la Turchia è impegnata nell'attuazione delle riforme economiche, ha detto il ministro delle Finanze e delle Finanze del paese agli inviati dell'UE il 2 aprile.
Nel corso di una riunione svoltasi tramite collegamento video, Lutfi Elvan ha informato ambasciatori e rappresentanti degli Stati membri dell'UE sulle riforme economiche annunciate dal presidente Recep Tayyip Erdoğan il 12 marzo.
Informando gli ambasciatori sulle prospettive dell'economia turca, Elvan li ha anche illuminati sulle politiche macroeconomiche e strutturali che costituiscono il principale organo delle riforme economiche.
Dopo l'incontro, Elvan ha detto all'Agenzia Anadolu che la Turchia è determinata ad attuare le riforme economiche.
"Dopo che il presidente Erdogan ha annunciato le riforme economiche, abbiamo ricevuto richieste di incontri sia da parte degli investitori che dei rappresentanti delle missioni estere sul contenuto delle riforme", ha detto.
Inoltre, secondo Elvan, sono state discusse le politiche della Turchia nei settori della disciplina fiscale delle finanze pubbliche, della lotta contro l'inflazione, del rafforzamento del settore finanziario, della riduzione del disavanzo delle partite correnti e dell'incoraggiamento dell'occupazione.
Egli ha sottolineato che la stabilità macroeconomica è la principale priorità della Turchia.
Elvan ha detto che gli incontri sulle riforme economiche della Turchia proseguiranno nei prossimi giorni.
(Hurriyet Daily News)
Acquistare lire in cambio di dollari è l'unica cosa che possono fare ora.
E' un rimedio indolore perché le alternative sono alzare i tassi e instaurare un regime di controllo dei capitali, in ingresso, in uscita e interni.
E' però un rimedio temporaneo perché sono riserve limitate.
Se non sostenessero il cambio periodicamente, la lira collasserebbe e si ritroverebbero con il rischio di una fuga di capitali.
Quindi devono erodere le riserve della loro banca centrale per tentare di andare avanti.
Se le riserve non sono sufficienti, tenteranno di prendere in prestito dollari da governi amici, filo-istamisti, o, in minima parte, da investitori privati europei, che in questo caso saranno filo-islamisti a loro insaputa (opzione 1).
L'alternativa, oltre al controllo dei capitali (opzione 2), è lasciar deprezzare la lira (opzione 3) oppure una politica monetaria e fiscale ortodossa (opzione 4), alzando i tassi, colpendo i consumi interni e ridimensionando lo stato all'interno e all'esterno.
Questa politica (opzione 4), che metterebbe il sistema finanziario in zona di sicurezza, sarebbe ancora in sintonia con governi turchi, ma non con governi ottomani.
Un governo kemalista avrebbe potuto farla perché incentrato sull'esercito, il quale, alla bisogna, avrebbe potuto fare a meno del popolino, se il popolino avesse votato in maniera sbagliata.
Un governo ottomano contemporaneo si basa, invece, proprio sul consenso del popolino, non sull'esercito. E' dal consenso del popolino che un governo ottomano contemporaneo trae la sua legittimazione. Non può perciò distruggere quel consenso, con una politica fiscale e monetaria ortodossa, ossia occidentale (opzione 4), a meno di distruggere contemporaneamente se stesso.
Ciò esclude anche l'opzione 3, perché già ora l'inflazione viaggia verso il 20%.
L'opzione 2 è, invece, un salto nel vuoto e non è detto che avrebbe vantaggi superiori ai rischi.
Per questo, nei prossimi mesi, assisteremo a chiacchiere e buone intenzioni (molte) e alcune azioni per andare avanti (opzione 1).
...la ringrazio davvero per le sue spiegazioni.Da solo non ci arrivavo.....per fortuna è arrivato lei a prendere in mano la situazione quì, altrimenti quì finiscono tutti in una tonnara....buone cose.
Se non sostenessero il cambio periodicamente, la lira collasserebbe e si ritroverebbero con il rischio di una fuga di capitali.
Quindi devono erodere le riserve della loro banca centrale per tentare di andare avanti.
Se le riserve non sono sufficienti, tenteranno di prendere in prestito dollari da governi amici, filo-istamisti, o, in minima parte, da investitori privati europei, che in questo caso saranno filo-islamisti a loro insaputa (opzione 1).
L'alternativa, oltre al controllo dei capitali (opzione 2), è lasciar deprezzare la lira (opzione 3) oppure una politica monetaria e fiscale ortodossa (opzione 4), alzando i tassi, colpendo i consumi interni e ridimensionando lo stato all'interno e all'esterno.
Questa politica (opzione 4), che metterebbe il sistema finanziario in zona di sicurezza, sarebbe ancora in sintonia con governi turchi, ma non con governi ottomani.
Un governo kemalista avrebbe potuto farla perché incentrato sull'esercito, il quale, alla bisogna, avrebbe potuto fare a meno del popolino, se il popolino avesse votato in maniera sbagliata.
Un governo ottomano contemporaneo si basa, invece, proprio sul consenso del popolino, non sull'esercito. E' dal consenso del popolino che un governo ottomano contemporaneo trae la sua legittimazione. Non può perciò distruggere quel consenso, con una politica fiscale e monetaria ortodossa, ossia occidentale (opzione 4), a meno di distruggere contemporaneamente se stesso.
Ciò esclude anche l'opzione 3, perché già ora l'inflazione viaggia verso il 20%.
L'opzione 2 è, invece, un salto nel vuoto e non è detto che avrebbe vantaggi superiori ai rischi.
Per questo, nei prossimi mesi, assisteremo a chiacchiere e buone intenzioni (molte) e alcune azioni per andare avanti (opzione 1).