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Socété Générale crolla dopo i conti in rosso

Rimpasto al vertice della banca francese SocGen dopo la perdita netta da 476 milioni di euro nel quarto trimestre, contro i 100 milioni di utile di [...]
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ELEZIONI/ Luttwak attacca Monti: “Non ha capito niente.”. E l’Europa nasconde il rapporto del FMI

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ELEZIONI/ Luttwak attacca Monti: “Non ha capito niente.”. E l’Europa nasconde il rapporto del FMI:
Il politologo, saggista ed economista Edward Luttwak attacca le politiche di Monti e Casini basate sull’austerità e l’imposizione di tasse agli italiani. E chiede loro come mai in Europa arrivino poche notizie sul rapporto esteso a Tokyo dal Fondo Monetario Internazionale, in cui viene presentata l’alternativa al modello austerità per salvarci dal debito pubblico. Tutto questo però non si deve sapere per non diminuire il potere delle banche e di chi le sostiene con le proprie assurde politiche.

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Una strana vigilia elettorale
 
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COMUNICATO STAMPA
Elio Lannutti (Presidente Adusbef) Roma,12.2.2013

MPS: BANKITALIA LAMENTA CARENZA DI POTERI,MASS MEDIA PASSANO ACRITICHE VELINE. CON QUALI POTERI BANKITALIA,ERA DRAGHI,AZZERO’ VERTICI ITALEASE IL 24 LUGLIO 2007 ? FALSITA’ E MENZOGNE SPUDORATE DEVONO INDURRE GOVERNATORE VISCO A URGENTI DIMISSIONI,ED IL GOVERNO ‘PONZIO PILATO’ MONTI, A RISCATTARE SUA PRECEDENTE IGNAVIA.


Lo scandalo Mps, che ha provocato un enorme buco di bilancio, costringendo il Governo ad emettere Monti bond per 3,9 miliardi di euro, l’esatto ammontare Imu prima casa, è avvenuto per l’assoluta mancanza di controlli di Consob, per quanto attiene ai bilanci, ma soprattutto per la mancata vigilanza di Bankitalia, che nonostante le ispezioni rilevassero gravissime anomalie di gestione, non ha voluto procedere all’azzeramento del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, come aveva fatto in altri casi, per non disturbare l’avv. Giuseppe Mussari, l’Abi, il MPS ed i partiti di riferimento ed uno status quo, che avrebbe frustrato, rallentato e forse ostacolato, le avide ambizioni del Governatore Mario Draghi, proiettato verso la presidenza della BCE.


Come affermato più volte dall’Adusbef, non sono i poteri che mancano alla Banca d’Italia nell’esercizio della propria attività sul sistema creditizio, conferiti dalle norme e dal Testo Unico Bancario (artt.25,28,51,58,70,76,80), ma la volontà dei vertici di Bankitalia di porre fine ad una gestione fraudolenta del credito e del risparmio, nello scandalo più grave nella storia della Repubblica, un crack da 15,4 miliardi di euro addossato a lavoratori, piccoli azionisti, contribuenti che ha messo alla gogna internazionale la credibilità del sistema dei controlli, quei poteri “per assicurare la sana e prudente gestione” esercitati il 24 luglio 2007 con l’azzeramento del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale di Banca Italease. Come riporta Il Sole 24 Ore del 24 luglio 2007:” Italease, Bankitalia azzera i vertici. La Procura apre un fascicolo”.


“Azzeramento del consiglio d'amministrazione, escluso il neo amministratore delegato Massimo Mazzega, rinnovo del collegio sindacale, ricapitalizzazione. E divieto di effettuare operazioni in derivati. Sono questi gli imperativi imposti dalla Banca d'Italia a Banca Italease in seguito al rapporto ispettivo di Via Nazionale sulla gestione del gruppo negli ultimi sei mesi della dirigenza targata Massimo Faenza e durante i quali è esplosa la "mina" derivati. I vertici della banca sono stati informati delle decisioni di Bankitalia, che non ha imposto il temuto commissariamento, durante il cda straordinario di martedì sera, sotto gli occhi del direttore della sede di Milano di Palazzo Koch, Salvatore Messina, dell'ispettore che ha condotto le indagini, Claudia Casini, e di altri funzionari della Banca Centrale guidata da Mario Draghi. In particolare, via Nazionale, al fine di assicurare «la sana e prudente gestione» del gruppo, ha ordinato «il rinnovo degli organi e la convocazione delle assemblee» in sede ordinaria e straordinaria nonchè «la ricapitalizzazione» dell'istituto. Per questo è stata richiesta una riunione ad hoc del cda per deliberare in merito. Ancora, Bankitalia, alla luce dei contratti in derivati intermediati da Banca Italease con 2 mila clienti e lievitati da gennaio a oggi da 275,5 a 730 milioni di euro (al 29 giugno), ha disposto il divieto di effettuare operazioni finanziarie di questo tipo”.


L’articolo dava conto dei numeri: 2.600 i clienti coinvolti nei contratti derivati venduti dalla banca milanese; 720 milioni il valore nozionale dei derivati; 40% la percentuale di recupero delle perdite sui prodotti derivati attese; 457 milioni il totale dei ricavi di Italease nel 2006; 31% dei suoi ricavi da derivati; 7 le banche d'affari che studiavano i derivati che Italease piazzava ai clienti: Deutsche Bank,Société Générale,Bnp Paribas,Banca Aletti, Goldman Sachs, Lehman Brothers e Bear Stearns”.


Il crack Mps causato dal nulla osta di Bankitalia all’acquisto di Antonveneta ad un prezzo folle, le ricoperture in derivati, le banche di affari coinvolte,è cento volte più grave di “Italease”.


L’Italia è un paese che ha bisogno di verità, non di menzogne e versioni di comodo per tutelare il ‘disonore’ di Draghi e delle compromesse istituzioni. In altri Paesi, queste menzogne porterebbero a spontanee dimissioni. Il Governatore Visco e l’intero Direttorio di Bankitalia, che hanno detto bugie ben sapendo di mentire offrendo all’opinione pubblica mondiale falsità e menzogne, con l’aggravante di chiedere ulteriori poteri, che avevano già esercitato nel 2007, si devono dimettere immediatamente. Adusbef seppur solitaria, non darà tregua ad un sepolcro imbiancato nauseante, continuerà a chiedere, anche con ulteriori esposti alle Procure, l’accertamento delle verità dei fatti, per cercare di evitare in futuro, ulteriori crack bancari per omessa vigilanza di Bankitalia, addossati a lavoratori, risparmiatori, famiglie. Il crack Mps causato dagli omessi controlli di Bankitalia, è molto più grave dello scandalo Finmeccanica. Il Governo Monti, aduso a comportarsi come “Ponzio Pilato”, ha l’opportunità di riscattare la sua ignavia, intervenendo con previste procedure per commissariare la Banca d’Italia.


Elio Lannutti (Presidente
 
qui lanutti si dimentica una cosa importante. forse nn la sa. italease nn era autorizzata da banca italia alla vendita di derivati ,diciamo esotici, ma ando' avanti per anni,quando scoppio' la grana, per salvare il salvabile diede una autorizzazione ex post.banalmente nn valida per sanare le cause in corso presso i tribunali. e' come dare un'elmetto,quando la bomba ti e' scoppiata sotto al culo da 7 anni. bon,guardate bene chi era' advisor x banca italease.<<<<<<<<<<targa rossa>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
 
MONTI - NON SOLO BILDERBERG
di Rita Pennarola [ 12/02/2013]


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Non solo Bilderberg. O la Trilateral. Non bastavano nemmeno gli Illuminati alla collezione di Mario Monti, fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi rimbalzato quotidianamente sul web per le sue conclamate appartenenze a logge supermassoniche mondiali.
Lui, il premier, fin dal 2004 aveva fondato in Europa una compagine tutta sua. Si tratta di Bruegel, un nome che fa discutere fin dal suo primo apparire. Per Monti e i suoi, si tratta di un semplice acronimo (Brussels European and Global Economic Laboratory). Per i piu' sospettosi, evocare il grande artista fiammingo del 500, noto per la rappresentazione dei ciechi, e' l'implicito riferimento a quel panorama occulto della finanza mondiale che i cittadini non possono - e non devono mai - vedere.
Ma chi e' e cosa fa Bruegel? Loro si definiscono naturalmente e senza alcun imbarazzo i filantropi dell'economia europea. Nel senso che solo grazie al loro insegnamento potremo avere nel vecchio continente i grandi economisti di domani. E giu' finanziamenti miliardari (in prima fila big pharma, con colossi come Novartis e Pfizer, poi banche come Unicredit ed UBS), economic schools in mezzo mondo, tutor prelevati dalle accademie piu' conservatrici del pianeta (anche quando la conservazione e' “di sinistra”). Tra i generosi elargitori di fondi non ci sono solo i privati, bensi' i governi di Stati come Italia, Francia, Belgio, Olanda e naturalmente la Germania.
Passiamo al board. Quando Monti lascia la carica di presidente (rimanendo padre fondatore del sodalizio), gli subentra l'ex presidente della Banca Centrale Europea Jean Claude Trichet. Fra gli italiani di prima fila ecco Vincenzo La Via, in Bruegel da lunga data ma assurto a notorieta' nazionale solo un anno fa quando Monti, diventato premier, lo chiama al suo fianco come direttore generale del Tesoro, carica che riveste tuttora. Chi e' davvero La Via? Nessun mistero, ma qualche sorpresa si', visto che si tratta di un numero uno alla Banca Mondiale, quello stesso organismo considerato artefice primo del pensiero unico e del temutissimo Nuovo Ordine Mondiale, di cui Mario Monti sarebbe tra i principali artefici, in Italia ed oltre.
Ma a proposito di mondo, scorrendo la classifica 2012 dei think tank piu' influenti del pianeta resa annualmente da James G. McGann della Philadelphia University, Bruegel figura in ottava posizione su 40 compagini considerate, dietro giganti come Chatham House, che guida la lista, e ben prima di analoghe formazioni di Russia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Fra i pochi italiani in Bruegel non poteva non esserci Vittorio Grilli, attuale ministro dell'Economia. Infine lei, la “principessa comunista” Letizia Reichlin, figlia dei marxisti d'altri tempi Luciana Castellina ed Alfredo Reichlin.
 
Nicoletta Forcheri | Stampa articolo
Fonte: http://www.losai.eu/grecia-stanno-assaltando-i-supermercati/#.URvKSqV2RrM


La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.
Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.

La foto è tratta dal web e non riguarda questo articolo
Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali
Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.
E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.
Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.
Silenzio assoluto.
Nessuna risposta.
Censura totale.
Nessun candidato alle elezioni in Italia ha fatto menzione della situazione greca attuale.
Tratto da Fonte



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Pubblicato in DOMINIO E POTERE |
 
Monti Bonds: non era meglio ricorrere alle azioni ordinarie?













Scritto il 13 febbraio 2013 alle 14:36 da Dream Theater
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Guest post: tutto quello che occorre sapere sui Monti Bonds e sul perchè si poteva fare di meglio.

C’è molta confusione sui Monti bonds; forse perché sono uno strumento opaco, a metà tra il debito e le azioni. Se proprio si deve nazionalizzare una banca, è meglio ricorrere alle azioni ordinarie. La ragione ultima per ricorrere ai Monti bond sta nella proprietà di Mps, con la presenza forte della Fondazione. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, rispondendo ad alcune domande ricorrenti.
PERCHÉ I MONTI BONDS?

Molti pensano che i Monti bonds sia stati inventati in questi giorni per “salvare” Monte dei Paschi di Siena dal fallimento, in seguito alle perdite emerse sulle operazioni in derivati. Non è corretto. I Monti bonds nascono nel luglio dell’anno scorso, per consentire a Mps di soddisfare le raccomandazioni dell’Eba (l’Autorità bancaria europea), che imponeva ad alcune banche di aumentare il loro patrimonio, a causa delle potenziali perdite sul portafoglio di titoli di Stato.
(1) Può sembrare paradossale, ma è proprio così: l’intervento della Stato in Mps è nato dalla forte esposizione del Monte dei Paschi verso lo Stato italiano (come lo stesso presidente della banca, Alessandro Profumo, affermò nell’agosto scorso).
Naturalmente, non tutte le banche che hanno avuto questa richiesta dall’Eba hanno fatto ricorso agli aiuti di Stato. Vi erano altri due modi di procedere (che non si escludono a vicenda):
(i) ridurre la dimensione dell’attivo della banca;
(ii) chiedere nuovo capitale a soggetti privati.
La seconda soluzione è preferibile per l’economia ed è stata auspicata dalle autorità; in Italia, è stata adottata da Unicredit. Ma nel caso di Mps l’aumento di capitale si scontrava con gli interessi della Fondazione. Questa non aveva i soldi per versare altro capitale: per partecipare all’aumento di capitale del 2011 aveva già fatto debiti, cosa anomala per una Fondazione, ma autorizzata dall’allora ministro Tremonti.
(2) D’altra parte, per la Fondazione accettare che fossero altri soggetti (ammesso che ve ne fossero) a versare ulteriore capitale equivaleva a sopportare una “diluizione”: una riduzione del proprio peso (leggasi potere) nell’azionariato della banca. E così si è preferito ricorrere agli aiuti di Stato. Quindi il problema non sono i derivati, ma la invadente presenza della Fondazione nella proprietà della banca: è un problema non solo perché è un veicolo di interferenza politica nella gestione, ma anche perché è un ostacolo al rafforzamento patrimoniale della banca.
È UN PRESTITO O È CAPITALE?

Bella domanda, ma una risposta chiara e netta non c’è, perché si tratta di un strumento “ibrido”, per sua natura particolarmente opaco. Da un lato è un prestito, perché prevede il pagamento degli interessi, che sono anche salati: 9 per cento iniziale, destinato a salire fino al 15 per cento. Dall’altro, è capitale, per due ragioni:
(i) non c’è alcuna scadenza, quindi non c’è una data entro la quale i Monti bond devono essere restituiti;
(ii) i Monti bond partecipano al rischio di impresa al pari delle azioni; in particolare, se la banca subisce perdite tali da portare il suo coefficiente patrimoniale (rapporto patrimonio/attivo) al di sotto dell’8 per cento regolamentare, il Tesoro condivide le perdite con gli altri azionisti.
A differenza di questi, però, il Tesoro non può dire nulla sulla gestione della banca. Questo è il principale problema degli strumenti ibridi: chi li compra (in questo caso il Tesoro) sopporta il rischio di impresa, ma non ha diritto di voto. Le vecchie azioni di risparmio, una volta molto di moda nel nostro mercato azionario, sono state abbandonate proprio per questa ragione. Sarebbe stata molto più trasparente una emissione di azioni ordinarie, sottoscritta dal Tesoro. Ma ancora una volta questa ipotesi si scontra con gli interessi della Fondazione, per le stesse ragioni illustrate al punto precedente.
STIAMO ASSISTENDO ALLA NAZIONALIZZAZIONE DI MPS?

Oggi no, ma domani forse sì. Data la natura ibrida dello strumento, i Monti bond non rappresentano un ingresso a pieno titolo dello Stato nell’azionariato di Mps. Tuttavia, Mps ha la facoltà di convertire, in qualsiasi momento, i Monti bond in azioni proprie. Inoltre, gli interessi eccedenti il risultato di esercizio saranno pagati in azioni. È difficile prevedere se e quando Mps eserciterà la facoltà di conversione. Certo è che vi è un forte incentivo a decidere entro un paio d’anni. Se i Monti bond non saranno restituiti entro la metà del 2015, infatti, il loro valore nominale aumenterà del 5 per cento ogni due anni, incrementando così anche l’onere degli interessi. Quindi o la banca si rimette rapidamente in sesto, come promesso dall’attuale management, oppure la prospettiva della nazionalizzazione diventa assai realistica.
QUAL È L’IMPORTO DEI MONTI BOND?

Il conto è di 3,9 miliardi, per ora. In realtà, l’emissione netta è di 2 miliardi, poiché 1,9 miliardi servono a restituire i precedenti “Tremonti bond”. Tuttavia, l’importo sembra destinato ad aumentare, per due motivi:
(i) quest’anno Mps potrà pagare gli interessi, maturati nel 2012 sui Tremonti bond, emettendo altri Monti bond;
(ii) gli interessi maturati nel 2013, eccedenti il risultato di esercizio, potranno essere pagati da Mps (nel 2014) assegnando al Tesoro ulteriori Monti bond.
GLI ALTRI PAESI COME STANNO?

Dal confronto internazionale emerge qualche motivo di consolazione. Come si può vedere nella tabella qui sotto, dal 2008 in poi gli altri Governi europei hanno stanziato cifre enormemente superiori all’Italia per finanziare aiuti al settore bancario, sotto diverse forme: ricapitalizzazioni (in alcuni casi vere e proprie nazionalizzazioni) e prestazioni di garanzie. Tuttavia, va notato che lo strumento normale di intervento dello Stato nel capitale delle banche è la sottoscrizione di azioni ordinarie, con l’eccezione del governo francese che è più volte ricorso ai titoli subordinati. (3)

(1) Dl n. 95 del 6 luglio 2012. Può poi essere utile la lettura del decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze (21/12/2012)
(2) È gustoso leggere adesso la Newsletter della Fondazione dell’agosto 2011, in cui si difendeva così la anomala scelta di indebitarsi: “la difesa della “senesità” del Montepaschi è un nostro fine statutario”.
(3) Si vedano le informazioni dettagliate riportate nello studio di Mediobanca, “Interventi pubblici a favore delle banche e degli istituti finanziari in Europa e negli Stati Uniti ”, aggiornamento del novembre 2011Angelo Baglioni -
 
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1. QUANTE ANALOGIE E NOMI RICORRENTI NEI ‘’PACCHI’’ ANTONVENETA-MPS E RCS-RECOLETOS (DIETRO C'È SEMPRE "BOTTINO" BOTTIN, SPONSOR DI LUCHINO DI MONTEFIAT)- 2. SEGUITECI: NEL 2007 RCS ACQUISTÒ RECOLETOS, SOCIETÀ SPAGNOLA GUIDATA DA JAIME CASTELLANOS. CHE ALTRI NON È CHE IL COGNATO DI BOTÍN, OVVERO IL NUMERO UNO DI BANCO SANTANDER CHE QUALCHE MESE PIÙ TARDI RIFILA A MPS LA BANCA ANTONVENETA - 3. E SONO SUBITO CONFLITTI DI INTERESSI: SANTANDER ERA (ED È) UNO DEGLI SPONSOR IN F1 DELLA FERRARI, OVVERO GRUPPO FIAT, AZIONISTA DI RCS. ANA PATRICIA BOTÍN, FINO AL 2011 NEL CDA DI GENERALI, ALTRO AZIONISTA DI RCS. E L’ADVISOR DELL’AFFARE E’ BANCA LEONARDO DI BRAGGIOTTI, EX LAZARD, IL CUI CAPO IN SPAGNA ERA PROPRIO CASTELLANOS- 4. E CHI STIMÒ PER RCS IN 1,1 MILIARDI DI EURO IL VALORE DI RECOLETOS FU MEDIOBANCA, ADVISOR DI MPS IN ANTONVENETA. CHE SI È DIMOSTRATA UN FIASCO. COME RECOLETOS-

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DA QUANDO HA LASCIATO INCAZZATO IL CDA DI RCS, DELLA VALLE NON SMETTE DI DARE ADDOSSO A GIOVANNI BAZOLI
SCOTT JOVANEGian Maria De Francesco e Paolo Bracalini per "Il Giornale.it"
Il piano «lacrime e sangue» di Rcs, firmato dall'ad Pietro Scott Jovane, sconta i 300 milioni di svalutazioni della controllata spagnola Recoletos nel 2011 e i 260 del primo semestre 2012.
Un aumento di capitale da 400 milioni e la rinuncia alla sede storica del Corriere di via Solferino sono misure drastiche che mettono in discussione lo stesso direttore del quotidiano Ferruccio de Bortoli, difensore dello status quo.
Giovanni Bazoli Il problema, tuttavia, è un altro. È la stessa Rcs a essere un paradosso. Da quando nel 1984 il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, la salvò dal naufragio del Banco Ambrosiano, essa è sempre stata una replica in sedicesimo del «salotto buono» della finanza italiana: da Fiat a Mediobanca a Pirelli, Pesenti e Generali. E oggi anche con le cooperative rosse di Unipol che hanno acquisito Fonsai.
Un capitalismo di relazione racchiuso in un patto di sindacato, ma che finanziariamente non rischia in prima persona. A differenza di Diego Della Valle, che da quel consesso è rumorosamente uscito l'anno scorso, ingaggiando una nuova battaglia. Dopo l'estromissione di Cesare Geronzi dalle Generali, negli ultimi sei mesi ha aperto una nuova tenzone, questa volta con Giovanni Bazoli.
Diego della valleE non passa giorno, e soprattutto apparizione televisiva, che l'imprenditore marchigiano non si scagli contro il presidente di Intesa sollecitandolo a «fare un passo indietro», ossia a disimpegnarsi dalla cura del Corriere del quale è il nume tutelare (non a caso il primo azionista fuori patto Giuseppe Rotelli gli è molto vicino). In questo scontro nessuno è risparmiato, nemmeno Fiat: Elkann e Marchionne sono stati bollati come «furbetti cosmopoliti».
GIUSEPPE ROTELLI Perché di Della Valle tutto si può dire, tranne che quell'8,8% di Rcs non l'abbia conquistato con i propri capitali, con le risorse rivenienti dal successo di Tod's. E quella quota non l'ha ereditata né l'amministra per diritto divino. Gli strali verso la finanza cattolica (Bazoli) e di quella laica (la Mediobanca di Alberto Nagel). Lo scontro di potere, però, ha un limite fisico nei numeri del piano di Scott Jovane. È difficile realizzare un aumento pari al 50% della capitalizzazione di Borsa.
Luca Cordero Di Montezemolo Emilio Botin Ancor più difficile cedere un immobile (per quanto nella centralissima Brera) con la crisi del mattone che c'è. Nessuno, intende spostarsi di un millimetro. E col tempo, si possono disegnare alleanze che ora sembra improbabile persino vagheggiare. Lo stesso successore designato di de Bortoli, il direttore della Stampa Mario Calabresi, potrebbe non essere più tale in questo gioco di specchi.
JAIME CASTELLANOS C'è un altro elemento da notare. I conti in rosso di Rcs riportano a nomi e personaggi dell'affaire Antonveneta-Mps. Nell'aprile 2007, infatti, il gruppo dell'ad Antonello Perricone, acquistò Recoletos, società spagnola guidata da Jaime Castellanos. La società fu valutata da Rcs 1,1 miliardi di euro, circa il 10% in più di quanto venne valutata dalla britannica Pearson quando la vendette nel 2004.
EMILIO BOTIN E LUCA DI MONTEZEMOLO Castellanos altri non è che il cognato di Emilio Botín, ovvero il numero uno di Banco Santander che qualche mese più tardi rifila a Mps la banca Antonveneta per 9 miliardi di euro, avendola pagata 6,6 poco tempo prima. Nell'assemblea straordinaria di Rcs a maggio 2012, un azionista chiese se «nel 2006/2007 esistevano potenziali conflitti di interessi tra soci del patto, management e advisor di Rcs con Castellanos e Botín?». La risposta del cda è secca: «No».
EMILIO BOTIN E LUCA DI MONTEZEMOLO Nessuna menzione del fatto che Santander fosse (ed è) uno degli sponsor in F1 della Ferrari, ovvero gruppo Fiat, azionista di Rcs. O che Ana Patricia Botín, figlia del patron di Santander e cognato di quello di Recoletos, fino al 2011 sia stata amministratrice di Assicurazioni Generali, altro azionista di Rcs. O che una delle due banche d'affari che hanno fatto da advisor dell'operazione sia stata la Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti, ex Lazard, il cui capo in Spagna era proprio lo stesso Jaime Castellanos. Sull'altra banca consigliera di Rcs si intrecciano le analogie con Mps-Antonveneta. Perché chi stimò per Rcs in 1,1 miliardi di euro il valore di Recoletos fu Mediobanca, advisor di Mps in Antonveneta. Che si è dimostrata un fiasco. Come Recoletos.
 
Bolkestein: l’Euro esiste a causa dell’Olocausto

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Bolkestein: l’Euro esiste a causa dell’Olocausto:


Bolkestein: l’euro esiste a causa dell’Olocausto dal sito di Andrea Carancini

L’EX COMMISSARIO BOLKESTEIN: L’EURO ESISTE A CAUSA DELL’OLOCAUSTO[1]


Di Brian Beary, 11 febbraio 2013


Senza mai usare mezzi termini, l’ex Commissario Frits Bolkestein ha aspramente criticato il modo in cui i leader politici dell’Unione Europea reagiscono alla crisi del debito. Parlando al Cato Institute, un think tank libertarian[2], l’8 febbraio a Washington, l’olandese – un veterano della politica – che è stato commissario al mercato interno tra il 1999 e il 2004, ha detto che “non è inesatto” che “abbiamo l’unione monetaria a causa dell’Olocausto”. Ha stigmatizzato l’ex Cancelliere tedesco Helmut Kohl per aver spinto stati altamente indebitati come l’Italia nell’eurozona per conseguire il suo obbiettivo politico di un’Europa unita. E ha affermato che l’attuale infornata di leader sta ripetendo gli errori di Kohl imponendo ai cittadini una ancora più profonda – e non necessaria – unione economica. Ha stigmatizzato le nuove proposte di unione bancaria, sostenendo che è stato un errore concedere alla Banca Centrale Europea poteri di supervisione sulle banche poiché questo ruolo dovrebbe essere conferito all’Autorità bancaria europea[3].




Ha detto che la proposta di creare gli eurobond “puzza” e che “dovrebbe essere dimenticata il prima possibile”. La soluzione migliore, ha sostenuto, era di far fare ai governi degli stati membri quello che avevano promesso di fare su deficit e debito. “L’unione monetaria è stata un errore? Sì, lo è stata. Ma ora ce la dobbiamo tenere”, ha detto con tristezza.


[1] Traduzione di
 
Grafico DAX e Onde Elliott: rischio correzione in arrivo?

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Grafico DAX e Onde Elliott: rischio correzione in arrivo?:


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Prendiamola come una scommessa. I mercato oggi sono troppo condizionati da fattori “esogeni” che influiscono sui corsi in modo determinante. Anche se poi, inesorabilmente, non escludo che tra qualche mese, rischieremo di guardare questo grafico e ci diremo:”però parlava chiaro…”
Prendiamo il benchmark europeo, il Dax.
Proviamo a tracciare una trendline sui massimi degli ultimi 6 anni. Ed ecco che scopriamo che oggi stiamo ballando proprio su un’area molto HOT. Tentiamo poi di fare un qualche conteggio elliottiano. E scopriamo che molto probabilmente onda 5 è stata già chiusa.
Lascio a voi le interpretazioni del caso, visto che tanto sono solo quattro righe tracciate a casaccio (come direbbe l’amico Bergasim..) ;-)


Grafico DAX con scommesse elliottiane





STAY TUNED!



DT​

 

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