Quei listini drogati di liquidità
Non è necessario trovare la causa fondamentale del nervosismo che agita i mercati in questi giorni: può essere la crisi greca, l’abbandono della politica monetaria ultra-espansiva della Fed, lo spettro della deflazione in Europa, i prossimi test sulle banche europee. O anche le cavallette, come avrebbe detto John Belushi. La verità è che negli ultimi tempi i mercati azionari e obbligazionari di tutto il mondo hanno corso spensierati, anticipando una ripresa economica e una stabilizzazione finanziaria in Europa che sono ben al di là da venire.
Il più recente rapporto sulla stabilità finanziaria Fmi contiene un grafico intitolato: «I mercati finanziari sono effervescenti, nonostante le delusioni economiche», che contrappone gli elevati tassi di rendimento registrati da tutte le principali classi di attività americane ed europee nell’ultimo anno ai segnali negativi provenienti dal Giappone, dalla Cina, dall’area dell’euro. E ribadiva che nel mercato obbligazionario, i tassi erano ai minimi storici e i premi per il rischio «inusitatamente bassi». Ma c’è di più: questa condizione, già di per sé preoccupante, valeva per tutti i principali mercati mondiali e dunque un processo di correzione, come quello in atto, finisce per non escludere nessun comparto.
Quello che sta avvenendo è dunque tutto fuorché una sorpresa ed è l’ultimo tassello che prova il grave scollamento in atto ormai da tempo tra la finanza e l’economia reale. Se si preferisce, è la conferma che l’unica risposta finora è venuta dalle banche centrali, che hanno pompato dosi massicce e inusitate di liquidità, facendo correre allegramente i mercati. Gli investimenti e la produzione, nel frattempo, hanno continuato a ristagnare.
Più che ossessionata dall'ansia di "mettere la casa in ordine" con politiche di austerità, l'Europa dovrebbe essere la prima a cercare di rimettere il genio della finanza nella lampada in cui si ostina a non rientrare.