FTSE Mib Futures TRADING PITCHFORK (parte 3) (40 lettori)

ironclad

Pitchfork + Harmonic patterns

Fed: tra inflazione e rischio recessione

by RICCARDO FRACASSO on 22/04/2024 · LEAVE A COMMENT · in ANALISI MACROECONOMICHE, DATI MACROECONOMICI E INDICATORI, DIDATTICA
Andiamo a esaminare il grafico congiunto dei tassi FED e della PCE CORE (inflazione al netto delle spese per cibo ed energia):

Dopo un lungo periodo in cui s’è mossa con valori molto bassi, l’inflazione si è impennata a partire dall’estate del 2020.
La Banca Centrale Americana, descrivendo più volte il fenomeno come ‘transitorio’, ha deciso di non alzare i tassi (in gergo, si dice ‘stare dietro la curva’).
Nel marzo 2022, con colpevole ritardo, annunciò il primo rialzo dei tassi, al quale ne seguirono altri dieci, l’ultimo nel luglio 2023.
I tassi sono quindi passati in poco più di un anno da 0-0,25% a 5,25-5,50%.
Nel frattempo, l’inflazione PCE si è pressoché dimezzata, pur rimanendo a livelli (2,8%) superiori al target della FED (2% medio nel tempo).
Conseguentemente, da un anno la Federal Reserve sta davanti alla curva, con tassi sensibilmente superiori all’inflazione.
Se anni fa la Banca Centrale Americana ha tardato il rialzo dei tassi perché riteneva transitorio l’aumento dell’inflazione e non voleva correre il rischio di causare una recessione, ora si trova nella posizione opposta in cui posticipa interventi monetari espansivi temendo una nuova impennata dei prezzi.
Situazione di certo non facile quella della Federal Reserve:
  • una politica eccessivamente espansiva rischierebbe di surriscaldare l’economia e portare nuovamente l’inflazione a livelli molto elevati;
  • una politica scarsamente espansiva, invece, aumenterebbe i rischi di rallentamento/recessione economica e innalzerebbe ulteriormente il debito (pubblico/privato).
Situazione frutto di una politica pluriennale eccessivamente accomodante (politica tassi zero, QE, ritardato inizio dei tagli).
A ciò si aggiunga la transazione ecologica che, da un lato è lodevole, dall’altra ha alimentato, alimenta e alimenterà l’inflazione.
In buona sostanza, Powell & C si muovono in un contesto in cui devono considerare l’inflazione, un debito elevato e una crescita economica che, nell’anno delle elezioni americane, si vuole sostenere.
Già, la crescita economica: PIL reale al 3,1% e disoccupazione al 3,8%, vicina ai minimi storici.
Di seguito il grafico comparato dei tassi FED e del PIL reale:

Osservando con attenzione si nota come politiche di rialzo dei tassi abbiano sempre portato a forti rallentamenti/recessioni, cosa che non stiamo vedendo.
Da questo grafico emerge un’altra anomalia:

Infatti, in passato, ad ogni calo sensibile delle entrate fiscale ha corrisposto a una recessione (contraddistinta graficamente da una barra grigia).
Lecito chiedersi il motivo per cui, nonostante il forte rialzo dei tassi e la decisa contrazione delle entrate fiscali, gli Stati Uniti non sono ancora caduti in recessione economica.
I motivi principali sono due:
  • enorme spesa pubblica in deficit (che si contrappone agli interventi monetari restrittivi e che alimenta debito e inflazione);
  • manipolazione dei dati economici (sottostima del deflatore e contabilizzazione a prezzo di carico di numerose voci in forte perdita da parte delle aziende).
Riccardo
 

Ludovica

Forumer attivo

Fed: tra inflazione e rischio recessione

by RICCARDO FRACASSO on 22/04/2024 · LEAVE A COMMENT · in ANALISI MACROECONOMICHE, DATI MACROECONOMICI E INDICATORI, DIDATTICA
Andiamo a esaminare il grafico congiunto dei tassi FED e della PCE CORE (inflazione al netto delle spese per cibo ed energia):

Dopo un lungo periodo in cui s’è mossa con valori molto bassi, l’inflazione si è impennata a partire dall’estate del 2020.
La Banca Centrale Americana, descrivendo più volte il fenomeno come ‘transitorio’, ha deciso di non alzare i tassi (in gergo, si dice ‘stare dietro la curva’).
Nel marzo 2022, con colpevole ritardo, annunciò il primo rialzo dei tassi, al quale ne seguirono altri dieci, l’ultimo nel luglio 2023.
I tassi sono quindi passati in poco più di un anno da 0-0,25% a 5,25-5,50%.
Nel frattempo, l’inflazione PCE si è pressoché dimezzata, pur rimanendo a livelli (2,8%) superiori al target della FED (2% medio nel tempo).
Conseguentemente, da un anno la Federal Reserve sta davanti alla curva, con tassi sensibilmente superiori all’inflazione.
Se anni fa la Banca Centrale Americana ha tardato il rialzo dei tassi perché riteneva transitorio l’aumento dell’inflazione e non voleva correre il rischio di causare una recessione, ora si trova nella posizione opposta in cui posticipa interventi monetari espansivi temendo una nuova impennata dei prezzi.
Situazione di certo non facile quella della Federal Reserve:
  • una politica eccessivamente espansiva rischierebbe di surriscaldare l’economia e portare nuovamente l’inflazione a livelli molto elevati;
  • una politica scarsamente espansiva, invece, aumenterebbe i rischi di rallentamento/recessione economica e innalzerebbe ulteriormente il debito (pubblico/privato).
Situazione frutto di una politica pluriennale eccessivamente accomodante (politica tassi zero, QE, ritardato inizio dei tagli).
A ciò si aggiunga la transazione ecologica che, da un lato è lodevole, dall’altra ha alimentato, alimenta e alimenterà l’inflazione.
In buona sostanza, Powell & C si muovono in un contesto in cui devono considerare l’inflazione, un debito elevato e una crescita economica che, nell’anno delle elezioni americane, si vuole sostenere.
Già, la crescita economica: PIL reale al 3,1% e disoccupazione al 3,8%, vicina ai minimi storici.
Di seguito il grafico comparato dei tassi FED e del PIL reale:

Osservando con attenzione si nota come politiche di rialzo dei tassi abbiano sempre portato a forti rallentamenti/recessioni, cosa che non stiamo vedendo.
Da questo grafico emerge un’altra anomalia:

Infatti, in passato, ad ogni calo sensibile delle entrate fiscale ha corrisposto a una recessione (contraddistinta graficamente da una barra grigia).
Lecito chiedersi il motivo per cui, nonostante il forte rialzo dei tassi e la decisa contrazione delle entrate fiscali, gli Stati Uniti non sono ancora caduti in recessione economica.
I motivi principali sono due:
  • enorme spesa pubblica in deficit (che si contrappone agli interventi monetari restrittivi e che alimenta debito e inflazione);
  • manipolazione dei dati economici (sottostima del deflatore e contabilizzazione a prezzo di carico di numerose voci in forte perdita da parte delle aziende).
Riccardo
Iron, ne abbiamo lette tante ma ad oggi non s'è palesato nulla di grave
 

Bip 74

Forumer attivo
Buondì, è qualche anno che ho studiato e approfondito le oscillazioni cicliche, e posso tranquillamente dire che se il mercato dopo un infornata di rialzi consecutivi fuori dalle normali statistiche, e dove era complicato/ impossibile trovare le chiusure dei cicli più brevi, non storna in questa e nelle prossime 1/2 settimane toccando almeno il 23% di Fibo o la media mobile a 34 periodi su tf settimanale, la ciclica si ridurebbe ud un puro esercizio intellettuale, quindi svuotato di moltissimo valore.
il rialzo così protratto senza quasi chiusure è anomalo, ma possibile, ma se diventa tutto una eccezione o una sequenza di code statistiche capite bene che il tutto perde di consistenza.
stiamo a vedere l’evolversi……..
 

buy on rumorse

road to baffo
Buondì, è qualche anno che ho studiato e approfondito le oscillazioni cicliche, e posso tranquillamente dire che se il mercato dopo un infornata di rialzi consecutivi fuori dalle normali statistiche, e dove era complicato/ impossibile trovare le chiusure dei cicli più brevi, non storna in questa e nelle prossime 1/2 settimane toccando almeno il 23% di Fibo o la media mobile a 34 periodi su tf settimanale, la ciclica si ridurebbe ud un puro esercizio intellettuale, quindi svuotato di moltissimo valore.
il rialzo così protratto senza quasi chiusure è anomalo, ma possibile, ma se diventa tutto una eccezione o una sequenza di code statistiche capite bene che il tutto perde di consistenza.
stiamo a vedere l’evolversi……..
lo dico da tempo...con tutto il rispetto per l analisi ciclica per me ormai fa acqua da tutte le parti..

avoja a troncature
 

ironclad

Pitchfork + Harmonic patterns
per la cronaca non è spuntato nessun segnale sell su h1 e inizia ad aumentare la percentuale di riattivazione up del trend Vedi l'allegato 736237
fuzzi h1 per i ribassisti inkalliti stop gategorico
1.png
 

ironclad

Pitchfork + Harmonic patterns
Iron, ne abbiamo lette tante ma ad oggi non s'è palesato nulla di grave
certo certo il primo grafico era solo per evidenziare che nello storico quello attuale è il terzo evento più prolungato nel tempo. Per cui mai dire mai, certo è che con i dati truccati dei pagliacci non sarà facile. Ma è scontato che molti grafici che vedono raccontano tutta un altra storia rispetto a quello che ci vogliono far credere, ma loro sono dei maestri manipolatori in tutti i sensi
 

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