UNA MENTE CHE PENSA TROPPO HA BISOGNO DI EMOZIONI FORTI PER ZITTIRE I PENSIERI

DANY1969

Forumer storico
Oggi li ho zittiti sui ghiacciai del Monte Rosa :)
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P.s.: normalmente non ho la mano destra che sembra una zampogna :confused: (anche se ormai si era già notevolmente sgonfiata), ma il giorno prima una vespa ha pensato bene di pungermi due volte (e la sua amica idem sulla spalla) :wall:...
Buona settimana a tutti :)
 
Io sono allergico a punture vespe. Sarei finito male. Quale ghiacciaio? Gressoney? Fra poche ore si ritorna sigh
:(
 
Più o meno, dovrebbe essere così. Bella compagnia.

SETTE MEGABANCHE.
1.- Bank of America: State Street Corporation, Vanguard Group, BlackRock, FMR/Fidelity), Paulson, JPMorgan, T.Rowe, Capital World Investors, AXA, Bank of NY Mellon.
2.- JPMorgan: State Street Corp., Vanguard Group, FMR/Fidelity, BlackRock, T. Rowe, AXA, Capital World Investor, Capital Research Global Investor, Northern Trust Corp. e Bank of Mellon.
3.- Citigroup/Banamex: State Street Corporation, Vanguard Group, BlackRock, Paulson, FMR/Fidelity, Capital World Investor, JPMorgan, Northern Trust Corporation, Fairhome Capital Mgmt e Bank of NY Mellon.
4.-Wells Fargo: Berkshire Hathaway, FMR/Fidelity, State Street, Vanguard Group, Capital World Investors, BlackRock, Wellington Mgmt, AXA, T. Rowe y Davis Selected Advisers.
5.- Goldman Sachs: “I Quattro Grandi”, Wellington, Capital World Investors, AXA, Massachusetts Financial Service y T. Rowe.
6.- Morgan Stanley: ” I Quattro Grandi”, Mitsubishi UFJ, Franklin Resources, AXA, T.Rowe, Bank of NY Mellon e Jennison Associates.
7.- Bank of NY Mellon: Davis Selected, Massachusetts Financial Services, Capital Research Global Investor, Dodge, Cox, Southeatern Asset Mgmt… e “I Quattro Grandi”.

Dei Quattro Grandi che dominano le sette megabanche e che godono di sovrapposizioni ed incroci azionari, si evidenziano soltanto quelli che controllano State Street y BlackRock.
1.- State Street: Massachusetts Financial Services, Capital Research Global Investor, Barrow Hanley, GE, Putnam Investment e… “I Quattro Grandi(Loro stessi sono azionisti!).
2.-BlackRock: PNC, Barclays e CIC.
 
Tutto vero.

“Che la mafia sia una esperienza criminale tipica delle regioni meridionali è un dato di fatto.
La storia ci insegna che la mafia è nata in Sicilia, in Calabria e nelle Puglie“.

Esplode la polemica, quando uno dei conduttori, David Parenzo, citando il saggio-inchiesta di Gianluigi Nuzzi, e di Claudio Antonelli “Metastasi“,
ricorda all’avvocato le diramazioni della mafia al nord. A rincarare il monito, è Luca Telese: “Non ci racconti favole”.

E Naso replica, stizzito: “Ah, perché la mafia è nata in Veneto? E’ nata in Toscana?
In realtà, negli anni ’60-’70 è stata deleteria la scelta della polizia giudiziaria, quella del confino di polizia dei meridionali nelle regioni del nord.

Lo diceva anche Bossi“. Poi si lamenta coi conduttori, che lo incalzano:
“Però non mi fate finire mezza parola, perché non vi garba quello che dico.
Quella scelta della polizia giudiziaria, mettendo il domicilio coatto dei mafiosi del sud, ad esempio, a Busto Arsizio,
ha consentito che costoro trasmigrassero anche la criminalità nelle regioni del nord.
Quindi, oggi c’è anche la mafia nelle regioni del nord per scelte sbagliate di politica criminale“.

Poi chiosa: “In questo Paese più che le organizzazioni mafiose esiste la cultura mafiosa: la raccomandazione, il familismo, il corporativismo”
 
Che pena che fanno quelli del pd

Diego Urbisaglia è fuori dal Pd.

Così è stato cancellato dell’anagrafe degli iscritti e dall’albo degli elettori.
Lo ha deciso all’unanimità la Commissione Comunale di Garanzia del partito, riunitasi la mattina del 23 luglio.
In sostanza è un’espulsione.
 
Ahahahahah così questi post resteranno per 6 anni a futura memoria ahahahahah.....guarda cosa scriveva quel pirla ahahahahah

Il sito internet su cui abbiamo navigato, magari anche solo per un click sbagliato.
La telefonata ricevuta o addirittura persa, in un giorno qualsiasi che pensavamo di aver dimenticato.
Invece resterà tutto negli archivi delle compagnie e dei provider, a disposizione delle autorità giudiziarie, per un tempo lunghissimo: sei anni.

Il triplo di quello in vigore attualmente, più del doppio della media degli altri Paesi europei.
Praticamente una sorveglianza di massa: con la scusa della lotta al terrorismo il data retention in Italia non avrà più limiti.

La svolta in stile “Grande Fratello” è merito di un emendamento firmato dal deputato Pd, Walter Verini
(insieme al collega di partito Giuseppe Berretta e all’ex M5s, ora nel Gruppo misto, Mara Mucci)
e infilato in una legge sul recepimento di normative comunitarie.

Le grandi novità sono due: telefoni e internet vengono equiparati.
E il periodo prima di poter cancellare i tabulati viene esteso per tutti addirittura a 72 mesi.
All’estero, invece, la soglia media si aggira tra i 2 e i 3 anni.

Si tratta di un vero e proprio blitz, considerando che il limite attuale previsto dal Codice del Garante della privacy
è di soli 24 mesi per le telefonate (6 per quelle senza risposta) e 12 mesi per i metadati online.
Ora tutte queste informazioni resteranno nella disponibilità delle aziende, che dovranno fornirle alle autorità giudiziarie in caso di indagini su particolari reati.
Neanche troppo limitati: c’è l’attività anti-terrorismo, certo, ma pure le più generiche “investigazioni complesse per la molteplicità dei fatti tra loro collegati”.

Le maglie, insomma, sono molto larghe.
 
“Quello che accade è molto semplice”, spiega Ugo Mattei, giurista e professore di diritto civile all’Università di Torino.
“Le aziende saranno in possesso di una massa di dati privati enorme, che ha ovviamente un valore economico alto,
visto l’uso commerciale improprio che spesso ne viene fatto e che è molto difficile da controllare.
Mentre lo Stato si assicura la possibilità di fare un “profiling” dei cittadini per un periodo di una lunghezza esorbitante. Praticamente ci stanno schedando”.

Mattei non è l’unico ad avere dubbi sul provvedimento.
Solo pochi mesi fa il garante della Privacy, Antonello Soro, in una audizione al Senato avvisava il governo che
“la parificazione tra dati di traffico telefonico e telematico, se non giustificata da specifiche esigenze investigative, potrebbe risultare incompatibile” con le indicazioni comunitarie.
Anche il Garante europeo, Carlo Buttarelli, sta seguendo da vicino la questione. Nell’ambiente c’è molta perplessità sulla svolta del governo italiano.

Non è un mistero del resto, che l’Europa abbia sempre guardato con diffidenza alla pratica del data retention.
Nel 2014 la Corte di Giustizia aveva bocciato la “direttiva Frattini” sulla conservazione dei dati,
per una “forte ingerenza nella vita privata dei cittadini” e l’idea di essere esposti ad una “costante sorveglianza”.
Orientamento seguito poi anche in pareri successivi.

Ma il governo italiano se l’è studiata bene: per aggirare i paletti posti a livello comunitario, utilizza un’altra direttiva comunitaria, quella del marzo 2017 sulla lotta al terrorismo.

“È paradossale – commenta Mattei: siamo all’Europa che ci dice di contraddire l’Europa.
Ormai con la scusa degli attentati stravolgono i principi elementari dello Stato di diritto”.

Il primo firmatario Verini, invece, difende il suo emendamento:
“Abbiamo avuto contatti con esperti e inquirenti, ascoltando le indicazioni della Procura nazionale antiterrorismo.
Ci sembra il giusto compromesso tra le esigenze della democrazia e quelle della sicurezza.
Anche in aula, del resto, non c’è stata nessuna polemica al momento dell’approvazione”.
 

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