tassare nuovamente i capitali scudati?

  • Creatore Discussione Creatore Discussione czar
  • Data di Inizio Data di Inizio
Se il nostro Parlamento fosse (prevalentemente) costituito da persone perbene e lo Stato rispettasse i propri principi, confesso che - nonostante le mie modeste risorse, e son davvero tali - io sarei lietissimo di contribuire nel mio piccolo a dare una mano. A suo tempo non mi lamentai della "manovra Amato", oggi non mi lamenterei d'una "manovra Monti" se fosse quantomeno preceduta da "veri" tagli alla spesa pubblica improduttiva, da un forte ridimensionamento degli stipendi da supernababbi elargiti ai soliti noti, da una tassazione delle proprietà immobiliari delle Chiese usate a fini di lucro, da una "severa" messa all'asta per l'assegnazione delle frequenze, per dir delle più evidenti.


anche in questo caso concoro pienamente e comincia ad emergere qual è veramente il problema che affligge l'Italia: una classe dirignete nella migliore delle ipotesi incapace, corrotta, incapace di implementare una qualsivoglia strategia industriale, sociale, economica.
come facilemnte immaginabile questi problemi non si risolvono con una semplice tassa o un prelievo, per essere risolti è necessaria una tensione morale che in questo momento è una semplice speranza:titanic::titanic::titanic::titanic:
 
L'OPINIONE ■ FABIO POMA*
MANOVRA «SALVA ITALIA», LA FINE DI RUBIK?

■ Con la recente manovra «Salva Italia», decretata dal Governo Monti, si sono probabilmente definitivamente interrate le speranze per un possibile accordo fiscale con la Svizzera basato sul modello Rubik.

Nelle diverse misure del maxiemendamento, proposte dal nuovo Governo e accettate dal Parlamento, figura infatti un prelievo aggiuntivo sui capitali fatti rientrare in Italia attraverso lo scudo fiscale. Si tratta, in particolare, dei tre scudi attuati da Tremonti dal 2001.

Di fatto verrà applicata un'aliquota per il 2012 dell'1% che passerà all'1,35% nel 2013, per poi fissarsi come una tassa definitiva dello 0,4% per gli anni a seguire. Un decreto che sta sollevando molti quesiti sull'incostituzionalità di quest'imposta che oltretutto sarà di non facile applicazione.


Certo è che chi aveva deciso di regolarizzare i propri capitali sulla base di una tassa sanatoria, oggi si ritrova punito e discriminato da questo nuovo provvedimento, a prescindere dalle discutibili aliquote imposte nei tre passati scudi dall'allora ministro delle finanze Tremonti.


Alla luce di questa decisione, pochi sottoscriverebbero un accordo Rubik: la paura di essere poi nuovamente tassati sarebbe e l'alternativa sarà lasciare il nostro Paese per restare nell'anonimato.

Una reazione che lo stesso Monti avrà certamente valutato, ma perché allora ha optato per un rifiuto della via bilaterale con la Svizzera? Scelta peraltro supportata anche dal commissario europeo della fiscalità, Algirdas Semeta, che starebbe addirittura studiando la possibilità di sanzionare attraverso una procedura d'infrazione Londra e Berlino se si dovesse verificare che gli accordi da loro firmati con Berna sono in contrasto con il diritto europeo. Non credo però che il rifiuto di Monti a parafare un accordo Rubik con il nostro Paese sia stato dettato dalla sua forte fede nel progetto UE, anche perché non sembra sempre rispettare le regole della CE. Infatti, nella manovra «Salva Italia» ha introdotto una tassazione sulle attività finanzia rie detenute all'estero dalle persone fisiche residenti in Italia.


Questa imposta, a mio parere, lede il principio della libera circolazione dei capitali: è una forma di protezionismo che la dice lunga sulla necessità dell'Italia di arginare la fuga di capitali.


Per ora la tassa non è sufficientemente alta per fungere da deterrente al trasferimento di capitali all'estero, ma se non dovesse essere contestata in seno all'UE, in futuro potrebbe anche essere aumentata. Ritengo invece che i motivi della decisione di non prendere in considerazione l'accordo con la Svizzera basato sul modello Rubik siano dettati dai rischi di una fallimentare adesione all'ennesimo condono e anche alla paura di concedere troppi vantaggi competitivi alla piazza finanziaria svizzera.


Gli accordi parafati con Germania e Gran Bretagna prevedono una tassa liberatoria per le imposte evase pregresse fra il 19% e il 34%, una possibilità di sanare il passato dopo molti anni. Possibilità di cui invece il cittadino italiano ha beneficiato per ben tre volte negli ultimi dieci anni, con aliquote tra il 2% e il 5%, ben diverse da quelle applicate ora da Germania e Gran Bretagna.

Nonostante questi recenti condoni, sono ancora molti i cittadini italiani che non hanno regolato la loro posizione con le proprie autorità fiscali. Un accordo con le medesime aliquote decise da Berlino e Londra non avrebbe ottenuto alcun successo e comunque scarso lo sarebbe stato con aliquote, come si vociferava, fra il 10% e il 15%. Sotto queste cifre il Governo non sarebbe stato molto credibile nei confronti dell'UE, che fa pressioni alle autorità italiane per risanare al più presto i conti.

Pertanto Monti avrà probabilmente valutato che un'importante parte di italiani off-shore avrebbe anche potuto non aderire a qualsivoglia condono scegliendo la fuga in altri lidi dove l'anonimato è ancora permesso. Un atteggiamento, dettato non solo da ragioni economiche, ma anche dalla scarsa fiducia o totale sfiducia che questi cittadini nutrono nei confronti del proprio Stato.


Un'altra riflessione che il Governo Monti e soprattutto le banche italiane avranno analizzato, in caso d'intesa con la Svizzera, è il rischio di dover concedere un vantaggio competitivo alla nostra piazza finanziaria. Le no stre banche potrebbero infatti attirare liberamente fondi italiani, senza più il tramite di una fiduciaria statica (per chi necessitasse di un sostituto d'imposta), ma soprattutto potrebbero offrire a questi ultimi una gestione più libera e flessibile. In aggiunta, i nostri istituti bancari offrono al momento attuale maggiori garanzie di bilancio e questa sicurezza è tutt'altro che trascurabile.


Già oggi, diversi capitali fluiscono dall'Italia in Svizzera, ma se le condizioni di questi trasferimenti diventassero ancora più vantaggiose, il nostro Paese potrebbe risultare un'attrazione fatale per molti istituti di credito della Penisola, già in grosse difficoltà di liquidità e di bilancio.

Non a caso l'ABI (Associazione bancaria italiana) si era già espressa negativamente sull'accordo in questione. Una scelta, quella del Governo Monti, che persegue la linea battagliera adottata a suo tempo da Tremonti nei confronti della Svizzera: prova ne è che figuriamo ancora sulla loro lista nera, anche se la nostra presenza è indiscutibilmente ingiusta.

Evidentemente al Governo italiano interessa mantenere una politica di guerra commerciale nei confronti della Svizzera per meglio perseguire i suoi interessi e soprattutto la lotta all'evasione fiscale. Un grosso problema questo, contro il quale il Governo italiano, da tempo, sta attuando una campagna d'intimidazione nei confronti di evasori ma anche dei cosiddetti paradisi fiscali, anche se invece d'incolpare questi ultimi farebbe bene a fare autocritica sui motivi che spingono i cittadini a evadere l'erario.


Il decreto «Salva Italia» è l'ennesimo esempio di come la fiducia tra cittadino e Stato può essere tradita. Disse bene Karol Wojtyla quando affermò che «la fiducia non si acquista per mezzo della forza, neppure si ottiene con le sole dichiarazioni: la fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti». Una frase di cui dovrebbe far tesoro la nostra ministra Widmer-Schlumpf, invece di spingere il nostro Consiglio di Stato a sbloccare i ristorni dei frontalieri. Forse a Berna non hanno ancora capito che aria si respira dalle nostre parti, ma è ora che si armino dell'adeguata tattica per fronteggiare queste ostili posizioni nei nostri confronti.
* gestore patrimoniale
 
E' stato pubblicato su "forumonline.com" un documento di grande interesse. Estensore il Sig. KJulyK. Il documento, che allego, è stato postato oggi 16 gennaio.
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Back
Alto