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una cosa è certa: io long su ucg non vado domani
Caso Madoff, Unicredit nei guai
Chiesti 19 miliardi a Sonja Kohn e al gruppo. Il liquidatore: «Bank Medici uno dei perni del sistema, di fatto parte di Bank Austria»
LUCA FORNOVO e GIANLUCA PAOLUCCI
La maxi-truffa da 50 miliardi di dollari, messa a segno dal finanziere Bernard Madoff condannato a 150 anni, rischia di costare caro anche al gruppo bancario italiano Unicredit. Ieri Irving Picard, il liquidatore della società di Madoff, ha presentato istanza presso il tribunale fallimentare di New York per recuperare 19,6 miliardi di dollari (14,8 miliardi di euro) dal «Sistema Medici», una complessa associazione guidata dalla banchiera austriaca Sonja Kohn, nota per aver fondato la viennese Banca Medici, e che include almeno sei membri della sua famiglia, il colosso bancario Unicredit che attraverso Bank Austria ha il 25% di Banca Medici, e una serie di trust sparsi a New York, in Austria e in Italia.
Nei documenti presentati al tribunale, Picard accusa la Kohn di aver svolto un ruolo centrale nel rendere possibile la più grande truffa della storia di Wall Street. «In Sonja Kohn - scrive Picard - Madoff ha trovato un’anima gemella criminale, la cui avidità e disonesta fantasia erano pari alle sue». La «Medici Enterprise», secondo i documenti, rappresentava uno dei «mattoni portanti» dello schema Ponzi (il meccanismo di pagare interessi ai vecchi investitori con i soldi dei nuovi investitori, inventato da un italo-americano nel secolo scorso) messo in piedi da Madoff, senza il quale l’intero castello della truffa non sarebbe stato in piedi. Un’associazione di fatto, gestita dalla Kohn che con l’aiuto di Bank Austria aveva messo in piedi Bank Medici «come un meccanismo per cercare investitori per lo schema Ponzi». Secondo la ricostruzione, oltre nove miliardi del capitale sparito nella truffa di Madoff sono direttamente attribuibili alla «Medici Enterprise».
Il ruolo di Bank Austria, e dunque di Unicredit, secondo il legali dello studio Baker Hosteler di New York, è centrale. Bank Medici, formalmente un’entità autonoma partecipata al 25%, «è di fatto una branch di Bank Austria, che opera sotto il nome di Medici mentre conti e portafoglio sono detenuti e gestiti da Bank Austria». Inoltre, «il personale di Bank Medici è fornito da Bank Austria». Bank Austria avrebbe dunque fornito un «imprimatur di legittimità» all’operato della Kohn per cercare e «pompare» denaro dentro i fondi legati al sistema di Madoff. Un’attività che avrebbe procurato alla Kohn e alle banche coinvolte «centinaia di milioni di dollari» in commissioni, retrocessioni di denaro, profitti fittizi e altro. «I nostri legali - fanno sapere da Unicredit - stanno riesaminando la questione che verrà gestita attraverso le ordinarie procedure legali. È nostra intenzione portare avanti la nostra difesa in modo determinato».
La Kohn e il marito avrebbero anche avuto la titolarità della Herald Am, dal quale avrebbero incassato almeno 100 milioni di dollari di falsi rendimenti che sarebbero stati poi distribuiti agli altri «partecipanti». Almeno 62 milioni sarebbero invece finiti direttamente nelle tasche della Kohn e dei suoi familiari, grazie ad un complesso schema di retropagamenti «segreti». Sempre secondo la ricostruzione, ««Unicredit e Bank Austria erano al corrente che Herald Am e Bank Medici non rendevano questi servizi fittizi». Da ultimo, la Kohn avrebbe anche cercato di occultare prove e utili del suo «lavoro» per Madoff nei giorni successivi al crac.