddetta indennità di fine mandato, come ha indicato il consigliere Corazza: “Andando a modificare la legge sull’assegno vitalizio si fa decadere definitivamente il referendum abrogativo. In questo modo i Consiglieri regionali hanno eliminato quello che per loro rappresentava un problema non indifferente”.

di Debora Aru, Stefano Caselli, Michele De Gennaro, Ivana Gherbaz e Roberto Mancini
 
la figlia della ministra fornero:

IL POSTO FISSO PER MONTI È MONOTONO MA LA FIGLIA DEL MINISTRO FORNERO NE HA DUE - SILVIA DEAGLIO, 37 ANNI, HA COMINCIATO A INSEGNARE MEDICINA, A SOLI 30 ANNI, PROPRIO NELLA STESSA UNIVERSITÀ IN CUI INSEGNANO ECONOMIA IL PADRE MARIO DEAGLIO E LA MADRE - INOLTRE È RESPONSABILE DI “HUMAN GENETICS FOUNDATION” CHE GUARDA CASO, È STATA CREATA DALLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO DI CUI LA FORNERO ERA VICEPRESIDENTE DAL 2008 AL 2010, E DALL’UNIVERSITÀ DI TORINO IN CUI INSEGNANO I GENITORI…

Il posto fisso per Monti è monotono Ma la figlia del ministro Fornero ne ha due | Thomas Mackinson | Il Fatto Quotidiano

Il ministro del Lavoro che ha un figlia con doppio lavoro e per giunta nella stessa università torinese di mamma e papà. Silvia Deaglio, 37 anni, risulta così ricercatrice in oncologia e professore associato alla facoltà di Medicina dell'Università di Torino. Il secondo impiego è quello di responsabile della ricerca presso la HuGeF, una fondazione attiva nel campo della genetica, genomica e proteomica umana.

La figlia del ministro ha preso a insegnare medicina, a soli 30 anni, proprio nella stessa università in cui insegnano economia il padre Mario e la madre neoministro.

Ma anche l'altro posto fisso che affligge Silvia è sotto tiro. Dietro l'incarico presso la "Human Genetics Foundation" ci sarebbe ancora lo zampino di mamma. Solo perché la fondazione è stata creata dalla Compagnia di San Paolo di cui la Fornero era vicepresidente, dall'università di Torino in cui insegnano i genitori e dal Politecnico di Torino il cui rettore era nel consiglio direttivo della Fondazione, fino a che non è diventato ministro dell'Istruzione con il nome di Francesco Profumo.

Sarà che Torino è piccola. E che - come scrive Dagospia - la figlia del ministro è "l'incarnazione del ceto accademico-bancario della sinistra liberale sabauda" (e lei, per non smentire l'alto lignaggio, ha sposato un alto dirigente di banca, Giovanni Ronca, già responsabile dell'area Nord-ovest di Unicredit). Ma queste son chiacchiere da bar, gossip, tutto fumo.
Per diradare nebbie e dubbi bisogna scorrere tutto il curriculum senza fermarsi all'intestazione. Si scopre allora che Silvia il suo successo lo merita tutto quanto perché è una calamita di fondi pubblici e privati, un prodigio della natura nel finanziare la ricerca. Soprattutto la propria. In un Paese che investe in questo campo meno dell'1% del Pil Silvia Deaglio è riuscita a ottenere dai ministeri della Salute e della Ricerca quasi un milione di euro in due anni (500mila nel 2008, 373.400 e 69mila nel 2009).
Le briciole arrivano dalla Regione Piemonte con finanziamenti a progetti per 12mila e 6mila euro. Altrettanto frenetica l'attività di ricerca fondi per il secondo posto fisso, dove l'intervento delle "alte sfere" è palese. La Compagnia di San Paolo, quella "vicepresieduta" dalla mamma, nello stesso biennio ha finanziato a Silvia un progetto di ricerca da 120mila euro divisi in due trance da 60mila.

Nel 2010 la fondazione "Human Gentics Foundation", creatura della Compagnia stessa, ha garantito il posto da responsabile di unità di ricerca affidandole un progetto da 190mila euro. Silvia, alla fine dei conti, è una donna da un milione e mezzo di euro. A fronte di tutto questo ha pubblicato su Blood, la bibbia mondiale della ricerca sulle malattie del sangue.
 
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