Il disastro dell’economia russa, in un anno per Mosca meno 170 miliardi di dollari di esportazioni (-30%). Gas e petrolio guidano il crollo, -24%. Il greggio ai minimi da sei mesi
La Stampa ha analizzato tutti i dati di Banca Centrale, Ministero delle Finanze, Rosstat. Le importazioni sono invece aumentate di 27,9 miliardi di dollari (+10%), il che fa precipitare la bilancia dei pagamenti di quasi 5 volte, da 238 miliardi di dollari nel 2022 a 50,2 miliardi di dollari
20 Gennaio 2024 Aggiornato alle 13:34
Le esportazioni russe sono crollate di 170 miliardi di dollari in un anno. Lo si ricava dai dati del servizio russo ufficiale Rosstat. No, la Russia non sta vincendo la guerra. E sta precipitando in una crisi economica seria, se si guardano numeri e dati,
usando peraltro fonti ufficiali di Mosca. Proviamo a farlo.
Fino a oggi i prezzi alti del petrolio avevano aiutato l’economia russa a evitare il collasso, ma ora i prezzi si stanno abbassando. Secondo il Ministero delle Finanze russo, nel 2023 il prezzo medio del principale marchio di petrolio russo, Urals, è stato inferiore del 17% rispetto all’anno precedente: 63 dollari al barile contro 76,1 dollari nel 2022.
I proventi delle vendite di petrolio e gas per il bilancio federale russo sono scesi di circa il 24% a 99,4 miliardi di dollari, secondo i dati del ministero delle Finanze.
Ciò determina un tracollo del volume generale di tutto l’export russo.
L’anno scorso le esportazioni russe (dati Rosstat e Banca centrale russa elaborati da Moscow Times) sono arrivate solo a 422,7 miliardi di dollari, 169,4 miliardi di dollari (quasi il 30%) in meno rispetto al 2022 (quando erano state 592,1 miliardi di dollari): è la valutazione preliminare fornita dalla Banca Centrale russa. Siamo ai minimi storici recenti per la Russia, numeri catastrofici. Per capirci, solo nel primo anno della pandemia Covid è andata peggio.
Le importazioni sono invece aumentate di 27,9 miliardi di dollari (10%) e sono tornate al livello ante guerra – 304,4 miliardi di dollari, come nel 2021. Questo determina il crollo del saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, di quasi 5 volte, da 238 miliardi di dollari nel 2022 a 50,2 miliardi di dollari. Una catastrofe, sia detto chiaramente.
Guardiamo il solo petrolio.
Nel solo dicembre 2023, i ricavi per la vendita di petrolio russo sono stati ai minimi da 6 mesi, 14,4 miliardi di dollari (fonte IEA). E dire che la Russia ha aumentato le forniture all’estero di 500mila barili al giorno, a 7,8 milioni, il livello più alto da marzo). In sostanza, la Russia cede in giro (soprattutto via India e Cina) molto più del suo petrolio, ma ci ricava molto molto meno. No, la Russia non sta vincendo la guerra.
L’export di gas russo, come si sa, è crollato ancora peggio del petrolio russo. L’esportazione di carbone, scrive la Banca Centrale riferendosi alle compagnie carbonifere, registra perdite di questo livello: «Perdite tangibili sta subendo la più grande regione carbonifera del paese, Kuzbass, dove il declino delle esportazioni, che prosegue da due trimestri consecutivi, ha già portato a una riduzione della produzione nel periodo agosto-ottobre in media del 5% al mese. I piani per l’esportazione del carbone non sono stati realizzati a causa della mancanza di capacità di trasporto». Riassumendo, il calo è del
meno 13% nei metalli, meno 23% nei macchinari e attrezzature, meno 37% nei prodotti chimici. Le principali esportazioni di materie prime e prodotti minerari (che comprendono anche, ma non solo, petrolio e gas) calano del 35%.
La morale della guerra della Russia all’Ucraina è che stanno crollando i ricavi di tutti i generi di esportazione russi, esclusi quelli alimentari, che hanno portato a Mosca ricavi per 36 miliardi di dollari nel periodo gennaio-ottobre, il 9,1% in più rispetto all’anno precedente. Non si conosce il dato disaggregato della vendita di grano – forte è il sospetto di alcuni analisti che l’aumento sia dovuto all’export di grano che però è ucraino, non russo.
Stanno diventando estremamente più difficili anche le transazioni, collegate a queste esportazioni o importazioni. Izvestia ha riferito giovedì, con alcune fonti nel mondo finanziario russo, che
le banche cinesi si sono rifiutate di accettare pagamenti in dollari da società russe, e alcune hanno interrotto i rapporti con le banche russe. Il 22 dicembre gli Usa avevano inasprito ulteriormente le sanzioni a chi traffica con la Russia e hanno minacciato le banche straniere di sanzioni secondarie – per le quali la Cina non è disposta a immolarsi. E tutto avviene nel quadro di una sostanziale rinuncia ormai, della Banca centrale russa, ai 300 miliardi di dollari di riserve in valute occidentali, che l’Occidente ha sequestrato e sta ora discutendo concretamente come dare (più che il “se” darli) all’Ucraina. «Abbiamo già detto addio alle riserve»: 4 fonti di Reuters che hanno familiarità con la posizione del governo e della Banca centrale hanno spiegato che governo e Banca Centrale russa hanno ammesso riservatamente l’impossibilità di fermare la confisca di 300 miliardi di dollari congelati in Occidente.
No, la Russia non sta vincendo la guerra.