Trading bar 2012 by Windjets friends

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
...orrendo :eek: :-? ...è ancora presto per preoccuparci :) ...chissà dov'è :-? ...spero per lui in un posticino caldo ...una bella spiaggia ...........o magari un letto :D

...qui ritorniamo sulla questione riservatezza :cool: ...bella quazzata :-o ...si poteva risolvere ogni preoccupazione con un sms :cool: ...invece no :rolleyes:

ueeeeeeee :)
ciao free,
ok!
sicuramente hai ragione
 
il dax dovrebbe testare, entro la fine di febbraio, in prima battuta 6400 ... qui rimbalzello... poi giù a 6185 di futures
 

buon giorno a tutti,
buon giorno andrea,
azz... alle 6 del mattino sei già operativo?
pensavo lavorassi in banca non in miniera :lol:



Arrivano le indicazioni sui dividendi che le principali società quotate a Piazza Affari distribuiranno nel 2012. I bancari torneranno a distribuire dividendi con costanza e in modo sostenuto? Gli energetici e le utility continueanno a non tradire le attese?

Di seguito l'entità dei dividendi che i consigli di amministrazione proporranno alle assemblee dei soci delle rispettive società. Le tabelle saranno aggiornate via via che le società comunicheranno le varie proposte.

Ecco i calendari di tutti gli stacchi e dei relativi pagamenti delle cedole 2012:

I dividendi 2012 del Ftse Mib
I dividendi 2012 delle azioni di risparmio e privilegiate
I dividendi 2011 del Ftse It All-Share (lettere A - B)
I dividendi 2011 del Ftse It All-Share (lettere C - F)
I dividendi 2011 del Ftse It All-Share (lettere G - O)
I dividendi 2011 del Ftse It All-Share (lettere P - Z)
 
Come Rimandare il Prossimo Crollo Finanziario Globale

Economisti eterodossi del Levy Institute guardano alla nostra crisi e ai problemi globali, e propongono delle soluzioni così semplici da richiedere molto molto coraggio.

7 febbraio 2012 , ore 23:14 - 0 Commenti


di Dimitri Papadimitriou e Randall Wray – Levy Economics Institute
Abbiamo già illustrato le ragioni per cui è da considerarsi un errore interpretare il disastro che si sta svolgendo in Europa principalmente come una “crisi del debito sovrano.” Il problema di fondo non è la dissolutezza della periferia, ma piuttosto la configurazione stessa dell’Unione Monetaria Europea (EMU), configurazione che anche ora impedisce una soluzione soddisfacente a questa crisi.

La debolezza centrale dell’UEM è che separa le nazioni dalle loro valute senza fornire
adeguate strutture generali di politica fiscale o monetaria.

In altre parole, l’UEM è come gli Stati Uniti senza un Tesoro o una Federal Reserve pienamente funzionanti. L’ultimo progetto per la zona euro, un nuovo “patto fiscale” con una versione più rigorosa dei limiti di bilancio del Patto di stabilità e di crescita, non rappresenta nient’altro che un potenziamento di questa stessa difettosa architettura. Senza affrontare questo strutturale debolezza di base, Eurolandia continuerà a fare rotta verso la scogliera, e minacciare di tirare giù con sé nel precipizio lo stesso traballante sistema finanziario degli Stati Uniti.

Se un paese in difficoltà come la Grecia dovesse lasciare l’UEM e tornare alla propria valuta, guadagnerebbe lo spazio di politica fiscale e monetaria necessario per affrontare la sua crisi, ma un’uscita lascerebbe una scia enorme di costi. La questione è se potrebbe essere creato uno spazio politico adeguato mantenendo intatta l’unione monetaria. L’unica soluzione è quella di ricostituire la UEM.


I paesi membri della zona euro sono utenti di una moneta estera, come gli Stati degli USA. Ma a differenza di questi stati, i membri della zona euro non possono contare su
un organismo con il potere di spesa di un Tesoro degli Stati Uniti. Mentre Washington
ha un budget che è superiore al 20 per cento del PIL, e di solito gestisce un deficit di bilancio che è di diversi punti percentuali di PIL, il bilancio del Parlamento Europeo
è inferiore all’1 per cento del PIL. Fornire la zona euro di un sufficiente spazio di politica fiscale per avviare un’adeguata crescita economica, richiede di ampliare il bilancio del Parlamento al 15 per cento del PIL, con la capacità di emettere titoli di debito. Le decisioni di spesa potrebbero essere centralizzate, o i fondi potrebbero essere semplicemente trasferiti ai singoli Stati pro capite.



Paesi con economie molto diverse sono agganciati all’euro.
Nazioni come la Grecia non sono in grado di competere con paesi che sono più produttivi, come la Germania, o che hanno minori costi di produzione, come la Lettonia. Qualsiasi piano funzionale per salvare l’euro deve affrontare queste differenze.
“Far rifluire” le eccedenze delle partite correnti di paesi come Germania, Francia e Paesi Bassi verso i paesi in deficit, per esempio, investendo in euro in quei paesi, porrebbe anche fine agli squilibri commerciali, come ha fatto la Germania con l’ex Germania dell’Est dopo la riunificazione.


Per la zona euro, questo potrebbe essere realizzato ampliando il ruolo e il finanziamento del
European Financial Stability Facility(EFSF). Un EFSF riorganizzato, che dovrebbe essere reso responsabile davanti al Parlamento Europeo, potrebbe avvicinarsi alla relazione esistente tra gli Stati Americani e il Tesoro degli Stati Uniti.

Infine, per risolvere i problemi di solvibilità, l’UEM ha bisogno di un acquirente di ultima
istanza dei titoli di Stato della zona euro. Lo Statuto della Banca Centrale Europea (BCE)
potrebbe essere modificato per consentire alla banca di acquistare il debito pubblico emesso dai membri UEM, fino ad un importo pari al 6 per cento del PIL di Eurolandia all’anno.


L’assegnazione sarebbe su base pro capite in tutti gli stati membri, ed i singoli membri potrebbero continuare ad emettere obbligazioni sui mercati, consentendo loro di eccedere il debito acquistato dalla BCE (come anche gli Stati degli USA emettono proprie obbligazioni). Si possono concepire delle variazioni su questo tema, ma ciò che è essenziale è che il sostegno provenga dal centro: la BCE o l’Unione Europea sta dietro il debito. Questo aiuterà ad evitare il circolo vizioso del debito che può derivare dall’esplosione dei tassi di interesse.


Un crollo dell’UEM farebbe deragliare la debole ripresa degli Stati Uniti e barcollare il suo sistema finanziario. L’esposizione finanziaria degli Stati Uniti verso l’Europa è qualcosa
dell’ordine di 3 trilioni di dollari, di cui la metà è dovuta agli investimenti nelle banche Europee dei fondi del mercato monetario USA. Dato che molte istituzioni finanziarie degli Stati Uniti sono già insolventi, questo colpo potrebbe mandare il sistema oltre il limite.



Anche senza un crollo dell’euro, il sistema finanziario Americano è pronto per il disastro. Puntellare questo sistema e rinvigorire la nostra economia reale sono essenziali, qualunque cosa succeda in Eurolandia. In primo luogo, le banche insolventi degli Stati Uniti devono essere chiuse. Come sappiamo, i costi di un’eventuale chiusura si moltiplicano quando le banche insolventi sono tenute aperte dalla politica di “tirarla in lungo e far finta di niente.”


Chiudere e riformare le maggiori banche insolventi porterebbe ad un sistema finanziario più forte, con istituzioni più piccole e potere economico meno concentrato.
In secondo luogo, la riduzione del debito per i proprietari di casa è essenziale.
Ristrutturare i mutui deve essere fatto per tutti, non solo per quelli che vanno in default. Il governo federale, in collaborazione con imprese sponsorizzate dal governo o istituti di credito privati, potrebbe offrire nuovi mutui a condizioni più favorevoli (tasso fisso, 30 anni), che sarebbero utilizzati per mandare in pensione i mutui esistenti. La politica deve stabilire come le perdite (la differenza tra le nuove ipoteche e i mutui in essere) dovrebbero essere condivise tra le parti e il governo.


Infine, abbiamo bisogno di aggiungere più di 20 milioni di posti di lavoro a tempo pieno all’economia. Il governo federale dovrà finanziarne una parte significativa, attraverso una combinazione di programmi per l’occupazione e contributi agli Stati per le infrastrutture e la sicurezza sociale.



Articolo originale: How to Delay the Next Global Meltdown


di Carmen Gallus, curatrice sezione Estero
 

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dio mio non è possibile :nnoo:
se ci fosse stato il berlusca al governo ci sarebbero stati titoloni su tutti i giornali del mondo :rolleyes:

Caso Lusi, la Guardia di Finanza bloccata a Palazzo Madama

</SPAN>Alle Fiamme gialle non è stato concesso di accedere agli ambienti di Palazzo Madama, e quindi ai conti della Margherita, per guarentigie parlamentari. E Schifani ha chiesto un parere alla Giunta per le immunità.



Dovevano portar via della documentazione dalla sede della Bnl di Palazzo Madama, ma sono stati bloccati perché il Senato prevede una specifica procedura che non è stata rispettata. Gli uomini delle Fiamme gialle erano stati mandati a Palazzo Madama dal procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna e dal pm Stefano Pesci per l'acquisizione dei conti della Margherita, nell'ambito dell'indagine che riguarda Lusi e la sottrazione da parte sua di 13 milioni di euro dalle casse del partito. Il mandato dei militari, però, non conteneva la richiesta di accesso agli ambienti di Palazzo Madama, che risultano protetti da guarentigie parlamentari.
SCHIFANI E IL PARERE TEORICO DELLA GIUNTA- Dopo l'accaduto, il Presidente del Senato Renato Schifani ha invitato la Giunta per l'immunità a riunirsi. A seguito della riunione il Presidente della Giunta Marco Follini ha sottolineato l'impossibilità dell'organo da lui presieduto di pronunciarsi su un caso astratto, non avendo sottomano alcun tipo di documentazione. Follini ha quindi spiegato che la Giunta opera “sulla base di documenti ufficiali, atti, richieste” e che quando ci saranno ci saranno, “risponderà con assoluta tempestività e all'insegna della massima trasparenza”. Anche Francesco Sanna, capogruppo del Pd in Giunta, ha confermato quanto evidenziato da Follini e cioè che al momento è impossibile soddisfare la richiesta da parte di Schifani di un parere teorico “sull'eventualità che una richiesta della Gdf possa incidere su prerogative dei senatori tutelate dalla Costituzione”. Sanna ha infine ribadito che una risposta alla questione potrebbe esser data solamente dopo aver visionato “un documento concreto che ci dovrebbe essere presentato e che non abbiamo”.

L'INDAGINE E L'ACCORDO CON LA MARGHERITA- Adesso gli inquirenti potrebbero ascoltare altri esponenti politici dell'ex Margherita. In prima linea ci sono Arturo Parisi e Pier Luigi Castagnetti, i quali nell'ultima assemblea ebbero da ridire circa i conti del partito. Intanto proseguono le trattative tra Lusi e la Margherita: l'ex tesoriere, cacciato ieri dal Pd, potrebbe cedere le sue quote della TTT, società che detiene l'appartamento romano di via Monserrato, e la villa di Genzano, due immobili il cui valore complessivo si aggira attorno ai 5 milioni di euro. L'avvocato Titta Madia della Margherita ci sta pensando, ma la trattativa dovrebbe chiudersi entro lunedì.
 
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