Tolleranza zero!!!

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soliti zingari...anche i cani rubate...brava gente bravi

Milano, in sei mesi rapiti 160 cani
Negli ultimi sei mesi sono 160 le segnalazioni da parte di cittadini milanesi e della provincia che hanno visto rapire cani, specialmente all’interno dei parchi pubblici della città. La denuncia è dell’Aidaa, l’associazione italiana difesa animali ed ambiente che parla anche di 396 casi di accattonaggio con l’uso di cani ed altri piccoli animali domestici raccolti e vagliati dall’Aidaa negli ultimi sei mesi a Milano. Di questi, dice l’associazione, oltre 350 riguardano cani usati (e spesso drogati) da zingari rom che raccolgono l’elemosina nelle strade del capoluogo lombardo, nei mezzanini delle stazioni della metropolitana, in prossimità di stazioni ferroviarie, vicino alle fermate dei tram ed ai supermercati. Le segnalazioni sono state raccolte dall’associazione dal mese di novembre ad oggi. Catalogate e verificate sono state poi fatte oggetto di un dossier inviato nei giorni scorsi alla Procura della repubblica di Milano. Nel dossier, inviato alla Procura, Aidaa ha anche allegato alcune denunce, firmate da cittadini milanesi, che in questi mesi hanno visto con i loro occhi portare via dei cani all’interno dei parchi. Le denunce contengono le descrizioni dei sistemi usati per rapire i cani destinati poi al mercato della vivisezione, del combattimento ed in particolare dell’accattonaggio se si tratta di animali di giovane età.
I luoghi prescelti per il rapimento dei cani da parte degli zingari e di altri soggetti non meglio identificati sono appunto i parchi cittadini ed in particolare il parco Ravizza, il Parco Sempione e il parco di Trenno. L’associazione chiede di rivolgersi senza esitazione alla caserma dei carabinieri, o della polizia o della forestale o della polizia locale più vicina a casa o al luogo dove è avvenuto lo smarrimento o il furto e denunciare il fatto alle autorità di polizia pretendendo la stesura del verbale di denuncia o di smarrimento dell’animale.
 
turchi in europa? io li manderei in bangladesh

FIRENZE, VIOLENZA SESSUALE NEL Bagno di un pub
Minorenne stuprata da un turco
Studentessa olandese di 17 anni l’ultima vittima dello stillicidio di abusi
Firenze - Ancora un episodio di violenza sessuale: la vittima, questa volta, è una minorenne olandese, in Italia per motivi di turismo. La ragazza ha denunciato ai carabinieri di essere stata stuprata, l’altra notte, in un bagno di un pub, nel centro di Firenze. La giovane ha raccontato di essere stata violentata, intorno alle 23, da un uomo straniero, probabilmente un turco, conosciuto poco prima nel locale. La 17enne è stata medicata all’ospedale di Careggi dove i sanitari l’hanno giudicata guaribile in due giorni.
La studentessa, in Italia con un gruppo di amici, ha raccontato ai militari di aver chiesto ad un uomo, forse un turco, dove si trovasse il bagno all’interno del pub. Dopo aver scambiato qualche parola, lui l’avrebbe seguita dentro la toilette e, una volta entrato, prima avrebbe cercato di baciarla per poi alzarle la gonna e abbassarle gli slip, violentandola. Dopo l’aggressione l’uomo è scappato, facendo perdere le sue tracce. Sotto choc, la ragazza in un primo momento non se l’è sentita di raccontare l’accaduto agli amici: si è confidata con loro solo una volta tornati in albergo. Intorno all’una e mezza della notte scorsa, la ragazza si è quindi presentata all’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova da dove è stata trasferita al reparto di maternità di Careggi. I carabinieri, che stanno indagando sul caso, hanno raccolto la sua testimonianza, ascoltandola più volte. I militari le hanno anche mostrato una serie di foto di pregiudicati, fra le quali la ragazza non ha riconosciuto il volto dell’aggressore. La città di Firenze non è nuova, purtroppo, ad episodi simili. Almeno quattro le vicende analoghe accadute in città in poco più di un mese. Ad essere colpita il 5 maggio scorso un’altra turista, questa volta americana. La giovane, 19 anni, dopo essere stata spintonata da un malvivente fra alcune auto parcheggiate, le ha abbassato i fuseaux e gli slip, cercando di stuprarla. Due settimane prima era toccato ad una 45enne, aggredita e palpeggiata da uno sconosciuto sul pianerottolo di casa. Ma il fenomeno delle violenze sessuali non si ferma a Firenze: ci troviamo ormai a dover fronteggiare una vera e propria emergenza sull’intero territorio. Solo nelle ultime ore a Bologna è stato arrestato un marocchino 34enne, reo di aver violentato, sequestrato e picchiato ferocemente l’ex fidanzata, giudicata guaribile in ben 25 giorni. Come se non bastasse, si è venuti a sapere che l’uomo, tre anni fa, era già stato accusato per lo stesso reato.
Poche ore prima, a Bolzano, un indiano ha tentato di stuprare una donna incinta, entrando in casa sua e approfittando dell’assenza del marito. Quando la vittima si è ribellata alla violenza, lui l’ha picchiata ripetutamente. A Terni invece, ad essere “colpito” è stato un ragazzo, aggredito da un 36enne, dopo avergli chiesto un passaggio alle 5 di mattina. È finito nei giorni scorsi anche l’incubo per una maestra di Brindisi, violentata più volte dall’ex amante che non riusciva ad accettare la fine della loro relazione. Dopo la denuncia della donna, l’uomo è finito ai domiciliari.
 
stupri:avvengono frequentemente nelle famiglie,spesso ariane

Le donne rassegnate alla violenza





CHIARA SARACENO

Il rischio di subire un qualche tipo di violenza da un uomo - a casa o fuori - sembra far parte della normalità femminile. Quasi una donna tra i 16 e i 70 anni su quattro ha subito violenza sessuale.

Spesso prima dei 16 anni, anche se solo per una minoranza (5% di tutte le donne, pari a circa un milione) si è trattato di stupro o tentato stupro. Quasi una donna su 5 ha subito violenze fisiche. E il 40% ha subito violenze di tipo psicologico (minacce, insulti, restrizioni della libertà e così via). Nell’anno precedente all’intervista le donne che hanno sperimentato qualche tipo di violenza sono state oltre il 5%, con una particolare concentrazione tra le giovanissime e le giovani. La maggior parte delle violenze subite sono state di tipo sessuale, seguite da quelle fisiche. E sono avvenute sia all’interno delle pareti domestiche e da parte di appartenenti alla cerchia familiare e affettiva, sia all’esterno. Sono i dati che emergono da una ricerca svolta dall’Istat nel 2006, utilizzando i criteri condivisi a livello internazionale per definire i diversi tipi di violenza.

Certo, questi dati includono anche le violenze «lievi», lo schiaffo o la tirata di capelli «occasionale». Ma non includono le molestie verbali, le telefonate oscene, l’essere seguite per strada, gli atti di esibizionismo, che pure contribuiscono non poco alla sensazione di accerchiamento e generale insicurezza che la maggior parte delle donne ha sperimentato una o più volte nel corso della propria vita proprio perché donna. La maggioranza delle vittime, inoltre, ha subito più episodi di violenza. Ciò è avvenuto con più frequenza quando l’aggressore è il partner o ex partner. Partner ed ex partner sono anche i maggiori responsabili di stupri e tentati stupri, oltre che di violenze fisiche. E le violenze subite nella sfera domestica sono in maggioranza gravi. Come testimoniato da altri studi oltre che dalla cronaca nera, per le donne non vi è davvero uno spazio sicuro, né pubblico né privato, quando è abitato anche da uomini, cioè quasi sempre. E lo spazio privato, delle relazioni private e intime è spesso il più rischioso.
Si tratta per lo più di violenze non denunciate, anche le più gravi. È questo, forse, il dato che colpisce di più. Oltre il 91% degli stupri non è denunciato. Per gli altri tipi di violenza, sessuale, fisica o psicologica, le percentuali di mancata denuncia sono ancora più alte. E se l’aggressore, specie sessuale, è il partner (marito, fidanzato, convivente) le denunce si riducono ulteriormente, anche oggi, non solo nel passato. Non si tratta solo del timore di ritorsioni. Piuttosto sembra vi sia un’accettazione più o meno rassegnata che la violenza fa parte, può fare parte, delle relazioni uomo-donna. Solo il 18% delle donne che ha subito violenza sessuale in famiglia, infatti, considera tale violenza un reato (di più se è un ex marito o ex partner a farla). Il 44% lo considera qualche cosa di sbagliato ma non penalmente rilevante e il 36% una sorta di fatalità. D’altra parte, la stessa famiglia non sembra fornire indicazioni utili a cogliere la gravità ed eventuale pericolosità della violenza subita. Il tasso di denuncia è basso, infatti, anche tra chi si è confidata con i famigliari, mentre sale sensibilmente (quasi al 50%) tra chi si è rivolta a qualche operatore istituzionale - medico, avvocato, poliziotto, assistente sociale. Ma sono poche a farlo. E più di un terzo delle donne non ne parla con nessuno.

È questo il danno secondario prodotto dalla violenza (maschile), specie privata, familiare: molte donne la considerano vuoi inevitabile, vuoi uno scotto da pagare; quando addirittura non se ne attribuiscono la colpa. Comunque da tacere. Tra le vittime di questo danno collaterale possiamo certamente mettere la moglie che subisce le violenze quotidiane del marito, o gli perdona quelle occasionali, ma anche la ragazzina costretta a farsi toccare dai compagni, e anche quella che cede al desiderio del suo ragazzo di riprendere un momento di intimità, salvo scoprire che per lui si tratta di un trofeo da esibire su Internet. Anche questo silenzio delle vittime mostra quanto sia ancora lunga la strada della parità tra uomo e donna nel nostro Paese.
 
società civile turca rivendica la laicità dello stato

Oltre un milione di persone in piazza

Oltre un milione di turchi sono scesi in piazza a Istanbul per sostenere il principio di laicità dello Stato e per manifestare contro il governo guidato dal partito filo-islamico di Giustizia e Sviluppo (Akp). In piena elezione del presidente della Repubblica (dopo la prima bocciatura del candidato unico Gul), sullo sfondo del conflitto tra maggioranza e opposizione si è innestato lo scontro tra governo e forze armate.



I manifestanti - riuniti sotto lo slogan "La Turchia è laica e resterà laica" - hanno chiesto le dimissioni del premier e leader dell'Akp, Recep Tayyp Erdogan, e hanno contestato la designazione del ministro degli Esteri, Abdullah Gul, a candidato alla presidenza della Repubblica. "Non vogliamo nè la Sharia, nè un colpo di Stato, ma una Turchia pienamente democratica", hanno sostenuto i dimostranti, brandendo la bandiera nazionale e i ritratti del fondatore della Repubblica, Kemal Ataturk.

Circa 600 associazioni hanno fatto la regia della manifestazione in piazza Clagayan. Ispirandosi al padre della patria Kemal Ataturk, per questi gruppi l'elezione di un candidato dell'Akp "sarebbe una minaccia per la laicità del Paese" e rappresenterebbe "una deriva verso il dominio di un solo partito", dato che l'Akp, oltre al governo, controlla anche 367 dei 550 seggi in Parlamento.

Si tratta della seconda grande manifestazione delle ultime due settimane: il 14 aprile un milione e mezzo di turchi laici si erano riuniti ad Ankara per manifestare contro la candidatura di Gul.

La crisi politica in corso è iniziata quando il ministro degli Esteri Gul, unico candidato alle presidenziali sostenuto dal partito filo islamico del premier Tayyp Erdogan, non è riuscito ad essere eletto in Parlamento. Venerdì la situazione si è fatta più seria con l'ingresso nella polemica dei militari che, in un duro comunicato, hanno accusato il governo di "attività antilaiche" e riaffermato il loro ruolo costituzionale di "guardiani della laicità", cosa che aveva aveva fatto esprimere preoccupazione e inquietudine alle Ue. Il commissario all'Allargamento Olli Rehn aveva invitato le forze armate a ''restare fuori dalla politica''.

Al comunicato dei militari il governo turco ha risposto con fermezza, definendo le critiche "erronee e spiacevoli", ricordando loro che essi sono, comunque, "subordinati al governo" ed affermando con il premier Tayyip Erdogan che i turchi "non permetteranno il ripetersi di disastri (colpi di Stato militari, ndr) passati".

La presa di posizione dei militari - secondo il governo turco - è un'indebita pressione sulla Corte Costituzionale, che già lunedì potrebbe provocare le elezioni anticipate dichiarando nulla la votazione di venerdì, dove unico candidato era il ministro degli esteri Abdullah Gul, espresso dal solo partito di governo Akp, fortemente maggioritario in Parlamento. In effetti, il comunicato dei militari, fa all'elezione presidenziale un'allusione indiretta quando richiama ''il principio già espresso dal capo di stato maggiore'', generale Yasar Buyukanit il 12 aprile scorso, quando affermò di auspicare ''un presidente laico nei fatti e non solo a parole''. Esso puo' percio' essere legittimamente interpretato come ''un ultimatum coperto'' rivolto all'Akp affinche' desista dalla candidatura di Gul (un uomo che proviene, come Erdogan, dai partiti islamici nati dal movimento neofondamentalista ''Opinione nazionale'' di Necmettin Erbakan) e concordi con i partiti laici una candidatura che offra a tutti i turchi maggiori garanzie.

Il comunicato dei militari ha anche suscitato un intervento dell'Unione europea, che, per bocca del commissario per l'Allargamento, Olli Rehn, ha invitato i militari turchi a ''lasciare la competenza della democrazia al governo eletto'' ed ha aggiunto che l'elezione presidenziale è anche ''un test'' per verificare ''l'assetto democratico delle relazioni militari-civili'' in Turchia.

Gul: "Non ritiro mia candidatura"
Abdullah Gul, il ministro degli Esteri che punta alla presidenza della Repubblica turca, ha annunciato che non ritirerà la sua candidatura. "Non è in questione una mia rinuncia. Dobbiamo attendere la decisione della Corte Costituzionale, che certamente prenderà quella più giusta", ha detto. Gul, che non è riuscito ad ottenere la maggioranza in Parlamento, è il candidato unico del partito filo-islamico del premier Erdogan.
 
rumeni...

Caserta/ Violentata da tre uomini per una notte intera e abbandonata sulla A1
Lunedí 14.05.2007 12:20

Stava passeggiando lungo il litorale di Castelvolturno, in provincia di Caserta, diretta a casa quando è stata avvicinata e caricata in auto con la forza da tre uomini, quasi certamente rumeni, che l'hanno stuprata per tutta la notte.

Una donna di 33 anni, T.A., è stata ritrovata nuda e sotto choc mentre vagava lungo la corsia nord dell'Autosole, nel tratto compreso tra Cassino e Pontecorvo, al chilometro 657. A notarla sono stati diversi automobilisti che hanno subito dato l'allarme.

Gli agenti della polizia stradale l'hanno soccorsa e trasportata nel vicino ospedale di Pontecorvo (Frosinone). Qui i medici hano accertato l'avvenuta violenza. La donna, casertana, è ora ricoverata sotto choc nell'ospedale. Ai medici e agli agenti ha raccontato che i tre hanno abusato di lei per sette ore e poi l'hanno rilasciata poco lontano dal luogo in cui potrebbe essere stata consumata la violenza. Sulla vicenda stanno ora indagando gli agenti della sottosezione A/1 agli ordini del vicequestore Alessandro Ciotti.
 
ottima notizia eheh

Clandestini: 8.000 morti in 20 anni sognando l'Europa
14/05/2007 22:05 - ANSA

Duemila le persone naufragate nel solo canale di Sicilia

(ANSA) - ROMA, 14 MAG - Oltre 8.000 morti dal 1988 ad oggi nel tentativo di arrivare in Europa: vittime dei naufragi, di campi minati e degli spari di polizia. Il dato e' contenuto nel reportage "Mamadou va a morire" di Gabriele Del Grande. L'autore riporta i dati sulle vittime dei viaggi verso il Vecchio Continente: 8.226 i morti. Nel mar Mediterraneo e nell'oceano Atlantico sono annegate 6.078 persone. Nel solo canale di Sicilia tra Libia, Egitto, Tunisia, Malta e Italia le vittime sono 1.931. :lol: :lol: :lol:
 
negri...

Due stranieri tentano sequestro di una tredicenne

Al rientro dalla scuola, una ragazzina di 13 anni, appena scesa dal pulmino, a pochi passi da casa, viene affiancata da un’auto, a Parete (Caserta), e due uomini di origine straniera tentano di caricarla a bordo. L’adolescente resiste, anche grazie all’aiuto di un passante, e chi voleva rapirla scappa.
Il fatto risale a tre giorni fa. Ieri i carabinieri hanno arrestato due uomini, originari della Costa D’Avorio, ritenuti responsabili del tentativo di sequestro. Un terzo è in via di identificazione.
Sono finiti in manette un uomo di 36 anni, identificato come Mounadabi Sidibe, e il fratello Moussa, di 40 anni. Secondo la ricostruzione dei fatti, il primo avrebbe avvicinato la tredicenne, afferrandola per un braccio, nel tentativo di farla salire a bordo di una Bmw, guidata dal fratello. Sull’auto c’era anche un altro extracomunitario. L’adolescente nel mirino è figlia di un dentista, ed è stata avvicinata al rientro dalla scuola, nel tratto di strada compreso fra il pulmino, dal quale era appena scesa, e la sua abitazione. Sulla base delle testimonianze raccolte sul posto, gli investigatori sono riusciti a risalire ai due fratelli. :( :( :(
 
zingare al rogo

Madre libera figlia presa da zingare nel supermercato

Due nomadi sono state arrestate dai carabinieri con l’accusa di estorsione, dopo che ieri sera, approfittando di una distrazione della mamma, avevano bloccato una bambina nei pressi del centro commerciale Latina Fiori. Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine, la donna aveva fatto la spesa e stava caricando le buste sulla propria auto. Un breve momento di distrazione durante il quale le due nomadi sarebbero riuscite a portare via la piccola.
Accortasi che la figlia non c’era, la donna è stata presa dal panico e ha iniziato a urlare. Ma le due donne non erano riuscite ad allontanarsi di molto. La madre della piccola le ha viste e si è avvicinata. Concetta e Virginia Di Silvio, di 56 e 52 anni, le hanno chiesto dei soldi. La mamma ha tirato fuori il portafogli e ha estratto cinque euro, poi ha gettato per terra i soldi per distrarre le nomadi e ha ripreso la bambina, barricandosi in macchina.
Tutta la scena non è sfuggita a un passante, che ha chiamato i carabinieri. I militari del Comando provinciale di Latina sono intervenuti e hanno fermato le donne con l’accusa di tentata estorsione.
 
albanesi in fuga...

Bus sequestrato, agente ferito
Caccia all'uomo: banditi in fuga

Trecate - Panico su un pullman di linea in servizio tra Alessandria e Aqui Terme. L'autobus della Arfea autolinee, partito da Alessandria alle 13,30, è stato fermato nella zona di Cassine intorno alle 15. Tre banditi, di nazionalità albanese, uno armato di pistola, gli altri di coltelli, sono saliti a bordo, forse per una rapina, ma sul bus si trovavano anche due poliziotti non in servizio, uno dei quali - allievo della scuola allievi della polizia di Alessandria - ha tentato di intervenire, ma è stato ferito al volto con un coltello. I tre hanno fatto scendere dal bus donne e bambini, hanno imboccato la A26 Genova-Gravollona Toce e sono usciti a Vercelli Est.

Bus bruciato e sparatoria Si sono fermati sulla statale 11 a San Martino di Trecate, in provincia di Novara. Con la benzina che avevano portato a bordo, hanno dato fuoco al pullman per coprirsi la fuga. Braccati dalla polizia i banditi sono stati arrestati, uno dopo l'altro. Il primo è rimasto ferito nella sparatoria con gli agenti ed è stato arrestato.

Feriti lievi in ospedale Quattro persone che si trovavano a bordo del pullman sono state portate all’ospedale di Novara: si tratta di due ragazzi feriti in modo lieve, del poliziotto accoltellato a bordo del mezzo, anche lui non grave, e di uno dei tre dirottatori del mezzo.

Le ricerche sul Ticino Centinaia di uomini e mezzi dell’Arma concentrati nella ricerca dei due dirottatori del pullman che per il momento sono riusciti a fuggire. Sono impegnati sia i militari del comando provinciale di Novara che quelli del nucleo elicotteri di Volpiano e Orio al Serio. Molte anche le unità cinofile al lavoro. Le battute e i controlli di ogni strada o percorso sono incentrate nelle campagne intorno al corso del fiume Ticino, tra Piemonte e Lombardia. Gli investigatori ritengono che i fuggiaschi starebbero proseguendo a piedi. I banditi albanesi sarebbero noti alle forze dell'ordine, sui tre indaga l'antiterrorismo.
 
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