Alta tensione nello stretto di Hormuz
L'Iran: pronti a bloccare il greggio
Gli Usa avvertono: la chiusura non sarà tollerata
ROMA - La chiusura dello stretto di Hormuz «non sarà tollerata». Sale alle stelle la tensione tra Stati Uniti e Iran dopo la minaccia, avanzata ieri da Teheran, di bloccare il crocevia del traffico mondiale di petrolio, il tratto di mare che separa le coste dell'Iran dalla penisola arabica e dove si calcola che transiti un quinto di tutto il greggio prodotto nel mondo. La chiusura sarebbe la risposta all'Occidente in caso di nuove sanzioni economiche contro il regime di Teheran.
Dura la risposta di Washington: il Pentagono e la Quinta flotta della marina statunitense, hanno assicurato che non consentiranno interruzioni al libero passaggio delle navi nello stretto. Dichiarazioni che rischiano di aprire un nuovo fronte nella crisi tra Usa e Iran.
L'ipotesi del blocco di Hormuz. «Il libero flusso di beni e servizi attraverso lo stretto è vitale per la prosperità regionale e globale», ha sottolineato il portavoce della quinta flotta a stelle e strisce, che ha base in Bahrein e monitora il passaggio delle navi proprio nelle adiacenti acque del Golfo Persico. «Chiunque minacci di interrompere la libertà di navigazione nello stretto internazionale è fuori dalla comunità delle nazioni. Qualsiasi interruzione non sarà tollerata», è stato il monito, seguito a stretto giro da quello del Dipartimento della Difesa, secondo il quale ogni tentativo di bloccare lo stretto creerebbe «un problema serio».
Le esercitazioni dell'Iran. La replica degli Usa è giunta proprio nelle stesse ore in cui la stampa iraniana rendeva noto il successo delle massicce esercitazioni militari - della durata di 10 giorni e riunite sotto il nome di 'Velayat 9' (supremazia) - avviate lo scorso 24 dicembre dalla marina iraniana nelle acque a est di Hormuz. Mentre, parlando alla Press Tv, l'ammiraglio Habibollah Sayyari - al comando delle operazioni - assicurava che «chiudere lo stretto, per le forze armate iraniane, sarebbe più facile che bere un bicchiere d'acqua». Tuttavia, «oggi non abbiamo bisogno di farlo perchè abbiamo il mare di Oman sotto controllo e possiamo controllare il transito» delle navi, ha frenato il comandante. La minaccia iraniana non ha però intimidito neppure l'Ue, che oggi ha ribadito di non voler rinunciare a nuove sanzioni economiche, invocate da diversi Paesi dell'Occidente dopo che l'ultimo rapporto dell'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica) aveva denunciato gli scopi militari del programma nucleare iraniano.
Le nuove sanzioni. Le nuove misure, che potrebbero colpire direttamente le esportazioni petrolifere di Teheran, potrebbero essere adottate già durante la riunione dei ministri degli Esteri Ue in programma per il 30 gennaio. La chiusura dello stretto, secondo gli analisti, andrebbe inoltre a danneggiare anche l'economia iraniana anche se l'impatto sarebbe di gran lunga maggiore sui mercati occidentali. Per Hormuz, nel solo 2009, è passato il 33% del greggio trasportato via mare nel mondo, proveniente da colossi dell'oro nero come Kuwait, Arabia Saudita, Iraq e Emirati Arabi Uniti e diretto soprattutto in Asia, Europa e Usa. Da qui, la ferma replica di Washington alla sola ipotesi del blocco del braccio di mare dove la marina americana e quella iraniana si fronteggiano pericolosamente a una manciata di chilometri di distanza.