la loro ideologia è molto vicina a quella di al qaeda
I salafiti di Gaza che vogliono l'Emirato
Diversi i gruppi di estremisti islamici nella Striscia,
in guerra anche con Hamas
la loro ideologia è molto vicina a quella di al qaeda
I salafiti di Gaza che vogliono l'Emirato
Diversi i gruppi di estremisti islamici nella Striscia,
in guerra anche con Hamas
Vittorio Arrigoni nelle mani dei salafitiWASHINGTON (USA) – La tragica conclusione del sequestro di Vittorio Arrigoni dimostra cosa sia la Striscia di Gaza. Una situazione dove un movimento estremista come Hamas è superato in fanatismo dalle correnti salafite. Sono formazioni minoritarie ma temibili. Si ispirano ad una tradizione radicale dell’Islam, alcune condividono apertamente il pensiero qaedista, altre si nascondono dietro l’etichetta della «resistenza». Per loro c’è solo la lotta ad oltranza contro Israele e l’obiettivo finale è la nascita dell’Emirato islamico a Gaza.
CONTRO HAMAS - In quest’ottica – condivisa dai massimi leader di Al Qaeda – anche Hamas è un avversario, in quanto è considerato uno scudo che impedisce ai mujahedin di colpire lo stato ebraico. Il nucleo originale, apparso attorno al 2004, ha attirato con il tempo nuovi seguaci, pescati tra gli scontenti di Hamas e in quelle frange di irriducibili che esistono da sempre nel movimento palestinese. All’inizio, i salafiti hanno collaborato con le organizzazioni maggiori. E c’erano degli islamisti nel commando misto che ha sequestrato, nel 2006, il soldato israeliano Shalit, tutt’ora in mano ad Hamas. L’anno seguente l’Armata dell’Islam ha catturato un giornalista della Bbc liberato dopo mesi. Quindi c’è stato un crescendo di sfide. Compresa la violazione della tregua alla fine del gennaio 2009 ad opera di Al Tawhid con l’uccisione di un militare israeliano. Azione documentata con un video poi finito su YouTube. Con il passare del tempo i contrasti con Hamas si sono tramutati in scontro aperto. Il movimento, diventato nel frattempo governo, non poteva tollerare le iniziative dei salafiti. Così sono arrivate le prime battaglie, con l’uccisione di alcuni capi e le retate. In una di queste, a marzo, è caduto il leader del Tawhid Al Jihad, Abu Walid Al Maqdisi, l’emiro del quale era stata chiesta la liberazione in cambio di Arrigoni.
FRAZIONI - Al Tawhid a Gaza è il gruppo più piccolo anche se si agita parecchio. Gli altri sono Jund Al Islam, Jund Ansar Allah, Jund Allah e una serie di «schegge» dal profilo ambiguo. Formazioni che subiscono scissioni, poi si ricompongono attorno alla figura che ritengono con maggior carisma o che si fa notare. Spesso usano sigle diverse per confondere le acque. Al Maqdisi – a giudizio di esperti Usa che seguono il fenomeno – pur non avendo un largo seguito appare inserito nell’arena dello jihadismo internazionale, nebulosa che fiancheggia Al Qaeda. Entrato a Gaza dall’Egitto attraverso uno dei famosi tunnel, l’emiro si è distinto per editti religiosi con i quali ha giustificato l’uccisione di «ebrei e cristiani», ha autorizzato la collaborazione con gang criminali a patto che serva alla causa, ha allacciato rapporti con il mentore di Abu Musab Al Zarkawi, il giordano Al Maqdisi (nessuna parentela). Finito in prigione, l’emiro era riuscito a evadere dopo che gli israeliani avevano bombardato la stazione di polizia dove era rinchiuso. Nel dicembre 2010 si erano diffuse voci che volesse scappare in Egitto. E proprio le autorità egiziane sul finire dell’anno lo hanno indicato come uno dei possibili mandanti della strage nella chiesa copta di Alessandria. Una vicenda, però, piena di ombre: secondo una ricostruzione l’attacco sarebbe stato in realtà ordito dagli 007 egiziani. Ai primi di marzo Al Maqdisi è stato di nuovo arrestato da Hamas e al Tawhid ha lanciato minacce di ritorsione.
NUMERI - Sulla consistenza numerica dei salafiti ci sono valutazioni divergenti. I militanti a tempo pieno, tenendo conto dei gruppi principali e degli associati, sarebbero poche centinaia. Tra gli attivisti sarebbero diversi quelli arrivati dall’estero. Si parla di siriani, nordafricani e persino qualche europeo (forse francese di origine araba). Poche settimane fa una cellula ha tentato di colpire una pattuglia israeliana al confine ma è stata respinta. A guidarla c’era un mujahed che si fa chiamare Abdullah il siriano.
Guido Olimpio