Primo, «il peggio della crisi finanziaria non è ancora alle spalle, è un processo in corso che si accompagna a correzioni di mercato molto importanti, in presenza di una volatilità dei cambi che preoccupa».
Secondo, «l'inflazione nel 2008 resterà abbondantemente sopra l'obiettivo stabilito del 2%» (3,3% in febbraio nell'area euro, ndr): quindi non c'è spazio per seguire la via americana al ribasso dei tassi di interesse che, al 4% sono in Eurolandia al livello più alto degli ultimi sei anni ma «contribuiranno a tenere sotto controllo l'aumento dei prezzi».
Terzo, «in tempi di shock esterni, resta imperativa la strada della moderazione salariale con aumenti legati all'incremento della produttività mentre l'indicizzazione dei salari creerebbe le premesse di una spirale inflazionistica e di qui aprirebbe la strada a un massiccio aumento della disoccupazione».
Quarto, «malgrado i fondamentali sani, l'economia europea si avvia verso una situazione sempre più difficile, comincia a sentire i morsi della crisi anche se per ora resta confermata la previsione di crescita corretta all'1,8% per il 2008 rispetto al 2,2% originario».
Sono questi i messaggi tutt'altro che esaltanti per il futuro a breve lanciati ieri a Bruxelles dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet e dal commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia.