La battaglia nell'Eurozona
di ALFONSO TUOR - E’ bastata la crisi della piccola economia di Cipro per rimettere in risalto la fragilità dell’euro.
l’Unione europea è riuscita a rimettere in forse il principio “sacro” dell’intangibilità dei depositi dei clienti delle banche dopo aver già infranto il tabù dell’intangibilità delle obbligazioni statali con la ristrutturazione del debito pubblico della Grecia.
infrangendo anche la garanzia sui depositi fino a 100mila euro, che dovrebbe diventare una norma valida per tutta Eurolandia con il varo dell’Unione bancaria europea. Questo prelievo forzoso è stato voluto principalmente dalla Germania, poiché il Governo tedesco teme di non avere una maggioranza per approvare un piano di salvataggio delle banche cipriote utilizzate ampiamente dagli uomini di affari russi. Non sorprende quindi che il Governo russo, che ha già prestato più di 2 miliardi a Cipro, si opponga strenuamente a questa misura, che considera un vero e proprio esproprio, non negoziato preventivamente con Mosca.
Il passo europeo presenta molti rischi e una certezza.
Il primo rischio è che la crisi bancaria cipriota potrebbe diventare esplosiva anche se si trovasse un accordo. Infatti alla riapertura delle banche è facilmente prevedibile una grande fuga di capitali (
Non a caso viene ventilata l’ipotesi di limitare per un certo periodo di tempo le possibilità di prelievo o di trasferimento dei capitali depositati presso le banche dell’isola, infrangendo in questo modo un altro tabù.
Il secondo rischio è che il messaggio lanciato da Bruxelles è molto chiaro per i risparmiatori di tutti i Paesi europei: nonostante le rassicurazioni di Bruxelles, i depositi bancari possono essere usati per contribuire al salvataggio di un Paese in grave crisi. Questo timore non è immediato, ma potrebbe manifestarsi nell’eventualità dell’aggravamento della crisi di un altro Paese, che potrebbe venire acuita proprio dalla fuga dei risparmiatori. Dunque, l’ipotesi di questo prelievo forzoso sui depositi bancari ha infranto un tabù e creato un precedente molto pericoloso.
Se questi sono i principali rischi, la certezza è che, al di là di tutte le dichiarazioni rassicuranti dei leader europei, per l’euro è finito il periodo di bonaccia e la crisi si è riaperta.
Le promesse della BCE di Mario Draghi hanno calmato i mercati finanziari, ma non hanno (né del resto potevano) ridurre le divergenze tra le economie del Nord e del Sud dell’Europa, che anzi continuano ad aumentare. Le politiche di austerità stanno infatti facendo sprofondare in una recessione sempre più grave Grecia, Italia, Spagna e Portogallo a tal punto da ritenere possibile che vi possa essere un’esplosione sociale. D’altro canto, Angela Merkel non è disposta a cambiare rotta
alla vigilia delle elezioni tedesche, anche perché la discussione sulle modalità di uscita dalla trappola dell’euro è stata fortemente rilanciata da un nuovo partito “Alternativa per la Germania”, formato da fuoriusciti dalla CDU, che si pone l’obiettivo di giungere alla spaccatura della moneta unica. Dunque, la crisi di Cipro ci ricorda che la crisi dell’euro non è affatto finita e che il suo futuro è sempre più incerto.