Tbond Bund (VM69) 2014: 2014 il ritorno di Smaug

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Perchè il paese che mi ha (sfortunatamente) dato i natali ha e ha sempre avuto una classe dirigente che neanche la peggiore delle bananare.....:D....sennò un esecutivo con un minimo di autorevolezza (leggi coi co.glioni) avrebbe già risposto che le riforme si faranno quando sarà aperta una procedura di infrazione per finanziamento occulto alle imprese da parte dello stato federale krukko a mezzo "integrazione al reddito" dei famosi e famigerati minijobs.

Cosa che mi risulta abbia fatto un governo più serio ....quello del Belgio....




p.s e anche per avanzo comm.le eccessivo già che ci siamo....:D


goooood uikkkèn bbbanda !!

un governo serio farebbe le riforme da subito e semmai dopo guarderebbe le magagne altrui
e se guardasse le magagne, avrebbe da chiedere ben altro: la posizione di privilegio data agli asset rischiosi in derivati rispetto ai titoli di stato ( a vantaggio deutche e a svantaggio delle nostre banche ... vediamo gli stress test tra un mese) , il 'veicolo fuori debito pubblico'

A Berlino conti leggeri grazie al veicolo KfW

di Alessandro Merli24 luglio 2012


Quando è nata, nell'immediato Dopoguerra, si chiamava Kreditanstalt fuer Wiederaufbau, la Banca della ricostruzione, e amministrava i fondi del piano Marshall. Oggi, è stata ribattezzata KfW Bankengruppe ed è uno dei primi tre gruppi bancari della Germania.

Una costante: nonostante sia posseduta all'80% della Repubblica federale e al 20% dagli Stati e svolga molti compiti normalmente appannaggio del settore pubblico, resta al di fuori del perimetro del bilancio federale. Attraverso la KfW, il Governo tedesco canalizza tutta una serie di operazioni che altrove figurerebbero nei conti dello Stato per cifre ingenti: l'attivo dell'istituto con sede a Francoforte ha sfiorato lo scorso anno i 500 miliardi di euro, più del doppio che all'inizio del decennio passato, anche per effetto del trasferimento sotto il suo ombrello di molte attività in precedenza di competenza dell'amministrazione pubblica, o di nuove attività, come quelle riguardanti la protezione ambientale. Nel 2011 la KfW ha avanzato prestiti per 70 miliardi di euro, con utile operativo di circa 2 miliardi: a titolo di confronto, si tratta di quasi il doppio di quelli approvati dalla Banca mondiale.

Quasi un terzo è andato appunto al settore ambientale. Nel 2010 aveva toccato gli 81,4 miliardi di euro, avendo fatto da veicolo al piano di stimolo all'economia per favorirne il recupero dopo la brusca contrazione dell'anno prima, che aveva sfiorato il 5%. Le politiche keynesiane, insomma, non dispiacciono neanche in Germania, a patto che si tengano fuori, almeno formalmente, dai conti pubblici.
Il raggio di operazioni è ampio, per un'istituzione che a ogni decennio di vita sembra aver aggiunto un nuovo mandato alla propria missione: dalla ricostruzione del 1949, si è passati al finanziamento delle piccole e medie imprese che resta tuttora uno dei principali filoni di attività. "Promozione interna" viene definita nei documenti ufficiali. Negli anni 60 è stata la volta dei finanziamenti all'export, nel decennio successivo del finanziamento delle infrastrutture per conto delle municipalità e delle altre amministrazioni locali, oltre che degli interventi nei Paesi in via di sviluppo, negli anni 90 di nuovo della ricostruzione, stavolta concentrata sull'ex Germania dell'est, dal 2000 in poi del finanziamento dell'innovazione, con un tocco "verde" soprattutto negli ultimi anni.
Queste restano le principali aree di intervento della KfW: piccole e medie imprese, infrastrutture locali e sociali, finanziamenti all'export e project financing, finanziamenti allo sviluppo, energia e ambiente.
La KfW si approvvigiona quasi esclusivamente sui mercati internazionali dei capitali, dove l'anno scorso ha realizzato emissioni per 79 miliardi di euro. La sua tripla A consente una raccolta a costi bassissimi. Un ulteriore sussidio governativo le consente di fare prestiti a tassi irrisori e ottenere una forte leva per i suoi interventi. La recente ricerca della sicurezza da parte degli investitori si è estesa dai titoli del debito pubblico tedesco a quelli delle agenzie. Nelle scadenze sotto un anno, anche il rendimento della KfW è oggi in territorio negativo e se la "fuga verso la qualità" dovesse continuare questa situazione potrebbe estendersi a scadenze più lunghe.
Alla KfW ammettono di essere beneficiari di questo stato di cose, ma qualcuno sui mercati comincia a interrogarsi sulla mancata remunerazione e l'interesse potrebbe spostarsi altrove. Finora, non ce ne sono segnali. Nell'elenco dei suoi compiti, la KfW lascia quasi a margine uno dei mandati in cui la Cassa depositi e prestiti la emula: quello di controllante di alcune delle più importanti partecipazioni pubbliche, in particolare il 30% di Deutsche Post e il 17% di Deutsche Telekom. Queste quote sono parcheggiate in attesa di privatizzazione, anche se non sembra esserci alcuna fretta. Di recente sono state scelte le banche consulenti per la cessione della partecipazione nella società postale e di logistica, ma per ora non si registrano progressi.


btw..

A tutt'oggi uno speciale trasferimento di 100 miliardi di Euro ogni anno viene dato ai territori dell'ex-Germania Est per la "ricostruzione".
A quasi 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino - scrive - la Germania orientale sconta ancora una marcata debolezza economica rispetto ai lander dell'Ovest: il peso economico dei cosiddetti "nuovi lander" e' del 30 per cento inferiore rispetto a quello dei lander dell'Ovest, Secondo il rapporto annuale del governo sullo stato dell'unita' tedesca, il gettito fiscale pro capite ammonta nell'Est del paese a 937 euro, all'Ovest invece a 1837 euro.
"Dal 1989 ad oggi i tedeschi dell'Est hanno compiuto grandi progressi, ciononostante sono ancora preoccupata", ha dichiarato al giornale l'incaricata per l'Est del governo federale, Iris Gleicke (Spd). Per incentivare lo sviluppo dell'Est, Gleicke propone un ulteriore incentivo alle regioni piu' bisognose anche dopo la scadenza del contributo di solidarieta' nel 2019.
"Altrimenti tutto il lavoro di ricostruzione fatto in questi anni all'Est sara' solo fatica sprecata e i lander orientali continueranno ad essere attaccati alla flebo dell'Occidente", ha commentato l'esponente della Spd. Anche nell'Est ci sono industrie in forte crescita che non necessitano di alcun finanziamento: e, anche nelle regioni dell'Ovest alcune imprese rischiano di finire su un binario morto. "Dobbiamo certamente parlare di un terzo patto di solidarietà. Il denaro non può più essere distribuito in ogni direzione. Abbiamo bisogno di criteri chiari e indicatori strutturali che giustificano le sovvenzioni".
Alla luce di questo spaccato tedesco, sorge spontanea una domanda: perchè alla Germania è concesso di finanziare aziende private - aiutandole - con fondi pubblici mentre, se lo fa l'Italia ad esempio nel caso Alitalia, viene subito attaccata per aver violato le regole della UE che impediscono tali operazioni?

Peer Steinbrück, the SPD candidate for the chancellorship, is quoted as saying in a speech to the German parliament, "Over a period of 20 years, German reunification has cost 2 trillion euros, or an average of 100 billion euros a year. So, we have to ask ourselves 'Aren't we willing to pay a tenth of that over several years for Europe's unity?'



e io son qui a cazzeggiare, figurati un governo 'serio' cosa dovrebbe ...
 
Ultima modifica:
valorizzazione di KfW ...


...Altro esempio, la Kfw (Kreditanstalt fuer Wiederaufbau), istituto nato nel dopoguerra per gestire i fondi del Piano Marshall: è posseduta all’80% dalla Repubblica Federale Tedesca e al 20% dai Lander. In pratica, è al 100% pubblica, «come altre centinaia di banche tedesche» che, «con la scusa del project financing», finanziano un sacco di enti, iniziative e attività pubbliche e private, al posto dello Stato, «tenendo su a forza l’economia del paese». Formalmente, sono istituti di diritto privato, e quindi i loro finanziamenti – frutto del capitale pubblico e decisivi per l’economia tedesca – non vanno ad aumentare il debito pubblico della Germania. E come fa, Berlino, ad approvigionarsi di euro? «Comprando decine di miliardi di euro di Bund, con gli euro presi in prestito dalla Bce allo 0,75% e, ovviamente con gli interessi sui prestiti a privati». Per approvvigionarsi sul mercato allo scopo
di finanziare queste attività, il governo tedesco «ha emesso nel tempo una quantità enorme di obbligazioni: insomma, ha fatto debiti per 430 miliardi di euro».

Al contrario della nostra analoga Cassa Depositi e Prestiti, le cui passività (obbligazioni postali) contribuiscono al cumulo del debito pubblico italiano per quasi il 20% del nostro Pil, le passività germaniche della Kfw, pari quasi 500 miliardi di euro, rappresentano il 17% del Pil tedesco.Ma – e qui sta il “trucco” – non sono state contabilizzate nel bilancio statale, e quindi non vanno ad aumentare, come invece dovrebbero, il “virtuoso” debito pubblico tedesco. Il tutto, aggiunge Cambi, è regolarmente permesso dalla Comunità Europea attraverso l’Esa-95, il manuale contabile che detta le regole per il calcolo dei debiti pubblici. Bruxelles «esclude dal computo le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi». Ovvero: fino a che un eventuale deficit o comunque i costi di funzionamento sono coperti almeno per il 50,1% dai ricavi, il deficit e le altre passività dell’istituto non vengono computati nel bilancio dello Stato. Come ha scritto il “Corriere della Sera”, la serietà di un tale principio è paragonabile alla considerazione del rischio da parte dei contabili che hanno favorito il crac della Lehman Brothers...
 
goooood uikkkèn bbbanda !!

un governo serio farebbe le riforme da subito e semmai dopo guarderebbe le magagne altrui
e se guardasse le magagne, avrebbe da chiedere ben altro: la posizione di privilegio data agli asset rischiosi in derivati rispetto ai titoli di stato ( a vantaggio deutche e a svantaggio delle nostre banche ... vediamo gli stress test tra un mese) , il 'veicolo fuori debito pubblico'

A Berlino conti leggeri grazie al veicolo KfW

di Alessandro Merli24 luglio 2012


Quando è nata, nell'immediato Dopoguerra, si chiamava Kreditanstalt fuer Wiederaufbau, la Banca della ricostruzione, e amministrava i fondi del piano Marshall. Oggi, è stata ribattezzata KfW Bankengruppe ed è uno dei primi tre gruppi bancari della Germania.

Una costante: nonostante sia posseduta all'80% della Repubblica federale e al 20% dagli Stati e svolga molti compiti normalmente appannaggio del settore pubblico, resta al di fuori del perimetro del bilancio federale. Attraverso la KfW, il Governo tedesco canalizza tutta una serie di operazioni che altrove figurerebbero nei conti dello Stato per cifre ingenti: l'attivo dell'istituto con sede a Francoforte ha sfiorato lo scorso anno i 500 miliardi di euro, più del doppio che all'inizio del decennio passato, anche per effetto del trasferimento sotto il suo ombrello di molte attività in precedenza di competenza dell'amministrazione pubblica, o di nuove attività, come quelle riguardanti la protezione ambientale. Nel 2011 la KfW ha avanzato prestiti per 70 miliardi di euro, con utile operativo di circa 2 miliardi: a titolo di confronto, si tratta di quasi il doppio di quelli approvati dalla Banca mondiale.

Quasi un terzo è andato appunto al settore ambientale. Nel 2010 aveva toccato gli 81,4 miliardi di euro, avendo fatto da veicolo al piano di stimolo all'economia per favorirne il recupero dopo la brusca contrazione dell'anno prima, che aveva sfiorato il 5%. Le politiche keynesiane, insomma, non dispiacciono neanche in Germania, a patto che si tengano fuori, almeno formalmente, dai conti pubblici.
Il raggio di operazioni è ampio, per un'istituzione che a ogni decennio di vita sembra aver aggiunto un nuovo mandato alla propria missione: dalla ricostruzione del 1949, si è passati al finanziamento delle piccole e medie imprese che resta tuttora uno dei principali filoni di attività. "Promozione interna" viene definita nei documenti ufficiali. Negli anni 60 è stata la volta dei finanziamenti all'export, nel decennio successivo del finanziamento delle infrastrutture per conto delle municipalità e delle altre amministrazioni locali, oltre che degli interventi nei Paesi in via di sviluppo, negli anni 90 di nuovo della ricostruzione, stavolta concentrata sull'ex Germania dell'est, dal 2000 in poi del finanziamento dell'innovazione, con un tocco "verde" soprattutto negli ultimi anni.
Queste restano le principali aree di intervento della KfW: piccole e medie imprese, infrastrutture locali e sociali, finanziamenti all'export e project financing, finanziamenti allo sviluppo, energia e ambiente.
La KfW si approvvigiona quasi esclusivamente sui mercati internazionali dei capitali, dove l'anno scorso ha realizzato emissioni per 79 miliardi di euro. La sua tripla A consente una raccolta a costi bassissimi. Un ulteriore sussidio governativo le consente di fare prestiti a tassi irrisori e ottenere una forte leva per i suoi interventi. La recente ricerca della sicurezza da parte degli investitori si è estesa dai titoli del debito pubblico tedesco a quelli delle agenzie. Nelle scadenze sotto un anno, anche il rendimento della KfW è oggi in territorio negativo e se la "fuga verso la qualità" dovesse continuare questa situazione potrebbe estendersi a scadenze più lunghe.
Alla KfW ammettono di essere beneficiari di questo stato di cose, ma qualcuno sui mercati comincia a interrogarsi sulla mancata remunerazione e l'interesse potrebbe spostarsi altrove. Finora, non ce ne sono segnali. Nell'elenco dei suoi compiti, la KfW lascia quasi a margine uno dei mandati in cui la Cassa depositi e prestiti la emula: quello di controllante di alcune delle più importanti partecipazioni pubbliche, in particolare il 30% di Deutsche Post e il 17% di Deutsche Telekom. Queste quote sono parcheggiate in attesa di privatizzazione, anche se non sembra esserci alcuna fretta. Di recente sono state scelte le banche consulenti per la cessione della partecipazione nella società postale e di logistica, ma per ora non si registrano progressi.


btw..

A tutt'oggi uno speciale trasferimento di 100 miliardi di Euro ogni anno viene dato ai territori dell'ex-Germania Est per la "ricostruzione".
A quasi 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino - scrive - la Germania orientale sconta ancora una marcata debolezza economica rispetto ai lander dell'Ovest: il peso economico dei cosiddetti "nuovi lander" e' del 30 per cento inferiore rispetto a quello dei lander dell'Ovest, Secondo il rapporto annuale del governo sullo stato dell'unita' tedesca, il gettito fiscale pro capite ammonta nell'Est del paese a 937 euro, all'Ovest invece a 1837 euro.
"Dal 1989 ad oggi i tedeschi dell'Est hanno compiuto grandi progressi, ciononostante sono ancora preoccupata", ha dichiarato al giornale l'incaricata per l'Est del governo federale, Iris Gleicke (Spd). Per incentivare lo sviluppo dell'Est, Gleicke propone un ulteriore incentivo alle regioni piu' bisognose anche dopo la scadenza del contributo di solidarieta' nel 2019.
"Altrimenti tutto il lavoro di ricostruzione fatto in questi anni all'Est sara' solo fatica sprecata e i lander orientali continueranno ad essere attaccati alla flebo dell'Occidente", ha commentato l'esponente della Spd. Anche nell'Est ci sono industrie in forte crescita che non necessitano di alcun finanziamento: e, anche nelle regioni dell'Ovest alcune imprese rischiano di finire su un binario morto. "Dobbiamo certamente parlare di un terzo patto di solidarietà. Il denaro non può più essere distribuito in ogni direzione. Abbiamo bisogno di criteri chiari e indicatori strutturali che giustificano le sovvenzioni".
Alla luce di questo spaccato tedesco, sorge spontanea una domanda: perchè alla Germania è concesso di finanziare aziende private - aiutandole - con fondi pubblici mentre, se lo fa l'Italia ad esempio nel caso Alitalia, viene subito attaccata per aver violato le regole della UE che impediscono tali operazioni?

Peer Steinbrück, the SPD candidate for the chancellorship, is quoted as saying in a speech to the German parliament, "Over a period of 20 years, German reunification has cost 2 trillion euros, or an average of 100 billion euros a year. So, we have to ask ourselves 'Aren't we willing to pay a tenth of that over several years for Europe's unity?'



e io son qui a cazzeggiare, figurati un governo 'serio' cosa dovrebbe ...



Un governo serio (quindi assolutamente inimmaginabile nell'italico paese :D) farebbe ciò che è necessario per il bene del suo popolo.....e un pochino manderebbe affanghala tutto il gruppo dirigente alemanno che continuamente sbraita (ovviamente) pro domo sua.....leggi recuperare i crediti incautamente concessi.

In tre parole ; probabilmente devo ricredermi e dare ragione a chi sostiene che è meglio ritornare ai vecchi cari stati sovrani europei per totale incompatibilità e incapacità di convivenza.

Sostanzialmente il popolo europeo NON esiste.....esistono i tedeschi che si dividono in gruppi e fazioni già tra loro.....gli spagnoli che affrontano spinte autonomiste, gli italici dove non si riesce a mettere d'accordo un bergamasco con un bresciano........:rolleyes:

E' una convivenza forzata che comincia veramente a stare stretta un po' a tutti e dove tutti (chi pìù che meno) tendono a giocare all'inqularella col sederino del vicino......:D

dai, ognuno a casa sua e ognuno a grattarsi le proprie magagne.....;)
 
Un governo serio (quindi assolutamente inimmaginabile nell'italico paese :D) farebbe ciò che è necessario per il bene del suo popolo.....e un pochino manderebbe affanghala tutto il gruppo dirigente alemanno che continuamente sbraita (ovviamente) pro domo sua.....leggi recuperare i crediti incautamente concessi.

In tre parole ; probabilmente devo ricredermi e dare ragione a chi sostiene che è meglio ritornare ai vecchi cari stati sovrani europei per totale incompatibilità e incapacità di convivenza.

Sostanzialmente il popolo europeo NON esiste.....esistono i tedeschi che si dividono in gruppi e fazioni già tra loro.....gli spagnoli che affrontano spinte autonomiste, gli italici dove non si riesce a mettere d'accordo un bergamasco con un bresciano........:rolleyes:

E' una convivenza forzata che comincia veramente a stare stretta un po' a tutti e dove tutti (chi pìù che meno) tendono a giocare all'inqularella col sederino del vicino......:D

dai, ognuno a casa sua e ognuno a grattarsi le proprie magagne.....;)


goooood morning bbbanda


au contraire...
nel tuo post dici che un governo italico serio ... che non esiste
i problema è proprio in quello che non c'è, non in quello che c'è
i tedeschi, secondo legge di natura, occupano ciò che è vuoto: l'horror vacui

ciascuno a casa propria, e io quindi mi devo tenere il nulla incapace et dannoso?
ma stiamo a scherzà ????
meglio i tedeschi, ben venga la troika , grazie
 
Sui mercati si è accesa la prima spia «rossa»



Una spia rossa si è accesa sul mercato. Sulle obbligazioni high yield, cioè sui bond emessi da aziende con un elevato rischio di default, da qualche tempo sono iniziate le vendite. Dopo anni di super-acquisti, che avevano schiacciato i rendimenti di questi titoli sui minimi storici, qualcosa è cambiato.

Secondo l’indice di Merrill Lynch il rendimento medio dei bond high yield Usa nell’ultimo mese è infatti salito di 68 centesimi, distanziando i tassi delle obbligazioni aziendali più affidabili di 3,56 punti percentuali: era dal luglio del 2013 che lo spread tra le due tipologie di bond non era così elevato. Segno che gli investitori, dopo tanti acquisti, iniziano a vendere i titoli ad alto rischio. E i dati sui flussi lo dimostrano: negli ultimi due mesi – secondo Rbs – dal mercato dei bond high yield sono fuggiti 10,7 miliardi di dollari.
Questo significa forse che la bolla delle obbligazioni high yield sta per scoppiare? Impossibile a dirsi. Ma una spia rossa, accesa ormai da un po’, non va sottovalutata.



Caos-Asia e Pimco pesano su Borse e bond



Dopo l’uscita del numero uno, il fondo Usa registra deflussi per 10 miliardi: questo frena i titoli periferici


 
Sui mercati si è accesa la prima spia «rossa»



Una spia rossa si è accesa sul mercato. Sulle obbligazioni high yield, cioè sui bond emessi da aziende con un elevato rischio di default, da qualche tempo sono iniziate le vendite. Dopo anni di super-acquisti, che avevano schiacciato i rendimenti di questi titoli sui minimi storici, qualcosa è cambiato.

Secondo l’indice di Merrill Lynch il rendimento medio dei bond high yield Usa nell’ultimo mese è infatti salito di 68 centesimi, distanziando i tassi delle obbligazioni aziendali più affidabili di 3,56 punti percentuali: era dal luglio del 2013 che lo spread tra le due tipologie di bond non era così elevato. Segno che gli investitori, dopo tanti acquisti, iniziano a vendere i titoli ad alto rischio. E i dati sui flussi lo dimostrano: negli ultimi due mesi – secondo Rbs – dal mercato dei bond high yield sono fuggiti 10,7 miliardi di dollari.
Questo significa forse che la bolla delle obbligazioni high yield sta per scoppiare? Impossibile a dirsi. Ma una spia rossa, accesa ormai da un po’, non va sottovalutata.



Caos-Asia e Pimco pesano su Borse e bond



Dopo l’uscita del numero uno, il fondo Usa registra deflussi per 10 miliardi: questo frena i titoli periferici



Si osserva ma non si anticipa... :-o
 
ho seguito il segnale e ho venduto il mio etf su Bond HY
 

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