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09/01/2013 11.37
La congiuntura Usa migliora, inizio della fine per i bond?
Sul fronte della congiuntura gli Usa sembrano avere molti meno problemi di quelli che hanno sul piano politico. Nel terzo trimestre dell'anno il Pil statunitense è stato infatti rivisto al rialzo al 3,1% nella terza stima da parte del Bureau of Economic Analysis dal +2,7% stimato inizialmente. Si tratta dell'incremento più forte dal quarto trimestre 2011 che batte largamente le stime degli analisti che si aspettavano una revisione a +2,8%. A trainare il miglioramento del Pil tra luglio e settembre è stato l'export, cresciuto dell'1,9%, contro il +1,1% inizialmente stimato. In direzione opposta invece le importazioni che per la prima volta dal secondo trimestre del 2009 sono in discesa, segnalando un indebolimento del mercato interno. La spesa governativa è stata rivista da +3,5% a +3,9%, a conferma del fatto che le presidenziali hanno condizionato non poco le scelte di tempistica di questo componente. Ma la lista di dati macro incoraggianti per gli States è lunga, l'indice Pmi di Chicago nel mese di dicembre è salito a 51,6 punti contro i 50,4 del mese precedente battendo le attese degli analisti che lo attendevano in aumento a 51 punti e confermandosi dunque al di sopra della soglia critica dei 50 punti: un livello dell'indice al di sotto dei 50 punti segnala una contrazione del settore manifatturiero mentre un livello al di sopra di 50 denota un'espansione. Incoraggianti anche i segnali che provengono dal mercato immobiliare, a novembre l'indice Pending Home Sales, le vendite di case con contratti in corso, è salito dell'1,7% su base mensile, meglio del +1% del consensus. Sempre a novembre le vendite di abitazioni nuove sono salite del 4,4% su base mensile e del 15,3% su base annua a 377mila unità (dato annualizzato) mentre le vendite di abitazioni esistenti si sono attestate a 5,04 milioni (dato annualizzato), in crescita del 5,9% su base mensile e sopra il consensus di 4,87 milioni. Gli ordini di novembre di beni durevoli negli hanno registrato un incremento dello 0,7% migliore del consensus (+0,2%), in scia alla rilevazione precedente che è stata rivista da +0,5 a +1,1 per cento. Bene anche i consumi personali di novembre che hanno mostrato un incremento dello 0,4% a fronte di un consensus dello 0,3% e di una rilevazione precedente a -0,1% (dato rivisto dal precedente -0,2%) ed i redditi personali che hanno evidenziato un incremento dello 0,6% a fronte di un consensus dello 0,3% e di una rilevazione precedente dello 0,1% (dato rivisto dal precedente 0,0%).
Le principali variabili finanziarie sembrano aver colto il messaggio e stanno organizzando dei trend compatibili con una evoluzione in espansione dell'economia.
Da seguire con grande attenzione per capire quella che potrebbe essere in generale la direzione dei mercati finanziari nei prossimi mesi è l'andamento del future sul bond trentennale Usa. Il grafico del T-Bond evidenzia attualmente una condizione estremamente delicata: i prezzi hanno testato con i minimi di ottobre a 146,188 (quotazione espressa in centesimi) la trend line tracciata dal flesso dell'aprile del 2011, sostanzialmente coincidente durante quasi tutta la salita con la media mobile a 200 sedute. Nelle ultime settimane, dal 12 dicembre, questi due supporti sono stati messi di nuovo duramente alla prova, senza che i ribassisti trovassero tuttavia la forza necessaria ad una definitiva violazione. La tenuta di area 145,50/146,00 potrebbe rilanciare l'uptrend dell'ultimo biennio con obiettivi che oltre area 153 potrebbero dimostrarsi distanti dai valori attuali, posti in area 161 almeno e con la possibilità di estendere ulteriormente nel medio lungo periodo fino al test di 168. La violazione di 146 al contrario rappresenterebbe un elemento di novità non trascurabile dal momento che potrebbe anticipare la correzione di tutta la salita dai minimi del 2011 con obiettivi tra 135 e 139. Alla base della previsione di un movimento ampio, rialzista o ribassista, imminente c'è l'osservazione dell'indicatore Average true range a 100 sedute, utilizzato per evidenziare la volatilità dei prezzi, attualmente su valori storicamente molto bassi, ai minimi dall'aprile 2010. Quando la volatilità viene compressa troppo essa tende ad aumentare nuovamente in modo repentino dando origine a movimenti estesi e veloci. La fase laterale disegnata dal top di giugno può del resto essere letta o come un "rettangolo" figura di continuazione, o come un "doppio massimo" figura di inversione della precedente tendenza (quella vista dai minimi di fine 2010): entrambe queste configurazioni sono accomunate dal fatto che alla loro rottura sprigionano un potenziale di movimento pari almeno all'ampiezza della figura stessa.
(AM)
(FTA Online News)