È la Gran Bretagna il campione della crescita economica europea
Ormai a ridosso del 7% la quota dei senza lavoro, il target che la Banca centrale si era data per iniziare la manovra di rialzo dei tassi
L’ultima indicazione è quella del Fondo monetario che assegnando a Londra un più 2,4% di crescita del Pil nel 2014 conferma le indicazioni del Tesoro e il consenso degli economisti, concordi nel considerare quella del Regno Unito la più solida congiuntura d’Europa. La revisione di Fmi corregge all’insù la precedente stima che si fermava al più 1,9% per quest’anno. Nel 2015 è opinione diffusa che ci sarà un rallentamento relativo con l’avanzamento del prodotto interno al 2,2 per cento.
I numeri del Fondo cadono sulla scrivania di Mark Carney e del Comitato di politica monetaria (Mpc) a della Bank of England stampando un grande punto interrogativo sulle scelte prossime venture.
La crescita più sostenuta del previsto ha contribuito - ma non è l’unica ragione di una dinamica che divide gli economisti, incerti sulle cause profonde del fenomeno - a ridurre il tasso di disoccupazione oltre ogni aspettativa. Si calcola che dopo la caduta al 7,3% di novembre, l’asticella sull’andamento del lavoro nel Regno di Elisabetta sia ormai arrivata a ridosso del 7%, target che la Banca d’Inghilterra s’era posta per correggere i tassi d’interesse al rialzo. Un obbiettivo che, se si confermerà davvero essere alle viste, arriva con un anno e mezzo d’anticipo sulla tabella di marcia che la banca centrale s’era data.
Per questo il governatore e i membri del Monetary policy committee potrebbero dover rivedere la forward guidance, ovvero la comunicazione ai mercati sulle mosse future in tema di politica monetaria che la banca intende adottare. Un approccio che Mark Carney ha subito fatto suo con l’esplicita volontà di tenere gli operatori informati sulla strategia di medio periodo dell’istituto centrale. La stretta della BoE potrebbe dunque giungere prima del previsto, scenario temuto più che invocato da coloro che credono ci sia ancora molta incertezza sulla ripresa britannica.
L’inflazione britannica ha infatti raggiunto il 2%, obiettivo che il Comitato di politica monetaria attendeva da tempo.
Su un quadro estremamente favorevole giunge anche la notizia del rafforzamento del pound, ai massimi delle ultime settimane contro l’euro.