Ignatius
sfumature di grigio
[Premessa: si prevede che in questo thread i Neo-Popperiani e i Femministi litigheranno; si consiglia di mettere a letto i bambini per evitare di sottoporli a inauditi turpiloqui]
In un articolo del Corriere della Sera (cartaceo) di due o tre giorni fa si parlava di retribuzione delle donne.
Per una volta, si citavano statistiche estere: per la precisione gli U.S.A.
Negli Stati Uniti, udite udite, le donne - a parità di professione, anzianità, curriculum scolastico ecc. - guadagnano meno degli uomini.
Non un piccolo "arrotondamento": un venti / trenta per cento in meno.
Perché?
In un Paese arabo o neolatino, la cosa non mi stupirebbe più di tanto.
Ma "Perché negli Stati Uniti?", intendo dire. Un Paese LiberoMercatista, con mamme molto meno chiocce rispetto alle nostre.
La mia domanda nasce dalla mia impostazione mentale razionale e liberal/liberista che, in discreta parte, credo trovi attuazione concreta in quel Paese.
In base alla mia Weltanschauung, viene naturale pensare che il Mercato, se non gli vengono frapposti ostacoli legislativi o regolamentari, trovi da sè la migliore allocazione delle risorse.
In pratica: per ogni bene e attività, l'attribuzione del giusto prezzo ne consente il migliore utilizzo. "Ogni bene e attività" include anche il costo del lavoro.
Quindi, in concreto: in un Paese dove - immagino - i contratti collettivi nazionali contano abbastanza poco, se donna costa il 20% in meno dell'uomo, devo pensare che la donna "renda" il 20% in meno dell'uomo.
DEVO pensarlo, sottolineo.
Perché quello è un sistema libero, liberista.
Ricordo che, in quel sistema, se non sei nessuno e non sei figlio di nessuno, ma hai una buona idea, puoi "diventare" Jobs o Zuckerberg. Se sei ricco, ma non hai buone idee, ti lasciano andare in rovina senza (tendenzialmente) aiuti di Stato per salvare te e la tua azienda.
Pertanto, se la donna, lavorativamente, "valesse" quanto l'uomo ma costasse il 20% in meno, il mercato (i datori di lavoro) dovrebbero utilizzarla con maggiore intensità. Cercare di assumere più donne che uomini, in pratica, beneficiando del risparmio.
E quindi, all'aumentare della richiesta, la paga della donna prima o poi salirebbe, mentre la paga dell'uomo scenderebbe.
Si tenderebbe ad un riequilibrio, prima o poi.
Così funziona il mercato.
Ma, se:
(il fatto che il mercato funzioni non è un dato di fatto, ma è un'ipotesi abbastanza credibile, secondo me: colà non si esita a tagliare teste, delocalizzare la produzione eccetera, alla ricerca del massimo utile aziendale, considerando il costo del lavoro come uno dei tanti componenti economici da ottimizzare)
Apparenti debolezze delle mie considerazioni? Non spiego come mai la "produttività" della risorsa donna dovrebbe essere inferiore di un 20/30% rispetto alla produttività della risorsa uomo.
Ma è una finta debolezza: in questa sede, io non sono mica un organizzatore o uno psicologo, e offro gratis ipotesi razionali senza dover per forza spiegare come mai le cose vadano così: esattamente come se, dopo aver fatto visitatare 20.000 discoteche in 400 nazioni diverse da parte di 100 esperti/e maestri/e di danza moderna, giungessi alla conclusione "stereotipata"(?) «i neri sanno ballare meglio dei bianchi»: il fatto di non dire perché sia così, non toglierebbe valore alla mia immaginaria statistica.
E comunque, a parte questo dettaglio, il nobel pell'Economia non me lo toglie nessuno.
Disclaimer:
La mia ipotesi della "minore produttività" non attribuisce alcuna "colpa" alle donne.
Se una delle motivazioni (che io non indago, come detto) fosse il maggior carico di faccende domestiche che grava sulle donne a scapito della produttività lavorativa, sarebbe anzi evidente che la "colpa" è attribuibile essenzialmente degli uomini. O alle donne che son gelose delle faccende di casa e non delegano (in questa sede accademica non importa).
Ulteriori sviluppi:
A supporto del mio premio Nobel pell'Economia, urge raccogliere dei dati statistici più accurati (sempre negli USA).
Ad esempio: il divario di retribuzione esiste sia se si confrontano donne e uomini con figli, sia sia se si confrontano uomini e donne senza figli?
E permane tra persone senza impegni familiari e casalinghi?
Ad esempio: un single 50enne maschio e una single 50 femmina, a parità di cultura scolastica, esperienza e capacità, percepiscono lo stesso stipendio?
Perché, se risultasse che la disparità tra uomini e donne si verifica a 360 gradi (2∏), allora ci rimarrebbero solo due opzioni:
a) semplicemente, prendere atto che le donne sono più scarse , in media, degli uomini (non sono abbastanza aggressive e determinate? si occupano troppo di borsette e scarpe? Chissenefrega delle motivazioni, in questa sede)
b) le donne valgono quanto gli uomini, e allora abbiamo tutti la splendida opportunità di andare negli States, fondare un po' di aziende, assumere un po' di donne pagandole più della media femminile (siamo progressisti, no?) ma meno della media maschile (siamo avidi, no?), e - data l'uguale qualità ma i minori costi, in breve tempo conquistare cospicue quote di mercato, buttando fuori dallo scenario competitivo tutte le aziende che (stra)pagano inutilmente gli uomini.
Lo scenario (b) è quello che piace di più ad un LiberoMercatista: il mercato vince sempre e alloca correttamente le risorse.
Grazie per l'attenzione al thread scientifico testé aperto.
In un articolo del Corriere della Sera (cartaceo) di due o tre giorni fa si parlava di retribuzione delle donne.
Per una volta, si citavano statistiche estere: per la precisione gli U.S.A.
Negli Stati Uniti, udite udite, le donne - a parità di professione, anzianità, curriculum scolastico ecc. - guadagnano meno degli uomini.
Non un piccolo "arrotondamento": un venti / trenta per cento in meno.
Perché?
In un Paese arabo o neolatino, la cosa non mi stupirebbe più di tanto.
Ma "Perché negli Stati Uniti?", intendo dire. Un Paese LiberoMercatista, con mamme molto meno chiocce rispetto alle nostre.
La mia domanda nasce dalla mia impostazione mentale razionale e liberal/liberista che, in discreta parte, credo trovi attuazione concreta in quel Paese.
In base alla mia Weltanschauung, viene naturale pensare che il Mercato, se non gli vengono frapposti ostacoli legislativi o regolamentari, trovi da sè la migliore allocazione delle risorse.
In pratica: per ogni bene e attività, l'attribuzione del giusto prezzo ne consente il migliore utilizzo. "Ogni bene e attività" include anche il costo del lavoro.
Quindi, in concreto: in un Paese dove - immagino - i contratti collettivi nazionali contano abbastanza poco, se donna costa il 20% in meno dell'uomo, devo pensare che la donna "renda" il 20% in meno dell'uomo.
DEVO pensarlo, sottolineo.
Perché quello è un sistema libero, liberista.
Ricordo che, in quel sistema, se non sei nessuno e non sei figlio di nessuno, ma hai una buona idea, puoi "diventare" Jobs o Zuckerberg. Se sei ricco, ma non hai buone idee, ti lasciano andare in rovina senza (tendenzialmente) aiuti di Stato per salvare te e la tua azienda.
Pertanto, se la donna, lavorativamente, "valesse" quanto l'uomo ma costasse il 20% in meno, il mercato (i datori di lavoro) dovrebbero utilizzarla con maggiore intensità. Cercare di assumere più donne che uomini, in pratica, beneficiando del risparmio.
E quindi, all'aumentare della richiesta, la paga della donna prima o poi salirebbe, mentre la paga dell'uomo scenderebbe.
Si tenderebbe ad un riequilibrio, prima o poi.
Così funziona il mercato.
Ma, se:
- (dato di fatto) lo stipendio delle donne rimane distante dallo stipendio degli uomini
- (ipotesi) il mercato funziona e gli imprenditori e le imprenditrici sono razionali,
(il fatto che il mercato funzioni non è un dato di fatto, ma è un'ipotesi abbastanza credibile, secondo me: colà non si esita a tagliare teste, delocalizzare la produzione eccetera, alla ricerca del massimo utile aziendale, considerando il costo del lavoro come uno dei tanti componenti economici da ottimizzare)
Apparenti debolezze delle mie considerazioni? Non spiego come mai la "produttività" della risorsa donna dovrebbe essere inferiore di un 20/30% rispetto alla produttività della risorsa uomo.
Ma è una finta debolezza: in questa sede, io non sono mica un organizzatore o uno psicologo, e offro gratis ipotesi razionali senza dover per forza spiegare come mai le cose vadano così: esattamente come se, dopo aver fatto visitatare 20.000 discoteche in 400 nazioni diverse da parte di 100 esperti/e maestri/e di danza moderna, giungessi alla conclusione "stereotipata"(?) «i neri sanno ballare meglio dei bianchi»: il fatto di non dire perché sia così, non toglierebbe valore alla mia immaginaria statistica.
E comunque, a parte questo dettaglio, il nobel pell'Economia non me lo toglie nessuno.
Disclaimer:
La mia ipotesi della "minore produttività" non attribuisce alcuna "colpa" alle donne.
Se una delle motivazioni (che io non indago, come detto) fosse il maggior carico di faccende domestiche che grava sulle donne a scapito della produttività lavorativa, sarebbe anzi evidente che la "colpa" è attribuibile essenzialmente degli uomini. O alle donne che son gelose delle faccende di casa e non delegano (in questa sede accademica non importa).
Ulteriori sviluppi:
A supporto del mio premio Nobel pell'Economia, urge raccogliere dei dati statistici più accurati (sempre negli USA).
Ad esempio: il divario di retribuzione esiste sia se si confrontano donne e uomini con figli, sia sia se si confrontano uomini e donne senza figli?
E permane tra persone senza impegni familiari e casalinghi?
Ad esempio: un single 50enne maschio e una single 50 femmina, a parità di cultura scolastica, esperienza e capacità, percepiscono lo stesso stipendio?
Perché, se risultasse che la disparità tra uomini e donne si verifica a 360 gradi (2∏), allora ci rimarrebbero solo due opzioni:
a) semplicemente, prendere atto che le donne sono più scarse , in media, degli uomini (non sono abbastanza aggressive e determinate? si occupano troppo di borsette e scarpe? Chissenefrega delle motivazioni, in questa sede)
b) le donne valgono quanto gli uomini, e allora abbiamo tutti la splendida opportunità di andare negli States, fondare un po' di aziende, assumere un po' di donne pagandole più della media femminile (siamo progressisti, no?) ma meno della media maschile (siamo avidi, no?), e - data l'uguale qualità ma i minori costi, in breve tempo conquistare cospicue quote di mercato, buttando fuori dallo scenario competitivo tutte le aziende che (stra)pagano inutilmente gli uomini.
Lo scenario (b) è quello che piace di più ad un LiberoMercatista: il mercato vince sempre e alloca correttamente le risorse.
Grazie per l'attenzione al thread scientifico testé aperto.