Titoli di Stato area Euro Titoli di stato Portogallo - Tendenze ed operatività

il fronte della sinistra e quello della realtà

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In Portogallo il premier uscente, Pedro Passos Coelho, la cui lista aveva vinto le elezioni politiche, ma senza ottenere la maggioranza, è stato sfiduciato dal voto del composito cartello delle sinistre, che sommate rappresentano la maggioranza del nuovo parlamento portoghese. Si va quindi verso un governo di sinistra, forse.

All’indomani delle elezioni, avevamo definito i socialisti, comunisti, verdi ed il Bloco de Esquerda “difficilmente coalizzabili”. Probabile che sia così, visto che parliamo di entità che spaziano dal ritorno alla moneta nazionale all’uscita dalle organizzazioni politiche “occidentali” e quant’altro mentre i socialisti presentano un “riformismo” che non nega l’esistente. Nulla di nuovo sotto il sole della sinistra, quindi. Quello che colpisce è pensare che possa essere un minimo comune denominatore sulla base delle proposte del ministro delle Finanze in pectore, l’economista Mario Centeno, che agisce come fiduciario del leader socialista Antonio Costa.
L’ipotesi di programma socialista pare confermare il percorso di consolidamento fiscale, solo rallentato. “Non mettiamo in discussione la direzione, ma la velocità del viaggio”, ha detto Centeno. Il che significa un rallentamento nella velocità di riduzione del rapporto deficit-Pil e debito-Pil. Una misura “renziana”, diremmo. Le iniziative “sociali” del programma socialista sarebbero centrate sulla cancellazione dei tagli retributivi al settore pubblico e su misure di protezione sociale per quanti perdono il posto di lavoro. Secondo Centeno, nei prossimi 12 mesi arriveranno a scadenza un milione di posti di lavoro su 3,5 milioni complessivi. Sempre secondo Centeno, oggi due terzi di quanti perdono il lavoro non hanno protezione alcuna. Previsto anche un aumento piuttosto blando del salario minimo. Pare che i socialisti portoghesi vogliano negoziare con la Commissione Ue sulla base dell'”handicap strutturale” di cui il paese ha sofferto negli ultimi anni: la migrazione di 350.000 persone, soprattutto giovani, negli ultimi quattro anni. Non è chiaro quanto questa sia una “esimente” o “attenuante generica”, però
A dirla tutta, non sappiamo neppure se questo governo di sinistra si formerà: per ora, obiettivo era quello di far cadere Passos Coelho. Il potenziale quadripartito di sinistra-centro antagonista ma anche riformista ha deciso soprattutto di trovare un metodo per riunirsi periodicamente, e discutere. Anche qui, nulla di nuovo sotto il sole della sinistra. Il tragico equivoco di Syriza pare non aver insegnato nulla, ma questo è altro discorso. Poi leggeremo dotte discussioni sulle catene di questa Ue e sulla sua antidemocraticità genetica, oltre che sul “pensiero unico liberista” che ha corrotto la sinistra eccetera eccetera. Quello che continua a non essere chiaro è se i neo-rivoluzionari riescono a cogliere l’inerzia del sistema di vincoli costruiti in questi lustri ed il costo della loro rottura, che è aumentato in modo drammatico con l’introduzione della moneta unica, e se riescono a comunicarli in modo adulto al proprio elettorato. Questa non è adesione ideologica alla governance Ue, sia chiaro: è solo descrizione dell’esistente. La rottura di un paradigma e di un ordine economico non è un pranzo di gala né una passeggiata di salute. Il risveglio è sempre in agguato. E soprattutto la sinistra pare avere una predisposizione genetica per i risvegli violenti.
 
Portogallo: gli scenari possibili

Toccherà al presidente della Repubblica Cavaco Silva cercare una soluzione al caos lusitano.

Due settimane fa, non senza strascichi sulla legittimità costituzionale del suo intervento, il Capo dello Stato si è rifiutato di consegnare il Governo nelle mani della neonata coalizione rossa, dichiarandosi contrario alla possibilità che il Paese venisse guidato da forze anti-europeiste, anti-euro e anti-Nato e mandando volontariamente un messaggio chiaro alle istituzioni finanziarie, ai mercati e agli investitori: “In 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dall’appoggio di forze politiche antieuropeiste, di forze politiche che chiedono di abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di crescita e di stabilità, lo smantellamento dell’unione monetaria e di portare il Portogallo fuori dall’Euro, oltre alla fuoriuscita dalla NATO ".

Analizzando più a fondo l’alleanza stretta dai tre partiti di sinistra, appare impossibile non notare dei punti di debolezza lampanti. Il patto è infatti frutto di tre accordi differenti: uno tra il PS e il PCP, uno tra il PS e il Blocco di Sinistra e uno tra il PS e i Verdi. Documenti diversi, contenenti misure non coincidenti l’uno con gli altri, ma accomunati dalla stessa avversione nei confronti delle politiche di austerità applicate in Portogallo negli ultimi quattro anni e dalla volontà di tenere degli incontri periodici per cercare di far convergere posizioni tanto differenti.

La ritrosia del Presidente Cavaco Silva potrebbe però essere superata attraverso un espediente politico.
Il Governo sarebbe guidato dal leader socialista Antonio Costa, il rappresentante meno “estremo” della coalizione, un uomo che dall’Europa potrebbe essere considerato come “il male minore”. Nonostante il suo programma contenga lo stop all’austerità, il ripristino dell’indicizzazione delle pensioni, la reintroduzione dei sussidi per le famiglie povere e della contrattazione collettiva, l’innalzamento degli stipendi pubblici e il ritorno delle giornate di festività abolite dal precedente governo, la riduzione al 13% dell’IVA per la ristorazione (oggi al 23,25%), insomma misure che alla Troika e all’Unione Europea risultano gradite quanto un’indigestione, Costa ha dichiarato la volontà di non violare le regole di deficit di bilancio comunitarie, assicurando “ il pieno compimento dei nostri obblighi internazionali”. In altre parole, ciò che propongono i socialisti è il varo di politiche pro-cicliche che non rompano gli schemi, ma che favoriscano la crescita e lo sviluppo della Nazione dopo anni di tasse e rigidità.

Bloco de Esquerda e Partito Comunista rimarrebbero invece fuori dal Governo, fornendo un appoggio esterno. Una soluzione che potrebbe aggirare le preoccupazioni del Presidente della Reppubblica, dei mercati e dell’Unione Europea, consentendo parallelamente agli altri due partiti di continuare a portare avanti i loro programmi.

Nel caso in cui Cavaco Silva non si convincesse però, c’è un’alternativa: creare un governo tecnico che avrebbe il compito di traghettare il Paese verso nuove elezioni, che si terrebbero il prossimo giugno. Su questa ipotesi però pesano due incognite da non sottovalutare. La prima riguarda il fatto che il suddetto esecutivo tecnico, secondo la Costituzione lusitana, potrebbe avere dei poteri limitati, approvando solo leggi considerate “di emergenza”, la seconda è che nel gennaio del 2016 si terranno anche le elezioni presidenziali e il Paese rischia di ritrovarsi privo di una guida, in balia di se stesso e della furia dei mercati.
 
L’economia portoghese

E’ impossibile capire quello che sta accadendo oggi in Portogallo se non si tiene conto di quanto avvenuto nel recente passato e della situazione economica in cui versa attualmente il Paese.

Come accaduto negli altri Paesi del Mediterrano, le conseguenze della crisi finanziaria sono state durissime: tra il 2011 e il 2013 l’economia lusitana si è ristretta del 6%, il tasso di disoccupazione è salito al 17%, il debito pubblico ha raggiunto il livello più alto d’Europa dopo Italia e Grecia, il rapporto deficit/PIL era vicino al 10%, il rischio povertà si è ampliato a dismisura. Proprio quattro anni fa, il leader di centrodestra Pedro Passos Coelho appena arrivato al potere decise dunque di firmare un durissimo accordo con la Troika che prevedeva tra le altre cose innalzamento della tassazione (IVA e imposta sul reddito in primis), riforme strutturali, licenziamenti nel pubblico impiego, spending review e privatizzazioni in cambio di 78 miliardi di euro di aiuti per risanare le finanze del Paese.

Dopo tre anni di sacrifici, nell’estate del 2014 il Portogallo è riuscito ad uscire dal Piano di aiuti, ma nonostante i miglioramenti (Il sistema economico è in crescita da 4 trimestri consecutivi, per il 2015 si prevede un aumento del PIL pari all’1,7%, il tasso di disoccupazione è calato di quasi 3 punti percentuali, forte aumento delle export) la situazione ad oggi appare tutt’altro che stabile. Guardando i numeri infatti, i risultati dell’austerity sono visibili, ma occorre fare attenzione nel parlare di “cura miracolosa”: il tasso di disoccupazione è risalito al 14% e il numero dei disoccupati di lunga durata è tornato ad aumentare arrivando al 47,7% (circa 618 mila persone) , lo stipendio minimo continua ad essere pari a 505 euro al mese, il numero di emigrati in rapporto alla popolazione è il più alto d’Europa (500mila tra il 2011 e il 2014 in rapporto a 10 milioni di abitanti); il rischio povertà ha raggiunto il 27,4% della popolazione; il debito pubblico si trova attualmente al 128,7% ( fra settore privato e settore pubblico, banche escluse, si supera il 300%, il secondo più alto del mondo dopo il Giappone) mentre lo scorso settembre l’Istituto nazionale di statistica ha rivisto al rialzo il rapporto deficit/PIL dell’anno scorso, portandolo dal 4,2% al 7,2% a causa dell’iniezione di liquidità da 4,9 miliardi di euro per salvare la banca Novo Banco.

In altre parole, nonostante non ci sia più bisogno della Troika, i conti portoghesi continuano a non tornare e l’incertezza politica potrebbe pesare sulle prospettive di crescita del Paese. Senza contare che, senza un Governo, il Portogallo non ha potuto presentare all’Unione Europea la legge di Stabilità 2016 e ad oggi non è dato sapere quali siano le prospettive economiche per il prossimo anno.
 
Toccherà al presidente della Repubblica Cavaco Silva cercare una soluzione al caos lusitano.

Due settimane fa, non senza strascichi sulla legittimità costituzionale del suo intervento, il Capo dello Stato si è rifiutato di consegnare il Governo nelle mani della neonata coalizione rossa, dichiarandosi contrario alla possibilità che il Paese venisse guidato da forze anti-europeiste, anti-euro e anti-Nato e mandando volontariamente un messaggio chiaro alle istituzioni finanziarie, ai mercati e agli investitori: “In 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dall’appoggio di forze politiche antieuropeiste, di forze politiche che chiedono di abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di crescita e di stabilità, lo smantellamento dell’unione monetaria e di portare il Portogallo fuori dall’Euro, oltre alla fuoriuscita dalla NATO ".

Analizzando più a fondo l’alleanza stretta dai tre partiti di sinistra, appare impossibile non notare dei punti di debolezza lampanti. Il patto è infatti frutto di tre accordi differenti: uno tra il PS e il PCP, uno tra il PS e il Blocco di Sinistra e uno tra il PS e i Verdi. Documenti diversi, contenenti misure non coincidenti l’uno con gli altri, ma accomunati dalla stessa avversione nei confronti delle politiche di austerità applicate in Portogallo negli ultimi quattro anni e dalla volontà di tenere degli incontri periodici per cercare di far convergere posizioni tanto differenti.

La ritrosia del Presidente Cavaco Silva potrebbe però essere superata attraverso un espediente politico.
Il Governo sarebbe guidato dal leader socialista Antonio Costa, il rappresentante meno “estremo” della coalizione, un uomo che dall’Europa potrebbe essere considerato come “il male minore”. Nonostante il suo programma contenga lo stop all’austerità, il ripristino dell’indicizzazione delle pensioni, la reintroduzione dei sussidi per le famiglie povere e della contrattazione collettiva, l’innalzamento degli stipendi pubblici e il ritorno delle giornate di festività abolite dal precedente governo, la riduzione al 13% dell’IVA per la ristorazione (oggi al 23,25%), insomma misure che alla Troika e all’Unione Europea risultano gradite quanto un’indigestione, Costa ha dichiarato la volontà di non violare le regole di deficit di bilancio comunitarie, assicurando “ il pieno compimento dei nostri obblighi internazionali”. In altre parole, ciò che propongono i socialisti è il varo di politiche pro-cicliche che non rompano gli schemi, ma che favoriscano la crescita e lo sviluppo della Nazione dopo anni di tasse e rigidità.

Bloco de Esquerda e Partito Comunista rimarrebbero invece fuori dal Governo, fornendo un appoggio esterno. Una soluzione che potrebbe aggirare le preoccupazioni del Presidente della Reppubblica, dei mercati e dell’Unione Europea, consentendo parallelamente agli altri due partiti di continuare a portare avanti i loro programmi.

Nel caso in cui Cavaco Silva non si convincesse però, c’è un’alternativa: creare un governo tecnico che avrebbe il compito di traghettare il Paese verso nuove elezioni, che si terrebbero il prossimo giugno. Su questa ipotesi però pesano due incognite da non sottovalutare. La prima riguarda il fatto che il suddetto esecutivo tecnico, secondo la Costituzione lusitana, potrebbe avere dei poteri limitati, approvando solo leggi considerate “di emergenza”, la seconda è che nel gennaio del 2016 si terranno anche le elezioni presidenziali e il Paese rischia di ritrovarsi privo di una guida, in balia di se stesso e della furia dei mercati.

questo mi ricorda il governo prodi con rifondazione comunista. In portogallo funzionerà meglio?
 
Portogallo: le ripercussioni europee

Ma come stanno reagendo i mercati di fronte all’inquietudine politica del Portogallo?

Da inizio novembre a oggi la borsa di Lisbona ha ceduto circa l’8%, mentre gli altri listini europei non hanno subito il cosiddetto “effetto contagio” verificatosi in occasione delle intemperanze greche. Diversa invece la reazione dell’obbligazionario, con i rendimenti dei titoli portoghesi a 10 anni saliti di 21 pb, al 2,86%, mentre lo spread rispetto ai Bund tedeschi è aumentato a 212 punti base.

A livello generale dunque la situazione appare sotto controllo. L’eventualità di un possibile Governo socialista guidato da Antonio Costa, nonostante le misure promesse non siano conformi alle “richieste” comunitarie, sembra non spaventare troppo l’Europa. Il ministro delle Finanze Tedesco Wolfang Schäuble ha dichiarato la propria tranquillità sulle prospettive di crescita lusitane, mentre la Commerzbank ha posto l’accento sulle differenze esistenti tra la Grecia e il Portogallo, sottolineando in particolare come i lusitani non dipendendo da finanziamenti esterni essendo ormai fuori dal programma di aiuti della Troika

Dal punto di vista politico però, le ripercussioni potrebbero essere differenti. La rinascita della sinistra portoghese potrebbe infatti dare nuova linfa ai partiti anti-austerity di Atene e Madrid, ultimamente in forte calo dopo l’exploit dei mesi passati. In Spagna, in particolare, dove il 20 dicembre si terranno le elezioni presidenziali che potrebbero decretare il tracollo di Mariano Rajoy, Podemos (partito di estrema sinistra legato a Syriza) è fermo al 15% delle preferenze a fronte dell’ascesa di Ciudadanos che contrasta l’operato del Governo da posizioni liberali e centriste.
Ricordiamo che infatti anche in Spagna, il Partito Popolare dell’attuale primo ministro, nonostante l’esiguo vantaggio nei sondaggi, potrebbe non avere i numeri per formare il nuovo Governo, avendo perso rispetto alle precedenti elezioni quasi il 19% dei voti.
 
Dbrs conferma giudizio "BBB (low)", trend stabile

L'agenzia Dbrs ha ribadito la valutazione "BBB(low)" sul Portogallo. Lo ha comunicato l'agenzia in una nota. Il trend è stabile. Dbrs è l'unica tra le quattro maggiori agenzie a mantenere il rating del Paese in quota "investment grade".
 
Sono molto deluso dal dopo elezioni: non sono uscito del tutto e non mi piace quello che sta nascendo (se nascerà).

Ciao :)

ti leggo preoccupato e visto che sei una persona attenta ai fatti mi piacerebbe capire meglio.
Il Portogallo mi sembra che ormai sia fuori dal pantano dal punto di vista dei rapporti con la BCE e fa pure parte del QE, quindi l'unica vera preoccupazione è di avere un governo anti-euro che non c'è se non per una piccola parte ma questo è anche in Grecia e non sta destabilizzando la matassa che anzi va sbrogliandosi, oppure un governo incapace di portare avanti il paese e questo può essere più probabile ma visti i numeri esigui non credo che potrebbe durare a lungo.
QUindi la tua preoccupazione è per qusto periodo di transizione in attesa di nuove probabilissime elezioni?

Grazie
 
Ciao :)

ti leggo preoccupato e visto che sei una persona attenta ai fatti mi piacerebbe capire meglio.
Il Portogallo mi sembra che ormai sia fuori dal pantano dal punto di vista dei rapporti con la BCE e fa pure parte del QE, quindi l'unica vera preoccupazione è di avere un governo anti-euro che non c'è se non per una piccola parte ma questo è anche in Grecia e non sta destabilizzando la matassa che anzi va sbrogliandosi, oppure un governo incapace di portare avanti il paese e questo può essere più probabile ma visti i numeri esigui non credo che potrebbe durare a lungo.
QUindi la tua preoccupazione è per qusto periodo di transizione in attesa di nuove probabilissime elezioni?

Grazie
Hai capito perfettamente: la mia preoccupazione non è sul medio termine ma sul breve. In pratica questo governo che va delineandosi assomiglia al primo Tsipras; vogliono cambiare le regole dettate dalla Troika, restituire quello che è stato tolto. Poi si sa come va a finire, ma per un certo periodo si soffrirà.
A dir la verità questo è quello che temo ma credo che non succederà. Penso che questo governo, se nascerà, ammorbidirà i toni, cambierà alcune cose, ma manterrà gli obiettivi di bilancio prefissati in precedenza.
 

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