Tuttavia, proprio a Berlino si registrano le tensioni politiche più forti attorno a un ipotetico accordo
. Il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, guida un ampio fronte dei contrari, che sarebbe costituito da oltre un centinaio di deputati conservatori della CDU-CSU, il partito della cancelliera.A febbraio, i contrari a un'intesa al Bundestag furono 29, mentre altri 109 votarono a favore tra i conservatori per pura disciplina di partito. Ma le cose sarebbero oggi molto diverse, dopo quattro mesi e mezzo di estenuanti, quanto inutili trattative con il governo Tsipras. La Merkel rischierebbe di fare i conti con la rivolta di mezzo partito. Francamente, far cadere il suo governo per salvare la Grecia non appare un'ipotesi realistica. Da qui, la dichiarazione di ieri della cancelliera, per cui la Grecia deve fare ancora molto lavoro per un accordo.
E
Bild riporta il governo tedesco avrebbe già allo studio un piano per affrontare il default di Atene e la conseguente uscita dall'euro, non più esclusa. Esso prevedrebbe l'introduzione dei controlli sui capitali in Grecia, come da tempo propone i
l conservatore Hans-Werner Sinn, a capo dell'Ifo, l'istituto economico vicino alla CDU-CSU e al ministro Schaeuble. L'uomo, a dir il vero, ritiene che successivamente dovrebbe essere attuato
anche un taglio del debito pubblico ellenico ("haircut").
A questo punto, la Grecia potrebbe essere messa con le spalle al muro per decidere entro domenica 14 giugno se accettare o meno l'accordo proposto dall'Europa. A Berlino, come a Bruxelles, la convinzione è che non ci sarebbe più il tempo, anche volendo, per salvare Atene entro il 30 giugno. E non stiamo considerando che
altri paesi sarebbero fermamente contrari agli aiuti, specie per ragioni di politica interna. Parliamo, anzitutto, della Spagna e della Finlandia.
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