La scommessa sul futuro (positivo) del Paese
Gli acquisti fioccano, dai titoli di Stato alle obbligazioni bancarie e societarie, dai prestiti subordinati ai junk e high yield. «Stay long Italy», raccomandava ieri RBS alla clientela istituzionale. E così anche Goldman Sachs valutando le prossime mosse della Bce e selezionando l’Italia come "top pick" nella posizione long sulle banche e sulle imprese non finanziarie nell’Eurozona periferica. Stesso messaggio da Citi, che prevedeva ieri lo spread tra BTp/Bund e Bonos/Bund a quota 150 punti in tempi relativamente brevi, quello tra titoli irlandesi e tedeschi a 100 entro i prossimi 12 mesi e i bond portoghesi con lo spread a 200 per fine 2015:
Una prospettiva rosea sull’Italia, quasi a 360 gradi, l’ha dipinta ieri anche il Credit Suisse in un rapporto di 35 pagine dedicato alla «schiarita dei cieli italiani». Le dinamiche del debito pubblico, è la tesi, «si stanno muovendo nella giusta direzione»: grazie a un notevole avanzo primario ma anche grazie al fatto che «sono sotto controllo con i tassi d’interesse». Il costo medio del debito è al 4%, calcola il CS, ma la raccolta in asta è ora più vicina al 2% ed è prevedibile che rimarrà così bassa a lungo - dando fiducia alla forward guidance della Bce - e questo porterà il costo medio del debito in calo verso il 3% nei prossimi cinque anni. E se arriverà la crescita, che resta il problema numero uno dell’Italia dell’ultimo ventennio, il gioco è fatto:
nelle proiezioni dello scenario base del CS l’andamento del debito/Pil migliora fino ad arrivare poco sopra il 100% per il 2020 con una crescita nominale del 3% (1,5% di crescita reale e 1,5% il deflatore). Come potenziare la crescita
? All’Italia non resta che fare le riforme strutturali.
L
’Italia è l’unico Stato dell’Eurozona periferica a non aver chiesto aiuti esterni all’Efsf o Esm e ad aver trovato da sola la via d’uscita dalla recessione. Un motivo di vanto, certo, che però al tempo stesso aumenta pericolosamente la pressione sul "da farsi". Irlanda, Grecia, Portogallo, Cipro, Spagna hanno sottoscritto un memorandum of understanding con i fondi salva Stati e si sono impegnati a realizzare le riforme strutturali (oltre al rigore di bilancio) entro una tabella di marcia ben precisa.
L’Efsf/Esm non perdono occasione per ricordare che gli Stati da loro assistiti finanziariamente sono anche diventati dei campioni su scala mondiale per i programmi attuati di riforme strutturali: e questo dovrebbe assicurargli una crescita elevata e sostenibile entro l’arco dei prossimi 5-6 anni. L’Italia no, non ha messo la firma a un MoU sulle riforme.
Matteo Renzi però ci ha messo la faccia. Sui mercati internazionali gli investitori sono convinti di aver percepito un cambiamento nel Governo Renzi, se non altro nel modo in cui si affronta il tema delle riforme.
Nel rapporto del CS il
passaggio fondamentale per rilanciare il Pil italiano non viene individuato nel solito recupero della competitività ma piuttosto nelle mancate riformt della giustizia, della produttività e del credito, che scarseggia soprattutto a livello di piccole e medie imprese. I rubinetti del credito stentano a riaprirsi in Italia e il pagamento di tutti i debiti pregressi della p.a. promesso da Renzi sicuramente aiuta, come anche aiuterà in tal senso qualsiasi tipo di intervento di politica monetaria non convenzionale (fino al QE) possa essere annunciato dalla Bce forse fin dalla prossima settimana.
Ma quando i mercati vanno lunghi sull’Italia, quando i portafogli aumentano l’esposizione al rischio-Italia, è sulla capacità della politica italiana che si concentra la grande scommessa: l’Italia deve attuare le riforme per la crescita. Girano altri scenari, quelli peggiori, di un’Italia che disattende queste aspettative: dove i cieli si rabbuiano e il CS vede il debito/Pil schizzare al 160% nel 2020.
ma come .... non dobbiamo uscire dall'euro e sva-lu-ta-re ??





