La notte del 29 gennaio sarà illuminata da tanti piccoli fuochi: l’ultimo giovedì del mese, in alcune aree del Piemonte e della Lombardia, fra cui Varesotto, Comasco e Brianza, verrà infatti bruciata una figlia del diavolo.
E’ la
Giubiana, o
Gibiana o
Giübiana, il suo nome varia infatti a seconda dei luoghi così come le misteriose storie che la vedono protagonista.
In
Brianza si racconta, ad esempio, che in un tempo lontano per i boschi e i paesi si aggirasse una terribile strega: la Giubiana dalle calze rosse. Era altissima e magrissima, con infinite gambe, vecchie e secche come rami. E proprio così, camminando sulle punte degli alberi, senza mai toccare terra, riusciva ad arrivare anche ai piani superiori delle cascine più alte. L’ultimo giovedì di gennaio, il mese più freddo dell’anno, infilava la sua mano rugosa nelle camere di ignari bimbi addormentati e, in un sol boccone, saziava così la sua fame animalesca. Un anno, alla vigilia della temuta notte, una mamma preoccupata per il suo bambino, decise di ingannare la strega con uno stratagemma: cucinò un grande pentolone di risotto allo zafferano, piatto tipico della Lombardia, aggiungendovi però un nuovo ingrediente: «
Se la strega ama la morbida carne dei bambini, magari apprezzerà anche quella di un porcellino» pensò, aggiungendovi ‘luganega’, salsiccia, a volontà. Calò la notte, nell’ora più buia la terribile strega si incamminò con le sue lunghe gambe verso il paesino addormentato: si fermò davanti alla finestra di un bambino, infilò la mano rugosa e lo stava quasi per prendere dal suo lettino quando…sentì un profumino invitante. Proprio accanto alla finestra era stato sistemato un pentolone pieno zeppo di risotto giallo alla salsiccia, con accanto un cucchiaio che scintillava invitante sotto la luna.
La strega pensò che il bambino poteva anche aspettare: avrebbe stuzzicato l’appetito con quell’inaspettata prelibatezza, per poi mangiarselo come piatto principale. Ma lungi dall’essere un veloce antipasto, il risotto era davvero tantissimo, ma era così buono che la strega non riusciva a smettere di mangiarlo. E così la Giubiana non si accorse che passavano i minuti, le ore e cominciava già ad albeggiare: era così intenta da non rendersi conto che dietro di lei stava sorgendo il sole. E come tutti sanno bene le streghe non possono vivere alla luce del giorno: infatti non appena un raggio toccò la schiena della megera, questa divampò in un grande rogo: bruciò tutta, dal capo fino alla punta delle calze rosse.
Da quel giorno i bambini della Brianza furono salvi, ma per non dimenticare questa storia ogni anno, nella fatidica notte, viene bruciato un fantoccio di paglia e stracci che ha le sembianze della strega e poi si festeggia mangiando un bel piatto di risotto alla monzese.