Portogallo, attento al debito e alle riforme
Dopo essere uscito dal programma di assistenza da 78 miliardi di euro l’anno scorso,
secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi) il
Portogallo deve mantenere ora alta la guardia su riforme e debito, senza cadere in facili tentazioni elettorali, in vista del voto di ottobre.
Il Fondo guidato da Christine Lagarde aveva contribuito al programma con 27,38 miliardi di euro e ha già visto ripagato un quinto di tale somma. Secondo un recente
rapporto dell’Istituzione internazionale la
ripresa dell’economia di Lisbona “rimane sulla giusta strada nel 2015, sostenuta dalla crescita dell’export e dei consumi, assieme ad un recente rialzo degli investimenti”.
Il Pil reale è infatti cresciuto dell’1,5% in termini tendenziali nel corso del primo trimestre e dovrebbe crescere dell’1,6% nel complesso dell’anno; l’occupazione è diminuita nell’ultimo trimestre dopo essere aumentata fortemente dall’inizio del 2013 a metà 2014, mentre il
tasso di disoccupazione si è attestato al 13,4% alla fine di marzo
La capitalizzazione del sistema bancario nel complesso rimane adeguata, la dipendenza dai finanziamenti dell’Eurosistema diminuisce e la volatilità dei mercati legata alla vicenda greca ha avuto un impatto limitato sul Paese. Ma secondo il Fondo “nel frattempo, l’
aggiustamento fiscale è rallentato, con un probabile allentamento strutturale quest’anno”. Un anno in cui si torna a votare, e il cui sfidante socialista Antònio Costa ha promesso di rovesciare quella che
chiama “l’ossessione per l’austerità”, contrastando le raccomandazioni del Fmi e sostenendo che non sia necessario ridurre il numero di dipendenti pubblici, ad esempio.
Le
debolezze dell’economia, però, sono ancora molte: “le performance dei prestiti hanno continuato a deteriorasi. I
crediti in sofferenza sono aumentati del 12,3% alla fine di marzo, mettendo ulteriore pressione sulla già debole redditività” del sistema bancario. Nonostante il Portogallo abbia beneficiato dall’abbassamento dei prezzi di petrolio e delle materie prime, di bassi tassi di interesse e dell’euro debole, “la crescita è prevista in contenimento nel medio periodo a causa dell’indebolimento di questi fattori ciclici favorevoli e dell’ancora elevato livello di
debito pubblico e
privato che limitano il ritmo della ripresa”.
Il Portogallo, in sostanza, deve continuare la strada che porta alla riduzione del debito e del deficit – che il Governo prevede al 2,7% quest’anno, ma che secondo il Fondo rischia di essere al 3,2% in assenza di ulteriore misure di contenimento della spesa. Tutto ciò dopo aver portato avanti durissime misure di
consolidamento fiscale, dato che il saldo primario della Pubblica Amministrazione corretto per l’andamento del ciclo tra 2009 e 2014 ha portato ad una
variazione del 9,4% del Pil potenziale, quarto Paese in termini di aggiustamento dopo Grecia, Islanda e Irlanda. Ciò ovviamente ha fatto esplodere il debito (passato dall’84% al 130% del Pil nello stesso periodo) e ha portato al crollo della domanda interna.
Insomma, una sfida importante quelle delle riforme e del continuo consolidamento che il Governo deve/dovrebbe portare avanti in un
anno elettorale, quando gli sfidanti propongono la rimessa in discussione dei principi che hanno guidato politica ed economia di Lisbona in questi anni di crisi. Per dare un’idea, l’attuale primo ministro, Pedro Passo Coelho, capo di una coalizione di centro-destra, liquidò il piano di riforme proposto da Tsipras come una “fiaba”.