TUTTO COMINCIA iN UN ATTIMO, IN UN GIORNO QUALUNQUE DELLA VITA... QUANDO

Per tutti, a Cervignano (Udine), è «Hina». Stesso nome di Hina Saleem la 21enne pachistana uccisa nel 2006 dai suoi familiari nel bresciano.
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Stesso nome; quasi stessa età (la Hina di Cervignano ne ha 24); stessa nazionalità; stesse minacce da parte dei parenti serpenti: «Se non sposi chi abbiamo deciso noi, ti sgozziamo...». Nel caso di Hina Saleem la minaccia si concretizzò, drammaticamente. Nel caso della giovane pachistana, rifugiatasi in Friuli, a sventare (per ora) la vendetta assassina di padre, madre e fratelli, sono arrivati i poliziotti. Che hanno convinto lei - la Hina «udinese» - a scendere dal tetto dove era salita per urlare tutta la sua disperazione; e hanno contattato loro - i familiari - per invitarli a smetterla con le intimidazioni. Tentativo fallito, considerato che un fratello ha risposto a muso duro: «Noi abbiamo le nostre tradizioni, Hina deve rispettarle. Altrimenti peggio per lei...». Parole terribili che il primogenito della famiglia di Hina ribadisce al Giornale, con tono «orgoglioso»: «Noi non interferiamo nelle vostre tradizione, voi rispettate le nostre...».
 
Picchiata solo perché voleva provare a integrarsi. È quello che è successo ad Agliana (Pistoia) dove un marocchino è stato arrestato per violenze sulla moglie.
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Da anni l'uomo, un disoccupato 47enne con precendenti e con problemi di alcolismo, la minacciava di morte e la picchiava davanti ai figli piccoli. Neppure la separazione e un divieto di avvicinamento dovuto a una denuncia per maltrattamenti avvenuta nel 2014 l'aveva messa al riparo dalle botte. L'ex marito, che non aveva accettato la separazione, aveva ripreso a tormentarla con continue minacce di morte sia rivolte direttamente in strada sia con il telefono. Poi era arrivato a minacciare di ucciderla se avesse frequentato un corso di lingua italiana che ne avrebbe favorito l'inserimento nella comunità locale anche in prospettiva della ricerca di un impiego. La donna si era intimorita al punto tale da rinunciare al proposito di iscrizione. Ora, visto che il divieto di avvicinamento non è servito a molto, il tribunale di Pistoia ha accolto la richiesta di aggravamento della misura cautelare avanzato dai carabinieri della stazione di Agliana e ha disposto il trasferimento dell'uomo presso il carcere di Prato.
 
Va bene, il bagno era abusivo. Costruito senza le necessarie autorizzazzioni.
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Però, bisogna anche dire, che troppo spesso in Italia giudici e legislatori chiudono più di un occhio per venditori abusivi stranieri e occupanti di case. Lui, invece, un disoccupato con sei figli minorenni non ha trovato santi in paradiso. E così, quando nel 2011 si è costruito il suo unico bagno di casa (prima non ne avevano per la famiglia) doveva forse aspettarsi che prima o poi un giudice lo avrebbe stangato.
Nessuna pietà per il 44enne disoccupato di Spirolo. Il tribunale di Belluno, scrive il Gazzettino, ieri lo ha condannato a 3 mesi di galera e 20 mila euro di multa. Tutto solo per un bagno, peraltro necessario in una famiglia di 7 o 8 persone. Ovviamente, erano opere sanabili pagando 2mila euro di sanzione amministrativa nel 2011, ma il 44enne non aveva i soldi. E così il processo è andato avanti, fino a condannarlo alla carcerazione. Gli avvocati dell'uomo ora hanno annunciato la volontà di ricorrere in appello. L'unica consolazione? Il bagno, per ora, non verrà abbattuto. Anche se gli è costato una condanna penale, è già qualcosa. Con questa giustizia ci si poteva anche aspettare di peggio.
 
Traderitalicus, ma di dove sei?? Sei emiliano??

Se non fossi tanto distante e se capitassi nei tuoi pressi non mi dispiacerebbe conoscerti di persona...

Con Dany ho perso le speranze:wall:

Ciao super:)

da quest'anno sono in serie A:-o;
sono di Carpi (zone limitrofe)

Se ci fosse l'occasione, ben volentieri:up:

Solo se porti anche la Dany, però:-o

Ciao:up:
 

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