Thread Ufficiale Unificato delle Discussioni Politiche Generali

  • Creatore Discussione Creatore Discussione gisi
  • Data di Inizio Data di Inizio

favorevole a Monti?

  • si

    Votes: 6 27,3%
  • no

    Votes: 14 63,6%
  • indifferente

    Votes: 2 9,1%

  • Total voters
    22
Vi è arrivato l' sms di invito al barbecue davanti al tribunale

daranno pure un telegatto in omaggio agli intervenuti :-?
 
in Italia non succederà MAI

una legge che aiuta i cittadini normali.... mentre peggiora, davanti alla giustizia, la posizione del politico!

qui da noi succede proprio il contrario accusando i giudici di essere gli ultimi Komunisti rimasti...

da La via indiana all’anticorruzione | Phastidio.net

La via indiana all’anticorruzione

Tuesday, 5 April, 2011
in Discussioni,Esteri,Italia


Il capo dei consiglieri economici del governo indiano, l’economista Kaushik Basu, ha proposto la depenalizzazione del pagamento delle tangenti come modo per abbattere la corruzione rampante del paese, basandosi su considerazioni di teoria dei giochi.
In un working paper, Basu sostiene la necessità di separare i destini di corruttore e corrotto, permettendo al primo di ottenere l’immunità nei casi in cui denunci di aver pagato tangenti per “ungere le ruote” della burocrazia pubblica, ad esempio per l’ottenimento di licenze o autorizzazioni doganali all’esportazione.


Quando il corruttore ha ottenuto ciò di cui necessitava, sapere di poter cooperare con la legge senza subirne le conseguenze (a differenza di quanto accade al corrotto, che resta perseguibile) potrebbe agevolare le denunce ed impedire la richiesta di tangenti da parte dei pubblici funzionari. Attualmente, la perseguibilità di corrotto e corruttore mantiene una solidarietà tra i due soggetti coinvolti nella dazione anche quando l’illecito si è consumato.


Potrebbe essere un suggerimento per il nostro laborioso esecutivo, che deve ancora ratificare la convenzione di Strasburgo sulla corruzione e che lo scorso anno, dopo l ‘inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei conti, si era premurato di informare i sudditi che avrebbe legiferato a tamburo battente in materia. Naturalmente era uno scherzo, uno dei tanti della compagnia di giro il cui capocomico risiede a Palazzo Grazioli.
 
attività della «Security» di Telecom

Gennari dice: non ho trovato alcuna prova che questi dossier siano stati raccolti illegalmente, per cui devono fare parte a pieno titolo del processo. Il segreto, insomma, è tolto sull’intera attività della «Security» di Telecom. Compreso il dossier «Fondo». Quello sul fondo della Quercia.

da http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=31715&Itemid=26
Ecco le carte sui fondi esteri che fanno tremare D’Alema Condividi su facebook
Scritto da Luca Fazzo e Gian Marco Chiocci Monday 04 April 2011
dalema.gif
«It would be better to avoid showing mr. Massimo D’Alema as rapresent Il Partito del D.S. as this could cause all sort of complication». Traduzione: «Sarebbe meglio evitare di mostrare Massimo D’Alema come rappresentante del partito dei Ds, perché questo potrebbe provocare ogni tipo di complicazioni». Eccolo, finalmente, il foglio che per cinque anni è rimasto segreto, negli armadi blindati della Procura e del tribunale di Milano, e che adesso viene riportato alla luce per ordine di un giudice. E insieme a quel foglio - coperto da grandi macchie, ma leggibile in molte sue parti - viene alla luce l’intero dossier: nome in codice «Oak Fund».
È il dossier che fa tremare i Ds. Nel rapporto riservato sul presunto tesoro dell’ex Pci-Pds-Ds che il capo della Security di Telecom, Giuliano Tavaroli, commissionò all’agenzia d’investigazioni private Polis d’Istinto, si parla diffusamente di personaggi, società e conti esteri riconducibili al partito di D’Alema. Quel D’Alema che come presidente del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti, lo scorso novembre provò a scavalcare il segreto di Stato per mettere le mani sul preoccupante carteggio fin lì definito una «bufala» da lui stesso, da Fassino e dall’ufficio legale del partito. Richiesta respinta. In base al decreto Mastella - varato in fretta e furia dal Parlamento dopo l’esplosione dello scandalo Telecom - tutti i dossier erano destinati a essere distrutti, seppellendo per sempre i loro contenuti, veri o fasulli che fossero.

Ma giovedì scorso una novità inattesa fa irruzione sulla scena del processo in corso a Milano agli uomini accusati di avere realizzato quei dossier. Il presidente della Corte d’assise Piero Gamacchio si vede recapitare in aula l’intero malloppo: a inviarlo è un altro giudice, Giuseppe Gennari, che dovrebbe occuparsi della distruzione del materiale. Ma Gennari dice: non ho trovato alcuna prova che questi dossier siano stati raccolti illegalmente, per cui devono fare parte a pieno titolo del processo. Il segreto, insomma, è tolto sull’intera attività della «Security» di Telecom. Compreso il dossier «Fondo». Quello sul fondo della Quercia.

Il Giornale ha potuto leggere per intero il dossier.

È una lettura che apre scenari inquietanti.

Dentro c’è tutta la storia del conto, ci sono ripetuti riferimenti a D’Alema, al suo partito, ai suoi presunti incaricati d’affari. Certo, sono tutte tracce che andrebbero verificate da un’inchiesta ufficiale. Ma - e questo è il secondo aspetto inquietante - una inchiesta ufficiale non c’è mai stata. A leggere il dossier, si comprende appieno lo stupore con cui l’anno scorso il giudice Mariolina Panasiti, rinviando a giudizio gli attuali imputati, sottolineò l’assenza di qualunque sviluppo investigativo dei suoi contenuti.

Il dossier è costituito da circa trecento pagine di secret reports e note confidential, raccolti dall’investigatore privato Emanuele Cipriani su input di Giuliano Tavaroli, a sua volta incaricato della cosa (secondo quanto dichiarato in un’intervista, ma non ai pm) da Marco Tronchetti Provera.

È la storia del Oak Fund alle Isole Cayman, creato il 22 settembre 1997 con il numero 76524 e gestito dalla Citco, una società fiduciaria con sede anche in Olanda.

Il dossier ricostruisce genesi e catena di controllo del fondo attraverso complicati schermi finanziari, con rimbalzi su banche estere, europee e caraibiche e con l’impiego di professionisti del settore off shore simili in tutto a quel James Walfenzao che trattò la casa di Montecarlo del cognato di Gianfranco Fini, mister Giancarlo Tulliani.

Nella sua intervista a Giuseppe D’Avanzo di Repubblica, Tavaroli aveva riassunto così i risultati del dossieraggio: «I soldi hanno viaggiato in giro per l’Europa, per poi approdare a Londra nel conto dell’Oak Fund cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove aveva la firma Nicola Rossi e Piero Fassino. Queste cose le ho dette anche ai pm ma loro mi dicevano: non scriviamo i nomi sul verbale, diciamo esponenti politici». Tutte queste persone citate dall’ex capo della security hanno smentito e annunciato querele.
Ma restava da capire il comportamento della procura di Milano: questi benedetti nomi associati a queste benedette società finanziarie, ci sono o non ci sono nel dossier sequestrato durante l’inchiesta? E se ci sono, come in alcuni casi ci sono, perché non si è indagato al riguardo?
Ecco arriva la risposta: alcuni nomi, nel dossier, ci sono. C’è, ripetutamente, quello di Massimo D’Alema. C’è una sigla che appare due volte, P.F. C’è un non meglio identificato «signor Rossi».


C’è persino una telefonata che uno degli emissari di Cipriani fa alla Citco di Nassau, spiegando di voler inviare un bonifico ai proprietari del fondo Oak, e si sente rispondere di contattare la sede dei Ds a Roma, con tanto di numero telefonico, e di contattare il «tesoriere del partito o il noto personaggio “Baffino”». C’è un’altra telefonata, sempre alla Citco, in cui l’emissario di Cipriani chiede come dovrebbe rispondere se qualcuno gli facesse domande sul fondo Oak, e gli dicono di fare riferimento genericamente a qualche banca, «è anche possibile accennare alla compagnia assicuratrice Unipol ma non deve essere assolutamente menzionato M.D’A. o gli esponenti del partito italiano». E poi c’è il foglio macchiato citato all’inizio di questo articolo: macchie fatte a bella posta, per nascondere autore e data. È intestato alla Citco Netherlands, indirizzato a tale «mr.Rolle».


Cita il nome del fiduciario italiano fino a quel momento indicato come gestore del conto. E lancia l’ammonimento: non citare mai Massimo D’Alema, «as this could cause all sort of complications».
Sul conto della Oak, in una data che il dosser non indica, approdano 10 milioni e 775 mila dollari. Perché? Il dossier non lo cita, perché l’indagine si ferma lì: a Cipriani arriva l’ordine di sospendere l’indagine. Ai vertici di Telecom conoscere tutta la verità sul fondo della Quercia non interessa. Alla Procura di Milano, evidentemente, neanche.
 
infatti la Lega è in prima fila a difendere i politicastri


Caso Ruby: Bossi, Lega votera' compatta Dowjones
ROMA (MF-DJ)--"La Lega Nord votera' compatta a favore del conflitto di attribuzione".
Lo anticipa il leader del Carroccio, Umberto Bossi, quando alla Camera e' gia' iniziato il dibattito. A chi gli chiede se questo servira' a stemperare le tensioni, Bossi si limita a dire: "lo spero". gug/liv [email protected]
(END) Dow Jones Newswires
April 05, 2011 09:32 ET (13:32 GMT)
 
I fannulloni statali si ammalano di piu' grazie a brunetta.

Ricordate la crociata anti fannulloni del mini-stro
brunetta? Basta con le assenze , basta con le malattie.
primo risultato , raggiunto , infatti poiche' vengono tolti
dei soldi allo stipendio molti dipendenti statali che fanno
fatica ad arrivare a fine mese quando sono malati
telefonano e si mettono in ferie. Secondo risultato
fallito , perche' mi risulta che molti invece per non
sciupare ferie vanno a lavorare con la febbre a 38 e poi
inpestano di influenza i colleghi sani facendoli ammalare.
Grazie mini-stro brunetta , avanti cosi'.
 
The flag of fundamentalist

........................................................................................................
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Back
Alto