TBOND BUND (VM 1984) 2012: la profezia dei Maya o la rinascita

«Il testo – spiega la portavoce di Semeta, Emer Traynor – sarà molto simile a quello della proposta presentata nel settembre 2011». In quell’occasione Bruxelles aveva previsto un’aliquota dello 0,1% per titoli e bond e dello 0,01% per i contratti sui derivati, che secondo la portavoce «dovrebbero essere confermate». Si tratterà di «aliquote minime, ma gli Stati membri dovranno applicarle in modo coerente e su una base armonizzata». La proposta dovrà poi passare al vaglio del Consiglio Ue e dell’Europarlamento, dove saranno possibili modifiche all’impianto iniziale.
Il dibattito di Bruxelles sarà seguito con un occhio di riguardo a Roma: il governo Monti ha inserito l’introduzione della Tobin tax nella legge di Stabilità, che approderà dopodomani in Aula alla Camera, e ha previsto finora un’aliquota unica dello 0,05% su azioni, titoli e derivati. L’Italia non dovrebbe partire da sola e aspetterà di conoscere le regole del gioco della cooperazione rafforzata prima di alzare il sipario sulla nuova tassa. Al tempo stesso il governo confida in una modifica della proposta di Bruxelles. «L’impianto – afferma Leonardo Becchetti, docente di Economia all’Università di Roma Tor Vergata – va costruito bene, cercando l’equilibrio ideale tra il prelievo e il rischio di elusione. Tra i Paesi che aderiranno alla cooperazione rafforzata sarà necessaria un’armonizzazione fiscale».


oggi all'ecofin
 
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interessante la procedura contro le agenzie di rating ...



Un rapporto del Senato americano pubblicato nell’aprile 2011 afferma testualmente che «l’aver attribuito in modo inaccurato il giudizio AAA ai titoli strutturati ha introdotto un elemento di rischio nel sistema finanziario americano, costituendo una causa fondamentale della crisi finanziaria. Inoltre i downgrading di massa nel mese di luglio, che non avevano precedenti in numero e ampiezza, hanno fatto precipitare il collasso dei titoli Rmbs e Cdo sul mercato secondario e forse più di ogni altro evento hanno segnato l’inizio della crisi»


agenzie di rating. Fino ad allora, queste ultime erano riuscite a sottrarsi sia alla regolamentazione sia alla responsabilità giuridica (civile prima ancora che penale) basandosi sul fatto che i loro erano semplici giudizi proiettati nel futuro e appellandosi addirittura alle garanzie costituzionali e in particolare alla libertà di espressione e di stampa. Fino a quando un giudice americano non mise in evidenza un piccolo particolare: mentre un giornale tratta ogni emissione di titoli ritenuta degna di un commento, un’agenzia di rating esprime un’opinione solo su quelle dei suoi clienti, che per di più pagano profumatamente.
 

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