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La seconda domanda riguarda le sorprese di questa verifica, che come in ogni test, non vengono dai presenti, ma dagli assenti. Come si spiega il risultato positivo per tutte le grandi banche, comprese quelle francesi, tedesche e britanniche che hanno un bilancio fortemente esposto verso attività speculative, assai opache e non meno rischiose? Persino Deutsche Bank, la banca più chiacchierata, supera a gonfie vele la prova, anche senza tener conto dell’ultimo aumento di capitale di oltre 8 miliardi. Inoltre non ci sono banche spagnole, che pure stanno attraversando una crisi immobiliare particolarmente grave.
La risposta va cercata nei mille misteri dei criteri di Basilea, che determinano il requisito di capitale sulla base di sofisticatissimi modelli interni (convalidati dai supervisori) che alla fine privilegiano oggettivamente le attività in titoli, per quanto speculative, rispetto alla tradizionale attività di prestito. Perché alla fine consentono ad una grande banca come Deutsche, il cui patrimonio è solo 2,4 per cento rispetto al totale attivo di non accantonare un centesimo di capitale su oltre un trilione di attività di bilancio che pure fruttano interessi. Intesa SanPaolo, che ha un rapporto patrimonio/attivo di 6,24 deve accantonare patrimonio su oltre la metà del totale attivo perché sul portafoglio prestiti la magia dei modelli interni non ha effetto, soprattutto in un Paese con tante piccole imprese che non possono fregiarsi delle triple A fornite dalle infallibili agenzie di rating. Forse le voci sempre più critiche sulla logica intrinseca di Basilea, che vengono anche da una parte qualificata della scienza economica devono essere considerate come qualcosa di più di una brillante provocazione intellettuale.
La terza domanda riguarda il futuro del sistema bancario europeo: è un sistema davvero robusto che sarà capace di riaprire il rubinetto del credito necessario per alimentare la ripresa? A parte i dubbi esistenziali sulla validità dei criteri di Basilea, non c’è dubbio che quello di ieri è stato un test su un solo aspetto del problema. Non bisogna dimenticare che poche settimane fa l’autorità europea di supervisione sul rischio sistemico (cioè quello più generale di tutti) ha giudicato il sistema bancario europeo "obeso" cioè troppo grande rispetto all’economia reale (ma l’Italia è proprio uno dei Paesi in cui questo difetto è meno accentuato) e ha legato questo difetto proprio alle eccessive dimensioni di molte banche e alla loro propensione per attività di carattere speculativo. E, guarda caso, il rapporto è firmato da un comitato scientifico presieduto da Martin Hellwig, un eminente professore tedesco oggi all’avanguardia nel denunciare i limiti di Basilea.