Passiamo all’Italia che ci sembra abbia assunto una posizione di acquiescenza eccessiva alla tecnocrazia euro-germanica. Un caso recente è quello dei debiti della pubbliche amministrazioni verso le imprese che sembrano pagabili solo garantendo al Commissario europeo Rehn che rispetteremo il vincolo europeo 3% del deficit sul Pil nel 2013 e negli anni successivi. A questo punto è bene ricostruire gli eventi degli ultimo 20 giorni. Il 18 marzo una dichiarazione congiunta dei due vicepresidenti della Commissione europea, Tajani e Rehn, autorizzava (o addirittura sollecitava) le pubbliche amministrazioni a saldare i debiti che hanno verso le imprese. A quella data i debiti erano stimati in 70 miliardi che successivi aggiornamenti hanno portato a 100 miliardi. Tutto sembrava ben avviato, quanto meno per un pagamento rapido della metà del dovuto come richiesto dalla Confindustria. Anche il Parlamento italiano con una risoluzione pressochè unanime (poi inspiegabilmente attenuata da M5S) dava un via libera al Governo per decretare in merito.
Ma a quel punto si apriva un’operazione vigilanza del citato Commissario Rehn che ha chiesto garanzie al Governo sul rispetto del limite del 3% del deficit sul Pil per il 2013 ed anni successivi. Così l’Esecutivo, che vuole spalmare su molti anni il pagamento, ha rinviato la decretazione per approfondire le modalità del pagamento dei debiti che potrebbero invece essere saldati seguendo le indicazioni di Confindustria e di Astrid (Bassanini e Messori) con un sistema di garanzie pubbliche sui crediti certificati scontabili presso banche e la Cassa depositi e prestiti ed il cui onere per le amministrazioni verrebbe diluito nel tempo.
Il Governo non deve dimenticarsi di dire a Rehn che il nostro deficit, previsto tra i più bassi dell’Eurozona al 2,1% nel 2013, rimarrà comunque inferiore a quello francese e a quello spagnolo. Paesi che hanno avuto un trattamento più favorevole dalla Commissione non perché sono meglio di noi, ma perché sono politicamente ed istituzionalmente più forti. Perchè non basta dire che noi abbiamo un debito pubblico sul Pil più alto del loro dati altri nostri punti di forza. In particolare rispetto alla Spagna che nelle previsioni avrà nel 2013 il deficit su Pil al 6,7%, che ha chiesto ed ottenuto dal Fondo Europeo un prestito di 100 miliardi di euro, che ha pagato buona parte dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese con un marchingegno finanziario su cui la Commissione nulla ha detto.
Infine il Governo dovrebbe segnalare a Rehn che il pagamento di gran parte dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese darebbe una spinta al Pil sicchè l’eventuale (ma evitabile) crescita del deficit sul Pil sopra il 3% ritornerebbe poi sotto.
In conclusione. Solo passando dal rigore alla razionalità fiscale orientata alla crescita proteggeremo l’Italia e l’Eurozona. Altrimenti non saranno gli euroscettici a tiraci fuori dai guai con soluzioni che meritano comunque attenzione perché prevarranno gli euroavversi che ci porteranno al disastro.