Obbligazioni valute high yield TURCHIA bond in usd e lira turca

la Turchia è impegnata nell'attuazione delle riforme economiche, ha detto il ministro delle Finanze e delle Finanze del paese agli inviati dell'UE il 2 aprile.
Nel corso di una riunione svoltasi tramite collegamento video, Lutfi Elvan ha informato ambasciatori e rappresentanti degli Stati membri dell'UE sulle riforme economiche annunciate dal presidente Recep Tayyip Erdoğan il 12 marzo.
Informando gli ambasciatori sulle prospettive dell'economia turca, Elvan li ha anche illuminati sulle politiche macroeconomiche e strutturali che costituiscono il principale organo delle riforme economiche.
Dopo l'incontro, Elvan ha detto all'Agenzia Anadolu che la Turchia è determinata ad attuare le riforme economiche.
"Dopo che il presidente Erdogan ha annunciato le riforme economiche, abbiamo ricevuto richieste di incontri sia da parte degli investitori che dei rappresentanti delle missioni estere sul contenuto delle riforme", ha detto.
Inoltre, secondo Elvan, sono state discusse le politiche della Turchia nei settori della disciplina fiscale delle finanze pubbliche, della lotta contro l'inflazione, del rafforzamento del settore finanziario, della riduzione del disavanzo delle partite correnti e dell'incoraggiamento dell'occupazione.
Egli ha sottolineato che la stabilità macroeconomica è la principale priorità della Turchia.
Elvan ha detto che gli incontri sulle riforme economiche della Turchia proseguiranno nei prossimi giorni.

(Hurriyet Daily News)
 
Un volo a Mosca per ricevere in anticipo il vaccino anti-Covid e godersi al contempo il fascino della capitale russa: a lanciare l'iniziativa sono alcune agenzie turistiche turche, che propongono ai clienti un pacchetto tutto compreso di viaggio, somministrazione e visita della città.
Se in Turchia la campagna vaccinale prosegue con il siero cinese Sinovac, con oltre 16 milioni di iniezioni già effettuate, in attesa di impiegare a breve anche le prime dosi di Pfizer-BioNTech, i più benestanti potranno ora sfruttare l'occasione di recarsi in Russia per una visita espressa della capitale, accompagnata dalla somministrazione dello Sputnik V.
L'operazione è il frutto di un accordo tra tour operator di Ankara e alcune cliniche di Mosca. I turisti del vaccino lo riceveranno appena sbarcati, in modo da avere più tempo per girare la città, nell'ipotesi in cui dopo alcune ore insorgano effetti collaterali. Il giro prevede tappe al Cremlino, alle iconiche stazioni della metropolitane e alla tomba del famoso poeta turco Nazim Hikmet, morto in Russia in esilio.
Il pacchetto, che costa 1.099 euro più gli extra, prevede anche un secondo viaggio per ricevere il richiamo, ogni volta con due pernottamenti. Alla fine, il turista riceve anche un certificato per comprovare l'immunizzazione.
(ANSA)
 
la Turchia è impegnata nell'attuazione delle riforme economiche, ha detto il ministro delle Finanze e delle Finanze del paese agli inviati dell'UE il 2 aprile.
Nel corso di una riunione svoltasi tramite collegamento video, Lutfi Elvan ha informato ambasciatori e rappresentanti degli Stati membri dell'UE sulle riforme economiche annunciate dal presidente Recep Tayyip Erdoğan il 12 marzo.
Informando gli ambasciatori sulle prospettive dell'economia turca, Elvan li ha anche illuminati sulle politiche macroeconomiche e strutturali che costituiscono il principale organo delle riforme economiche.
Dopo l'incontro, Elvan ha detto all'Agenzia Anadolu che la Turchia è determinata ad attuare le riforme economiche.
"Dopo che il presidente Erdogan ha annunciato le riforme economiche, abbiamo ricevuto richieste di incontri sia da parte degli investitori che dei rappresentanti delle missioni estere sul contenuto delle riforme", ha detto.
Inoltre, secondo Elvan, sono state discusse le politiche della Turchia nei settori della disciplina fiscale delle finanze pubbliche, della lotta contro l'inflazione, del rafforzamento del settore finanziario, della riduzione del disavanzo delle partite correnti e dell'incoraggiamento dell'occupazione.
Egli ha sottolineato che la stabilità macroeconomica è la principale priorità della Turchia.
Elvan ha detto che gli incontri sulle riforme economiche della Turchia proseguiranno nei prossimi giorni.

(Hurriyet Daily News)

Splendido, allora è tutto risolto. Sono "impegnati nell'attuazione delle riforme economiche".
 

Se non sostenessero il cambio periodicamente, la lira collasserebbe e si ritroverebbero con il rischio di una fuga di capitali.
Quindi devono erodere le riserve della loro banca centrale per tentare di andare avanti.
Se le riserve non sono sufficienti, tenteranno di prendere in prestito dollari da governi amici, filo-istamisti, o, in minima parte, da investitori privati europei, che in questo caso saranno filo-islamisti a loro insaputa (opzione 1).
L'alternativa, oltre al controllo dei capitali (opzione 2), è lasciar deprezzare la lira (opzione 3) oppure una politica monetaria e fiscale ortodossa (opzione 4), alzando i tassi, colpendo i consumi interni e ridimensionando lo stato all'interno e all'esterno.
Questa politica (opzione 4), che metterebbe il sistema finanziario in zona di sicurezza, sarebbe ancora in sintonia con governi turchi, ma non con governi ottomani.
Un governo kemalista avrebbe potuto farla perché incentrato sull'esercito, il quale, alla bisogna, avrebbe potuto fare a meno del popolino, se il popolino avesse votato in maniera sbagliata.
Un governo ottomano contemporaneo si basa, invece, proprio sul consenso del popolino, non sull'esercito. E' dal consenso del popolino che un governo ottomano contemporaneo trae la sua legittimazione. Non può perciò distruggere quel consenso, con una politica fiscale e monetaria ortodossa, ossia occidentale (opzione 4), a meno di distruggere contemporaneamente se stesso.
Ciò esclude anche l'opzione 3, perché già ora l'inflazione viaggia verso il 20%.
L'opzione 2 è, invece, un salto nel vuoto e non è detto che avrebbe vantaggi superiori ai rischi.
Per questo, nei prossimi mesi, assisteremo a chiacchiere e buone intenzioni (molte) e alcune azioni per andare avanti (opzione 1).
 
Se non sostenessero il cambio periodicamente, la lira collasserebbe e si ritroverebbero con il rischio di una fuga di capitali.
Quindi devono erodere le riserve della loro banca centrale per tentare di andare avanti.
Se le riserve non sono sufficienti, tenteranno di prendere in prestito dollari da governi amici, filo-istamisti, o, in minima parte, da investitori privati europei, che in questo caso saranno filo-islamisti a loro insaputa (opzione 1).
L'alternativa, oltre al controllo dei capitali (opzione 2), è lasciar deprezzare la lira (opzione 3) oppure una politica monetaria e fiscale ortodossa (opzione 4), alzando i tassi, colpendo i consumi interni e ridimensionando lo stato all'interno e all'esterno.
Questa politica (opzione 4), che metterebbe il sistema finanziario in zona di sicurezza, sarebbe ancora in sintonia con governi turchi, ma non con governi ottomani.
Un governo kemalista avrebbe potuto farla perché incentrato sull'esercito, il quale, alla bisogna, avrebbe potuto fare a meno del popolino, se il popolino avesse votato in maniera sbagliata.
Un governo ottomano contemporaneo si basa, invece, proprio sul consenso del popolino, non sull'esercito. E' dal consenso del popolino che un governo ottomano contemporaneo trae la sua legittimazione. Non può perciò distruggere quel consenso, con una politica fiscale e monetaria ortodossa, ossia occidentale (opzione 4), a meno di distruggere contemporaneamente se stesso.
Ciò esclude anche l'opzione 3, perché già ora l'inflazione viaggia verso il 20%.
L'opzione 2 è, invece, un salto nel vuoto e non è detto che avrebbe vantaggi superiori ai rischi.
Per questo, nei prossimi mesi, assisteremo a chiacchiere e buone intenzioni (molte) e alcune azioni per andare avanti (opzione 1).

...la ringrazio davvero per le sue spiegazioni.Da solo non ci arrivavo.....per fortuna è arrivato lei a prendere in mano la situazione quì, altrimenti quì finiscono tutti in una tonnara....buone cose.
 
...la ringrazio davvero per le sue spiegazioni.Da solo non ci arrivavo.....per fortuna è arrivato lei a prendere in mano la situazione quì, altrimenti quì finiscono tutti in una tonnara....buone cose.

Non serve ad alcunché. Il risparmiatore medio, quando fiuta l'affare, non ne ha per nessuno.
Argentina, Venezuela, Libano e, ora, Turchia, Egitto. Domani, Congo, Tanzania e Pakistan.
Le obbligazioni statali extracomunitarie solleticano nel piccolo risparmiatore italiano un suo bisogno ancestrale, ricevere un incasso mensile, una rendita, senza lavorare.
Per questo comprerebbe sempre Venezuela al posto di azioni italiane, persino quando il Venezuela è sull'orlo del fallimento mentre, per fare un esempio, l'Eni è a sconto (ad ottobre dello scorso anno).
 
Se non sostenessero il cambio periodicamente, la lira collasserebbe e si ritroverebbero con il rischio di una fuga di capitali.
Quindi devono erodere le riserve della loro banca centrale per tentare di andare avanti.
Se le riserve non sono sufficienti, tenteranno di prendere in prestito dollari da governi amici, filo-istamisti, o, in minima parte, da investitori privati europei, che in questo caso saranno filo-islamisti a loro insaputa (opzione 1).
L'alternativa, oltre al controllo dei capitali (opzione 2), è lasciar deprezzare la lira (opzione 3) oppure una politica monetaria e fiscale ortodossa (opzione 4), alzando i tassi, colpendo i consumi interni e ridimensionando lo stato all'interno e all'esterno.
Questa politica (opzione 4), che metterebbe il sistema finanziario in zona di sicurezza, sarebbe ancora in sintonia con governi turchi, ma non con governi ottomani.
Un governo kemalista avrebbe potuto farla perché incentrato sull'esercito, il quale, alla bisogna, avrebbe potuto fare a meno del popolino, se il popolino avesse votato in maniera sbagliata.
Un governo ottomano contemporaneo si basa, invece, proprio sul consenso del popolino, non sull'esercito. E' dal consenso del popolino che un governo ottomano contemporaneo trae la sua legittimazione. Non può perciò distruggere quel consenso, con una politica fiscale e monetaria ortodossa, ossia occidentale (opzione 4), a meno di distruggere contemporaneamente se stesso.
Ciò esclude anche l'opzione 3, perché già ora l'inflazione viaggia verso il 20%.
L'opzione 2 è, invece, un salto nel vuoto e non è detto che avrebbe vantaggi superiori ai rischi.
Per questo, nei prossimi mesi, assisteremo a chiacchiere e buone intenzioni (molte) e alcune azioni per andare avanti (opzione 1).

L'unica opzione realistica, al momento, è quella di prendere tempo e sperare in una generale ripresa dell'economia globale post-covid.
Nel frattempo è necessaria una stretta sui movimenti di capitali per fermare l'emorragia della lira e continuare nella politica dell'indebitamento a breve tramite swap con paesi amici.
 

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